La prova dell’esordiente

Come fare breccia nelle mura delle case editrici

La prova dell’esordiente

C’è una grande differenza fra gli autori esordienti e gli autori già affermati, che siano famosi o meno. Una differenza che sta proprio in quel termine, esordiente, e cioè chi inizia l’attività della scrittura.

In realtà non è neanche appropriato come sostantivo o aggettivo, perché presume una già avvenuta pubblicazione. Forse “aspirante scrittore”? Corretto se si considera che chi propone un manoscritto a una casa editrice voglia intraprendere la carriera di scrittore.

Dunque come definire gli illusi che spediscono manoscritti nella speranza di esser notati da un editore?

Va bene definirli esordienti, ma nel contesto di una futura pubblicazione. Si dà quindi per certo l’incerto: che avvenga quella pubblicazione, che il manoscritto non resti ignorato o rifiutato.

“La prima impressione è quella che conta”: ovvero la prova dell’esordiente

Non sono un amante di proverbi e modi di dire, ma un esordiente non può sbagliare, non può fallire la sua prima prova davanti a un editore.

Il suo primo manoscritto dirà tutto di quell’autore: se sa scrivere, innanzitutto – se sa quindi padroneggiare la sua lingua, se ha uno stile, se conosce l’esistenza della grammatica soprattutto.

Ma anche se conosce i canoni del genere letterario, perché ogni genere narrativo richiede il suo ritmo, il suo linguaggio, il suo stile anche.

All’esordiente non si perdona nulla: il suo manoscritto dev’essere perfetto. Non è un calciatore famoso che usa il condizionale al posto del congiuntivo. Non è un politico a cui gli editori spalancano le porte, né un attore, né un cantante, né tantomeno chi ha sulle reti sociali decine di migliaia di persone al seguito.

È lo sconosciuto per antonomasia: deve conquistare la fiducia della casa editrice, deve possedere un potenziale di vendita.

Il potenziale di vendita dell’esordiente

È pressoché nullo. Partiamo da questo presupposto.

Abbiamo avuto l’ardire di spedire un manoscritto a un editore che, se interessato, ci risponderà entro due mesi – o 3, o 5, o anche 6 o perfino non porrà affatto un limite di tempo, lasciandoci in un perenne dubbio amletico – e con quel manoscritto spedito abbiamo già perso in partenza.

Sto esagerando, ovviamente, ma alcune volte l’impressione è questa: che si stia osando di voler ottenere un posto nel catalogo di una casa editrice. Come osi?

Non abbiamo un potenziale di vendita, o quello che abbiamo è molto scarso. Ma è normale che sia così: ogni libro, a prescindere da chi l’abbia scritto, è un salto nel buio – oggi è la giornata dei modi di dire – e gli editori lo sanno benissimo.

Per gli esordienti, però, quel buio è più fitto, è un buio pesto, un’oscurità cosmica entro cui è quasi impossibile scorgere future vendite e grandiosi successi. Ma è anche difficile intravedere un pareggio di conti: tanto spendo per pubblicarti (costi dell’impresa) e tanto guadagno (ricavi dell’impresa).

La prova dell’esordiente

In una casa editrice arrivano due tipologie di manoscritti:

  1. quelli di autori da pubblicare;
  2. quelli degli esordienti.

Nel primo caso si chiude un occhio (o magari tutti e due), nel secondo caso si tengono entrambi gli occhi ben spalancati.

Chi sono gli “autori da pubblicare”?

  • Quelli che hanno già pubblicato con la stessa casa editrice
  • Quelli mandati da una fidata agenzia letteraria
  • Quelli già di per sé famosi in altri campi

Tutti questi non devono superare alcuna prova: sono da pubblicare e basta, dopo editing e correzione di bozze, ovviamente.

Gli esordienti hanno invece una prova da superare, che è contenuta nel loro manoscritto. Un manoscritto che deve dimostrare di essere all’altezza del mercato editoriale, di avere un pubblico di lettori interessati a leggere quel libro, di non far buttare i soldi alla casa editrice.

Come superare questa prova?

13 Commenti

  1. Corrado S. Magro
    giovedì, 20 Ottobre 2022 alle 11:21 Rispondi

    E il cappuccetto-rosso esordiente? Saranno trascorsi 15 anni. Un’agenzia letteraria scorge il mio scritto in finale tra i 4-5 degli 80 in concorso (gratuito), prima di essere messo da parte. Riesce a contattarmi. Dopo lettura e ripulitura di eventuali sgorbi (a pagamento), troverà un editore. Accetto e dopo due mesi circa l’editore si fa vivo: è disposto a pubblicare ma il testo necessita un nuovo intervento che comporta dei costi. L’allocco (io) abbocca. Procede, prepara la copertina, impagina, eccetera. Qui il primo dubbio: I’editing lascia molto a desiderare. Devo intervenire pesantemente. Finale: Sono in vetrina. Bello! vi direte. Scopro che l’editore lavorava in “strettissimo” rapporto (per dirlo vagamente) con l’agenzia dividendosi i soldi spillati ai creduloni, come me. La vetrina non l’ha mai guardato nessuno.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 20 Ottobre 2022 alle 13:33 Rispondi

      Una bella fregatura, davvero. E alla fine ti sei creato una casa editrice per conto tuo.

    • vonMoltke
      venerdì, 21 Ottobre 2022 alle 20:08 Rispondi

      Non prendertela con la tua ingenuità: ormai l’ambiente è così ammorbante che è più facile incappare in un disonesto che in qualcos’altro.
      Io non ho ricevuto risposta neppure da quelli che promettevano una risposta, UNA che fosse, entro 60gg lavorativi. Niente. Ma almeno non facciano i finti seri, se sono cialtroni come gli altri.

  2. corrado S. Magro
    giovedì, 20 Ottobre 2022 alle 11:23 Rispondi

    Per evitare l’equivoco: L’editore procede eccetera…

    • Daniele Imperi
      giovedì, 20 Ottobre 2022 alle 13:34 Rispondi

      Sì, avevo capito, anche se all’inizio ho pensato avessi dovuto fare tutto tu…

  3. Orsa
    giovedì, 20 Ottobre 2022 alle 12:12 Rispondi

    Mi fai venire la voglia di es-ORDIRE, ossia tessere e tramare un brutto scherzo ai danni dell’editoria che apprezza i calciatori e che disprezza “un autore in cerca di editore” (cit. Penna blu) ;)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 20 Ottobre 2022 alle 13:36 Rispondi

      C’è poco da competere coi calciatori, gli attori e i politici, per non parlare degli “influenzatori” che non influenzano nessuno :)
      C’è chi passa dalla porta di servizio e chi si deve fare le scale per entrare.

  4. vonMoltke
    venerdì, 21 Ottobre 2022 alle 20:05 Rispondi

    Ultimamente ti vedo molto focalizzato sull’editoria. E disperante, pure.
    Oggi sono entrato dalla Giunti, grossa libreria cittadina su tre piani. Mi ci ha trascinato mia moglie, io so che a vedere gli scaffali mi deprimo. A parte il fatto che la sezione “filosofia” era minuscola e conteneva forse un 10% di filosofi e il resto era manualistica della serie “ti spiego i segreti della mente per vivere felice”. A parte il fatto che quella storica era zeppa di opere romanzate o tratte da produzioni televisive. A parte il fatto che la lettura pareva l’ultima cosa che interessasse a chi ha allestito la libreria, con un piano terra invaso da gadget e idee regalo. Poi ho visto l’opera prima di Paolo Bonolis. Un romanzo in forma di dialogo fra marito e moglie sul più e il meno, l’educazione dei figli, la vita di coppia, le corna, Dio (eh, lo so, l’avessero saputo Spinoza o Hegel che di Dio si sarebbe occupato Bonolis…). Basta, non devo più entrare in libreria, e devo tenermi lontano dall’editoria. Non solo non ho il potenziale di vendita di Bonolis, ma non voglio proprio essere letto da chi compra roba simile.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 24 Ottobre 2022 alle 8:06 Rispondi

      No, non ancora disperante, ma disilluso sì.
      Oddio, quel tipo di manualistica non la sopporto proprio. Le grosse librerie oggi vendono anche articoli da cancelleria e regalistica…
      Non sapevo dell’opera prima di Bonolis, ma corro subito a comprarla! :D
      Ma tranquillo, neanche io sarò letto da chi legge Bonolis o altri vip.

  5. Luciano
    domenica, 30 Ottobre 2022 alle 9:50 Rispondi

    Il brutto è che Bonolis, magari con l’aiuto di un ghost-writer, va in giro vantando anche di essere uno scrittore, e come lui fior di calciatori e sportivi in genere che dal vivo non spiaccicano tre parole corrette in fila. Ma loro vendono le loro storie di vita fortunata, spesso ricche di invenzioni ad effetto, come se fosse pane, mentre tanti bravi scrittori rimangono nell’ombra, con i loro scritti sudati, veri, che nessuno leggerà mai. Un onesto scrittore non diventerà mai un grande calciatore, come può un bravo calciatore scrivere invece un libro di successo?

    • Daniele Imperi
      lunedì, 31 Ottobre 2022 alle 7:59 Rispondi

      Pure Bonolis ha pubblicato un libro? Ormai sono rari i personaggi famosi che ancora devono pubblicarne uno.

  6. Barbara
    mercoledì, 2 Novembre 2022 alle 14:00 Rispondi

    Ma non bastano 15.000 euro per pubblicare con Mondadori?! :D :D :D
    No perché, li sto risparmiando anno per anno, sono lì lì per vendere un rene, adesso non potete cancellare così le mie speranze… :P
    Era una vecchia leggenda metropolitana che girava anni fa, al pari del coccodrillo nelle fogne di New York, per dire. Non so come fare breccia nell’editoria. Oramai non posso più diventare una letterina, velina, modellina, tronista, per raggiunti limiti d’età, non ho mai potuto diventare un calciatore, in video vengo malissimo per cui anche la carriera da youtubbber mi è preclusa, con la crisi che gira anche il crowdfunding non ce la fa… resterebbe lo sciopero della fame davanti alla casa editrice. Ma non riesco a stare dieta manco per gli esami del sangue, figuriamoci…

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 2 Novembre 2022 alle 14:06 Rispondi

      Non conoscevo quella leggenda urbana. Neanche io ho più l’età per dedicarmi a simili scemenze e, anche se l’avessi, non ho la personalità adatta per certe cose :)
      Resta solo provare, provare, provare… come in quel vecchio film.

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