Nuovi autori e possibilità di pubblicazione

Quali speranze per chi sogna di pubblicare un libro?

Nuovi autori e possibilità di pubblicazione

I grandi editori pubblicano gli esordienti? Da una breve analisi emerge un quadro tutt’altro che rassicurante.

Ultimamente un articolo tira l’altro. Quando ho parlato di cosa pubblicare e cosa no, è nato l’articolo su come scrivere un buon libro. E dai commenti a quell’articolo nasce quello di oggi.

La pubblicazione dovrebbe essere il momento più felice per un autore, specialmente se è al suo primo libro, un momento di piena e meritata soddisfazione. Eppure da alcuni commenti – e anche dalla situazione attuale dell’editoria – diventa invece un momento di ansia, di preoccupazione, di incertezza.

Quali possibilità di pubblicazione esistono oggi, in Italia, per i nuovi autori?

Come arrivare a un grande editore?

All’interno della varia (74.695 novità), crescono tutti i generi, dalla fiction italiana e straniera (+6,0% compresa la narrativa Young Adult) e alla non fiction generale (+13,1%), specialistica (+15,8%), pratica (manualistica: +6,3%); i libri per ragazzi, dopo la battuta d’arresto del 2016 e il +13,7% del 2017, segnano un +5,9%.

Fonte: “Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2019”, Associazione Italiana Editori

Ho voluto analizzare le ultime novità di Mondadori, 73 titoli, per vedere se ci fossero autori esordienti. Ho trovato ovviamente autori che hanno già pubblicato, con Mondadori o altri editori, e inoltre autori stranieri, epidemiologi, virologi, scienziati, giornalisti, sceneggiatori televisivi, personaggi famosi. C’era una sola esordiente, che ha scritto la storia del Duomo di Milano (e comunque lavora da anni nell’ente Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano).

Tutto questo cosa vi fa pensare? Che Mondadori non pubblichi esordienti o, meglio, che li pubblica nel caso assicurino vendite (perché personaggi conosciuti dal grande pubblico o per via della loro professione/posizione).

È possibile inviare manoscritti ai grandi editori?

  • Nella pagina dei contatti del sito Libri Mondadori c’è scritto “Hai un manoscritto da farci leggere?” e di seguito brevi indicazioni per inviarlo.
  • E anche su Einaudi si trova un indirizzo email per i manoscritti.
  • E lo stesso per Longanesi (che però suggerisce agli aspiranti autori di partecipare al torneo letterario IoScrittore. Stesso discorso per Corbaccio, Editrice Nord e le altre case editrici del Gruppo editoriale Mauri Spagnol.
  • Sperling&Kupfer scrive invece che “purtroppo non è momentaneamente possibile accettare manoscritti”. Mi chiedo da quanto tempo duri quel “momentaneamente”.
  • Anche sul sito della Newton Compton Editori c’è scritto che “al momento non prendono in esame manoscritti né via e-mail, né per posta ordinaria”. Idem come sopra.
  • Adelphi invece promette di rispondere entro 2 mesi.
  • De Agostini Editore non dà alcuna informazione al riguardo.
  • Piemme avvisa “i gentili utenti che in questo periodo non possono accettare manoscritti”. Da quanto dura questo periodo?
  • Giunti Editore accetta manoscritti, che vanno inviati tramite form.
  • Fanucci scrive che “al momento non prendono in esame manoscritti né via e-mail, né per posta ordinaria”. È da parecchio che hanno scritto così. Gli editori italiani hanno una visione personale (ed estesa) del concetto di “momento”.
  • Bollati Boringhieri ha risolto alla radice: ha una pagina di contatti… priva di contatti.
  • Baldini & Castoldi invita a spedire il manoscritto a un loro preciso indirizzo email.
  • Stesso discorso per Mursia.
  • Anche Keller scrive che “al momento NON prendono in considerazione manoscritti”.
  • A Neri Pozza editore si possono inviare manoscritti solo in formato cartaceo.

I criteri di selezione dell’editoria italiana

Quali sono? Non ne ho la più pallida idea. Ho voluto analizzare anche le ultime novità di altri grandi editori, di quelli che hanno scritto di accettare proposte editoriali:

  • Einaudi: autori già pubblicati, in genere
  • Giunti: idem.
  • Baldini & Castoldi: idem + personaggi famosi
  • Adelphi: classici e autori già pubblicati
  • Neri Pozza: autori stranieri, autori già pubblicati, personaggi conosciuti

Ecco quali sono i criteri di selezione delle grandi case editrici italiane.

Un tempo si pensava che fosse l’eccessiva concorrenza, ma in un mio articolo di un anno fa, quando ho parlato della difficoltà di essere pubblicati, ho fatto un esempio fin troppo eloquente di certi (vergognosi) criteri di selezione: basta fare il deficiente su Youtube e trovare migliaia e migliaia di altri deficienti che ti seguono e la pubblicazione del tuo libro pieno di scemenze è assicurato.

Da una parte posso capire il discorso delle vendite, ma dall’altra c’è anche un discorso di dignità editoriale che dovrebbe essere rispettata. Mi spiego meglio: se pubblichi scemenze, che idea devo farmi di te da lettore (da acquirente)?

Quali sono le possibilità di pubblicazione per i nuovi autori?

Alcuni risponderanno: l’autopubblicazione. Ma a me non convince e magari un giorno dirò perché.

Altri tireranno in gioco le agenzie letterarie, ma sono scettico per via dei costi e non so quali garanzie ci siano alla fine per pubblicare con una grande casa editrice.

Altri ancora diranno che bisogna puntare sui piccoli editori, ma vale davvero la pena? Quale pubblico si raggiunge?

Quali sono per voi queste possibilità, oggi?

48 Commenti

  1. Miriam Donati
    giovedì, 4 Giugno 2020 alle 9:46 Rispondi

    Sono pessimista, ma non ci sono speranze per gli esordienti. Nessuna possibilità di pubblicare con i grandi editori. Buone possibilità di pubblicare con i piccoli editori se il prodotto è valido, scritto bene, con un buon intreccio e buoni personaggi, ma con possibilità quasi nulle di raggiungere il grande pubblico. Autopubblicazione da scartare per eccesso di cattivi prodotti che anziché avvicinare il lettore lo hanno allontanato. Conclusione: chi ama scrivere continui a farllo soprattutto per se stesso.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 4 Giugno 2020 alle 12:56 Rispondi

      Anche io sono pessimista, ma continuo a sperare. I piccoli editori spesso di danno dei limiti sulla lunghezza dei testi. Oltre, appunto, a raggiungere un pubblico piccolo.

  2. Marco
    giovedì, 4 Giugno 2020 alle 10:00 Rispondi

    Di certo le case editrici (quelle grandi) in questo periodo hanno altro per la testa, e credo che un esordiente non lo prenderanno in considerazione. A meno che non abbia un seguito molto folto su qualche rete sociali. Hanno bisogno di liquidità, quindi badano solo a quell’aspetto, ora più che prima.
    Le piccole? Cercheranno di sopravvivere. Quindi? Se non vuoi autopubblicare, non resta che attendere.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 4 Giugno 2020 alle 12:58 Rispondi

      La liquidità è un problema, adesso. Quindi forse in questo periodo accadrà proprio quello che pensi: via alla spazzatura scritta dai personaggi famosi (non scrittori, s’intende, ma gente famosa).
      Attendiamo, dunque :)

  3. Elisa
    giovedì, 4 Giugno 2020 alle 10:51 Rispondi

    Ho copiato questa parte del discorso, perché mi trova in pieno accordo: “basta fare il deficiente su Youtube e trovare migliaia e migliaia di altri deficienti che ti seguono e la pubblicazione del tuo libro pieno di scemenze è assicurato”.
    E’ una cosa che ho sempre pensato.
    Non voglio fare la difficile, ma in una libreria tempo fa cercavo un classico (per me!) puntualmente non trovato, a fronte di centinaia di libri di personaggi dello spettacolo che… non aggiungo altro.
    Hanno possibilità gli esordienti? A volte penso: magari un colpo di fortuna.
    Una volta un’amica disse che il mio libro (comunque pubblicato da una piccola casa editrice) avrebbe potuto funzionare con il passaparola.
    Non lo sapremo mai.
    Eppure in un libro (non ricordo l’autore, chiedo venia!) si affermava: perseverate. Se c’è storia ed è scritto bene, prima o poi verrete notati!
    Chissà!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 4 Giugno 2020 alle 13:03 Rispondi

      I libri di quei personaggi, di cui la letteratura farebbe davvero a meno, attirano, perché in copertina ti ritrovi il loro faccione che tutti conoscono.
      Ma dentro che trovi? Il vuoto. Però quel vuoto vende.

  4. Orsa
    giovedì, 4 Giugno 2020 alle 10:56 Rispondi

    Vedo che la logica dei numeri ha inquinato anche questo settore.
    Stai dicendo che le case editrici che stanno sull’Olimpo ti pubblicano solo se sei un influencer? Che tristezza.
    Stessa cosa per il mio campo: mi candidai con un bel progetto per un presstour, sottoponendolo ad un Ente del turismo. Neanche a dirlo mi hanno scartata subito -causa “pochi numeri”- in favore di una tizia che all’epoca amava mostrare su Instagram le sue camicette ben intonate ai sedili dei gate nei vari aeroporti. Ma lei aveva un seguito di followers pazzesco.
    La gente vuole questo. Vuole le scemenze e la frivolezza da una parte, e dall’altra vuole sguazzare morbosamente nei fatti privati.
    E quindi ecco che la Tv ci propina la D’Urso, il web le influencer sciocche e l’editoria le 50 sfumature di pochezza.
    A proposito di 50 sfumature, mi è venuta la brillante idea di fare una scommessa e sono in odore di sconfitta… 😱mi toccherà leggerlo. Daniele, se non dovessimo più sentirci, sappi che è stato un piacere! 😂

    • Daniele Imperi
      giovedì, 4 Giugno 2020 alle 13:06 Rispondi

      Non hanno scritto di pubblicare solo influencer, però dalla mia ricerca non ho visto esordienti nei grandi editori.
      Nel turismo mi sa che è parecchio che cercano numeri.
      E riguardo alle 50 sfumature di scemenze… mai scommettere se non si è più che sicuri di vincere :D

  5. Patrizia Valotti
    giovedì, 4 Giugno 2020 alle 11:06 Rispondi

    Ciao Daniele, sono tutte o quasi case editrici vecchie… andrebbero sostituite in toto con gente giovane e disposta a prendere in esame i nuovi scrittori. E’ stato un sogno ma ogni tanto è bello immaginare che le cose prendano una piega diversa no ?
    Alla prossima

    • Daniele Imperi
      giovedì, 4 Giugno 2020 alle 13:07 Rispondi

      Ciao Patrizia, sì, sono vecchie come case editrici, ma credo che ci lavorino anche persone giovani.
      Non so se la gente giovane sia pronta a puntare su autori emergenti.

  6. Emilia Chiodini
    giovedì, 4 Giugno 2020 alle 12:19 Rispondi

    Stefania Auci si è fatta conoscere tramite il torneo letterario IoScrittore. Il suo romanzo storico-popolare I Leoni di Sicilia è alla ventesima edizione. La vicenda della famiglia Florio ha fatto presa dapprima sugli americani e poi in Italia. Forse la fama si ottiene scrivendo storie che piacciano agli stranieri.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 4 Giugno 2020 alle 13:08 Rispondi

      Ma quel romanzo, I Leoni di Sicilia, ha partecipato al torneo?
      Per scrivere una storia che piaccia agli stranieri devi comunque fartela pubblicare in italiano.

  7. Ferruccio
    giovedì, 4 Giugno 2020 alle 15:45 Rispondi

    Non fai altro che confermare ciò che penso da anni: se non sei nessuno diventa difficile farsi pubblicare. Tuttavia anche io come te non credo nell’autopubblicazione. Autopubblicare per vendere al massimo 500 copie mi da meno vantaggi che far leggere gratis le cose che scrivo. dopotutto se un giorno dovessi diventare un personaggio appetibile dai grandi editori non sarà di certo un racconto che ho in giro per il web a rovinarmi.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 4 Giugno 2020 alle 16:35 Rispondi

      Il problema è quello, infatti: pochi lettori, guadagni che non ti cambiano la vita e comunque una bella spesa se vuoi un buon editing e una bella copertina.
      I racconti che hai in giro per il web, anzi, saranno più graditi se diventi famoso.

  8. Grazia Gironella
    giovedì, 4 Giugno 2020 alle 21:08 Rispondi

    Capisco dal tuo articolo e dal commento di Ferruccio, per esempio, che ognuno vede l’autopubblicazione in base alle proprie aspettative. Io ho rinunciato finora alle spese per l’editing e la copertina, con discreti risultati, a mio parere, ma non voglio rinunciare alle mie poche centinaia di lettori. Dalla pubblicazione indipendente non pretendo grandi guadagni, anche se so che a qualcuno è capitato. Semplicemente ci tengo a proporre le mie storie. C’è tanto lavoro dietro un romanzo, e mi diventerebbe insopportabile scrivere per mesi o anni sapendo che difficilmente un editore importante mi prenderà in considerazione. Sottolineo “importante”, perché per la mia esperienza i piccoli editori non hanno la forza economica per fare una buona promozione. Non per questo lasciano all’autore royalties del 40-50%, giustamente. A quel punto, se la promozione deve restare comunque a mio carico, vado da sola e mi faccio carico di oneri e onori.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 5 Giugno 2020 alle 8:08 Rispondi

      Non so quanti piccoli editori diano royalty così alte. Almeno per la saggistica io ho visto royalty inferiori al 10%.
      Oltre alla scarsa promozione i piccoli editori comunque non raggiungono un grande pubblico.
      Anche io tengo a far leggere le mie storie, ma non la pubblicazione a tutti i costi.

  9. von Moltke
    giovedì, 4 Giugno 2020 alle 22:02 Rispondi

    La mia esperienza conferma i tuoi peggiori sospetti. Sarà per questo che i miei tentativi di raggiungere le grandi case editrici si sono ridotti quasi a zero. Credo che i concorsi letterari diano ancora qualche possibilità di essere notati dai lettori che lavorano o collaborano per le case editrici, proponendo loro voci nuove, ed è per questo che ancora partecipo (proprio da IoScrittore, fra l’altro, mi attendo da domani l’esito sulla fase di selezione per i finalisti). Per il resto, come dici, il pretesto della “selezione” è risibile, vista la spazzatura a cui si sacrificano tonnellate di carta e inchiostro se solo l’autore è un cretino che si è fatto largo su youtube o facebook. Va da sè che lavorando così le case italiane non scopriranno mai un Proust, ma forse, sotto sotto, neppure gliene importa qualcosa.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 5 Giugno 2020 alle 8:11 Rispondi

      Fammi sapere poi come è andata con quel torneo. Io sono ancora scettico.
      Il lato peggiore dell’editoria è proprio quello che hai evidenziato: per pubblicare la spazzatura della gente famosa si lasciano scappare della buona narrativa e davvero forse non gliene frega niente, perché tanto vendono.

  10. Corrado S- Magro
    venerdì, 5 Giugno 2020 alle 10:23 Rispondi

    Se guardo indietro, ho provato sulla mia pelle quasi tutto.
    E l’agenzia letteraria? Spesso è una co-partecipata (pseudo editore o pseuda agenzia poco importa) e si dividono i proventi.
    Quanto a “momento”, finalmente viva la sincerità, è la fusione di due termini, uno dei quali dialettale: “mo mento”!🤪🤪🤪 Chiamateli fessi.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 5 Giugno 2020 alle 10:45 Rispondi

      L’agenzia letteraria quanto chiede? Forse una volta era gratis, ma ogni tanto leggo di spese da sostenere per l’autore, senza magari garanzia di pubblicazione.

      • Corrado S- Magro
        venerdì, 5 Giugno 2020 alle 14:19 Rispondi

        Anno 1212: 1200 Euro in anticipo, per 215 pagine nel formato classico A5 con 100 copie gratuite (spedizione a mio carico), una seconda tranche di 300 Euro per copertina e varie all’editore, più un collezionista di titoli che un editore. Lavoro di editing dilettantesco, modifiche del testo fuorvianti, errori grammaticali in supplemento. Ho scoperto che la ragazza incaricata per l’editing “studiava” letteratura all’università ma a mio giudizio avrebbe dovuto ripetere le medie.

        • Daniele Imperi
          venerdì, 5 Giugno 2020 alle 14:26 Rispondi

          Tutti quei soldi a un’agenzia letteraria?
          Se c’era di mezzo l’editore, perché dovevi pagare la copertina?

  11. Corrado S- Magro
    venerdì, 5 Giugno 2020 alle 14:32 Rispondi

    L’ho scoperto diversi mesi dopo la pubblicazione del libro che l’editore era socio dell’agenzia: “onestà vo cercando che si cara”. Non parlo delle altre esperienze per non far pensare, magari a giusta ragione, che sia un allocco.

  12. blade
    sabato, 6 Giugno 2020 alle 20:49 Rispondi

    Il talento è la ricchezza. Il suo habitat naturale, l’aria stessa che inala a pieni polmoni sta nell’attenzione del pubblico. In questo difficile momento storico gli aspiranti scrittori, che forniscono con la loro fatica l’humus su cui prolifera il bene comune, non sembrano realizzare che è in atto una colonizzazione vera e propria. I barbari usurpatori, gli invasori, sono alle porte, occorre una dura reazione per sopravvivere alla loro furia devastatrice.

  13. Carmen
    lunedì, 8 Giugno 2020 alle 21:09 Rispondi

    Mi permetto di dissentire sulle Case Editrici.. Io lavoro per una giuridica e gli autori sono anche giovani e se ancora non proprio autori collaborano… Purtroppo sono i distributori che dirigono il pubblico e anche le librerie hanno abbassato di molto l’offerta.

    • Daniele Imperi
      martedì, 9 Giugno 2020 alle 9:22 Rispondi

      Ciao Carmen, benvenuta nel blog. Magari per alcune tipologie di libri, come la saggistica o il tuo caso, è differente.

  14. Carmen
    martedì, 9 Giugno 2020 alle 16:06 Rispondi

    Grazie a te per opportunità e l’interessante blog che gestisci con maestria. Sinceramente mi hanno incuriosito i tuoi trascorsi lavorativi e di scelte di lavoro che narrano una continua trasformazione di vissuto.

  15. Franco
    sabato, 13 Giugno 2020 alle 0:43 Rispondi

    I problemi del settore sono tanti. Secondo gli errori vengono commessi sia da parte delle case editrici, sia da parte degli aspiranti scrittori. Sbagliano le case editrici che inseguono i fenomeni web del momento (sotto il vestito di internet, niente) e che fanno scrivere autobiografie a tutti i personaggi dello sport e dello spettacolo perché il faccione conosciuto in copertina fa vendere (ma i libri in realtà vengono redatti da ghostwriter, e spesso i lettori non ne sono consapevoli e si fanno abbindolare). Sbagliano gli aspiranti scrittori a voler pubblicare a tutti i costi, e quindi anche a costo di pagare (agenzie o coach letterari o case editrici a pagamento) o di autopubblicare. Il self publishing ha inflazionato il mercato e non fa vendere, è legato al vanity publishing (scrivo e pubblico anche se non sarebbe il mestiere mio. Per intenderci, non basta aver preso bei voti a scuola o aver vinto un concorso letterario di qualche pro loco o dove vincono tutti). Se siete convinti di aver un buon inedito e adesso il momento dell’editoria è sfavorevole, meglio tenerlo nel cassetto e aspettare tempi migliori. Sconsiglio anche i megaconcorsi letterari strutturati tipo talent dove vince uno su tremila (difficilmente il più bravo), secondo me sono solo un modo “elegante” che hanno trovato le grosse case editrici per non dover sobbarcarsi la lettura di migliaia di manoscritti (ormai c’è chi scarta le opere già in base alla sinossi. Pensate come verrebbe la sinossi della Bibbia o dei Promessi Sposi. Scartati!). E poi c’è un’altra questione. Chi boccia i manoscritti? I comitati di lettura o le redazioni delle case editrici. Da chi sono composti? Non sempre da gente qualificata soprattutto nelle case editrici medio-piccole (magari la figlia dell’editore, la maestra del paese in pensione, qualche vecchio prof che non conosce l’inglese). Mala tempora currunt. Aspettate tempi migliori. Fra qualche anno la tecnologia consentirà la pubblicazione cartacea on demand (se ho 126 copie prenotate on line, ne stampo 126) e probabilmente vi ricorreranno anche editori importanti, con allargamento dell’offerta di libri. Forse.

    • Daniele Imperi
      domenica, 14 Giugno 2020 alle 9:03 Rispondi

      Ciao Franco, benvenuto nel blog. Sono convinto anche io che certe biografie siano scritto da ghostwriter. Basta sentir parlare i calciatori, che sembrano analfabeti, per capirlo.

      Sono contro anche la pubblicazione a tutti i costi.

      I concorsi letterari non m’hanno mai convinto. Molti chiedono soldi, poi. Giuste anche le considerazioni sul comitato di lettura: sono semplici lettori che si prestano a questa collaborazione, ma che qualifiche hanno per giudicare un libro?

  16. blade
    domenica, 14 Giugno 2020 alle 19:35 Rispondi

    @Daniele ‘che qualifiche hanno per giudicare un libro?’
    Attenzione a un’affermazione come questa! La giudico alquanto ambigua, poiché se il criterio qualitativo si riducesse alla qualifica dell’esaminatore andremmo incontro a un pericoloso livellamento dei contenuti sulla cifra del pensiero dominante. Ed in fondo è quello che sta succedendo. Non so, a me pare che i guai del mercato letterario principino esattamente da questo paradosso. Inviterei a una riflessione attenta sul tema. .

    • Daniele Imperi
      lunedì, 15 Giugno 2020 alle 8:05 Rispondi

      Intendo che il comitato di lettura è composto da lettori comuni. So di una casa editrice che aveva dei lettori che si prestavano a leggere i manoscritti. Un comitato di lettura composto da editor o da lettori che hanno seguito un corso di editing, mi sta bene. Questo intendo con qualifiche, non certo una laurea.

  17. blade
    lunedì, 15 Giugno 2020 alle 17:56 Rispondi

    allora sta bene anche a me. Ma la necessità di un orientamento criteriale resta. Con tutte le difficoltà (culturali) che un’operazione del genere comporta

  18. Barbara
    mercoledì, 17 Giugno 2020 alle 13:16 Rispondi

    La prima domanda che mi viene in mente, abbastanza ovvia, è: se i grandi editori pubblicano autori già pubblicati, e mai esordienti, da CHI sono stati pubblicati questi autori la volta precedente, al loro esordio? Mi verrebbe da supporre da piccole case editrici, no? Quindi le piccole case editrici, anche se povere di promozione e marketing, potrebbero essere proprio loro il trampolino di lancio per un grande editore, quando manchi il numero adeguato di follower sui social o la rappresentanza di un’agenzia con contatti elevati.
    Sull’autopubblicazione e sui costi della pubblicazione (impliciti come il tempo e espliciti come un editing o un’agenzia letteraria) parto invece da un ragionamento inverso. Il mercato editoriale italiano (o in lingua italiana) è piccolissimo, si vede all’estero solo a fronte di traduzione. Mentre altre lingue, inglese e spagnolo, hanno un mercato globale più ampio. Guardiamo allora cosa succede negli Usa, da sempre un punto avanti a noi per quanto riguarda la tecnologia (il self-publishing di Amazon si è sviluppato prima là). Bene, negli Stati Uniti la scrittura è riservata ai ricchi e ve lo dicono fuori dai denti. Secondo uno studio del 2018 della Author’s Guild, la più antica e grande organizzazione professionale di scrittori degli Stati Uniti, il reddito medio di tutti gli autori pubblicati per tutte le attività legate alla scrittura è stato di $ 6.080 nel 2017 (5.410 euro al cambio odierno), in calo rispetto a $ 10.500 nel 2009 (9.344 euro); mentre il reddito medio per tutti gli autori pubblicati basato esclusivamente sulle attività relative ai libri (la sola pubblicazione, escluse interviste o merchandising) è passato da $ 3.900 (3.470 euro) a $ 3.100 (2.759 euro), in calo del 21%. Circa il 25% degli autori ha guadagnato $ 0 di reddito nel 2017.
    Molti degli autori dichiarano che non potrebbero scrivere se non avessero il sostegno economico dei famigliari e che spesso gli anticipi se ne vanno in promozione aggiunta a quella del proprio editore. Ecco perché il self-publishing laggiù è diventato un’opportunità professionale ragguardevole e conveniente. Perché poi alla fine, che piaccia o meno, le case editrici sono aziende, e non istituti di beneficenza o enti culturali. E se il lettore medio gli chiede l’autobiografia dell’ultimo Youtuber di successo, la casa editrice non si farà scappare quella domanda di mercato… E siamo a un passo da dire che il problema sono i lettori. :)

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 17 Giugno 2020 alle 14:16 Rispondi

      Non è detto che quegli autori siano stati pubblicati prima da piccole case editrici, perché spesso sono alla loro prima pubblicazione.
      I dati sui guadagni medi però sono da prendere con le pinze. Parliamo di quali autori? E di quali case editrici USA?

      Autori che pubblicano di continuo non prendono quelle misere cifre.

      La colpa del proliferare di certi inutili libri sono senz’altro i lettori, gli analfabeti, cioè, che cercano e vogliono quelle scemenze.

      • Barbara
        mercoledì, 17 Giugno 2020 alle 14:27 Rispondi

        “Non è detto che quegli autori siano stati pubblicati prima da piccole case editrici, perché spesso sono alla loro prima pubblicazione.”
        Mi sa che non ci capiamo Daniele. Hai scritto tu nell’articolo: “Ho voluto analizzare anche le ultime novità di altri grandi editori, di quelli che hanno scritto di accettare proposte editoriali:
        Einaudi: autori già pubblicati, in genere
        Giunti: idem.
        Baldini & Castoldi: idem + personaggi famosi
        Adelphi: classici e autori già pubblicati
        Neri Pozza: autori stranieri, autori già pubblicati, personaggi conosciuti ”
        Gli “autori già pubblicati” da CHI sono stati già pubblicati? Sempre dalla stessa casa editrice? E se risaliamo al loro esordio, CHI li aveva pubblicati? Altre case editrici, piccole?
        Per quello che osservo io, nella narrativa rosa però, prima di approdare ad un Big c’è da farsi parecchia gavetta nel sottobosco. Anche perché i Big se non hanno la certezza dei grandi numeri, vogliono almeno quella di un autore seriale. :)

        • Daniele Imperi
          mercoledì, 17 Giugno 2020 alle 14:37 Rispondi

          Ah, ho capito che volevi dire. Non so da chi siano stati pubblicati, bisognerebbe vedere chi ha pubblicato la loro prima opera. Hai voglia tu di controllare? :D

  19. Rebecca Eriksson
    martedì, 14 Luglio 2020 alle 8:04 Rispondi

    Sto indagando sull’editoria da meno di due anni e hai espresso esattamente ciò che vedo.
    L’autoproduzione non è una cattiva strada se però viene fatta con testa, magari evitando di presentare una prima stesura con una copertina fatta dal nipote di 5 anni.
    Io difficilmente utilizzerei l’autopubbicazione per i limiti che so di avere con la promozione, dato mi ritengo abbastanza incapace di pubblicizzarmi.
    Se scrivo qualcosa alla fine non potrà che essere per me, limitandosi a rimanere a disposizione nel mio blog.

    • Daniele Imperi
      martedì, 14 Luglio 2020 alle 8:40 Rispondi

      Anche io, come te, mi ritengo abbastanza incapace di pubblicizzarmi :D
      L’autopubblicazione, se fatta bene, ti porta via parecchi soldi e tempo. Io intendo provare con l’editoria, quindi, poi si vedrà.

  20. Gianfranco Menghini
    mercoledì, 16 Dicembre 2020 alle 17:16 Rispondi

    Sono autore di 20 libri. Sono stato fregato da Youcanprint e Streetlib. Ho inviato tutti i testi a tutti gli editori. Scoraggiato li ho tradotti in francese e in inglese. Ne ho pubblicati 7 in Francia (diritti d’autore rubati) e uno negli Stati Uniti nessuna vendita). Ho pubblicato un libro con un “amico” di Firenze che mi ha carpito 1000 euro e mi ha lasciato senza metterlo in commercio. Ho auto-pubblicato nelle tre lingue con Amazon (e-book e cartaceo – nessuna vendita), su Kobo, su Lulu, su Payhip eccetera. Ho notato che sono emerse alcune Case editrici medio piccole molto serie e che non chiedono partecipazione pecuniaria. Ho tolto i libri italiani da Amazon e li sto proponendo a loro. Adesso una cosa che ti farà saltare sulla sedia :i miei libri sono autentici capolavori. Sfido chiunque a provare il contrario. Nella mia carriera di scrittore per seguite quei farabutti di editori, ho speso 50 mila euro. Ora ho 82 anni e campo di pensione. Faro’ la fine di Tomasi di Lampedusa?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 17 Dicembre 2020 alle 13:37 Rispondi

      Buongiorno Gianfranco, benvenuto nel blog. Youcanprint e Streetlib fanno servizi editoriali, non so se siano vere case editrici. Comunque, mai pagare un editore per pubblicare. Piuttosto è meglio non pubblicare affatto.
      Un autore non può dire che i propri libri sono autentici capolavori, perché è un giudizio soggettivo. Non è questione di sfida: ogni lettore giudica da sé un libro, in base ai suoi gusti.

    • Aya Sbiti
      domenica, 21 Marzo 2021 alle 17:28 Rispondi

      Ti capisco……..

  21. Aya Sbiti
    domenica, 21 Marzo 2021 alle 17:26 Rispondi

    NON HO SPERANZE MI STO DISTRUGGENDO

  22. Francesco
    domenica, 18 Aprile 2021 alle 18:05 Rispondi

    Articolo interessantissimo, ti ringrazio. L’ho salvato in quella cartella chiamata “case editrici”.
    Ebbene sì, ho scritto un romanzo e ancora mi sforzo a chiamarlo tale (forse tendendo a sottovalutarmi), ma questo è: un romanzo di quasi trecento pagine frutto di ingegno e tanta, tanta fatica.

    Ho lavorato per sei mesi con una editor free-lance per migliorare l’opera, renderla più appetibile per le case editrici, ma i risultati non arrivano. Condivido quanto scrivi riguardo l’influenza… dell’essere influencer. Vengono pubblicate personalità dello spettacolo, comprese quelle che si vantano di non aver mai letto un libro.
    Quale spazio di manovra rimane per noi, giovani, aspiranti, sognatori, o semplicemente noi scrittori per passione, che vorrebbero realizzare il proprio desiderio di vedersi tra gli scaffali?
    La domanda, ovviamente, è retorica…

    • Daniele Imperi
      lunedì, 19 Aprile 2021 alle 7:54 Rispondi

      Ciao Francesco, benvenuto nel blog.
      Se è un romanzo, è un romanzo, perché dovresti chiamarlo in un altro modo?
      L’editing prima di spedire un manoscritto a un editore sono soldi buttati, perché se verrà accettato, coi sarà un nuovo editing e perché non ti può assicurare che il manoscritto sarà accettato dalla casa editrice.
      Con le personalità dello spettacolo le vendite sono assicurate.
      A noi non resta che provare e continuare a provare.

      • Francesco
        lunedì, 19 Aprile 2021 alle 8:29 Rispondi

        Grazie per la risposta, devo argomentare meglio la mia.
        Mi imbarazza chiamarlo romanzo perchè a volte manco di autostima, inizialmente si chiamava semplicemente “racconto”, ma crescendo ha assunto sempre più la forma del romanzo.

        Il lavoro fatto con l’editor non lo ritengo sprecato, ho appreso molto e ha contribuito al miglioramento dell’opera. L’obiettivo era proprio renderlo meno soggetto a editing successivo, dandogli spicco tra le varie proposte ricevute dalle case editrici.

        Non mi arrendo certo così, continuerò a provare! Grazie!

        • Daniele Imperi
          lunedì, 19 Aprile 2021 alle 8:34 Rispondi

          Non intendevo che sia un lavoro sprecato, ma che è inutile per i 2 motivi che ho esposto. Se è migliorato, allora tanto meglio.

  23. Mauro
    venerdì, 29 Settembre 2023 alle 16:00 Rispondi

    Scrivo per diletto e non per lucro…ho inviato il mio primo manoscritto a diversi editori per tastare il terreno..vedere chi mi offriva un po’ di fiducia..ho ricevuto solo frettolose risposte di disinteresse quindi dico a tutti i lettori : continuate a leggervi le scemenze su youtube ; io pubblicherò su facebook per chi avrà curiosità e desiderio..

    • Daniele Imperi
      martedì, 3 Ottobre 2023 alle 13:23 Rispondi

      Ciao Mauro, benvenuto nel blog. Bisogna vedere perché gli editori hanno rifiutato il manoscritto.

Lasciami la tua opinione

Nome e email devono essere reali. Se usi un nickname, dall'email o dal sito si deve risalire al nome. Commenti anonimi non saranno approvati.