Building your author platform is a process.
Brooke Warner
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Ho accennato qualche volta al concetto di piattaforma dell’autore: secondo qualcuno è riconducibile a un sito, secondo altri a una rete di contatti. Io mi trovo d’accordo con quest’ultima definizione.
Secondo Jane Friedman, infatti, il concetto di “author platform” è nato negli anni ’90, prima quindi dell’avvento del web, quando gli editori e gli agenti letterari preferivano autori di saggistica con una propria piattaforma, cioè autori che in qualche modo avessero già un pubblico.
Più che pubblico, in quel caso si parlava della possibilità dell’autore di arrivare in vari modi ai suoi lettori di riferimento, un autore presente per esempio alla radio o in TV o come articolista in grandi quotidiani o riviste.
La Friedman specifica però che la piattaforma dell’autore non è così necessaria per gli autori di narrativa. I romanzieri devono focalizzarsi sulla qualità del loro lavoro, perché si tiene conto soltanto dell’idoneità del romanzo nell’attuale mercato editoriale.
Su questo non sono d’accordo. Forse la piattaforma dell’autore non servirà agli editori italiani, ma di sicuro servirà ai lettori italiani.
Costruire una piattaforma dell’autore senza alcun libro pubblicato…
… è difficile, se non impossibile.
A meno che tu non sia una stella del web – dice sempre Jane Friedman. e noi tutti le diamo ragione. In quel caso non c’è alcun problema: l’editore mette a disposizione una squadra per creare il tuo libro-assolutamente-inutile-e-vuoto-che-venderà-migliaia-di-copie.
Come ho già avuto modo di dire, per noi comuni mortali è difficile essere pubblicati, per le celebrità del web o dello spettacolo no.
Bisogna quindi attendere la prima pubblicazione di una nostra opera per costruire la nostra piattaforma? No, per quanto mi riguarda.
Una piattaforma dell’autore che funzioni richiede tempo e sforzi costanti, sarebbe quindi controproducente iniziarne la costruzione dopo la prima opera pubblicata.
Da cosa è composta una piattaforma dell’autore?
In breve, una piattaforma rappresenta un sistema virtuale che permette a un autore di creare una sua comunità di lettori appassionati, fedeli o comunque interessati ai suoi lavori.
Io vedo la piattaforma dell’autore composta da:
- Blog e sito (ibrido)
- Iscritti alla newsletter
- Testi narrativi
- Ebook
- Profili sui social media
Blog e sito (ibrido)
Sono sempre più convinto che ormai, eccetto rari casi, non si possa più parlare in modo univoco di sito web o di blog, ma piuttosto di un ibrido che raccoglie e unisce in un tutt’uno entrambi i luoghi virtuali.
«Penna blu» è nato come un blog, ma adesso si è trasformato in un ibrido. Pian piano ho sentito l’esigenza di creare delle pagine al di fuori degli articoli periodici. Più in là parlerò di quali pagine vanno create nel sito-blog di un autore.
Molti autori che seguono questo blog ne hanno uno e pian piano hanno costruito una propria comunità di lettori – comunità che spesso hanno elementi in comune fra loro.
Non dirò che cosa scrivere nel proprio blog, ma rimanderò, per chi non ne ha uno o non sa gestire il proprio, alle letture consigliate:
Iscritti alla newsletter
Esistono 2 tipi di newsletter:
- Invio di email con gli aggiornamenti del blog: in genere gli iscritti riceveranno un’email ogni volta che un nuovo articolo appare nel blog. Sistemi più sofisticati permettono anche di programmare le date, scegliendo per esempio di spedire la newsletter una volta sola alla settimana.
- Invio di contenuti dedicati agli iscritti: soltanto gli iscritti alla newsletter potranno leggere gli articoli che riceveranno. Sono contenuti che non appaiono nel blog né altrove.
Ovviamente fra i due il secondo tipo richiede un impegno maggiore: l’autore dovrà creare due serie di contenuti: una per il blog e l’altra per la newsletter.
In ogni caso la newsletter è utile, perché ci permette di avere un contatto costante con i nostri lettori: il blog, per quanto mi riguarda, resta il canale ufficiale di comunicazione e se non diamo la possibilità ai nostri lettori di essere aggiornati su ciò che scriviamo, abbiamo fallito in partenza.
Testi narrativi
Può un autore vendersi come tale senza far leggere mai nulla di ciò che ha scritto? Eppure non sono pochi i neoautori che aprono un blog pubblicando solo articoli, ma nessun racconto.
Per testi narrativi intendo:
- racconti brevi e lunghi, racconti bonsai
- favole e fiabe
- romanzi brevi pubblicati a puntate o in ebook
Come gli articoli tematici dimostrano le conoscenze e le competenze del professionista, così i testi narrativi dimostrano le capacità dell’autore. Soprattutto, selezionano un pubblico di lettori interessati sia ai generi letterari trattati dall’autore sia al suo modo di scrivere.
Ebook
Quali ebook gratis può pubblicare un autore nel suo sito?
- Racconti lunghi
- Romanzi brevi che non vuol proporre a un editore
- Saggi sui temi frequenti nelle sue storie
- Traduzioni di opere inedite senza diritti
Finora ho pubblicato nel blog 19 ebook, divisi fra Narrativa e Saggistica, il primo 7 mesi dopo l’apertura del blog.
A parte un ebook su una traduzione dall’inglese, gli altri sono racconti lunghi apparsi nel blog, che ho rilasciato anche in ebook, un’antologia di racconti horror nata da un progetto di scrittura collettiva, raccolte di articoli a tema pubblicati nel blog e un lunghissimo articolo che forse è meglio leggere in ebook.
Queste, naturalmente, sono state le mie idee. Ognuno può scegliere quali ebook pubblicare. Ma va sempre tenuto presente l’obiettivo che abbiamo come autori.
Profili sui social media
Sono l’ultimo che può parlare di come essere presenti sui social network e come gestirli, visto che ne sono pressoché scomparso. Ma è perfettamente in linea con il mio carattere asociale.
Brooke Warner ha la mia stessa idea, comunque, sul numero di profili sociali da curare: 2. Non più.
Perché così pochi? Perché non avrete tempo per curarne bene di più. Meglio quindi 2 soli profili sui social media, ma con un consistente calendario editoriale, che 3 o più trascurati.
Io ne uso due? No, in pratica uso solo Instagram, che per uno scrittore non ha certo la stessa utilità di altri profili, e molto poco Goodreads. La Warner consiglia di usare Facebook e Twitter e, anche se sono arrivato a non sopportare più entrambi, mi trovo d’accordo. Questo significa che tornerò su Facebook dopo 6 anni? No, neanche per sogno.
Il binomio Esperienza-Personalità
Cosa deve emergere dalla piattaforma dell’autore in generale e dal blog dell’autore in particolare? Quali dettagli della sua vita privata, delle sue idee politiche e sociali, dei suoi valori e via dicendo?
Non esiste una risposta, ogni autore sceglie di mostrare di sé ciò che vuole. L’unica risposta che mi sento di dare, che reputo più giusta, è che devono emergere sia l’esperienza sia la personalità dell’autore.
Anche non dare alcun dettaglio di sé equivale a mostrare la propria personalità.
La piattaforma dell’autore è la storia letteraria dell’autore
Una storia che va costruita mattone dopo mattone, negli anni. Se qualcuno pensa di aprire un blog oggi in 5 minuti, iscrivendosi su Blogger o WordPress e scegliendo un nome, e di aver già creato la sua piattaforma, si sbaglia. Quello che ha fatto è solo uno sterro su cui edificare la sua piattaforma.
In inglese viene anche chiamata “media platform”, e cioè una piattaforma multimediale, fatta di diversi mezzi di comunicazione. Ecco perché non può essere limitata a un sito di 4 pagine o a un blog in cui ci ricordiamo di scrivere due volte l’anno.
E voi ne avete una? Come è composta la vostra piattaforma dell’autore?
Maria Pia Rollo
Poniamo il caso che io decida di aprire un blog per promuovere i miei libri, e al tempo stesso lo faccio sui social (ad es. Instagram), non sarebbe l’ideale per uno scrittore? Perché avrebbe un pubblico sia sui social e per diretta conseguenza sul blog (se lo pubblicizzo su Instagram la gente accorre sul blog).
Daniele Imperi
Sì, certo, va bene fare così. La piattaforma dell’autore non prevede soltanto un mezzo di comunicazione per farsi conoscere.
Andrea Di Lauro
“un autore presente per esempio alla radio o in TV o come articolista in grandi quotidiani o riviste”.
Avevo letto: ” o come alcolista in grandi quotidiani o riviste”.
Forse il mio subconscio mi sta mandando segnali sul come diventare famoso al giorno d’oggi?
Daniele Imperi
Ci sono casi di chi ha scritto sotto l’effetto di alcol e droghe, ma secondo me erano bravi da sé, alcol e droga hanno solo potenziato la loro resistenza a scrivere.
Nuccio
Io, per ora, ho solo fatto lo “sterro”. Non so se saprò costruire qualcosa. Certo sarebbe bello edificare una villetta con terrazzo panoramico. Chissà!😁
Daniele Imperi
Per saperlo devi iniziare a costruire
Poi pensa alla villetta,
Nuccio
Occorre essere scrittori costruttori o costruttori scrittori?🤔 Troppo per me!😉
Daniele Imperi
Scrittori e costruttori
Grazia Gironella
La mia piattaforma esiste, non so bene se grazie a me o nonostante me. Un po’ di impegno nel blog ce lo metto, anzi, intendo tornare a scriverci con una certa regolarità, ma quanto ai social… non posso dire di fare un buon lavoro. Mi rendo conto di essere molto più distaccata di un tempo dai buoni consigli, che pure leggo con interesse, forse perché ho avuto l’impressione che non riescano a fare la differenza. In cambio impegnano una quantità consistente di tempo, che volentieri utilizzo per scrivere o fare altro. Immagino che ognuno debba fare i conti con se stesso, oltre che con il mercato. Quando si trova un equilibrio vivo, cioè non immobile, va bene.
Daniele Imperi
Neanche io faccio un buon lavoro sui social, ma diversamente non potrei fare. A me non piacciono, semplicemente. Non ci trovo proprio nulla di utile.
I consigli fanno la differenza se si trovano in accordo con la personalità e le potenzialità della persona, secondo me.
Ferruccio Gianola
Il mio blog è un ibrido, sembra più un magazine e penso di avere una buona piattaforma, anche perché ho risposto positivamente alla composizione che tu hai elencato. Per i social, bisogna avere il coraggio di sfruttarli senza subirli, sapendo che dalla mattina alla sera ti possono buttar fuori. Anche io non mi esalto con il loro uso, ma purtroppo credo che per chi non sia un vip o non abbia camionate di denaro da buttare i social siano la più grande possibilità per farsi davvero un nome.
Daniele Imperi
Quello che dici sui social è vero, per chi non è famoso non resta che sfruttarli.
Barbara
“Brooke Warner ha la mia stessa idea, comunque, sul numero di profili sociali da curare: 2. Non più.” Ma che lavoro fa questa Brooke Warner? “Writing Coach and Publishing Expert” leggo nel suo sito, il che significa che è digiuna di social media marketing e degli strumenti atti a velocizzare la presenza su più di due piattaforme social.
La chiusura di Google+ al prossimo 2 aprile mi ha imposto un cambio di strategia: la scelta e l’apertura di un nuovo canale social (io al 2 preferisco il 3, infatti, anche quando mi serve un preventivo di spesa) e con l’occasione del backup di Google+ la migrazione di quei contenuti sul nuovo social. Un sondaggio su Facebook tra i miei lettori ha fatto scegliere Instagram invece di Pinterest (e in effetti anche per numero di utenti iscritti). Instagram però ha richiesto, per la programmazione, l’associazione ad una pagina Facebook. E quindi ho dovuto “accendere” anche quella. Così adesso mi ritrovo con 4 canali. Come farò? Mica posso stare lì da mattina a sera a creare post su post, condividere link su link, inserire le vecchie foto e rispondere ai commenti. E negli orari di maggior affluenza poi. La soluzione… in uno dei miei prossimi articoli sul blog. Sto “testando” qualche aggeggino che può aiutare.
(e comunque non avendo Whatsapp sono ancora salva )
Daniele Imperi
La condivisione automatizzata è un errore, se è questo che intendi. Ogni social richiede una comunicazione diversa, un numero differente di caratteri per i post, ecc.
Ecco perché è meglio 2 e fatti bene.
Barbara
Non so cosa tu intenda per “automatizzata”. Non è lo stesso post pubblicato uguale su differenti piattaforme. Semmai sono post simili, pubblicati ognuno sulla sua piattaforma, ad orari differenti e ognuno secondo quelle regole precise. Solo che non devi impazzire con app differenti, la gestione è centralizzata. La differenza è la stessa di girare per 4 uffici portando fotocopie o spedire una mail ad ogni ufficio, rimanendo seduti alla stessa scrivania.
Daniele Imperi
Sì, intendevo un sistema che ti condivide il post in vari social.
Corrado S. Magro
Leggendo trovo una conferma “viscerale” per quello che provo a realizzare. Sulle reti sociali preferisco non perdere parole. Anche Linkedin che stimavo e seguo saltuariamente, é cambiato, non in meglio ma resta ancora commestibile.
Daniele Imperi
Su Linkedin mi limito a condividere i miei articoli, niente più. In passato ho scritto alcuni articoli nel blog personale che avevano creato, prima che mescolassero il tuo articolo con tutti gli altri, anche in inglese.
Serena
Ciao Daniele! Grazie per il link. Con l’occasione sono andata anch’io a rileggere il mio articolo e mi pare sia ancora attuale. Quello che non è attuale, nel mio caso, è il tempo che ho da dedicare non solo alla piattaforma ma anche alla scrittura… Quindi faccio il famoso calzolaio che va in giro con le scarpe rotte. Boh, verranno tempi migliori. Ti abbraccio, a presto.
Daniele Imperi
Il tempo è imprescindibile, mi sa
Maria Teresa Steri
Che dire? Costruire, ma soprattutto mantenere giorno dopo giorno, una piattaforma online è un lavoro vero e proprio, occupa un sacco di tempo e richiede un impegno costante. Per quanto mi riguarda blog più Facebook sono già abbastanza, un altro social proprio non ce la farei. Sono d’accordo sul concetto che è meglio restringere il campo piuttosto che curare male mille profili diversi. Ti dirò, grazie a dio che Gplus sarà chiuso, a parte che mi era antipatico, è una cosa in meno a cui pensare. In definitiva, si può fare molto, il problema sono sempre il tempo e le energie…
Daniele Imperi
Sì, il mantenimento costa di più in termini di tempo e energie.
Della chiusura di G+ sono contento anche io, sono anni che dico che è totalmente inutile come social.
Ma tranquilla, qualcuno inventerà presto qualche altro tipo di social