Scrivere in seconda persona

Scrivere in seconda persona

Avete mai letto un romanzo o un racconto scritto in seconda persona? A me è capitato già tre volte e m’è bastato: la prima in un forum letterario e la seconda e la terza in racconti presenti in antologie. Quanto leggi una raccolta di racconti, non puoi sapere come saranno scritte le storie.

Per fortuna sono rari i romanzi e i racconti scritti usando la seconda persona. Ma esistono. E molti danno anche consigli su come scriverli. Io invece dirò perché non scriverli.

Il lettore come protagonista della storia

Qualcuno consiglia di scrivere in seconda persona per portare il lettore dentro la storia e creare così “un’esperienza letteraria interattiva”.

Io sono riuscito a entrare in moltissime storie che ho letto, forse nella maggior parte, scritte nel modo tradizionale: in prima o in terza persona.

Che cos’abbia di “interattivo” la seconda persona è un mistero.

Siamo sicuri, poi, che il lettore debba diventare il protagonista del romanzo che sta leggendo?

No, per niente. Io non voglio esserne il protagonista, ma rilassarmi leggendo i guai e le avventure che capitano ai personaggi. È questo il compito del lettore, altrimenti sarebbe uno scrittore o un personaggio di fantasia.

O al limite, se proprio qualcuno ha voglia di essere protagonista di una storia, che scriva un’autobiografia.

A chi si rivolge la seconda persona?

A un uomo o a una donna? Non credo sia possibile scrivere un intero romanzo in seconda persona e allo stesso tempo in modo impersonale, senza usare né il maschile né il femminile.

In inglese è possibile, non esistono declinazioni di genere, ma in italiano sì. E anche in altre lingue.

Prendiamo un brano tratto dall’incipit del romanzo di Jay McInerney Le mille luci di New York (Bright Lights, Big City) del 1984:

Una vocina dentro di te insiste che questa epidemica mancanza di chiarezza è già il risultato di un eccesso di polverina. La notte ha ormai girato quell’impercettibile chiavetta con cui si passa dalle due alle sei del mattino. Tu sai benissimo che il momento è arrivato e passato, ma non sei ancora disposto ad ammettere di aver superato il limite oltre il quale tutto è effetto collaterale gratuito e paralisi di terminazioni nervose.

A parte il fatto che, essendo sempre stato contrario a qualsiasi droga, non mi piacerebbe leggere un romanzo in cui sono uno che ne fa uso, ma qui il protagonista è un uomo. E se a leggere il romanzo fosse una donna? Quella seconda persona si riferisce anche a lei.

Dunque a chi si rivolge la seconda persona?

Questo punto di vista fallisce proprio nel suo intento di rendere protagonista chi legge.

Chi racconta la storia?

Quando si usa la terza persona, è come se lo scrittore raccontasse una storia ai lettori. Il famoso “C’era una volta” delle favole, l’antica tradizione di raccontare storie davanti a un fuoco la sera.

Quando si usa la prima persona, è come se lo scrittore raccontasse una sua avventura, una storia che ha vissuto personalmente. Non è così (non sempre, almeno), ma la sensazione dell’io narrante è questa: “Adesso vi racconto cosa m’è successo”.

Quando si usa la seconda persona, invece, c’è qualcuno che sta dicendo a me che leggo (e a te che leggi) cosa mi è capitato o mi sta capitando. E questo è privo di logica.

Scrivere una storia in seconda persona è innaturale.

Il paragone coi romanzi epistolari non regge

Sapete tutti che Frankenstein e Dracula sono romanzi epistolari, un genere narrativo che non è propriamente un genere.

L’ho inserito infatti fra i romanzi al di fuori dei generi letterari, perché non ha confini precisi, ma in questo caso l’epistola – intesa nel senso più ampio possibile (vedi Dracula, ma anche La regola del silenzio di Neil Gordon) – rappresenta soltanto la struttura della storia, il modo scelto dall’autore per raccontarla.

Scrivere in seconda persona è una sorta di romanzo epistolare, dunque?

Niente affatto! Prima di tutto perché in Dracula i messaggi sono scambiati fra i vari personaggi, uomini e donne, così come nella Regola del silenzio, e questo non rende quei romanzi storie scritte in seconda persona, perché i personaggi-narratori si stanno rivolgendo ad altri personaggi-narratori.

Ma soprattutto perché non è il lettore a essere protagonista, restano i personaggi stessi a esserlo: le lettere, i messaggi sono soltanto un mezzo per raccontare gli eventi.

Una storia scritta in seconda persona non ha nulla di epistolare.

La seconda persona uccide la sospensione dell’incredulità

È risaputo che quando ci si avvicina a un romanzo – dunque a una storia di fantasia – nei lettori debba innescarsi la cosiddetta sospensione dell’incredulità. Devo dire – l’ho già detto in passato, anzi – che in me questo innesco non funziona granché.

Ma partiamo dall’assunto che l’incredulità si sospenda, per permettere a noi bravi lettori di goderci dei momenti di completo rilassamento leggendo una buona (si spera, almeno) storia.

Ti ritrovi nel fango. Lo stivale del poliziotto che ti ha scambiato per il ladro ti tiene la testa sotto quella melma di acqua piovana, terra, escrementi di topo, olio di motore. Annaspi in cerca d’aria, poi due mani ti tirano su e una ti colpisce in pieno naso. Il crack dell’osso in frantumi è un diversivo musicale ai tuoi rantoli. Provi a parlare, a dire a quel tipo che tu non c’entri, che passavi di lì per caso, quando lui tira fuori il taser, te lo pianta sullo sterno e preme il grilletto. La scossa ti spezza il sistema nervoso, ti spegne la mente, ogni connessione col mondo reale sfuma in un caleidoscopio di dolore e vuoto profondo. Svieni.

Adesso sì che mi sento rilassato… Chi non vorrebbe vivere un’esperienza simile?

Scrivere in seconda persona non permette ai lettori di sospendere l’incredulità.

Conclusioni sulla seconda persona

Dunque, bisogna evitare di scrivere storie usando la seconda persona?

No, anzi: è bene che si sperimentino più modi per raccontare una storia e, forse, non esiste un modo migliore di un altro, ma tutto è in funzione della storia e dell’effetto che vogliamo ricavarne.

Scrivete pure in seconda persona, se vi aggrada. Ma non abbiatene a male se non sarò un vostro lettore.

12 Commenti

  1. MikiMoz
    giovedì, 2 Febbraio 2023 alle 9:55 Rispondi

    Sicuramente particolare, da maneggiare con cura.
    Non credo sia alla portata di tutti. L’incipit sulla polverina mi ha intrigato, è quasi un io narrante impersonale, traslato in un “tu”. La vedo così.
    Ovviamente in seconda persona vanno raccontati i libri-gioco, questo sì.
    Il tu, se usato troppo, è davvero fastidioso (lo trovo anche su alcuni blog tutti declinati alla seconda persona…), ma, se usato correttamente, serve a creare momenti forti. Frasi isolate, non tutto lo scritto :)

    Moz-

    • Daniele Imperi
      giovedì, 2 Febbraio 2023 alle 13:03 Rispondi

      Non è alla portata di tutti scrivere in seconda persona, proprio per i problemi nella ricezione da parte dei lettori.
      Non ho mai letto i libri-gioco, ma in quel contesto è normale.
      Nei blog spesso si trova, a me però non piace, preferisco il voi e usare il tu in frasi isolate.

      • MikiMoz
        venerdì, 3 Febbraio 2023 alle 11:03 Rispondi

        Sui blog intendevo quando il tu sostituisce la prima persona, in frasi isolate (per dare enfasi) va bene, ma tutto un post scritto in seconda persona come fosse la prima… è assurdo :O

        Moz-

        • Daniele Imperi
          venerdì, 3 Febbraio 2023 alle 11:31 Rispondi

          Non avevo capito… e concordo decisamente :)

  2. Fabio Amadei
    giovedì, 2 Febbraio 2023 alle 10:25 Rispondi

    Ciao Daniele,
    Anche a me Le mille luci di New York non mi ha entusiasmato.
    Tempo fa avevo scritto un racconto in seconda persona. Parlava di un tizio che entra in un bar. A servirlo dietro il bancone c’è un robot che gli prepara e gli serve un caffè. La seconda persona mi serviva per descrivere l’incredulità del protagonista diviso tra la lo sbigottimento e la voglia di scappar via. La storia proseguiva tra vari colpi di scena e la presenza di un altro personaggio.
    Credo che in un racconto breve la seconda persona possa funzionare, in un romanzo risulterebbe poco “digeribile”. Può darsi che in un thriller potrebbe risultare accattivante. In ogni caso sono poche le storie scritte in seconda. Forse il libro più famoso resta Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino.
    Conosci altri romanzi scritta in seconda persona?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 2 Febbraio 2023 alle 13:05 Rispondi

      Ciao Fabio. Io però non ho letto “Le mille luci di New York”, l’ho segnalato soltanto.
      Nel caso del tuo racconto, però, era meglio la prima persona, secondo me.
      Ho letto tanti anni fa “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Calvino e non mi aveva disturbato.
      Non ne conosco altri, però.

  3. Orsa
    giovedì, 2 Febbraio 2023 alle 10:58 Rispondi

    Mi è sembrato di rivivere le “interactive fiction” a cui giocavo anni fa (molti anni fa) con i primi computer! Come dice MikiMoz va bene per i libri interattivi, ma un intero romanzo scritto in questo modo è una lettura pesante, non ti rilassa come dici tu, ma ti carica di ansia. Se poi ti chiami Italo Calvino e padroneggi questa tecnica allora è diverso. Che poi anche il suo libro era una sorta di “gioco” ;)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 2 Febbraio 2023 alle 13:06 Rispondi

      Il libro di Calvino me lo ricordo poco, ma ricordo che m’era sembrato follemente geniale :)
      Era anche breve. Prova a sorbirti un romanzo di 1000 pagine in seconda persona…

  4. Franco Battaglia
    martedì, 7 Febbraio 2023 alle 11:08 Rispondi

    Prima o terza.. non riesco quasi a parlare agli altri,,figurati a me..

    • Daniele Imperi
      martedì, 7 Febbraio 2023 alle 11:14 Rispondi

      Con la seconda persona non stai parlando a te stesso, non mentre scrivi almeno.

  5. LUCIANO
    domenica, 19 Febbraio 2023 alle 12:58 Rispondi

    Scriverei in seconda persona solo un esercizio di stile, ma eviterei di tenermi sul generico per far sì che nel mio testo possa riconoscersi chiunque. Il mio personaggio non sarebbe mai un asessuato, di età e professione indefinita. Se volessi scrivere in questo modo, dovrei innanzitutto essere bravo, anzi bravissimo, nel fare identificare in lui qualunque lettore o lettrice (difficile, ma non impossibile). Dopodiché potrei scrivere tutto quello che voglio, perché no?

    • Daniele Imperi
      lunedì, 20 Febbraio 2023 alle 8:21 Rispondi

      Il problema principale infatti sta proprio nel far identificare il lettore… o la lettrice? Non tutte le storie si adattano a tutti, cioè non tutti possono essere protagonisti di ogni storia e questo è il limite più grande della secondo persona.

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