I difetti più comuni degli aspiranti scrittori

I difetti più comuni degli aspiranti scrittori

L’idea di questo articolo proviene da una newsletter di Bob Bly, in cui parlava dei “5 errori più comuni degli aspiranti imprenditori”.

Prima di tutto chiariamo una cosa; non esistono gli aspiranti scrittori. Piuttosto sarebbe corretto definirli “aspiranti scrittori pubblicati”. Di solito, infatti, si tende a definire scrittori chi ha già pubblicato uno o più libri.

Ma è logico definire scrittore chi ne ha pubblicato uno e aspirante scrittore chi ne ha scritti 20 e non ha ancora pubblicato? No, secondo me.

Ma torniamo all’argomento dell’articolo. Ho provato a paragonare gli errori degli aspiranti imprenditori con i difetti propri degli scrittori alle prime armi (meglio usare questa definizione) e mi sono sembrati azzeccati, tanto che in un paio (per fortuna solo un paio) mi sono riconosciuto.

Difetti, dunque, non propriamente errori.

Essere impaziente e voler pubblicare subito

Voler bruciare le tappe è un difetto che si riscontra spesso in molti campi e purtroppo anche nella scrittura. In questo contesto significa voler pubblicare prima del tempo, anche se mi rendo conto che questa espressione abbia ben poco significato.

Secondo voi un bambino ha le competenze necessarie per scrivere un libro?

La formazione (scolastica, prima di tutto) è un passo irrinunciabile da compiere per acquisire le basi della scrittura, per avere quel minimo di istruzione che consente all’individuo di formulare pensieri e opinioni sul mondo che lo circonda.

Arrivato alla maturità classica non avevo in mente di scrivere un libro, anche se durante il liceo e subito dopo mi ero dilettato a scrivere poesie, filastrocche, barzellette, un paio di racconti e vari tentativi di scrivere un romanzo fantasy.

Tentativi, appunto: mi mancava qualcosa. Mi mancava la lettura di centinaia di libri. Mi mancava la scrittura di decine di racconti, che per me hanno rappresentato una grande palestra di scrittura.

L’impazienza è una brutta bestia. Meglio aspettare e pubblicare quando si ha veramente qualcosa da dire e si sono acquisite le competenze necessarie.

Voler guadagnare velocemente

In questo caso dobbiamo intendere il guadagno come la fama, la notorietà, poiché molto difficilmente – se non mai – si potrà davvero guadagnare pubblicando libri.

La notorietà in campo editoriale non si guadagna velocemente, ma occorre tempo, molto tempo. Bisogna riuscire a pubblicare spesso, essere quindi autori prolifici.

Ma è davvero necessario diventare scrittori famosi? Accontentarsi del proprio pubblico – riuscire, anzi, a crearsi un proprio pubblico – è un traguardo di tutto rispetto.

Scegliere la strada facile piuttosto che la difficile

In editoria la strada facile, che molti vogliono percorrere, è l’autopubblicazione. Scelta legittima, sia chiaro, ma non darà risultati se si sceglie, appunto, come strada più facile.

Che intendo? Intendo pubblicare un libro appena scritto, dopo averlo appena riletto e creando la copertina da sé senza avere le dovute abilità e competenze grafiche, senza revisione né correzione di bozze.

Questa è la strada facile, perché è facile pubblicare su Amazon: basta inserire il proprio libro.

Incolpare gli editori dei rifiuti

L’ho sentito non poche volte: autori che incolpano le case editrici perché hanno rifiutato il manoscritto inviato. Spesso il rifiuto è il silenzio, lo sappiamo tutti. Ho inviato a vari editori il mio saggio politico e ho ricevuto due rifiuti e vari silenzi, che sono altrettanti rifiuti.

Non ho incolpato nessuno: ho preso atto che a quelle case editrici non è interessato il mio manoscritto. Farsene una ragione permette di guardare avanti e passare ad altri progetti, come ho fatto.

Altri si lamentano che gli editori preferiscono pubblicare libri di attori, di giornalisti conosciuti, di gente dello spettacolo, dello sport, della politica.

Sul fatto che le case editrici diano la precedenza a questi personaggi famosi non possiamo fare nulla: e, da un lato, non possiamo neanche colpevolizzarle. Le case editrici sono aziende, gli editori sono imprenditori.

Aziende e imprenditori investono cercando il rischio minore: tradotto in parole povere, vogliono pubblicare un libro sapendo che venderà.

Ovviamente nessuno può offrire questa certezza, ma secondo voi una casa editrice ha più probabilità di vendere il libro del capo del governo (chiunque sia, in generale) o di uno sconosciuto qualunque?

Cambiare libro ogni pochi mesi

In questo difetto mi riconosco in pieno. Quando ho parlato dei miei tentativi di scrivere un romanzo fantasy, intendevo che cambiavo romanzo ogni pochi mesi. Ho provato a ricordarne i titoli e ne sono usciti ben 7!

Ma di sicuro me ne è sfuggito qualcuno.

Da cosa dipendeva quel passare da un romanzo all’altro senza concluderne nessuno?

Non si trattava di disaffezione, ma di mancanza di basi, di organizzazione. Soprattutto mancanza di letture. Non si può pensare di scrivere un romanzo con una manciata di libri sulle spalle.

Conclusioni

Questi, avvalendomi dell’elenco di Bob Bly, sono i difetti a cui ho pensato: due mi appartengono, gli altri constatati da pubbliche confessioni. I vostri quali sono stati?

I difetti hanno comunque un lato positivo: si possono correggere.

9 Commenti

  1. Luciano Cupioli
    giovedì, 30 Novembre 2023 alle 9:20 Rispondi

    Prima ancora di aver fretta di pubblicare, tra i difetti c’è l’avere fretta di scrivere. Scrivere va bene, ma prima di iniziare un romanzo, in particolare il primo, le idee, le competenze, le informazioni, e tantissime altre cose, devono essere al punto giusto. Non dico tutto, ma quel tanto per non cadere al primo inciampo. Scrivere un romanzo è un percorso difficile, ma formativo: lo inizi che sei una cosa e lo finisci che sei un’altra. Non si deve avere fretta di finirlo, ma solo cercarlo di farlo bene, tanto bene da giustificare il suo invio alle case editrici (che poi lo rifiutano o meno è un altro discorso), tanto bene da andare in autopubblicazione senza rischiare di essere derisi. La mancanza di pazienza è il limite maggiore. Ho smesso di parlare del romanzo che sto scrivendo per non sentirmi dire sempre “allora quando lo finisci?”, domanda che mi snerva perché chi scrive non può sapere tutti i problemi che ci sono, magari pensa che basti mettersi lì a digitare sui tasti per un paio di mesi, una mezza revisione e il gioco è fatto. Non mi interessa quando lo completerò, e pazienza se non me lo pubblicheranno, magari considererò l’autopubblicazione, ma alla fine voglio essere sicuro di avere scritto il romanzo come meglio non potevo, e quindi mi potrò dedicare al prossimo.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 30 Novembre 2023 alle 13:27 Rispondi

      Anche avere fretta di scrivere è un difetto, hai ragione. In effetti il fatto di passare da un libro all’altro dipendeva proprio dalla fretta di iniziare a scrivere un romanzo, mancando documentazione, progetto, letture.
      “Allora quando lo finisci?” credo sia una domanda che fa spesso chi non scrive.

  2. Luciano Cupioli
    giovedì, 30 Novembre 2023 alle 9:22 Rispondi

    *…che poi lo rifiutino…

  3. Corrado S. Magro
    giovedì, 30 Novembre 2023 alle 13:44 Rispondi

    Oggi il mio mail server ha scioperato. Sono venuto sul blog sapendo che il giovedì è il giorno di rito.Vedremo se mi chiederà la conferma, Comunque sia, c’è di peggio in riferimento alla pletora di scrittrici e scrittori. A questo “peggio” appartengo anche IO e ne sono consapevole. Incalzato da una editor e scrittrice ormai purtroppo andata (ma era una e non l’universo delle editor anche se qualificata), dopo tre anni di resistenza ho ceduto accettando di confrontarmi con tanti rifiuti e/o silenzi. Io scrivevo solo per “catarsi”. E allora, ultima insania, cosa ho combinato? Ho messo su un sito web (che fra l’altro fa gola al punto i clonarmelo alcuni giorni fa) accogliendo anche lavori di terzi stimati validi . Successo? Sì, se divido il termine dopo “Su” cancellando una delle “c”. Ho avuto riconoscimenti e apprezzamenti che non hanno prodotto nulla. Continuare a provare? Ma NO! Tra fama e fame la differenza la fa una vocale. Io ho scelto la “e” e me ne f…to!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 30 Novembre 2023 alle 14:24 Rispondi

      No, c’è stato un problema con il servizio che uso per inviare le notifiche degli articoli. Ora è stato ripristinato. Non puoi mai sapere come andrà a finire con un manoscritto, quindi non hai sbagliato a tentare.

  4. Orsa
    giovedì, 30 Novembre 2023 alle 14:49 Rispondi

    Uno su tutti: l’incostanza. E poi ho il brutto vizio di differire sempre all’ultimo minuto. Ah… tu mi bocceresti su tutti i fronti :D

    • Daniele Imperi
      giovedì, 30 Novembre 2023 alle 14:59 Rispondi

      L’incostanza è un grande difetto, diciamo anche dei peggiori, perché non ti fa concludere nulla, allungando all’infinito i tempi per la pubblicazione. E anche differire, perché così metti in secondo piano la scrittura e le dedichi poco tempo.

  5. Marco
    lunedì, 4 Dicembre 2023 alle 16:38 Rispondi

    Come già lamentato in un’altro commento, il fatto che avolte scrivo troppo poco è una cosa che “demoralizza”, ma c’è da dire che magari non scrivere niente, ma finisci per fare aggiustamenti al romanzo/racconto non è “tempo perso” stai sempre migliorando il tuo lavoro. Riguardo il leggere ottimo, ovviamente devi leggere quello che devi scrivere (di norma) se vuoi scrivere un fantasy, devi leggere fantasy, così come se vuoi scrivere gialli, devi leggerti gialli e così via.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 4 Dicembre 2023 alle 16:49 Rispondi

      Gli “aggiustamenti” sono più opportuni a fine lavoro, altrimenti perdi troppo tempo. Scrive poco e spesso è meglio che non scrivere quasi mai.

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