Come scrivere un racconto

Guida ragionata per la scrittura di storie brevi

Come scrivere un racconto

Una lettrice mi ha chiesto consigli su come scrivere un racconto, perché non ne ha mai scritti e le risulta difficile. Anni fa avevo scritto articoli specifici sui racconti di genere e sui racconti brevi, ma non avevo ancora preparato un articolo generico su questo argomento.

Scrivere racconti mi è sempre piaciuto – ho anche preso appunti per dei racconti seriali (vai a trovare il tempo per scrivere tutto quello che viene in mente) – una passione nata dopo aver letto le fiabe di Clemens Brentano e alcuni racconti di Poe.

Ho scritto i miei primi racconti negli anni ’80 – il primo è andato perduto, gli altri sono ancora da qualche parte. Li ho scritti di getto, ma, cosa più importante, senza prima esser stato un lettore forte.

Dunque, come iniziare a scrivere un racconto?

Partendo da un’idea. Ma non basta

Ho scritto varie volte di aver trovato “idee per racconti” che poi non ho mai sviluppato. Il virgolettato è d’obbligo perché in realtà non erano vere idee, ma possibili titoli per racconti.

Un titolo non è un’idea. Un titolo evocava in quel momento una sorta di argomento da trattare nel racconto. Avevo segnato per esempio “La collina delle meraviglie” e “Il barattolo delle storie”, o “Le terre dell’alba”, ma vai a capire cosa volessi scrivere.

Sono davvero trascorsi anni da quei titoli e a me, oggi, non interessano più, perché non evocano più nulla nella mia mente.

Un titolo non assicura un racconto. Forse avrei dovuto dedicarmi subito a quei “titoli-idee”, anziché metterli da parte. Ma è anche capitato che non sono riuscito a andare oltre il titolo, quando ho provato a scriverli.

Magari l’argomento era troppo vago o è stata l’infatuazione di un momento, o ancora non ero adatto io a scriverlo, oppure non faceva per me.

Un titolo è soltanto un punto di partenza. Ma, come abbiamo visto, può anche non esserci alcuna partenza. Come per un libro, anche per un racconto l’autore deve considerare il “grado di fattibilità”:

  • Mi piacerebbe davvero scrivere questo racconto?
  • Sono in grado di scriverlo?
  • C’è un pubblico che lo leggerebbe?

Se la risposta è sì a tutte e 3 le domande, il grado di fattibilità è del 100%.

Scrivere la trama di un racconto…

Nella scrittura creativa esistono due fazioni:

  1. Chi ama scrivere di getto, a partire da un’idea della storia
  2. Chi ama pianificare l’intera storia, scrivendone prima la trama dettagliata

Io faccio parte della terza fazione.

Ha senso scrivere la trama di un racconto? Provate a leggere i racconti lampo di Giovanni Papini: impossibile che sia partito da una trama, vista la loro brevità.

Ci sono racconti molto lunghi, ma per quanto possano esserlo, secondo me per un racconto è inutile scrivere una trama dettagliata.

… o creare una scaletta

Ecco la terza fazione. In realtà scrivo una sorta di trama, ma non dettagliata, appena 2 o 3 righe, giusto per inquadrare la storia nel suo insieme. Poi procedo con la scaletta, un elenco degli eventi principali del racconto.

Anzi, per come la vedo io, un racconto – proprio per la sua brevità rispetto al romanzo – dovrebbe contenere soltanto eventi principali, cioè funzionali alla storia. Ma questo resta valido anche per il romanzo.

La scaletta ci guida lungo la stesura della storia. Sappiamo cosa succederà, ma spesso non sappiamo come. E il bello è che, in base a ciò che è già accaduto, possiamo modificare gli eventi successivi, se lo riteniamo opportuno. Una scaletta elastica, insomma.

La struttura del racconto

Io sono un amante della struttura e dell’arco drammatico del protagonista. Per struttura intendo i 3 atti in cui dividere la storia:

  1. Impostazione: si introduce il lettore nell’ambientazione.
  2. Conflitto: accade qualcosa (deve sempre accadere qualcosa!) che crea problemi al protagonista o il protagonista incontra ostacoli per portare avanti la sua missione (o il suo progetto).
  3. Conclusione: il protagonista risolve tutto per il meglio o viene sconfitto dalle avversità.

L’andamento della storia è visto come un arco: la tensione, dapprima nulla, inizia a salire fino a raggiungere il punto più alto (climax), per poi scendere e far tornare la quiete fra i personaggi.

Ecco perché sono utili gli “ostacoli”: servono a mantenere l’attenzione dei lettori. Stimolano la curiosità, la voglia di continuare a leggere. Una storia in cui nulla accade non è una storia.

Definire il punto di vista

Se il racconto è scritto in prima persona, l’io narrante è il protagonista della storia, dunque il punto di vista è su quel personaggio.

Se invece si sceglie la terza persona, il narratore onnisciente è la via più facile, specialmente se non si ha esperienza. Ma vedo grandi autori che continuano a usarlo e non ci vedo niente di male.

Chi racconta una storia, in fondo, ne conosce tutti i dettagli. A voler essere pignoli, è così che deve essere.

Prima o terza persona?

Il modo più tradizionale di scrivere una storia è usare la prima persona – l’io narrante – o la terza persona – il narratore onnisciente o quasi.

In realtà ci sono anche storie narrate in seconda persona, che trovo davvero fastidiose da leggere. Di recente in un’antologia c’era una racconto in seconda persona. Ma su questo tornerò a breve con un articolo.

Come ha scritto giustamente James Wood in Come funzionano i romanzi, si possono usare anche altre “persone” (perfino la terza plurale), a patto di essere veramente bravi.

Pochi personaggi, ma buoni

Un racconto è una storia breve, quindi deve avere un numero ristretto di personaggi rispetto a un romanzo, che può prendersi la libertà di mostrarne anche 100 o più.

Non esiste ovviamente una regola sul numero di personaggi da introdurre in un racconto, perché i personaggi sono in funzione della storia. L’unica regola è il buonsenso di chi scrive.

Quant’è lungo un racconto?

È utile decidere, anche se a grandi linee, la lunghezza del racconto prima di scriverlo?

Dipende. Se partecipate a un concorso letterario, allora dovrete fare i conti con lunghezze prefissate – alcune volte 2000 caratteri, ma in genere 10.000 o 20.000. Non mi pare di aver visto lunghezze maggiori.

Il rischio, se non si decide prima una lunghezza orientativa, è di andare troppo oltre, come mi è capitato qualche anno fa con un racconto che ha superato i 210.000 caratteri (34.000 parole). Ricade ancora nel racconto (anzi nella novella), ma alla fine non ne ho fatto nulla perché è calato l’interesse per quella storia breve così lunga.

Tiriamo le somme

In conclusione per scrivere un racconto occorre questa lista di 7 passaggi:

  1. Idea valida e più che motivata: l’idea deve essere così forte da produrre una storia e la storia deve piacere prima di tutto a chi scrive.
  2. Scaletta degli eventi: che cosa succede in tutto il racconto?
  3. Struttura del racconto: dividere quegli eventi in 3 grandi gruppi per avere un inizio, uno svolgimento e una fine.
  4. Punto di vista: sul protagonista o su chi narra?
  5. Scelta della persona: come raccontare la storia, in prima o terza persona?
  6. Scelta dei personaggi: un protagonista e alcuni personaggi necessari alla storia.
  7. Ipotesi di lunghezza: per non trasformare un racconto in un romanzo.

2 Commenti

  1. Orsa
    giovedì, 19 Gennaio 2023 alle 12:05 Rispondi

    “Il racconto perduto” potrebbe essere il titolo di un racconto ;)
    Io sono un’estimatrice della conclusione col colpo di scena, non so se è corretto dire così, ma a me piace di più quando il conflitto e la conclusione si sovrappongono. Sì, anche io trovo la seconda persona fastidiosa, ma dipende da chi scrive e dalla sua abilità nel renderla “digeribile”. Tu quando dici che “ti cala l’interesse” non fai altro che incuriosirmi, lo sai? 😂

    • Daniele Imperi
      giovedì, 19 Gennaio 2023 alle 12:55 Rispondi

      “Il racconto perduto” è un bel titolo, è vero, ma tale resta :D
      La conclusione col colpo di scena può essere sia la vittoria sia la sconfitta del protagonista: ma che avvenga in modo inaspettato.
      Sulla seconda persona parlerò fra 2 settimane, forse. No, la boccio in pieno.
      Ho provato a revisionare quel lungo racconto, ma alla fine ho lasciato perdere.

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