La vera differenza fra racconto e romanzo

Una critica a Philip K. Dick

La vera differenza fra racconto e romanzo

Il vantaggio del racconto sul romanzo è che nel racconto prendi il protagonista nel momento culminante della vita, mentre nel romanzo lo devi seguire dal giorno della nascita al giorno della morte (o all’incirca).

Queste parole sono di Philip K. Dick, nella nota all’ultimo volume dei suoi racconti (Tutti i racconti Volume 4 – 1964-1981, Fanucci, 2009).

Non è propriamente vero che in un romanzo seguiamo il protagonista dalla nascita alla morte o all’incirca. Ho letto un romanzo basato su un’indagine poliziesca durata 24 ore (e 650 pagine).

Spesso, però, seguiamo il protagonista per buona parte della sua vita: ma dipende sempre dalla storia. Un romanzo può raccontare 50 anni o anche solo alcuni giorni della vita del protagonista.

È però vero che in un racconto troviamo il protagonista, se non proprio nel momento culminante della sua vita, quantomeno nel momento in cui si verifica un evento tale da esser narrato.

Perché Dick, in questo contesto, parla di vantaggio del racconto rispetto al romanzo?

Forse perché nel racconto siamo portati, e obbligati, a tralasciare moltissimi dettagli, che invece in un romanzo dobbiamo inserire. La stessa presentazione del protagonista è stringata al massimo, quel tanto che basti a dipingerlo con pochi tratti per i lettori.

Lo stile vince sul contenuto?

Continua Dick:

Aprite un qualunque romanzo a caso, e di solito quel che accade è noioso o poco importante. L’unica via di redenzione è lo stile. Non importa quel che accade ma come lo si racconta.

In queste righe ci sono pensieri soggettivi, da non prendere per verità oggettive. Aprire un romanzo a caso significa con buona probabilità finire in una scena o in un dialogo apparentemente poco importante.

Quel che accade, quello in cui ci imbattiamo, può essere noioso perché in quel momento è per noi al di fuori del contesto: non conosciamo cosa sia accaduto prima, siamo all’oscuro di quanto avvenuto nel passato.

Sono in molti a sostenere che è importante come raccontare, che lo stile è al di sopra di tutto. Ma come si racconta una storia è importante quanto la storia stessa. Stile e contenuto sono un binomio inscindibile: l’uno supporta l’altro e viceversa.

In una storia deve sempre succedere qualcosa

Prosegue ancora Dick:

Dopo un po’ il romanziere professionista sviluppa la capacità di descrivere tutto con stile, e il contenuto svanisce. In un racconto, però, non te la puoi cavare così. Deve succedere qualcosa d’importante.

Altro punto su cui non sono d’accordo. È vero senz’altro che esistono romanzi privi di contenuto, che a fine lettura ci lasciano senza alcuna esperienza, senza aver vissuto una vera storia assieme ai protagonisti.

Ma sostenere che tutti i romanzieri professionisti sviluppino alla fine “la capacità di descrivere tutto con stile” facendo svanire il contenuto non è assolutamente vero.

È ovvio che in un racconto la storia è concentrata in poche pagine – ma poche quante? Ho letto racconti di quasi 100 pagine, alcuni racconti di Dick sono di 30 o più pagine – quindi in una narrazione così breve dobbiamo necessariamente far “succedere qualcosa d’importante”.

Ma questa tesi è ancor più vera in un romanzo: non possiamo portare a spasso i lettori per 800 pagine senza che accada nulla che attiri la loro attenzione.

Scrivere romanzi è scrivere di nulla?

La chiusa di Dick lascia perplessi:

Penso sia per questo che gli autori professionisti più dotati finiscono con lo scrivere romanzi. Una volta perfezionato lo stile, è fatta. Virginia Woolf, per esempio, ha finito con lo scrivere di nulla.

Gli ammiratori della Woolf si risentiranno. Dell’autrice ho letto soltanto Gita al faro, un bell’esempio di flusso di coscienza. Non è tra le mie letture preferite, ma non m’è dispiaciuto.

Scrivere un romanzo non significa sfoggiare la qualità, l’eleganza e il livello del proprio stile – che di sicuro giocano un ruolo non indifferente nella valutazione finale di un libro – ma presentare una storia che si ricordi, che entri nella testa dei lettori.

Un romanzo non è un bell’esercizio di stile, ma una bella storia. Lo stile è pura estetica, come la carrozzeria di un’automobile: ciò che conta veramente è il motore che la fa avanzare. E il motore è il contenuto.

La vera differenza fra racconto e romanzo

Per quanto mi riguarda questa differenza sta soltanto nella lunghezza dei testi, nella capacità – in un racconto – di offrire protagonisti ben caratterizzati nonostante l’impossibilità di addentrarsi nel loro passato, nel saper proporre e condensare le vicende più importanti, quelle realmente necessarie.

In un racconto abbiamo poco spazio a disposizione e dobbiamo saperlo sfruttare con una dose di sintesi, ma senza dare l’impressione di aver tralasciato qualcosa.

Un racconto è un romanzo pieno di invisibili e insospettabili lacune.

6 Commenti

  1. Franco Battaglia
    giovedì, 1 Settembre 2022 alle 8:45 Rispondi

    A volte anche un racconto può essere la messa a fuoco di dettagli, e concentrarsi in uno spicchio di avvenimento, di descrizione, di epilogo. Personalmente preferisco i racconti ai romanzi, perché non hai tempo di educare l’emozione, ti si brucia velocemente; in un romanzo rischi di addomesticarla, anche inconsapevolmente, e adeguarti come in una passeggiata al parco, distraendoti anche, che non è per forza negativo sia chiaro, de gustibus..

    • Daniele Imperi
      venerdì, 2 Settembre 2022 alle 19:55 Rispondi

      Non ho mai pensato che con un romanzo si possa educare l’emozione. Che intendi di preciso?
      Io penso di preferire più i romanzi, ma leggo volentieri entrambi.

  2. Orsa
    giovedì, 1 Settembre 2022 alle 11:44 Rispondi

    La lunghezza: sono pienamente d’accordo con te, in fondo sono entrambi componimenti letterari di carattere narrativo. Solo che come la mettiamo col romanzo breve e con il racconto lungo? 😂
    Bentornato, è stato un mese di agosto privato di tutti i giovedì :)

    • Daniele Imperi
      venerdì, 2 Settembre 2022 alle 19:58 Rispondi

      Il romanzo breve e il racconto lungo possono coincidere a volte 😄
      Grazie del bentornato.

  3. Barbara
    lunedì, 5 Settembre 2022 alle 14:25 Rispondi

    Scommetto che Philip K. Dick ha scritto una valanga di racconti, ma nessun romanzo… :D :D :D
    Sono d’accordo con te, la differenza tra racconto e romanzo non è quella che ha descritto lui. Per me, che scrivo racconti e ancora non ho finito un romanzo, il racconto è una fotografia, o appena una piccola selezione di fotografie, non troppe. Certo che succede qualcosa in quelle fotografie, ma è il non detto a farla da padrone. Il romanzo invece è un filmato lungo, una sequenza intera in cui si segue il protagonista, accade qualcosa di più, che sia azione o introspezione. Può abbracciare una vicenda tra i secoli o concentrarsi in pochi giorni (sto finendo di ri-leggere La morte nel villaggio di Agatha Christie, appena 200 pagine, si svolge nell’arco di una settimana o poco più). Perché si scrive un racconto invece di un romanzo? Non lo so, nel mio caso è la storia che lo decide, sento semplicemente che quello è un racconto. Mentre se è un romanzo… lo metto da parte. :P

    • Daniele Imperi
      lunedì, 5 Settembre 2022 alle 15:02 Rispondi

      Eh, ha scritto oltre 50 romanzi, invece :D
      Il racconto è una fotografia, è vero, mentre nel romanzo puoi dilungarti per approfondire le scene, i personaggi e il loro passato.
      Perché si scrive un racconto invece di un romanzo? Non lo so neanche io, ma quando mi viene in mente un’idea, stabilisco subito se posso cavarmela con un racconto o c’è bisogno di un romanzo.

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