Come scrivere… come un grande scrittore

Quali consigli seguire sulla scrittura?

Come scrivere... come un grande scrittore

Provate a fare una ricerca in rete: “Come scrivere come (nome di un autore famoso qualsiasi)”: troverete decine di articoli che riassumono i metodi di lavoro di quegli autori.

Come scrivevano? Quali parole usavano? Quante ore al giorno dedicavano alla scrittura? Come impostavano i dialoghi dei personaggi? Come strutturavano le loro storie?

È pieno di informazioni, tantissime, troppe, il più delle volte inutili e inadatte. E in un certo senso possono trasformarsi in vere trappole per gli scrittori in erba alla disperata ricerca di segreti del mestiere.

I consigli degli scrittori famosi uccidono la creatività

Alla prima lezione di un corso di editing e correzione di bozze che sto seguendo si è accennato a un consiglio frequente: trovare sinonimi al verbo “disse” nei dialoghi. Qualcuno ricorderà il mio articolo sulle 144 alternative al classico “disse”, numero aumentato grazie al contributo dei lettori.

Non è un dogma quell’articolo: a me piace trovare dei sinonimi, ad altri magari no. Cormac McCarthy non ne usa, né fa uso delle virgolette nei dialoghi.

Ma non può essere una regola. Non possono esistere regole su come scrivere, eccetto quelle grammaticali e sintattiche.

Come scrivere come Ernest Hemingway: o la filosofia della concisione

Qualcuno sostiene che anche un bambino potrebbe leggere e capire i testi di Hemingway. Che sia vero o no – ho letto soltanto un romanzo dell’autore – di certo la scrittura di Hemingway è caratterizzata da:

  • un vocabolario comune e una grammatica basilare;
  • pochi avverbi e aggettivi;
  • forme verbali attive e non passive (consiglio comune a molti autori);
  • frasi brevi;
  • assenza di indicazioni nei dialoghi.

La teoria dell’iceberg di Hemingway, come viene chiamata, ci suggerisce di tralasciare alcune descrizioni e anche i trascorsi dei personaggi, che devono invece comparire col procedere della storia.

Inoltre occorre tagliare ciò che non è essenziale alla storia.

Come scrivere come Stephen King: o la saggezza

In comune con Hemingway il Re ha 2 caratteristiche:

  1. frasi e parole brevi;
  2. parole semplici.

Per il resto lascia moltissima libertà ai neoautori, con consigli oggettivamente condivisibili:

  • Scrivere e leggere tanto
  • Scrivere ogni giorno
  • Scrivere per il piacere di farlo

Ma un consiglio su tutti è forse il più prezioso in assoluto: dire la verità.

Può sembrare strano che uno scrittore di storie dell’orrore dia un consiglio del genere. Ma King intende di impregnare una storia di ciò che conosciamo, a prescindere dalla sua ambientazione e dal genere letterario.

Nessuno, meglio di noi, conosce ciò che abbiamo vissuto, le persone che abbiamo incontrato e conosciuto, le emozioni provate. Non c’è nulla di più originale e unico della propria vita.

Come scrivere come John Grisham: o dell’assurdità

Anche se Grisham consiglia di scrivere “una pagina al giorno” –, che per me non ha alcun senso, come non ha senso scrivere “2000 parole al giorno” –, tuttavia si è lasciato andare un po’ troppo, con assurdità che non hanno né capo né coda:

  • Non scrivere la prima scena fino a quando non conosci l’ultima: ogni scrittore lavora a modo suo. Molti preferiscono scrivere di getto, altri preparare una trama dettagliata prima di scrivere.
  • Scrivi la tua pagina ogni giorno allo stesso posto e ora: ma perché? Che senso ha? Per creare una connessione magica e mistica con l’ambiente in cui scrivere? Si presuppone che chiunque scriva lo faccia alla propria scrivania, dunque siamo d’accordo con il luogo; ma l’orario dipende da molti fattori.
  • Non scrivere un prologo: ma perché? Io amo i prologhi! Inoltre dipende dalla storia, più che dal genere narrativo.

Un consiglio, invece, è puro oro: “Non introdurre 20 personaggi nel primo capitolo”. Nulla da eccepire.

L’uso delle parole secondo Grisham

Grisham sostiene che esistono 3 tipi di parole:

  1. le parole che conosciamo;
  2. le parole che dovremmo conoscere;
  3. le parole che nessuno conosce.

È senz’altro vero. Ma siamo sicuri che ci sia un limite netto fra le seconde e le terze? Grisham consiglia di dimenticare le parole della terza categoria e di usare moderatamente quelle della seconda.

In un libro ho trovato parole come camarilla e regnicolo, che non conoscevo, ma no so se siano parole che dovrei conoscere. Ho trovato parole ben più rare e strane in altri libri e sono stato felice di averle trovate.

Si legge anche per conoscere più a fondo la propria lingua.

Come scrivere come J.K. Rowling: o della tecnica irrinunciabile

La creatrice della famosa saga – o eptalogia, tanto per usare una parola che nessuno conosce – di Harry Potter dà ampia libertà di movimento agli scrittori, ma allo stesso tempo impone un approccio professionale nei confronti della scrittura:

  • Scrivi quando puoi farlo: c’è forse consiglio migliore di questo sul “quando” scrivere?
  • La pianificazione è essenziale: e nei romanzi ambientati alla scuola di magia di Hogwarts non avrebbe potuto essere diversamente. Se pensate che scrivere un romanzo fantastico sia la cosa più semplice del mondo, vi sbagliate di grosso, perché dovrete inventare, e in modo logico e coerente, un mondo immaginario, le sue regole, il funzionamento della società, ecc.
  • La riscrittura è fondamentale: la Rowling ha riscritto il primo capitolo del primo romanzo 15 volte. Non facciamoci prendere dalla noia e dalla pigrizia se dobbiamo riscrivere un brano.
  • Scrivi con passione: lo stesso consiglio dato da King. Bisogna amare ciò che stiamo scrivendo, amare la storia che stiamo inventando. Se scatta la noia, è meglio lasciar perdere, perché annoieremmo anche i lettori.

Come scrivere… come gli scrittori che siamo

Il succo del discorso, dell’intero articolo, è che dobbiamo prendere dai grandi scrittori, da quelli famosi, da quelli che straguadagnano con la scrittura, da quelli che pubblicano un romanzo l’anno, da quelli che hanno avuto le proprie storie trasformate dalla cellulosa alla celluloide, i consigli più generici, quelli che si adattano a chiunque voglia scrivere.

Non possiamo adottare lo stesso metodo di scrittura degli altri, non possiamo essere la (brutta) copia degli scrittori famosi.

“Brutta” perché ogni copia lo è: è lo snaturamento della propria personalità, l’abbandono dell’unicità, dell’originalità.

Cormac McCarthy non ha mai consigliato di non usare le virgolette nei dialoghi: non le usa e basta. Lasciate perdere chi vi dice come scrivere i dialoghi: scriveteli in modo che siano comprensibili.

Disse però: “Credo nei punti, nelle maiuscole, nella virgola occasionale, e basta”. Ma questa è e resta la sua filosofia, il suo modo di scrivere. Non il mio. Non il vostro.

7 Commenti

  1. Orsa
    giovedì, 6 Ottobre 2022 alle 11:22 Rispondi

    Ma che consiglio è “Scrivi quando puoi farlo”? Insomma tutti portatori sani di consigli originali! 😂
    So che Victor Hugo scriveva nudo, Dan Brown invece si mette a testa in giù per concentrarsi sulle parole. Menomale che non hanno mai pontificato su come scrivere! :P
    Concordo: meglio scrivere come gli scrittori che siamo perché non esistono consigli e metodi universali per trasferire su carta quello che abbiamo nella mente.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Ottobre 2022 alle 13:35 Rispondi

      In effetti hai ragione, quel consiglio è banale: ovvio che si scriva quando si può. Ma ribadisce che non esiste un orario o un periodo preciso per scrivere.
      Spero non circolino foto di Hugo che scriveva nudo…

  2. vonMoltke
    giovedì, 6 Ottobre 2022 alle 14:49 Rispondi

    Mi piace molto quest’articolo. Resto allibito e anche divertito dai consigli di Grisham, che evidentemente, dallo scrittore commerciale che è, ha un metodo da catena di montaggio che non solo sopporta bene, ma incoraggia la scrittura come produzione in serie. Ovviamente il prodotto è in linea con il metodo (e con le intenzioni). Conoscevo, grazie a te, i consigli di King, e ne ho sempre trovato utili proprio quei tre che metti in evidenza. Sull’uso delle parole non ero d’accordo allora né lo sono ora: le parole che un autore usa fanno parte del suo stile, e allo stesso modo la lunghezza e la complessità dei periodi. Eco piace o non piace anche perché usava termini ricercati o desueti, e frasi lunghe e complesse, ma anche questo fa parte del gioco. E infine mi sono trovato al 100% d’accordo con quanto tratto dalla Rowling, e la cosa accentua quella simpatia che la signora mi ispira da sempre, pur non avendola mai letta. La scrittura è una cosa seria, che richiede passione, ricerca e sforzo. Anche se resta una delle attività più divertenti che conosca.
    Come ultima cosa vorrei ricordare un autore che sto leggendo per la seconda volta ora: V.S. Naipaul. Sempre ho sentito come un dogma intoccabile l’abusato “show-don’t tell”. “Mostra, non descrivere”, non so cosa tu ne pensi, ma Naipaul ha sempre fatto l’esatto contrario. Ha creato romanzi (che io trovo essere tutt’altro che romanzi) in cui la cosa più importante sono le descrizioni di posti, paesaggi, persone, attività, semplicemente ammalianti. E ci ha pure vinto il Nobel. Quindi, per riprendere la tua chiusa, bisogna diventare l’autore che si è, non cercare di divenire la brutta copia di qualcuno che esiste già (e che magari non è neppure un granché).

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Ottobre 2022 alle 16:52 Rispondi

      Grazie. Concordo sulle parole: fanno parte del nostro stile. D’Annunzio consultava molti testi, dizionari, ecc., proprio per cercare meticolosamente delle parole. L’ho scoperto in “Come lavorava d’Annunzio”.
      Eco è un po’ come il Vate.
      Sul mostrare e non raccontare non ho ancora un giudizio preciso, ma dico che dipende dalle situazioni. Non conosco Naipaul.

  3. Andrea Perin
    giovedì, 6 Ottobre 2022 alle 17:17 Rispondi

    Trovo seccante dover ricorrere al dizionario quando sto leggendo un libro che non sia qualcosa di scientifico o altamente tecnico specie se sono a letto o in bagno.
    Mettiamoci la trama che vogliamo, metafore complicate, ma scriviamo parole semplici, vi prego!
    A ”le mot juste” di Flaubert, umilmente aggiungerei che sia anche la più facile, quindi conosciuta. Delle volte un piccolo compromesso ci vuole (senza esagerare: tipo chiamare insetto uno scorpione oppure nutrirsi di branchie di delfino ;-) )
    Ma… se sei po’ sborone, hai buone capacità, non hai mai scritto per piaggeria (sciocchezze) e hai un bel numero di lettori pronti a seguirti nella tana del Bianconiglio a occhi chiusi, insomma: sei uno Scrittore con la S maiuscola… Beh, una bella prova di scrittura d’autocompiacimento impenetrabile ma logica io la darei, fregandomene altamente delle stroncature, anzi, beandomi di quanto sono fico.
    Ciao! :-)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Ottobre 2022 alle 17:22 Rispondi

      Non lo trovo seccante: di solito mi segno le parole su un foglio, se sono a letto invece cerco di ricordarle il giorno dopo. Scrivere in modo troppo semplicistico non mi piace, a meno che non debba scrivere testi per bambini. E anche lì non è certo un lavoro facile.

      • Andrea Perin
        venerdì, 7 Ottobre 2022 alle 7:57 Rispondi

        Daniele, giusto per completezza… lo trovo seccante perché per me è molto difficile continuare una lettura se mi imbatto in una parola che non conosco. Ci posso girare attorno, ma non è la stessa cosa d’averla chiara in testa. Parlo per me ovviamente. Ciao.

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