Tempo fa hanno iniziato a girare in rete alcune regole di scrittura attribuite a Umberto Eco, poi però venne fuori che Eco trovò in giro regole di comunicazione che adattò alla scrittura. Io sono riuscito a trovare la versione inglese di quelle regole di scrittura ironiche.
Così m’è venuto in mente di scriverne alcune, ma grammaticali.
Regole grammaticali… da ridere!
- Il congiuntivo imperfetto con funzione esortativa è sbagliato. Imparassero tutti a usarlo come si conviene. Questo errore col congiuntivo imperfetto, non so perché, viene spontaneo. È successo anche a me varie volte, per fortuna – spero – nel parlato e non quando ho scritto qualcosa.
- “Piuttosto” con funzione congiuntiva non va usato. Scegli “o”, piuttosto che “oppure”. Un altro errore che sento spesso e che mi ha sempre infastidito, perché il significato di “piuttosto” mi sembra… piuttosto intuitivo.
- È davvero necessario inserire tanti punti interrogativi ed esclamativi?!?!!! Errore frequente, che si nota anche in molte pubblicità, insegne, in blog, romanzi, ecc. Un altro orrore che mi dà fastidio. Il numero e la tipologia di punteggiatura che inseriamo non aumenta l’enfasi della frase, ma solo l’ignoranza di chi scrive.
- Per non parlare degli infiniti puntini di sospensione….. Da sempre martoriati, sembrano riprodursi in via asessuata.
- A te ti suona davvero bene la dislocazione? Se davvero a qualcuno si dislocasse il polso quando scrive certi orrori, magari non sarebbe male. In alcuni casi, nel parlato, nel dialogo quindi, per me è consentito, per renderlo più credibile. Ma attenzione sempre a quale personaggio sta parlando.
- Usa un pò di logica quando tronchi l’avverbio “poco”. Eppure sappiamo tutti cosa significhi troncare una parola: tagliarne via l’ultima sillaba. L’apostrofo indica che là, prima, c’erano altre lettere.
- Le “d” eufoniche andrebbero limitate od anche tolte del tutto. Una volta le usavo molto, anche quando c’erano vocali diverse a contatto. Rileggendo vecchissimi post le ho trovate e sono inorridito. Ora tendo a non usarle neanche con vocali uguali vicine.
- Talvolta l’amore non è un’apostrofo rosa, ma un errore rosso. Quante volte leggo ancora l’apostrofo quando non va messo dopo l’articolo indeterminativo e quante non lo vedo quando invece andrebbe messo!
- E’ sbagliato usare l’apostrofo sulla forma verbale “è” al maiuscolo. Nei blog è un errore che compare molto spesso, per non dire quasi sempre. E anche a opera di copywriter. Dite quello che volete, accampate pure la scusa della tastiera, ma quella resta una E apostrofata e non accentata.
- Non centra nulla la mira quando si vuole c’entrare un bersaglio. Davvero ci si può confondere soltanto per colpa dell’identica pronuncia? Il verbo centrare è una cosa, entrare un’altra.
- Redarre queste regole m’è costato pochi minuti. Forse è colpa della redazione, per forza. E di tutte quelle copie redatte. Però il verbo è redigere.
- L’accento sui verbi non stà sempre bene… Il fatto che esista una parola monosillabica non implica che vada accentata. Il verbo stare non vuole nessun accento.
- … e fà di te uno scrittore sciatto. E lo stesso discorso va fatto col verbo fare, che però in un caso – non quello mostrato – vuole l’accento.
- Quando usi l’ apostrofo, ricordati di non inserire mai spazi prima della parola apostrofata… Un errore più raro, ma ancora presente. In alcuni casi qualcuno lo giustifica: quando la parola dopo l’apostrofo è messa fra virgolette. Io dico: e il corsivo a che serve, allora? Evitate di virgolettare parole apostrofate.
- … né prima della punteggiatura . Come fanno certi presunti scrittori, dovremmo dire. Anche questo è un errore abbastanza raro, ma ancora dura. La punteggiatura va attaccata alla parola precedente.
- La XVI° regola è dedicata ai pronomi numerali ordinali: se scritti coi numeri romani non vogliono il simbolo °. Quel simbolo va messo soltanto sui numeri arabi, come 16°, mai sui numeri romani. Eppure continuo a vedere quell’errore anche nelle comunicazioni istituzionali.
- Le virgole, non vanno mai messe, a caso. Virgole tu spargi a larga mano, avrebbe cantato Leopardi. Sulle virgole andrebbe scritto un libro a parte. Indicano una pausa, uno stacco, quindi va pensato bene dove e quando inserirle. Vedo spesso nei blog inserire una virgola dopo il soggetto, subito seguito dal verbo: a che serve la pausa, di grazia?
- Ti dò un ultimo consiglio: studia la grammatica prima di scrivere. Quante volte ho visto la forma verbale “dò” accentata? No, di più, scherzate? Ecco: non accentatela. Dà un senso di nausea, davvero. E avete appena visto quando va messo l’accento al verbo dare.
Ci facciamo due risate?
Se vi vengono in mente altri modi ironici per introdurre una regola grammaticale bistrattata, scriveteli nei commenti. Ah, dimenticavo: voi non avete mai commesso quegli errori, vero?
LiveALive
Le regole di Eco sono diventate un classico, ma in fondo dice cose davvero basiche.
Non ti piacerà sapere che Proust dice “di oggettivo non c’è nulla, neppure la grammatica.” Beh, se usi come punto di vista un analfabeta è normale, anche Eco lo fa all’inizio di Baudolino.
Le D eufoniche sono strambe: prima ti suonano bene, poi inizi a toglierle e partono a suonarti male. Credo sia per abitudine: io mi ero abituato per un testo arcaicizzante ad apostrofare tutto, e alla fine quando leggevo cose come “si innamorò” invece di “s’innamorò” sentivo un immotivato tuffo al cuore.
Le D eufoniche comunque continuo ad usarle, in rari casi, anche in case in cui non andrebbero, perché per me “e anche” non si può sentire XD
Ci sono certe cose considerate errori che in realtà non lo sono. Per esempio il “ma però” dovrebbe essere accettato dalla Crusca (infatti lo usa anche Dante). Dante usa pure “più maggiore” o roba simile, ed è un semplice rafforzativo. Pure è perfettamente consentito iniziare una frase con una congiunzione. E il famigerato “a me mi”? Anche quello, accettato; basti pensare al Petrarca con il suo “di me medesmo meco mi vergogno”.
Ci sono certi casi particolari poi su cui influisce il tempo. D’Annunzio per esempio scriveva la À di avere senza acca: era la forma usata nel cinquecento, anche da Michelangelo. Uguale cosa con la maiuscola dopo il punto: D’Annunzio la mette solo a inizio paragrafo, non dopo ogni punto.
Forme come “un’altro” o “qual’è” invece dipendono dall’accettare o meno l’esistenza di “un” e “qual”. Se le consideri forme troncate di “uno” o “quale”, allora l’apostrofo ci va, e ci va anche quando un’ è isolato.
Daniele Imperi
Accettare o meno l’esistenza di “un” e “qual”? “Un” con l’apostrofo va messo quando c’è il femminile che inizia per vocale dopo. Che lo accetti o meno è così.
Non ho capito che intendi. “Un’altro” è un errore, perché esiste il maschile “un”.
LiveALive
Sì, se un esiste è un errore. Ma in alcune epoche, se non ricordo male, è stato considerato un’ tronco di uno. In tal caso si apostrofa sempre, e infatti sia un’altro che qual’è sono accettati come corretti dal correttore del mio cellulare, appaiono pure tra i suggerimenti XD
Daniele Imperi
“Un” esiste, infatti. Tu parli di altre epoche, ma noi viviamo nella nostra, quindi “un’altro” è errore.
Giovanna
mi permetto di consigliarti di dare una buona ripassata alla grammatica, temo sia alquanto urgente. Senza offesa, ciao.
LiveALive
Tu però leggiti questi link:
http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/forma-corretta
http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/incontro-congiunzioni-per
Per la terza singolare di avere senza H cercatela pure in Michelangelo o D’Annunzio, e constata. Uguale cosa per le maiuscole a inizio frase (che infatti tu non hai messo: è corretto).
Per il “più maggiore” di Dante forse ricordo male, ma una forma simile c’era. So che per la Crusca “molto migliore” o “molto maggiore” si può dire; e sono quasi sicuro che se cerchi in un canto trovi “molto più maggiore”. Ma ora mi torna la curiosità, andrò anche io a dare una occhiata.
Per qual’è e un’altro apostrofati, ripeto che non è una cosa completamente oggettiva, ma più “filosofica” basata sul considerare “un”, “qual”, “qualcun” come forme complete e non tronchi di “uno”, “quale”, “qualcuno”. Se li consideri tronchi, secondo la grammatica della Treccani puoi mettere l’apostrofo come non metterlo; ma se lo metti, non è errore. A tel proposito, c’era un autore antico che metteva l’apostrofo a “un” sempre, anche quando seguito da consonante; ma non riesco a ricordare il testo perché l’avevo trovato in biblioteca anni fa, e non mi interessava se non per quella stramberia…
Daniele Imperi
Tu continui a citare autori antichi ma noi siamo nel XXI secolo. Un’altro resta errore, mi dispiace. Non ci sono altre considerazioni da fare.
von Moltke
Altrimenti scriviamo direttamente “sao ko kelle terre”, dato che c’è un precedente illustrissimo.
P.S. ci stiamo arrivando: oggi ho letto con orrore una “recensione” di una ragazzina (spero) che dava un votaccio a Poe scrivendo “ki” e “ke”.
Se vogliamo rispolverare il Medioevo, non dimentichiamoci i roghi, per favore.
Chiara
Il punto 3 e il punto 4 sono al centro di una personale battaglia che porto avanti su facebook da circa tre mesi, ovvero da quando ho avuto la sfortuna di aggiungere una collega di mio marito, che millanta pure (ma io non ci credo) di essere laureata.
Ma………………..si…………………..può…………………………scrivere…………………………così!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Io la trovo una cosa abbastanza fastidiosa, soprattutto considerando che la persona in questione ha più di trent’anni ed usa la sua pagina per parlare di lavoro. Insomma, pretende di insegnare agli altri come si diventa ricchi ma farebbe meglio a preoccuparsi di porre un limite alla propria ignoranza.
Daniele Imperi
Anche per me è fastidioso. E credici che è laureata, ne ho beccati tanti di laureati che non sanno scrivere in italiano.
von Moltke
E sono ignorantissimi non solo nello scrivere, ma anche nella loro stessa materia. Ma questa è un’altra storia…
Salvatore
Il congiuntivo coniugato imperfettamente è davvero una brutta bestia piuttosto che no…….!?! A te ti dò dieci per sto’ post!!
Daniele Imperi
Grazie
GiD
Sulla regola 16:
Io: Ecco la bozza della locandina per il Torneo.
Cliente: Mmmh. Ma non ci va il pallino, su quinto?
Io: No, vede, è scritto col numero romano, quindi si legge già “quinto” senza bisogno del pallino.
Cliente (poco convinto): Ah… va be’, però noi mettiamocelo lo stesso, il pallino, che cosi capisce più meglio.
Io: NO!
p.s.
Sì, il tizio ha detto davvero “più meglio”. -_-
Daniele Imperi
Mettiamocelo lo stesso… la gente sta fuori
Vero sul “sì”: ne vedo tanti che non l’accentano.
GiD
Ah, aggiungerei:
19. Quando sì scrive si deve far attenzione a quale sì si vuole intendere: “Sì”, affermazione, si accenta. “Si”, particella pronominale, no.
Sylvia Baldessari
Aggiungerei “qual’è” come crimine grammaticale che non trova fine.
Neanche in Parlamento.
Daniele Imperi
Giusto, anche quello.
Alessandro Cassano
il miglior post uscito su Pennablu
PS: con la E maiuscola apostrofata ho problemi anch’io, per il fatto che mi piace scrivere ancora a macchina, e sulle macchine da scrivere l’uso dell’apostrofo è l’unica possibilità.
Daniele Imperi
Ma come, il migliore? Su
Ok che scrivi a macchina, ma non porti mai in digitale quello che scrivi?
Alessandro Cassano
certo, con quegli odiosi programmi OCR. E a quel punto sì, il “cerca e sostituisci” diventa un passo obbligatorio.
Il post mi piace per l’ironia e perché resto convinto che articoli di questo tipo debbano essere presenti con più frequenza su un blog con questo nome e con questo seguito
Daniele Imperi
Fai la scansione? Fai prima a riscriverlo…
Sulla frequenza di post come questi la vedo dura: in fondo la grammatica è quella, non so quanto materiale avrei a disposizione. Ma ci penso senz’altro.
Federica
Troppo bello!
Per la “e” accentata do la soluzione ai blogger più pigri:
1) aprire un foglio word bianco;
2) inserire una bella “è”;
3) dare invio;
4) e… da daaaam! si trasformerà magicamente in maiuscola accentata “È”!
Per il “piuttosto che” continua la guerra, ma è inutile! (io ci ho provato così: http://www.ilvinoeleviole.it/piuttosto-che-usarlo-impropriamente-io-mi-suicido/ )
Cia’!
Daniele Imperi
Ciao Federica, ti direi benvenuta, ma credo tu abbia già commentato nel blog
La È a me viene proprio come fai tu. E se scrivete sui social, basta digitare Alt+0200.
Ora leggo il tuo post.
Grazia Gironella
E gli annunci su Facebook scritti tutti in maiuscolo, con i punti di sospensione a scia e strapieni di punti interrogativi ed esclamativi? Roba da bloccare l’autore e segnalarlo per omicidio preterintenzionale.
Daniele Imperi
Mi ricordo che i nomi di alcune pagine fan erano così.
LiveALive
Però più maggiore si può dire.
Per esempio:
Mio fratello non è più maggiore, ora è tenente colonnello.
Daniele Imperi
Beh, certo, in quel caso “maggiore” è un grado, un sostantivo quindi, non più un comparativo.
Ma scrivere e dire “molto migliore” è sbagliato.
LiveALive
Stavo a scherzà, eh XD
SAM.B
Perché e né scritti con l’accento grave invece che con l’accento acuto ù_ù
Daniele Imperi
Ah, di quelli ne vedo parecchi e non mi spiego il perché… forse tastiere straniere? Perché l’accento sbagliato richiede due tasti.
SAM.B
Mah… Forse perché la scrittura a mano, fin dalla scuola, abitua a sostituire gli accenti con un segno tracciato alla meglio. Così si perde la conoscenza (dell’esistenza e) della differenza tra accento acuto e accento grave. E quando si passa alla tastiera va a finire che una è vale quanto una é.
Ivano Landi
Io, da buon blogger pigro, uso la E’.
Ivano Landi
L’unica attenuante che posso vantare è che sono posseduto da Proust XD (vedi primo commento)
Daniele Imperi
Proust non fa testo
Monia Papa
Una fatina di nome Desy viveva sotto dei sassi.
Un giorno di una fata udì dei passi e le disse “oh fata potrei tirarmi fuori dal peso di questi massi se solo tu un’aiuto mi Dassi!”
Ma la fata le rispose piano “si dice Dessi, non Dassi” e non le diede una mano.
Daniele Imperi
E la fata ha fatto bene a non darle una mano. Vedi che significa scrivere bene? Farsi capire dagli altri
Giovanna
Tutte osservazioni sacrosante. Il numero otto è talmente frequente che mi sono chiesta, ultimamente, se a scuola lo insegnano ancora. Mi è perfino capitato che zio google alla mia ricerca “un’istituzione” suggerisse: “forse cercavi: un istituzione”.
Daniele Imperi
Google non ha colpa, in quel caso, perché i suggerimenti provengono dalle ricerche più frequenti… segno del gran numero di ignoranti che ci sono
Sirius
Stesso principio usato in questo video comico:
https://www.youtube.com/watch?v=nNL4Uauf_pc&list=PL379804769FA19443&index=3
irene savino
Perchè al punto 8 scrivi “un’apostrofo” con l’apostrofo?
Daniele Imperi
Irene, hai capito il senso di questo post?
In ogni punto c’è qualche errore, proprio per evidenziarli.
Loris
Nel sito (con la funzione cerca) non ho trovato niente a riguardo, allora chiedo:
conoscete un buon correttore grammaticale gratuito?
Daniele Imperi
Correttori grammaticali non esistono, se parli di strumenti tecnologici.
Loris
Io uso quello di MS Office, non è male, ma vorrei trovarne uno migliore, magari che controllasse anche la logica delle frasi
Daniele Imperi
Quel tipo di correttore fa solo una correzione parziale. Che intendi per logica delle frasi?
Loris
In che senso correzione parziale? Rispetto ad altri è il migliore che ho trovato.
Intendo la struttura della frase: soggetto, verbo, ecc. Office non la corrregge, ma suggerisce le frasi scorrette, ma vorrei qualcosa di più valido. A esempio un buon word processor, magari professionale (tipo Photoshop per un fotografo e in realtà ci sono tantissimi programmi simili che fanno cose uguali e costano meno o sono gratis).
Ti facci oun altro esempio: spesso mi dice che la frase è incompleta. Potrei essere d’accordo, ma spesso non riesco a capire perché. Soggetto, verbo ecc ci sono eppure dice che è incompleta!
Daniele Imperi
Nessun correttore automatico può sostituire l’uomo. Non so cosa intenda per frase incompleta, ma questo basta per farti capire che è uno strumento inutile in quel senso.
Esiste un correttore migliore: la grammatica.
von Moltke
Risposta eccezionale. Che se ci fossero computer in grado di scrivere per l’uomo, che fine farebbe lo stile? E noi, cosa scriveremmo a fare?
von Moltke
Anch’io ho una domanda, su una forma linguistica da ridere.
Non mi piace usare parole straniere, se non nelle parodie, quindi, invece di ‘weekend’ vorrei dire “fine settimana”.
Ma che articolo ci metteresti? Come saprai, la forma universalmente in uso, “il” o “un” fine settimana, è errata, perchè “il” fine è quello che giustifica i mezzi, non quello che inizia il venerdì sera.
Ma scrivere “la” fine settimana, o “una” fine settimana, mi suona surreale, o, almeno, poco convincente.
Che fare?
Daniele Imperi
Leggi qui: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/genere-fine-settimana e anche qui: http://www.treccani.it/lingua_italiana/domande_e_risposte/grammatica/grammatica_045.html
Sono d’accordo con Treccani, quella ormai è una parola composta a fa caso a sé.
sara
ciao non è un commento ma una domanda .la seguente frase è giusta o sbagliata: se avrei saputo che lanciarmi con il paracaduta era più sicuro che sposarmi l avrei fatto.
Daniele Imperi
Ciao Sara, benvenuta nel blog. La frase corretta è: se avessi saputo che lanciarmi con il paracaduta era più sicuro che sposarmi, l’avrei fatto.
sara
vorrei sapere se la frase è giusta. Se saprei a cosa stai pensando !
Daniele Imperi
No, devi usare il congiuntivo.
sara
Ciao volevo sapere se la seguente frase è corretta :se non avresti bevuto non avessi fatto l’incidente
Daniele Imperi
No, inverti i tempi verbali. Hai mai sentito qualcuno parlare in quel modo?
sara
Salve vorrei capire la differenza tra GLI e LI . Per esempio in questa fra viene usato li (Li ho detto di stare in silenzio.) in vece in questa (Gli ho detto di venire stasera)
Daniele Imperi
“Gli” è complemento di termine, significa “a lui” o “a loro”. “Li” è complemento oggetto.
In tutte e 2 le frasi si deve usare “gli”:
Gli ho detto di stare in silenzio: cioè, ho detto a lui di stare in silenzio.
Gli ho detto di venire stasera: cioè, ho detto a lui di venire stasera.
Invece: Li ho fatti uscire: cioè ho fatto uscire loro.
Maia
Se fosse cresciuta in quella casa sarebbe diventata un ragazza viziata: la seguente frase è corretta?
Daniele Imperi
Ciao Maia, benvenuta nel blog. Sì, la frase è corretta.
maia
salve ho un dubbio nella seguete fresa bisogna usare gli o li : i soldi rimasti GLI metto nel salvadanaio oppure i soldi rimasti LI metto nel salvadanaio.
Daniele Imperi
Maia (o Sara), a questo proposito ti ho risposto al commento del 28/03/2018.
Anna
Buonasera. La seguente frase grammaticalmente è correta? (Se mi avessi ascoltato sarebbe stata ancora vivo)
Daniele Imperi
Ciao Anna, benvenuta nel blog.
Non capisco a chi sia rivolta la frase: Se mi avessi ascoltato (quindi se TU mi avessi ascoltato), sarebbe stata ancora vivo (viva, immagino).
Anna
Se foste venute prima vi avrei assunto. ( se sareste venute prima vi avrei assunto). Quale frase e giusta?
Daniele Imperi
La prima.
Daniela
Ho letto un giallo pubblicato da Fratelli Frilli editori. Non entro nel merito del libro, una lettura gradevole, e non cito l’autore. Quello che mi ha lasciata basita è l’editing del libro, con frasi mal costruite e capoversi nel mezzo del discorso in prima persona, così che per comprendere dove inizi, come prosegua e dove si concluda un dialogo, di debba andare a intuito, con incisi non indicati o messi a caso. Preferisco sorvolare su “Po’ ” scritto con l’accento e altre frivolezze.
Daniele Imperi
Ciao Daniela, benvenuta nel blog. Forse non c’è stato editing in quel libro. Non ho mai sentito quella casa editrice.
E su “po’ ” scritto con l’accento non si può sorvolare
Daniela
Non solo c’era l’editing, era indicato anche il nome dell’esecutore. A imperitura memoria.