Scrivilo in italiano

Ritrova il gusto della lingua italiana

Scrivilo in italiano

In che lingua sono scritti i testi del tuo sito aziendale? E quelli del tuo blog?

Sembrano domande banali e stai per rispondere di sicuro: “In italiano!”. È invece probabile che siano scritti in parte in italiano e in parte in inglese.

D’accordo, da tempo alcuni termini inglesi sono entrati nel nostro linguaggio, come web, email, marketing, computer, ecc.

Ma a tantissimi altri si fa continuo ricorso senza alcuna logica né utilità. Che bisogno c’è di chiamare i concorrenti della tua attività competitor? E così per mission, vision, founder, brand, audience, corporate, deadline, location, ecc.

L’itanglese è ormai un male diffuso

Itanglese, neologismo o colloquialismo sinonimo di anglicismo: la tendenza a usare, anche in modo improprio, termini inglesi nella lingua italiana.

Alcuni settori, come quello informatico e giornalistico, ne sono infestati. Perfino il linguaggio politico ne fa da anni ricorso:

  • Ministero del Welfare
  • Jobs act
  • Recovery plan
  • Lockdown
  • Smart working
  • ecc.

E purtroppo anche quello istituzionale.

Leggiamo sul sito “Vaccinazione Anti COVID-19”:

Dal 31 dicembre 2020 è attiva una dashboard dove sono raccolti i dati e le statistiche relativi alla somministrazione dei vaccini su tutto il territorio nazionale.

Quando si poteva rendere quel messaggio comprensibile a tutti, scrivendo:

Dal 31 dicembre 2020 è attiva una pagina riepilogativa dove sono raccolti i dati e le statistiche relativi alla somministrazione dei vaccini su tutto il territorio nazionale.

E sul sito del Ministero della Salute:

Si tratta di un canale di comunicazione sempre aperto in continuo sviluppo e miglioramento dedicato a operatori e stakeholder , ma anche a quei cittadini che desiderano approfondire argomenti centrali per il buon funzionamento della sanità pubblica.

Ecco come risulta con la dovuta traduzione:

Si tratta di un canale di comunicazione sempre aperto in continuo sviluppo e miglioramento dedicato a operatori e parti interessate, ma anche a quei cittadini che desiderano approfondire argomenti centrali per il buon funzionamento della sanità pubblica.

E su quello dell’Interno:

… forme di collaborazione con gli enti locali e le associazioni per potenziare l’accoglienza e il sostegno alle vittime, task force e gruppi di lavoro per pianificare le iniziative e divulgare le best practice .

Che possiamo riscrivere così:

… forme di collaborazione con gli enti locali e le associazioni per potenziare l’accoglienza e il sostegno alle vittime, unità operative e gruppi di lavoro per pianificare le iniziative e divulgare le migliori prassi.

Anche le grandi aziende italiane sono interessate da questo problema. Sul sito della Barilla:

Siamo partiti dalla nostra sede di Parma con 4 diversi airstream : Team Spaghetti, Team Fusilli, Team Penne e Team Bavette…

Se vi state chiedendo cosa sia un airstream, ho avuto anche io difficoltà all’inizio, perché significa semplicemente flusso d’aria. Barilla è andata oltre, ha creato un neologismo dall’americana Airstream, un marchio di roulotte (termine entrato nel nostro linguaggio nel 1931 e ormai conosciuto da tutti).

Era più semplice scrivere:

Siamo partiti dalla nostra sede di Parma con 4 diverse roulotte: Gruppo Spaghetti, Gruppo Fusilli, Gruppo Penne e Gruppo Bavette…

Sul sito della Ferrero:

Il nostro nuovo purpose aziendale, ” We care for the better “, riflette questi valori e ci spinge a perseverare nel nostro impegno e mantenere le nostre promesse per avere un impatto positivo sulle persone e sul pianeta.

Il testo può essere riscritto così:

Il nostro nuovo obiettivo aziendale, “Ci prendiamo cura per il meglio”, riflette questi valori e ci spinge a perseverare nel nostro impegno e mantenere le nostre promesse per avere un impatto positivo sulle persone e sul pianeta.

Perché è sbagliato (e dannoso) abusare di parole inglesi

Questo uso senza freni di parole inglesi sta creando una barriera linguistica che spesso risulta invalicabile. Ti sembra logico che, per comprendere ciò che leggiamo su un sito italiano, bisogna servirsi di un dizionario di inglese?

No, non lo è affatto. Si dà sempre per scontato che tutti capiscano, ma in realtà non è così, e non solo perché spesso quei termini inglesi sono usati in modo improprio (come smart working).

Ma anche e soprattutto perché un’alta percentuale di parole inglesi rende un testo né italiano né inglese, ma qualcosa di ibrido, che rende cacofonico quel testo e in parte incomprensibile.

Vuoi migliorare la tua comunicazione aziendale?

Italianizza i tuoi testi!

Se ci tieni alla lingua italiana, se tieni alla tua lingua, e vuoi comunicare in modo corretto in italiano, allora lascia l’inglese ai paesi anglofoni (l’Italia non lo è…) e limita quei termini a quando è davvero necessario e risulta impossibile una traduzione.

Ti offro una revisione totale dei testi del tuo sito o anche degli articoli del tuo blog, proponendoti soluzioni alternative (soluzioni italiane) ai tanti termini inglesi che hai usato.