Errori comuni degli scrittori alle prime armi

Errori comuni degli scrittori alle prime armi

Diversi anni fa parlai di 4 errori dello scrittore alle prime armi, e cioè imitare stile e storie altrui, allungare il brodo con pagine e capitoli del tutto inutili e scrivere saghe. Errori che commisi anche io, come avevo confessato, anche se in realtà non scrissi alcuna saga, ma mi limitai a progettarne una.

A pensarci bene, però, ci sono altri errori – due dei quali riscontrati negli ultimi anni – che vengono commessi dagli scrittori in erba. Io ne commisi 3: i primi due e l’ultimo.

Scegliere la forma diaristica

Il primo romanzo che scrissi era proprio in forma di diario. Un romanzo drammatico. Scritto di getto, senza alcuna documentazione – ovviamente era ambientato negli Stati Uniti (ecco un altro errore frequente) – con i capitoli scanditi dagli anni.

Un solo personaggio, nessun dialogo, un lungo flusso di coscienza – o almeno una sua parvenza.

Scrivere un romanzo in forma di diario è una sorta di scorciatoia: non esiste una vera struttura della storia, ma soltanto un susseguirsi di date. Permette inoltre una grande libertà a chi scrive, perché rappresenta una retrospettiva degli eventi della giornata.

Difetti e limiti della forma diaristica

  • Il protagonista deve essere qualcuno che può tenere costantemente un diario, che ha soprattutto tempo per scriverlo e che sappia scrivere. Non è credibile che un analfabeta tenga un diario né che sia tenuto in epoche storiche in cui non esisteva questa forma di comunicazione.
  • Il romanzo manca di un intreccio.
  • Un diario non prevede lunghi salti temporali.
  • Non è molto coinvolgente. È difficile creare tensione.
  • Un romanzo in forma di diario non mostra gli eventi, li racconta.

Scrivere in prima persona

La prima persona, rispetto alla terza, è una scelta preferita da moltissimi autori, perché più semplice da gestire: è come se ci stessimo immedesimando nel protagonista. E infatti il mio primo racconto era scritto proprio in prima persona.

Non ricordo perché la scelsi. Forse per via di alcuni racconti di Poe che avevo letto di recente.

Scrivere in prima persona ci limita molto: non possiamo conoscere – come io narrante – ciò che avviene altrove a opera di altri personaggi. Forse sono proprio questi limiti che spingono alcuni scrittori a sceglierla.

Eppure, secondo me, è più facile scrivere in terza persona. Non è così semplice creare tensione e coinvolgimento scrivendo in prima.

Avere fretta di pubblicare

Come saprete, o avrete intuito, un errore che non ho mai commesso è proprio aver fretta di pubblicare. La fretta è nemica dell’arte, dicono, e forse ho preso troppo alla lettera questo detto.

Ma per me la pubblicazione di un libro – sia che si scelga una casa editrice sia che si preferisca l’autopubblicazione – è un’operazione lunga e laboriosa.

L’autopubblicazione è senz’altro un modo più veloce di pubblicare un libro, perché azzera i tempi quasi biblici delle risposte degli editori (quando arrivano), ma non deve rappresentare una scorciatoia o un ripiego.

La fretta di pubblicare è un errore perché accorcia i tempi tecnici necessari alla realizzazione di un prodotto professionale e di qualità.

  • Revisionare un libro richiede tempo, perché è bene attendere qualche mese prima della revisione.
  • L’editing richiede tempo all’editor e poi all’autore.
  • La correzione di bozze richiede altro tempo.

Tutti noi vorremmo vedere il nostro manoscritto già trasformato in un libro e in bella vista sugli scaffali delle librerie. Tuttavia, se davvero questo è il nostro desiderio, la fretta è l’unico ingrediente che ci impedirà di vederlo realizzato.

Ignorare l’autocritica

Autocritica è avere coscienza del livello del proprio lavoro. Per chi scrive significa essere cosciente del livello qualitativo del proprio scritto.

Autocritica non significa considerare il proprio romanzo, il proprio testo, una schifezza, spazzatura da gettare. L’autocritica distruttiva non ci è utile in alcun modo.

Essere autocritici significa non considerare a priori un capolavoro il proprio manoscritto. Questo è l’errore che commisi tantissimi anni fa, quando ero convinto che i miei primi racconti fossero davvero buoni.

E invece non lo erano. Oggi, magari, io sono diventato troppo autocritico, passando quindi da un eccesso all’altro.

Non so quale dei due eccessi sia meglio: il primo ci fa pubblicare testi inqualificabili, il secondo ci impedisce invece di pubblicare. La verità, come in molti casi, sta nel mezzo.

Quali di questi errori avete commesso?

13 Commenti

  1. Roberta Fausta Ilaria Visone
    giovedì, 11 Maggio 2023 alle 9:14 Rispondi

    Buongiorno Daniele e grazie per questo articolo!
    Sono in attesa che il mio primo romanzo veda la luce dopo sette lunghi anni di ricerche, ideazione (sull’idea del romanzo parto ancora più indietro, dal lontano 2004), stesura, editing e tanto altro che mi ha permesso di crescere come penna e come persona. È vero, la fretta è cattiva consigliera e se penso a quanto sia diverso il primo incipit dall’attuale primo capitolo su cui ho lavorato più che sui restanti 13 mi viene da sorridere. Certo, se non ci fosse stata la pandemia di mezzo e se la prima editor fosse stata professionale fino alla fine, magari sarebbe uscito già un anno fa il libro, ma sono contenta di tutto il tempo e le risorse impiegate finora e di quel po’ di tempo e risorse ancora necessarie prima che il romanzo esca. In estate è prevista la pubblicazione tramite piattaforma di self publishing Other Souls scelta non per ripiego, bensì per continuazione con quanto svolto con la ben più professionale seconda editor Ida Basile, che lavora per questa piattaforma.
    Buona giornata!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 11 Maggio 2023 alle 13:58 Rispondi

      Io ne avrò ancora per un bel po’ col romanzo ideato nel 2013 o 2014.
      Con gli editor ti può capitare di trovarti male per vari motivi, ma quando trovi la persona giusta, finisce che ci collabori per anni.

  2. Orsa
    giovedì, 11 Maggio 2023 alle 11:40 Rispondi

    Sì, l’autocritica a livelli estremi fa male, non porta da nessuna parte… purtroppo la conosco bene anch’io :P
    Mi piacerebbe poter tornare qui, un giorno, con un commento più contestualizzato, ma il mio progetto è ancora in alto mare (non esistono ONG editoriali?).
    Curiosissima sulle tue prime opere! :D

    • Daniele Imperi
      giovedì, 11 Maggio 2023 alle 14:00 Rispondi

      L’autocritica a livelli estremi è anche indice di insicurezza, a volte.
      Le ONG editoriali non esistono…
      Le prime opere sono da cestinare :D

  3. Fabio Amadei
    giovedì, 11 Maggio 2023 alle 12:13 Rispondi

    Ciao Daniele,
    potrebbe essere una buona idea pubblicare racconti sulle riviste letterarie? Cosa ne pensi?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 11 Maggio 2023 alle 14:00 Rispondi

      Ciao Fabio,
      pubblicare racconti sulle riviste letterarie è una bella idea, a patto di trovarne, prima di tutto. E soprattutto che paghino.

  4. Luciano
    martedì, 16 Maggio 2023 alle 10:20 Rispondi

    L’errore principale è quello di mettersi a scrivere un romanzo senza conoscere i tanti problemi narrativi che possono generarsi, tuttavia l’unico modo per conoscerli e affrontarli è proprio scrivere, ragion per cui il primo romanzo diventa una palestra formativa senza eguali. Bisogna allontanare la presunzione e la fretta, sapersi rimettere in gioco più volte, rivedere e riscrivere fino a essere quasi nauseati dal proprio manoscritto, accettare le critiche costruttive.. D’altra parte non basta saper scrivere bene, avere padronanza della lingua italiana ed essere creativi, per scrivere un romanzo. Scrivere dialoghi, caratterizzate i personaggi, approfondire ogni tematica trattata… impossibile essere pronti la prima volta, e forse nemmeno la seconda. Tuttavia questo succede in ogni mestiere, e come in tanti mestieri anche qui c’è l’incertezza del guadagno. L’errore più grande sarebbe però quello di scrivere senza amare davvero la scrittura. Allora sarebbe proprio tempo perso.

    • Daniele Imperi
      martedì, 16 Maggio 2023 alle 10:27 Rispondi

      I problemi narrativi possono nascere sempre, ma nel primo romanzo sono quasi sicuri. Ma sono d’accordo che l’unico modo per affrontarli e risolverli sia scrivere.
      Saper scrivere bene, avere padronanza della lingua italiana ed essere creativi rappresentano le basi. Tutto il resto si impara con la pratica.
      Concordo con la presunzione: è un grande errore che commettono in tanti.

      • Roberta Fausta Ilaria Visone
        martedì, 16 Maggio 2023 alle 11:05 Rispondi

        Grazie, Luciano! Concordo su tutti i fronti!

        • Luciano
          mercoledì, 17 Maggio 2023 alle 19:37 Rispondi

          Grazie a te per il commento e in bocca al lupo per la pubblicazione del tuo sudato romanzo (per il mio ci vuole ancora un po’ , MA NON HO FRETTA!).

  5. Riccardo
    venerdì, 7 Luglio 2023 alle 19:00 Rispondi

    Beh ne ho commessi parecchi è il mio primo lavoro, iniziato due anni or sono, a 68 anni senza nessuna esperienza. Il primo sicuramente è che è una saga, di fantascienza (da sempre la mia passione). La cosa che più mi sta affascinando è la creazione dei personaggi, degli idiomi, dei luoghi. Sono molto critico con me stesso quindi mi documento sull’astronomia e sulla fisica (il mio background tecnico è un piccolo aiuto), ma sopratutto sto scrivendo per me, non penso per ora a pubblicare. Altro errore, forse, è che sono pesantemente influenzato da serie come Star Trek e Stargate e credo che il mio modo di scrivere ne risenta. Ma mi sto divertendo e questo non ha prezzo.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 7 Luglio 2023 alle 19:51 Rispondi

      Iniziare con una saga è un enorme impegno. Io sono contrario alle saghe: i romanzi successivi al primo vendono meno.
      Farsi influenzare da film o romanzi è normale, ma il rischio è che la scrittura non migliori e l’autore non riesca a trovare la sua voce.

      • Riccardo
        sabato, 8 Luglio 2023 alle 18:26 Rispondi

        Da un punto di vista della pubblicazione concordo con il tuo punto di vista e anche per quanto concerne essere influenzati. Per il momento lo scopo di quello che sto scrivendo è di riempire le mie giornate da pensionato e mantenere la mente attiva, e direi che funziona. Grazie per la gentile risposta.

Lasciami la tua opinione

Nome e email devono essere reali. Se usi un nickname, dall'email o dal sito si deve risalire al nome. Commenti anonimi non saranno approvati.