Scrivere in italiano

In difesa della buona scrittura e della lingua

Scrivere in italiano

Che cosa significa scrivere in italiano? Mai come in questi ultimi anni ho visto una scarsa attenzione alla scrittura in generale e alla cura del linguaggio in particolare.

In televisione c’è profusione di “piuttosto che” usato in funzione di “oppure”, e non solo da parte della massa – che potremmo, forse, giustificare – ma anche di laureati, di gente istruita.

Ho visto ben poche battaglie a favore di un italiano corretto, mentre infuriano oscene e inammissibili proposte per una riforma ortografica della lingua. Alla scrittura inclusiva oppongo la scrittura futurista, almeno è divertente e creativa.

Leggere libri dovrebbe far bene, ma quando anche le case editrici pubblicano testi pieni di errori di ogni tipo, cosa ci resta? Non conto più le volte in cui ho trovato la forma verbale di’ scritta , che significa giorno. I libri fanno testo, e anche la televisione, purtroppo.

Scrivere in italiano non significa scrivere in itanglese

Dobbiamo ringraziare la lingua inglese, altrimenti noi poveri italiani non avremmo saputo come chiamare le cose.

Oggi, per mostrarti professionale, devi alternare parole italiane e parole inglesi, scrivendo in una lingua mista che non è né italiano né inglese, ma itanglese, appunto. È talmente radicata questa mania, che ormai molti hanno del tutto disimparato a parlare e scrivere in italiano.

È più che un’abitudine, è un automatismo: il ricorso continuo all’inglese è assuefazione da cui potrebbe non esserci ritorno. Se ti lamenti, ti senti rispondere “Si dice così”, a cui ribatto “Certo, a Londra o a New York”.

Oggi parlare e scrivere in italiano è una forma di ribellione.

Scrivere in italiano è un dovere civico

Secondo me, sia chiaro. Ma se pensate che nella Costituzione non esiste neanche un articolo che sancisca l’italiano come lingua ufficiale dell’Italia, c’è da chiedersi quanto davvero le nostre classi politiche (tutte quelle che di volta in volta si succedono nelle comode poltrone istituzionali) tengano alla nostra lingua.

Ci fu una proposta di legge presentata il 7 maggio 2008 (14 anni fa…) per modificare l’articolo 12 della Costituzione per “il riconoscimento della lingua italiana quale lingua ufficiale della Repubblica”, ma ovviamente non se n’è fatto nulla…

In Italia, quindi, non esiste una lingua ufficiale, però ci si batte per l’italiano inclusivo e si fa della lingua italiana una succursale della lingua inglese.

Per una difesa del buon italiano

Scrivere in italiano significa soprattutto migliorare la propria comunicazione, sia a livello di blog personale sia a livello di testi sui social, che sono un ricettacolo di obbrobri linguistici.

Non solo: sempre più gente ha in mente di scrivere un libro, quindi scrivere in italiano corretto rappresenta le basi. O almeno così dovrebbe essere.

Eppure spesso, quando correggo le bozze di qualche manoscritto, mi chiedo se quegli autori abbiano mai letto un libro. Non tanto per gli errori – a quelli, ormai, sono abituato e non mi meravigliano più – ma per la costruzione delle frasi, oltre che per l’organizzazione stessa dei contenuti.

Scrivere in italiano corretto ha un grande vantaggio: non ci permette soltanto di farci comprendere da tutti, ma ci distingue dalla massa di analfabeti funzionali che popolano questa povera Italia.

20 Commenti

  1. Corrado S. Magro
    giovedì, 31 Marzo 2022 alle 11:36 Rispondi

    Dai sorridiamo! Volevo inserire il termine “pladoyer” al mio commento ma in italiano. Non mi saltava in mente e ho cercato in google. Incredibile! Me lo traduce con “patrocinio” e non con “arringa”. Come arginare la deriva diseducante dei media a cui tutti facciamo ricorso? Prati di erba infesta dove andiamo giornalmente a pascolare? Da quando mi sono reso conto della carenza manifesta del mio modo di scrivere, ho messo mano, si fa per dire, ai testi che si sforzano di recuperare e rendere accessibile l’espressione scritta corretta, spesso lontana, sia detto, dalla forma vocale. Economie e politiche che hanno contrassegnato il passato e influenzeranno il futuro incidono inevitabilmente sulla comunicazione. L’itanlgese di oggi potrebbe essere sostituito dall’itanglecino di domani. Se a tale fenomeno si aggiunge l’ignoranza di chi funge da traino, la frittata è pronta. Un sano sciovinismo causerebbe meno distorsioni.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 31 Marzo 2022 alle 13:25 Rispondi

      Dubito che il mondo anglosassone introdurrà così tanti termini italiani nella sua lingua come stiamo facendo noi. Ormai fra giornalismo, politica e certi professionisti stanno disimparando la massa a parlare e scrivere in italiano.
      Ci vorrebbe un freno, che dovrebbe partire dall’alto.

  2. Orsa
    giovedì, 31 Marzo 2022 alle 13:54 Rispondi

    È un problema legato al fanatismo di una certa fascia di italiani (fascia accomunata da un certo orientamento ideologico e da un certo atteggiamento radical chic, volendolo dire alla loro maniera). Io dico sì alle parole prese in prestito per colmare alcune lacune linguistiche, ad esempio come lo traduci hamburger, ma i livelli raggiunti oggi li trovo ridicoli e fastidiosi. E la cosa ancora più ridicola e tragica, è che l’Italia è uno degli fanalini di coda per quanto riguarda la conoscenza della lingua inglese! A proposito di inglesi e di difesa della lingua, sapevi che in piena età Elisabettiana i giovani gentiluomini inglesi venivano rimproverati per troppi italianismi nel linguaggio? Cerca su Google il proverbio “Inglese italianato, diavolo incarnato” ;)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 31 Marzo 2022 alle 14:05 Rispondi

      Anche per me in alcuni casi si tratta di fanatismo, e quando è fatto a livello professionale è ancora più criticabile.
      Parole come hamburger non puoi tradurle, come gli anglosassoni non possono tradurre pizza. Ma quanto avviene oggi sta diventando pericoloso per la nostra lingua e la nostra identità nazionale.
      Non sapevo di quei poveri giovani gentiluomini inglesi :D

  3. Luciano
    venerdì, 1 Aprile 2022 alle 11:18 Rispondi

    Il bello è che quasi tutti cercano di “arricchire” il proprio italiano inserendo nelle frasi dei termini inglesi, o inglesismi, di cui spesso ignorano il corretto significato, invece di sforzarsi a trovare il termine più adatto nella nostra lingua. Quando scrivo, ammetto che qualche volta mi capita si inserire un termine in lingua inglese, ma quasi sempre ci ritorno sopra e finisco per toglierlo, ad eccezione di quelli effettivamente intraducibili, che però non sono così tanti. Nel mio lavoro ci sono termini che sono ormai utilizzati a prescindere, come w.c. al posto di bagno, box al posto di garage, office al posto di disimpegno, per non parlare di hotel, pub, parking o shed. Per queste ultime non ci sforza nemmeno più a tradurre, e comunque sfido chiunque a farlo per pub o shed. Di questo passo l’taliano rischia davvero di snaturarsi, peccato…

    • Daniele Imperi
      venerdì, 1 Aprile 2022 alle 11:27 Rispondi

      Vero, per molti è un arricchimento del proprio vocabolario, quando invece è un impoverimento.
      Infatti non sono così tanti i termini intraducibili, anzi.
      Box non è garage, il garage contiene box, che poi altro non sono che posti auto.
      Office al posto di disimpegno?
      Pub, poi, è una parola che conosco dagli anni ’70. Alle medie ce ne parlò la professoressa di inglese, dicendo che era l’abbreviazione di public house.
      Shed non l’ho mai sentito.

  4. LUCIANO
    venerdì, 1 Aprile 2022 alle 12:08 Rispondi

    Copertura a “shed”, ormai facente parte del linguaggio tecnico comune, è la copertura industriale a dente di sega tipica di molti capannoni. In realtà non so come la chiamino gli anglofoni, ma in “shed” significa solo “capannone”, tanto per evidenziare una forzatura/storpiatura di una lingua che non ci appartiene

    • Daniele Imperi
      venerdì, 1 Aprile 2022 alle 13:02 Rispondi

      Già, copertura a capannone pare brutto…

  5. Valentina De Luca
    sabato, 2 Aprile 2022 alle 1:05 Rispondi

    Ciao Daniele, articolo molto interessante come al solito che vorrei commentare, se posso, con un’osservazione e una domanda. L’osservazione riguarda il fatto che, leggendolo, mi sono trovata d’accordo con te in tutto e per tutto, o meglio, quello che scrivevi mi sembrava “naturalissimo”. Dopo una decina di minuti, pensando di nuovo al post, mi sono domandata: “Ma io utilizzo l’itanglese? Non sia mai!” E, per esserne certa, mi sono fatta un “esamino di coscienza”… Mamma mia, sono rimasta letteralmente scioccata da quello che ho scoperto e di cui non mi ero accorta… :O Ti cito solo alcune parole che utilizzo senza rendermene conto: sexy, all inclusive, background, badge, band, leader, boss, killer, log-in, log-out, low cost, marketing, bodyguard, catering, nickname, part-time, full-time, comfort, online, offline, reception, scoop, email, show, download, shopping, stress, sponsor, hotel…. La lista continuerebbe ma se proseguo mi viene il vomito… Ovviamente queste parole le utilizzo prevalentemente nel linguaggio orale, ma una buona parte di loro la uso anche nella lingua scritta, e non me ne ero resa conto. Devo fare un pellegrinaggio… Non so dove!
    La domanda invece è: prendendo ad esempio la lista qui sopra (non è assolutamente una provocazione anzi, sto cercando di capire/imparare) tu davvero utilizzi l’italiano per ognuna di queste parole? Perché per quanto io continui ad appoggiare fermamente la tua idea, adesso che le vedo scritte mi rendo conto che ce ne sono alcune più… non lo so, mi verrebbe da dire “più difficilmente sostituibili” (e qui i pellegrinaggi ecco che diventano due…). Tipo… marketing, catering, download, log-in e log-out… Ma no, mi sa che sto dicendo una ca….ata. Si sostituiscono eccome :( :(

    • Daniele Imperi
      sabato, 2 Aprile 2022 alle 8:36 Rispondi

      Ciao Valentina, delle parole inglesi che citi io queste: sexy (raramente e solo per fare battute), boss (idem), killer (idem), log-in (qualche volta, ma nel parlato), marketing, online, email, download, stress.
      Fai un pellegrinaggio… nei classici :)
      In rete trovi un elenco corposo delle parole inglesi che vengono usate. Ma perché dire hotel quando esiste albergo? O shopping invece di spese, acquisti? O part time invece di mezza giornata? O all inclusive invece di tutto incluso?
      Catering è ristorazione. Download è scaricamento. Marketing è commercializzazione. Il log in è l’accesso. Lo user name è solo il nome utente. Perché non sono mai state usate in italiano?

      • Valentina De Luca
        sabato, 2 Aprile 2022 alle 19:40 Rispondi

        Io non sono brava come te a dare le risposte… :D Ci ho pensato tutto il giorno, ma non ne ho. Ed hai ragione, siamo gli unici a distruggere le nostre parole native. Perché purtroppo il danno non si limita all’utilizzo di inutili forestierismi, ma ha come conseguenza la progressiva morte della lingua… voglio dire, i lemmi stranieri non vengono tradotti in lemmi italiani (e come abbiamo visto non c’è una ragione che lo giustifichi), ma vanno a sostituire le parole italiane. E quelle parole, più o meno lentamente, scompaiono. E siccome uccidere le nostre parole adottando quelle di oltremare non ci basta, che facciamo? Prendiamo anche le nostre, quelle che non ci arrivano da nessun luogo che non sia il nostro vocabolario, e le trasformiamo in inglese. E così il “romanzo rosa” diventa il “romance”, il “concorso” diventa il “contest”…Possiamo utilizzare parole che ci arrivano da 700 anni fa. Abbiamo attinto dai dialetti (ad esempio “ciao” mi pare derivi dal dialetto veneziano) e dalle altre lingue (zanzara se non dico ca…te dovrebbe avere origini arabe”), ed abbiamo costruito una lingua che, anche solo se facciamo una prova scrivendo tutti i modi in cui possiamo dire la medesima cosa, quelli che vivono lassù, nelle casettine coi mattoncini marroni, manco se la sognano. Eppure?
        Mi chiedi perché succede solo in Italia e io è tutto il giorno che ci penso e non so rispondere.
        Mi vengono in mente soltanto cose come atrofia cerebrale, pigrizia, scarsa (o assente) conoscenza della lingua, moda, o semplice stupidità.
        E allora davvero, davvero rispetto al resto del mondo, siamo così str…zi??? :O

        • Valentina De Luca
          sabato, 2 Aprile 2022 alle 19:42 Rispondi

          Ps. Oddio…. ma “native” si dice, veeeroooo??? :D

        • Daniele Imperi
          lunedì, 4 Aprile 2022 alle 8:37 Rispondi

          Native si dice, certo :)
          Se intendi femminile plurale di nativo e non “native” inglese…
          Il problema, che pochi comprendono, è che tutti questi termini stanno veramente sostituendo quelli italiani, portando alla loro scomparsa.
          Romance è solo uno dei tanti. Adesso le copertine dei fumetti le chiamano cover. Perché?
          Ciao, zanzara, anche azzurro e altre sono parole derivate e trasformate, ben diverso dalle oscenità dei ricorsi all’inglese di oggi.
          Succede solo in Italia perché manca il rispetto per il proprio Paese e la sua lingua, la sua storia, la sua cultura.

          • Kukuviza
            martedì, 5 Aprile 2022 alle 11:10 Rispondi

            E tra l’altro il Romance lo pronunciano Ròmans, con l’accento sulla o anziché sulla a, (quindi figuriamoci come pronunciano i titoli in inglese che le stesse autrici scrivono).

            P.S. Guarda che voglio vedere la barra di avanzamento anche per il libro di Zosima :D

            • Daniele Imperi
              martedì, 5 Aprile 2022 alle 11:26 Rispondi

              Vero, non lo sapevo di romance, ho appena controllato la pronuncia.
              P.S.: Mi sa che ti tocca aspettare un bel po’ per quel libro :D

              • Kukuviza
                martedì, 5 Aprile 2022 alle 12:43 Rispondi

                Perché vuoi far soffrire così il mio cuoricino :D

                • Daniele Imperi
                  martedì, 5 Aprile 2022 alle 13:21 Rispondi

                  Ti sei proprio affezionata a quel libro! :D

                  • Kukuviza
                    martedì, 5 Aprile 2022 alle 13:39 Rispondi

                    Sì e tu mi hai illuso facendomi intendere che c’era una scaletta di capitoli… :D

  6. Valentina De Luca
    sabato, 2 Aprile 2022 alle 3:14 Rispondi

    Ciao Daniele, perdona il duplice commento ma, giustamente, alle 3 del mattino io che faccio? M'”intrippo” (come si dice a Lucca) su questa storia dell’itanglese (o anglitaliano…)… Mi sono venute in mente una decina di altre parole che io pronuncio, a tutti gli effetti (ahimè), in inglese, e mi domandavo se davvero (il davvero, come sopra, non ha niente di provocatorio, anzi), tu le pronunci e le scrivi in italiano (e se sì, sempre che tu abbia tempo di dirmelo, come?): computer, wireless, freelance, RAM, social network, star, relax, editor, hall (di un albergo), cameraman… ce ne sarebbero altre ma ti ho già rubato troppo tempo. Grazie! Valentina

    • Daniele Imperi
      sabato, 2 Aprile 2022 alle 8:41 Rispondi

      Alle 3 del mattino, o della notte, si dovrebbe dormire :D
      Computer sì, wireless no, freelance qualche volta, ma preferisco libero professionista, RAM sì, social network sì, star no, relax nemmeno, editor sì, ma esiste redattore o curatore, hall (di un albergo) no, cameraman l’ho usato in passato. Ma perché non dire cineoperatore?
      Soltanto da noi c’è questo vizio assurdo e illogico di ricorrere all’inglese.
      I norvegesi traducono tutto: marketing diventa markedsføring, social media diventa sosiale medler, computer diventa datamaskin.

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