Ho sempre creduto nei blog, almeno da quando ho aperto il primo, che risale ormai a quasi 12 anni e mezzo fa. Anche se nel frattempo ne ho aperti e chiusi tanti (dovrebbero essere oltre 24), anche se alla fine su Penna blu, per vari motivi già spiegati, ho dovuto ridurre le pubblicazioni a due al mese (anche se nel frattempo ne ho aperto un altro sulla mia passione per le vignette), se dovessi, oggi, pubblicizzarmi come scrittore, aprirei un blog, senza pensarci due volte.
E cosa ci scriverei? Non sarebbe come Penna blu, non parlerei di scrittura, blogging, editoria come ho fatto qui. Sarebbe un blog differente.
Ma allora perché ho aperto Penna blu? Perché a quel tempo a me interessava un blog sulla scrittura, non un blog per farmi conoscere come scrittore. Neanche oggi Penna blu è il mio blog ufficiale come scrittore, perché non ho scritto né pubblicato alcun romanzo. Se un giorno dovessi pubblicare un romanzo, ne parlerò su Penna blu, ovviamente.
Se volete qualche idea su cosa scrivere nel vostro blog, adesso che ne avete aperto uno e volete presentarvi come autori, vi rimando a due miei articoli:
Blog o pagina Facebook per lo scrittore di oggi?
Tempo fa ho scritto che non ha senso creare una pagina su Facebook per il proprio libro, e la penso ancora così. Ha senso, allora, creare un profilo autore per lo scrittore? Secondo me no.
Facebook non è gratis, e non sono il solo a pensarla così. Professionisti del settore dicono la stessa cosa. Facebook, inoltre, non è casa vostra, ma di un’azienda, che ha il diritto di fare ciò che vuole.
Se avete un blog personale – meglio su un vostro dominio – siete in casa vostra e nessuno vi sbatterà fuori. Certo, sia Blogspot sia WordPress possono decidere di farvi pagare o, peggio, fallire e chiudere bottega e allora avrete perso tutto, a meno di non aver salvato tutti i contenuti. Lo fate, periodicamente?
Se siete solo su Facebook, siete all’interno di uno spazio ristretto, con precisi confini e con precise modalità di ricerca e di archiviazione dei contenuti. Se avete un blog, siete nel web, che non ha confini o, quanto meno, li ha molto più estesi di Facebook.
Fate dunque queste considerazioni, prima di fiondarvi a scegliere Facebook come vostro canale ufficiale per presentarvi come scrittori. Ma non finisce qui.
Da un po’ Facebook ha introdotto un algoritmo: che cos’è e quali problemi creerà alle vostre pagine su Facebook non è argomento di questo blog, perciò vi rimando ad alcune risorse che ho selezionato. Leggetele, perché ne va della sopravvivenza delle vostre pagine:
- Facebook lancia il nuovo algoritmo. Cosa cambia su Ninja Marketing
- Algoritmo Facebook e visibilità Pagine Su ArchiMedia
- Le novità dell’algoritmo Facebook per il 2018 su DoLab School
- Facebook annuncia ancora meno visibilità per i post delle Pagine su Veronica Gentili
Siamo in tanti a scrivere, come emergere nel mucchio?
Il discorso non vale per autori già pubblicati e conosciuti, ma per chi oggi ha intenzione di arrivare a una pubblicazione e farsi conoscere. Che farei io se oggi, nel 2018, decidessi che è ora di uscire allo scoperto e far sapere a tutti che scrivo e vorrei pubblicare un romanzo?
Aprirei un blog. E no, non mi iscriverei su Facebook. Né, quasi sicuramente, su altri social. Per qualcuno sbaglierei, ma le cose stanno così.
4 cose da considerare nel blog
Sì, siamo in tenti a scrivere e a sgomitare per emergere. Con un blog si può emergere, a patto di tenere ben presenti questi 4 concetti:
Piattaforma
Sceglierei con attenzione la piattaforma su cui aprire il mio blog. Io sono sempre stato per l’acquisto di un dominio (come pennablu.it, per esempio) e non aprirei mai un “danieleimperi.blogspot.com” o “danieleimperi.wordpress.com”. Ma queste sono scelte personali, sia chiaro.
In ogni caso starei attento al nome da scegliere, perché quello mi resterà attaccato addosso. Sceglierei il mio nome o un nome breve, chiaro, semplice da ricordare.
Comunicazione
Sceglierei con cura il linguaggio da usare. Un blogger ha fortuna se riesce a comunicare al meglio, a ricevere commenti e condivisioni. A farsi apprezzare e stimare.
Continuo a trovare nuovi blog di nuovi autori alle prime armi pieni di errori grammaticali e di punteggiatura. Chi li commette non sa di commetterli. Come accorgersene, allora? Non ho la risposta a questa domanda.
Contenuti
No, non pubblicherei articoli sui temi che tratto nei miei racconti e nei romanzi che vorrei scrivere, perché a me piace spaziare su svariati generi letterari e trattare di parecchi temi. Il blog diventerebbe un’accozzaglia di argomenti senza capo né coda.
Parlerei dei libri che mi hanno colpito, delle difficoltà incontrate nella scrittura, dei progetti letterari in corso, di ciò che penso dell’editoria di oggi e di come vorrei che fosse, promuoverei la lettura.
Non parlerei di cose strettamente personali, perché sono molto riservato e perché a me non interessa leggerle nei blog altrui.
Visibilità
Come farei conoscere il mio blog senza essere su Facebook? Come facevano gli antichi…
Secondo me bisogna sfatare il mito che si resta sconosciuti se non si è iscritti su Facebook. Ho accennato all’algoritmo: oggi si rischia di restare sconosciuti se si è su Facebook.
Come ottenere, allora, visibilità?
- Pubblicherei contenuti interessanti, curandone la forma e rispettando le regole di scrittura del web.
- Commenterei in altri blog, di colleghi scrittori e su blog inerenti ai generi letterari che mi appartengono. Magari anche su blog di case editrici.
- Scriverei guest post: è ancora un metodo, se ben fatto, di far conoscere il proprio nome.
- Pubblicherei racconti e ebook: ma non subito, aspetterei di avere un pubblico di lettori e visite giornaliere sufficienti. Quante? Non so, almeno due o trecento visite al giorno.
Risorse per blogger-autori alle prime armi
- Buone pratiche di blogging: gestire il blog, scrivere articoli, leggibilità dei post, tono di voce, pubblico, contenuti e altre cose da sapere.
- 100 errori che stai commettendo nel blog: sì, sono proprio cento errori, su tipografia dei post, contenuti del blog, gestione del blog, grafica e struttura del blog.
- 150+ idee per scrivere post: in tutto sono 154 idee per scrivere articoli sulla propria esperienza, sulla propria nicchia o attività, su risorse esterne e differenti media, usando personaggi esterni e se stessi, ecc.
Lo scrittore moderno e il blogging: utilità o meno?
- Il blog è utile, a patto di saperlo usare.
- Il blog, soprattutto, è personale e ognuno deve trovare da sé la propria via.
- Il blog non resta mai lo stesso, ma evolve. Se non evolverà, sarà destinato al fallimento.
- Il blog non è perfetto, perché il blogger non può essere perfetto.
Quanto vi è utile il vostro blog?
SILVIA ALGERINO
Condivido tutto.
Tra i punti da tenere in considerazione aggiungerei l’identità. Che comporta l’essere coerenti con se stessi e l’adottare un tono di voce facilmente riconoscibile.
Il blog è lo strumento principale, direi, proprio per creare la propria identità come autore e per farla conoscere.
Daniele Imperi
Sì, anche l’identità è importante, per distinguerti e essere sempre te stesso.
Ester
Ciao Daniele, articolo davvero interessante. Avevo molti dubbi a riguardo, ma adesso avrò modo di chiarirmi le idee. Grazie.
Daniele Imperi
Ciao Ester, benvenuta nel blog. Fammi sapere se avrai scelto di avere un blog, allora.
samanta giambarresi
In questo periodo sto valutando se tenere la pagina Facebook o chiuderla. Non so quanto sia utile per il mio lavoro, poi conosco bene quello che fa facebook e come spesso penalizza le pagine portandoti a pagare per la visibilità. Ho notato come tanti stanno sparendo da questo social, e non mi riferisco a persone comuni ma personaggi famosi. Non utilizzano più questo social preferendo un Instagram più semplice da utilizzare (almeno a mio parere!).
Qualcuno ipotizza da anni la morte del blog, io non la penso così. Il blog è tuo e lo gestisci come vuoi. Puoi modificare, aggiornare i vecchi post, è casa tua e decidi tu come fare. I social sono utili per sponsorizzare il tuo blog più che altro per dire “ci sono”. Troppi articoli, troppe notizie, tanta gente che preme like senza leggere il link, solo perché, magari, attratti dalla foto.
Daniele Imperi
La pagina Facebook del tuo libro o di te come autrice o del blog?
Instagram e Facebook, anche ora (purtroppo) entrambi della stessa azienda (Facebook, appunto) sono due cose diverse e richiedono quindi due tipi di contenuti diversi.
samanta giambarresi
Come autrice e legato anche al blog. Tanti anni fa avevo anche la pagina dedicata al libro ma mi sono resa conto che non ne vale la pena. Per sponsorizzare su FB un libro in uscita c’è la sezione “eventi”; dopo pochi mesi dall’apertura di una pagina dedicata a un libro ti ritrovi a non avere tanti contenuti originali e chi ti segue comincia ad annoiarsi.
Daniele Imperi
Ne parlai qui con un post apposito: i romanzi famosi non hanno una pagina Facebook dedicata, ci sarà un motivo
samanta giambarresi
Infatti, un motivo ci sarà
Furio
Sono d’accordo con quanto pubblicato. Anche a me è venuto un forte prurito per fare clic sul pulsante “disiscriviti” da Facebook, ma valuterò bene la cosa. In fin dei conti a oggi serve unicamente a Facebook stessa, per raggranellare soldi con le pubblicità dei repressi che vogliono apparire a tutti i costi, pur senza aver nulla da dire di interessante.
Daniele Imperi
Sono convinto anche io che Facebook serva a stesso, a fare sempre più soldi
Corrado
Le considerazioni espresse sono per me (al momento attuale) come il parmigiano sugli spaghetti. Per accondiscendere a richieste varie, ho accettato di provare un mese di promozione su FB. Il risultato conferma già dall’inizio quello che tu scrivi e che “a priori” ho fatto finta d’ignorare. Mi sento confermato nella presa (blanda) di posizione, ti ringrazio e farò tesoro delle tue osservazioni.
Daniele Imperi
A me però il parmigiano sulla pasta non piace
Quindi con quel mese di promozione non hai ottenuto molto?
Corrado
Attiva da una settimana sotto il nome di “fantarea”, chiuderà a fine aprile. Ho registrato 8 clic che mi domando a cosa possano servire non conoscendone nemmeno l’origine. Sono come i quadratini di carta igienica che stacchi dal rotolo simili in tutto ai “mi piace”.
E per il parmgiano: “De gustibus non est discutendum”. Ognuno ha il suo.
Daniele Imperi
Erano annunci pubblicitari, giusto? Ho paura che se il tema della pagina sia troppo di nicchia, ci fai ben poco con la pubblicità su Facebook.
Andrea
Senza contare che chi decide di seguire un blog, generalmente lo fa perché l’argomento lo interessa veramente. Ci dedica più di qualche minuto o secondo. I follower dei social invece, per la maggior parte hanno un atteggiamento frettoloso e superficiale. Quindi meglio 10 che seguono il tuo blog che 100 nella tua pagina Facebook.
Daniele Imperi
Hai ragione, non avevo pensato a questo. Si segue un blog per i suoi argomenti, ma sui social in genere segui le persone, che possono pubblicare di tutto. Certo, puoi seguire le pagine Facebook dei blog, ma che alla fine non fanno altro che condividere i post del blog.
Furio
Confermo in toto. Ho curato una campagna di advertising sui social per un magazine: sono arrivati rapidamente a 10 mila Like, che si sono tradotti in un numero esiguo di acquisti. E intendo davvero esiguo. Ai fini di un’attività, qualsiasi attività, il Like non vale nulla, anche se viene sbandierato come fosse un tesoro… e inizio anche a farmi domande sulla selva di posizioni lavorative dotate del prefisso “social”… a cosa servono davvero?
Daniele Imperi
Il like infatti non serve a nulla. Significa solo che hai apprezzato un certo contenuto. Da qui a comprarlo ce ne passa. Ho messo “mi piace” sulle foto degli Hummer su Instagram, ma non ho decine di migliaia di euro da spenderci, tanto per fare un esempio.
MikiMoz
Il blog è -per ora- il miglior strumento possibile per farsi conoscere, per agire in parallelo con altre attività. La vedo esattamente come te, e non riuscirei mai a rinunciare al mio blog.
Però sai che proprio oggi (o domani, non so) esco con… l’utilità dei social per il blog? Certo, non parlo di scrittura tout-court, nel senso di utilità nel pubblicare romanzi, ma di blogging più stretto.
Nella prima ipotesi resto comunque al 100% d’accordo con te.
W il blog. E vedrai se non è come sto per dirti: ci sarà presto una nuova ondata di bloggers.
Moz-
Daniele Imperi
Allora leggerò quel post
E vedremo se ci sarà quest’ondata di blogger.
MikiMoz
Rimandato a domani pomeriggio!
Dai, io già sto notando nuovi bloggers…
Moz-
Daniele Imperi
Ma sì, in quel senso certamente, nuovi blogger nascono ogni giorno.
Nuccio
Facebook è il peggior modo per entrare nel mondo della banalità. Blog o wordpress sono più selettivi, ma devi essere capace di attrarre. Comunque la diffusione di tali mezzi sono appiattiti nella massa.
Daniele Imperi
È quello che ho sempre pensato di Facebook, che fosse solo banalità.
Tiade
Il blog ce l’ho.
Difficile per me, come hai fatto tu, avere un calendario.
La quotidianità mangia il tempo.
So fare quello che so fare, credo, ma per la gestione del blog “dipendo” da mio figlio, visto che sono una schiappa e piuttosto zuccona, cosa che lo fa “imbestialire”.
Per i contenuti, salvo articoli nuovi, potrei campare di rendita con tutto quello che ho prodotto negli anni, no, nei decenni, ma sarebbero contenuti che, qualcuna mi ha fatto notare, potrebbero tradursi in libri. Senza contare le immagini e tutto “il resto”.
E qui mi scontro ancora con mio figlio che vorrebbe che pubblicassi tutto in chiaro, poesie, racconti e quant’altro. Non ne sono del tutto convinta.
Ci sono un paio di argomenti sui quali sono piuttosto ferrata e di cui ho fatto una discreta esperienza, ma richiedono di esser documentati, e anche questo richiede tempo, molto.
Per quanto riguarda Facebook, che per altro mi aveva abbondantemente annoiata, non devo nemmeno scegliere, mi hanno buttata fuori senza appello chiudendomi definitivamente il profilo. Così la pagina è rimasta orfana e non posso nemmeno chiuderla. Mi spiace per quei pochi contatti che avevo a cui tenevo veramente molto, ma credo che, con un po’ di pazienza, potrò recuperarli in altro modo.
Parlare di sé. Cavolo, ho fatto dell’invisibità un mantello tutta la vita, mi fa sentire sicura e protetta. Uscire allo scoperto, peggio, con nome e cognome, invece che con uno pseudonimo che mi rappresenta di più nel mio “essere”, e magari posizionarmi geograficamente, mi terrorizza. Un’esistenza indubbiamente “non canonica” che, mi dicono, dovrei trasformare in romanzo, in un “personaggio”. A trovarlo il tempo, e il coraggio.
Resterebbe comunque il problema del “farsi leggere”.
Son brava a fare, meno a vendermi, molto meno, qualsiasi cosa faccia.
Al momento il blog patisce il tempo che sia io che il mio pargolo non abbiamo, oltre che della diversità di vedute. Mi preme assecondarlo, se lo merita, ma restano le opinioni differenti. Banner compresi.
Sicuramente il mio blog è pieno di errori, ma da sola non so risolverli, per cui aspetto, aspetto, aspetto che il mio informatico preferito si conceda.
Un raffronto tra la mia attività on line e of line? Antitesi, antipodi, anacronismo.
Con la testa vivo nel futuro, letteralmente, e con il corpo nell’ottocento, letteralmente.
Non so nemmeno se ho il coraggio di postare questa tiritera. Quello che mi ha sempre fregato nella vita sono la timidezza, la paura di disturbare e la buona educazione.
Mi butto.
Daniele Imperi
Perché ti hanno sbattuto fuori?
L’hai combinata grossa
Se hai tutto quel materiale, devi trovare il tempo per organizzarlo e vedere cosa può andare in un libro e cosa nel blog.
Tiade
Perché mi hanno buttata fuori. Bella domanda.
I motivi sono più di uno, visto che mi hanno oscurata più di una volta.
Un paio di volte perché ho contestato un “furto d’identità” con conseguente tentativo di appropriazione dei diritti editoriali e violazione della privacy. Segnalata e bannata ma i diritti recuperati.
L’ultima, quella definitiva, che per quanto mi riguarda non ammette repliche, perché sono “una cattiva ragazza” che ha segnalato, non a fb, alcune pagine di vendita di armi in fb. Invece di intervenire mi son stati chiesti i documenti con relativa foto, che mi sono rifiutata di fornire. Sì, l’ho combinata grossa, ma lo rifarei.
Non amo mettere le mie foto da nessuna parte, anche se rientra nei tuoi “100 errori”.
Per me fb può anche chiudere che non mi metterò a piangere.
Daniele Imperi
Se i documenti te li ha chiesti la Polizia, allora è normale: le denunce e gli esposti anonimi non sono accettati.
Per quanto mi riguarda FB può chiudere anche per me
Tiade
ma io mi sono offerta di andare direttamente “in sede”… evidentemente non interessava visto che mi hanno bannata prima di chiedere info
Tiade
Materiale
Per il momento mi sono preoccupata di mettere qualche esempio nelle varie sezioni, mancano le immagini, o i quadri come si preferisce, ma sto aspettando che il mio informatico (il mio pargolo), visto che a far pasticci son bravissima, si renda disponibile. Nel sito mancano ancora molte cose che vanno ottimizzate per cui ho pensato di non riempire troppo fino a che non sono “a posto”. Anche se è dura non scrivere articoli quando mi prudono.
In molti hanno cercato di convincermi che sono una scrittrice, per anni, piano piano devo cercare di fare mente locale. Il materiale sto cercando di radunarlo in maniera quanto più logica possibile, ma bisogna anche lavorare, e se ti trovi a lavorare 15 ore al giorno no stop è dura.
Sto approfittando di un periodo di disoccupazione per rendere al massimo, ma la vita quotidiana, quando si vive nell’ottocento, porta via parecchio tempo. Per il momento ho quasi finito l’editing di un libro non mio e di cui non credo di riuscire ad ottenere i diritti di sfruttamento (nemmeno se contiene miei disegni e un paio di scritti), nonostante le volontà dell’autore, spero almeno di poterlo inserire nel sito come esempio del lavoro che so fare. Aspetto una risposta dagli eredi, non si sa mai.
Daniele Imperi
L’editor non prende diritti a quanto ne so: viene pagato per l’editing.
Tiade
Si, certo, ma nelle lettere che mi ha scritto evidenziava l’intenzione di cedermi i diritti. Mal che vada pazienza, sono contenta comunque di avere radunato i suoi scritti che sarebbero andati persi, visto che “una demente” che si è appropriata del profilo ha pensato bene di dichiararsi “erede” e di chiudere il tutto.
Emanuele Properzi
Ciao Daniele, anche se non condivido quanto scrivi in questo post, ti ringrazio per l’ottimo spunto di riflessione che mi hai dato.
A seguito di questo tuo articolo, mi hai infatti ispirato a fare un video che ho pubblicato a questo link:
https://www.facebook.com/FaceboomBook/videos/241248749810136/
in cui spiego i motivi per cui non condivido quanto scrivi.
Ti ringrazio per l’angolatura speciale che dai ogni volta alle tematiche a noi care… mi piacerebbe aprire un confronto su questo articolo, se hai tempo di vedere il video
Complimenti ancora!
Daniele Imperi
Ciao Emanuele, più tardi mi vedo il tuo video
Daniele Imperi
Ho visto il video e in parte sono in disaccordo con te
Pennablu.it è ospitato da una società di hosting, quindi terze parti come dici. Ma la differenza rispetto a Facebook è che se fallisse quella società, io posso trasferire dominio e contenuti altrove e ripristinare il mio blog. Se fallisse Facebook, perdereste tutto.
Strategia di marketing editoriale sui social: quanto ti viene a costare? Stiamo pur parlando della vendita di un libro, i cui guadagni sono irrisori per un autore.
Riguardo poi al messaggio che ho diffuso con questo articolo, io non rappresento il Verbo divino
Questo articolo è frutto della mia esperienza personale e delle mie opinioni personali. Chi mi ha dato ragione era semplicemente d’accordo con me.
Su Facebook, inoltre, non esiste già un traffico, come non esiste nel web in generale. Il traffico devi essere tu in grado di generarlo.
Emanuele Properzi
Grande Daniele! mi fa piacere che hai dedicato del tempo per vedere il mio video
Per quanto riguarda il backup dei dati di un sito, hai ragione che col sito puoi recuperare eventualmente tutto a patto che tu abbia un backup offline completo ogni volta. Secondo te, quanti degli scrittori che ci leggono hanno un copia offline del proprio sito? Secondo me… zero
I costi (intesi come ore di lavoro) dello sviluppo di un piano editoriale e comunicativo su una pagina Facebook sono più o meno gli stessi di quelli di un blog: devi in ogni caso lavorare per creare contenuti interessanti e interagire col tuo pubblico, sia che li pubblichi su un blog che su una pagina FB… Se poi vuoi spendere dei soldi per fare le Facebook ADS, lo puoi fare, così come lo puoi fare anche per promuovere a pagamento il tuo blog con tanti tipi di pubblicità a pagamento che oggi sono disponibili.
Inoltre, da un punto di vista meramente statistico, ti lascio con una riflessione: in base alla tua esperienza, oggi, sono più numerosi gli autori che si sono autopromossi con efficacia sfruttando prevalentemente un blog oppure usando i social network?
Nel mio caso i numeri propendono fortemente verso i social, seppur io consiglio sempre di usare, come giustamente sostieni tu, il blog come veicolo primario del proprio brand,
Ti ringrazio ancora per l’opportunità che mi hai dato per questo utile e stimolante confronto
Daniele Imperi
Non ho la minima idea di cosa abbiano fatto gli autori su blog o Facebook
Non essendo più su FB da tempo, non so cosa vi accada. Bisognerebbe fare un sondaggio.
Emanuele Properzi
Io ho questi dati Daniele perché il mio lavoro è proprio questo, avendo assistito al self publishing 180 autori negli ultimi 3 anni con SelfPublishingVincente.it, avendone seguiti nel marketing circa il doppio e interpellando la mia lista di 15.000 autori periodicamente.
Ti assicuro che 8 volte su 10, l’autore che riesce a promuoversi OGGI con efficacia, lo fa prevalentemente grazie all’impatto della comunicazione che sviluppa sui social rispetto a quella del blog.
Gaetano Asciutto
Non so se vi sia mai capitato di leggere la corrispondenza tra gli autori del passato e i loro editori. Un continuo tira e molla per l’invio di denaro, di anticipi, e di anticipi sugli anticipi delle loro future (ipotetiche) vendite, a dire il vero spesso mortificante (a volte il tenore delle richieste era davvero straziante) per gli autori che, in mancanza di altri redditi all’infuori di quelli derivanti dalla loro arte e senza famiglie a sostenerli, erano costretti spesso in una situazione di vera e propria fame. Alcune volte le richieste degli autori erano condite persino da minacce di non scrivere più una riga a causa della necessità di doversi procacciare del denaro con cui vivere.
Insomma, o si lavora o si scrive, ma, se si fa un qualunque lavoro che non sia scrivere, come si fa a trovare il tempo per scrivere? L’arte, scriveva Nietsche, è un demone che assorbe ogni goccia del tuo sangue e richiede la dedizione più assoluta. Altrimenti diventa un lavoro, che è cosa diversa.
A ogni modo, tutto sommato i grandi autori del passato (anche i meno grandi) erano fortunati, perché almeno avevano un editore alle spalle, e spesso a esso erano legati anche da un rapporto di fiducia se non di amicizia.
Oggi invece si chiede a un autore, non solo di scrivere, e di provvedere alle debite correzioni del proprio lavoro (magari a pagamento), ma anche di pubblicare da sé e di far opera di marketing a proprie spese al fine di vendere qualche copia. E nel mezzo ci si deve naturalmente anche mantenere e magari avere una famiglia.
A mio modo di vedere seguendo una tale linea si assiste a un totale capovolgimento dei ruoli. Scrittore è colui che scrive, non colui che vende ciò che scrive, e la sua funzione dovrebbe essere quella di produrre il miglior testo possibile, non di barcamenarsi tra advertising, blog, pagine facebook e diavolerie varie, alla ricerca di un compratore.
Cerco di spiegarmi, la funzione economica della scrittura non può superare la sua funzione estetica, per cui l’oggetto libro non può essere solo una merce da vendere e da comprare, ma deve essere, in primis, un’opera d’arte che ha valore di per sé.
Se non ci si cura più di produrre un’opera d’arte (riuscirci naturalmente è altra cosa) e, come oggi avviene, si produce solo un oggetto di consumo, ci meritiamo la robaccia indegna che oggi si legge, e si scrive, con il nome di letteratura che non dà nulla e una volta terminata si dimentica. E, in prospettiva, ci meritiamo anche la scomparsa della letteratura (perché faticare a leggere se posso vedere un video di uguale qualità?). In quanto merce infatti potrà essere sostituita da un prodotto più alla moda o solo di più facile consumo o fruibilità.
La mia idea è quindi di non rassegnarsi alla diabolica eterogenesi dei fini prodotta dal dio mercato.
Diavolo, che si fotta il mercato! Sono trent’anni che non si parla altro che di mercato. E dove ci ha portato.
Scrivete per raggiungere l’immortalità, non per piazzare una copia a un deficiente che manco la leggerà.
Daniele Imperi
Non si lavora 24 ore al giorno, quindi il tempo lo trovi dopo il lavoro.
Chi chiede all’autore di correggere il suo lavoro? Che intendi per correggere? L’editing si fa in due.
Idem per pubblicare: chi chiede all’autore di pubblicare da sé? L’autopubblicazione è una scelta, non un’imposizione.
Ma tutto questo come si ricollega al blog dello scrittore?
andrea
Scusate, arrivo un giorno dopo.
Ho un anno di esperienza; poca-tanta, è relativo…
Il blog è importante, è casetta dove uno alla fine conduce gli ospiti a mostrare qualcosa di sé, ma è anche vetrina, e, appunto, blog.
Ovviamente io lo concepisco inteso anche come sito… tipo questo di pennablu.
Ma se scrivi finction e non sei nessuno, beh, senza social la vedo dura farsi conoscere.
Ho passato diverso tempo (in questo anno) a leggere blog, articoli social e anche esperimenti letterari on-line.
Con facebook scrivi qualcosa, che ne so… un racconto, e poi lo lanci spendendoci due euro. E vedi che succede Cosa vuoi di più?
Il mio blog nemmeno si avvicina ai numeri minimi di cui parli te, ma spesso ricevo commenti (reali) sul post-link di facebook, qualcuno su blog e in privato, diciamocelo, cosa non comunissima on-line.
Ovvio che se parli di cose tecniche… lì è un altro mondo; io stesso sono un professionista che s’è inventato un lavoro e se ne parlerei… ma non mi va.
Insomma Daniele, (sono andato lungo), se scrivi di finction, magari di nicchia o fuori moda, senza facebook la vedo veramente dura!
Se hai un consiglio, oltre a quelli che già hai scritto nel tuo immenso lavoro, ben venga.
Grazie
Daniele Imperi
Il post non scade il giorno dopo
Io scrivo fiction, cioè narrativa, o almeno ci provo, sono un nessuno qualunque e non bazzico i social. Sarà dura farmi conoscere, quindi, ma pazienza.
Un racconto pubblicato su Facebook a cosa ti porta? Spendi 2 euro per promuoverlo? Sai di preciso a chi andrà? In quali profili? In quanti profili? Che avrai ottenuto alla fine?
Non so darti un consiglio, ma Facebook, secondo me, non aiuta uno scrittore, a patto di usare Facebook spendendo parecchio tempo e denaro, cosa che non ti conviene fare per ovvi motivi.
andrea
Secondo me ti sbagli.
E’ dura per te, che non sei uno qualunque (anche su questo ti sbagli ), figurati per un nessuno. Con le tue visite ti puoi permettere di scrivere un racconto e ”testarlo” sperando possa piacere ecc. ecc. Gli altri che stanno a zero o a due-tre di rimbalzo?
Su una cosa ti do ragione:
lasciare un anno di lavoro e risparmi, tutto in mano a facebook?
Mah… mi spaventa, parecchio, meglio avere anche un blog.
ciao e grazie
Daniele Imperi
Anche io sono stato a pochissime visite al giorno e al mese, agli inizi. Le mie visite sono aumentate quando ho cominciato a produrre contenuti. Cosa che possono fare tutti.
andrea
Grazie dell’incoraggiamento, davvero!
andrea
Scusami Daniele, ma delle volte sono piuttosto diretto e dimentico di essere un ospite. a presto
Barbara
Sembrerebbe che ci siamo messi d’accordo, col mio post di stamattina, ma no, ce l’avevo in scrittura da quando è scoppiato il caso Facebook-Cambridge Analytica, che proprio caso non è, tutte cose conosciute da anni.
Pur concordando sull’importanza del blog, non sono d’accordo sull’inutilità dei social. Poi anche il blog non serve a nulla, se non ti fai trovare dai motori di ricerca.
Daniele Imperi
Non dico che i social siano del tutto inutili, sono inutili per me
Ma per essere davvero utili ti devi un mazzo enorme per avere un po’ di risultati. Ergo, devi considerare se ne vale la pena o meno.
E ora vado nel tuo articolo.
andrea
letto. condivido tutto quanto. Bella l’analogia dei post (veri) nelle bacheche. M’hai fatto ricordare che anch’io ho il mio piccolo (modesto) salvadanaio… è che i risultati su facebook sono così immediati (parlo di brand, no di vendite) che a far altro sembra di perder tempo…solo fortuna la mia? Mah… vedremo.
Grazia Gironella
Nonostante sia vero che un blog in cui si parla di scrittura finisce con l’attirare altri scrittori, è anche vero che gli stessi scrittori sono quasi sempre forti lettori, per cui alla tua domanda rispondo che sì, ritengo utile il mio blog come base per far leggere le mie storie, sperando che piacciano e che il passaparola (insieme alle ulteriori forme promozionali) dia una spinta nella giusta direzione. Non credo più nelle forme di maxi-successo nate da chissà quali strategie; magari esistono, ma quando ne leggo le regole capisco di non essere interessata a rispettarle, ammesso che funzionino. Credo piuttosto nel mini-successo passo dopo passo, che non sai dove porterà – ma a questa incertezza non si può ovviare.
Daniele Imperi
Sì, è senz’altro vero, l’ho visto subito, ma Penna blu, appunto, era nato come blog sulla scrittura, non come blog per la mia (ipotetica) figura di scrittore.
E sono nuovamente d’accordo con te: gli scrittore sono, e devono essere, forti lettori, quindi qualcuno di loro potrebbe essere interessato a leggere un mio futuro romanzo.
Nelle forme di maxi-successo non ho mai creduto.
Pix Promenade
Lettura e scrittura due mondi equivalenti della stessa Arte….
Andrea Pagnotta
Ciao Daniele, ti volevo fare i complimenti per l’attualità di questo articolo.
Penso che al giorno d’oggi uno scrittore debba sfruttare fortemente le possibilità che hanno le piattaforme online e, tra queste, il blogging. Ci sono degli scrittori che hanno fatto fortuna pubblicizzando le proprie pubblicazioni online, invece di recarsi alle classiche case editrici.
Un Saluto
Andrea
Daniele Imperi
Ciao Andrea, grazie e benvenuto nel blog. Per fare fortuna pubblicizzando le proprie pubblicazioni nel blog, devi prima avere un traffico immenso, però.