Di questo post devo ringraziare il grande Philip K. Dick, che quando scriveva i dialoghi era un gran fantasista. Nei suoi romanzi è raro trovare il tradizionale verbo “dire” in un dialogo, perché i suoi sono tutti strutturati in modo da rendere contestuali i verbi che esprimono la conversazione dei personaggi.
Ciò che mi ha più colpito nei dialoghi di Dick è stata proprio la grande varietà di verbi che usava. Immaginate una pagina di dialoghi piena di “disse”, uno dietro l’altro: suona ripetitivo, no?
Così ho voluto analizzare i dialoghi dell’ultimo romanzo che ho letto, La penultima verità, e ho segnato i vari verbi trovati. A questi ne ho aggiunti altri che mi sono venuti in mente e altri ancora presi dai sinonimi.
Ne è nato un lungo elenco di 144 verbi da usare in alternativa a “dire”, che ho diviso in 10 gruppi. Se ci pensate bene, non sono in realtà 144 verbi, ma 144 contesti.
Verbi di risposta
C’è modo e modo per rispondere a qualcuno. Si può ribattere, o anche replicare. O concordare. Insomma, qui trovate una lista di 14 verbi alternativi.
- rispondere
- ribattere
- replicare
- assicurare
- asserire
- affermare
- concordare
- approvare
- acconsentire
- ripetere
- ribadire
- accordarsi
- promettere
- garantire
Verbi di contestazione
Da usare sia in risposta a una domanda sia per esprimere il proprio pensiero in modo deciso. La lista contiene 12 alternative.
- obiettare
- protestare
- smentire
- contestare
- criticare
- puntualizzare
- precisare
- rettificare
- specificare
- chiarire
- confutare
- reagire
Verbi che esprimono contentezza
Una lista di 6 verbi che non indicano necessariamente felicità, ma chi scherza ed esulta non è certo triste.
- scherzare
- ridacchiare
- intonare
- cantare
- esultare
- esclamare
Verbi che esprimono ira
18 verbi per personaggi che hanno davvero perso la pazienza!
- gridare
- urlare
- strillare
- imprecare
- bestemmiare
- infuriarsi
- gracchiare
- starnazzare
- adirarsi
- insultare
- sgridare
- redarguire
- aggredire
- sibilare
- zittire
- biasimare
- rimproverare
- riprendere (con significato diverso dal 117)
Verbi che indicano una modulazione nel tono della voce
Paura, tristezza, incertezza, dolore, indecisione… 16 contesti da sfruttare in un dialogo.
- lamentarsi
- piagnucolare
- frignare
- farfugliare
- balbettare
- biascicare
- tartagliare
- blaterare
- grugnire
- bofonchiare
- ronzare
- bisbigliare
- sussurrare
- mormorare
- sbuffare
- borbottare
Verbi informativi
Una notizia si dà, certo, ma in realtà si annuncia, si segnala, si confida, si racconta anche, si riferisce e si comunica. E così via, fino a 20 modi differenti per dare un’informazione.
- annunciare
- segnalare
- avvertire
- confidare
- informare
- avvisare
- raccontare
- narrare
- spiegare
- tradurre
- suggerire
- consigliare
- citare
- dichiarare
- proclamare
- riassumere
- comunicare
- riferire
- rivelare
- aggiornare
Verbi che provocano una reazione
«Dov’eri ieri sera a mezzanotte?» Un classico del poliziesco. È una richiesta, anzi è un ordine, che provoca una reazione nell’interlocutore, o meglio nell’interrogato. 15 alternative per voi.
- indagare
- chiedere
- domandare
- proporre
- pregare
- scongiurare
- ordinare
- insistere
- incalzare
- esortare
- scusarsi
- interrogare
- interpellare
- sollecitare
- comandare
Verbi che danno inizio al discorso
Un breve elenco di 4 verbi per indicare un personaggio che parla per la prima volta o che inizia a raccontare un fatto.
- cominciare
- iniziare
- attaccare
- esordire
Verbi che chiudono o completano il discorso
E uno di 12 verbi per personaggi che ne interrompono altri o che concludono ciò che stavano raccontando.
- continuare
- intervenire
- commentare
- interrompere
- concludere
- completare
- correggere
- terminare
- finire
- proseguire
- aggiungere
- riprendere (con significato diverso dal 50)
Verbi di pensiero e assertivi
19 verbi per esprimere i pensieri, le riflessioni, i dubbi del personaggio e le certezze appena avute.
- dedurre
- convenire
- ammettere
- concedere
- constatare
- assentire
- arguire
- ipotizzare
- comprendere
- capire
- appurare
- rendersi conto
- osservare
- riflettere
- ricordare
- rammentare
- decidere
- sostenere
- sentenziare
Altri verbi non classificabili
E infine gli ultimi 8 verbi a cui non ho potuto assegnare un gruppo.
- fare
- uscirsene
- pronunciare
- proferire
- declamare
- ammonire
- salutare
- accogliere
Evitare il verbo che introduce il dialogo
Ci sono casi in cui è bene evitare, se non strettamente necessario, il verbo che esprime il dialogo. Se ci sono soltanto due persone a parlare, è inutile scrivere una sfilza di “disse”, basta soltanto la prima volta per far capire chi ha iniziato la discussione. Poi il lettore può cavarsela da sé. In questo Cormac McCarthy ha parecchio da insegnare.
È utile studiare la struttura dei dialoghi quando leggiamo un romanzo. In molti casi l’autore descrive i pensieri del personaggio, per esempio, o una sua azione contemporanea alla frase che pronuncia e allora il lettore sa chi ha parlato.
«Sta bene». Brion mise la pistola nella fondina e infilò i caricatori in tasca.
Il pianeta dei dannati, Harry Harrison
Il personaggio che ha parlato viene nominato, dunque il “disse” è superfluo.
E suona senz’altro meglio dell’abusata forma:
«Sta bene», disse Brion mettendo la pistola nella fondina e infilandosi i caricatori in tasca.
Vi vengono in mente altri verbi alternativi a “dire” da usare nei dialoghi?
Marco
Nabokov diceva che in Anna Karenina Tolstoj usa “disse”, ma nelle traduzioni quasi scompare perché il traduttore odia le ripetizioni. Il che mi fa pensare che il buon Lev Nikolaievic ricorresse spesso a “disse”.
Daniele Imperi
Quanto non sopporto gli stravolgimenti dei traduttori!
Tiziana
Grazie mille😊
Daniele Imperi
Ferruccio
Hemingway (come McCharty) viveva di “disse” per i dialoghi e anch’io, a parte le battute, casi estremi tuttavia, in cui il testo deve suscitare un altro tipo di emozione
Daniele Imperi
Devo riprendere qualche romanzo di McCarthy, non mi ricordo che ne usasse molti, ma ricordo che non usava quasi mai un verbo.
Valentina
Ciao Ferruccio, piacere di conoscerti :).
In quali romanzi di McCarthy hai riscontrato l’utilizzo del verbo “dire” nei dialoghi? Io ritengo che i suoi dialoghi siano geniali, ma non mi sembra ne abusi, come dici tu, anzi, tutt’altro! Però è vero che devo leggere ancora molto (per fortuna, perché lo adoro :D) di lui. Dove troverò questi disse?
Daniele Imperi
Io li ho trovati, ma neanche a me è sembrato che ne abusasse, anzi.
KingLC
Abusare è una parola un po’ grossa, ma di certo il non-uso delle virgolette lo obbliga a usare più volte il disse.
Daniele Imperi
Non usare le virgolette, però, non significa necessariamente usare il “disse”. Comunque nel fine settimana controllo nei suoi vari romanzi com’è la situazione.
Grilloz
Sicuro che non sia, almeno in parte, merito del traduttore? Ad esempio il verbo “fare” (fa lui… fa lei…) io l’ho trovto come traduzione di “say”.
In ogni caso l’uso di una certa varietà lessicale è cosa buona e giusta, tuttavia per i dialoghi io propendo per il non usare verbi o limitarli al minimo.
L’autore bravo non ha bisogno di usare un verbo che esprima l’intonazione di voce, ad esempio, perchè la stessa è già espressa dalla battuta. Invito a leggere i dialoghi di maestri come Carver, Salinger o Hemingway
Daniele Imperi
Hai ragione, bisogna controllare il testo originale.
Anche io penso vadano limitati i verbi.
Pades
Grazie Daniele, un altro post da stampare e tenere sulla scrivania. Mi piacciono i dialoghi alla McCarthy, senza verbi inutili, ma quando servono qui c’è proprio tutto!
Daniele Imperi
McCarthy è un maestro per i dialoghi, anche lui dalle battute riesce a rendere l’intonazione della voce.
Fiamma
Mi aggrego a Pades, non tutti i potenziali lettori hanno letto o leggono McCarthy, e variare il “disse” non può che giovare alla narrazione.
Daniele Imperi
Vero, non a tutti piace o interessa McCarthy
Andrea Torti
Non mi pare di aver visto il buon vecchio “chiosare”
Daniele Imperi
Eh, grazie, sapevo che qualcuno sarebbe sfuggito
Ulisse Di Bartolomei
Buongiorno Daniele.
Usare vocaboli il meglio possibile descrittivi dell’azione, ne ho fatto una regola ma poi ho dovuto moderarla. La questione sta che se se mi limito ai “disse”, il lettore si concentra facilmente nel dialogo ma se li denoto, inserisco degli “aggiuntivi” micro immaginari e obbligo l’attenzione a ulteriori figurazioni. Per chi è abituato a quella varietà dialettica, non c’è problema, ma per altri può divenire sittanto stancante, da indurre a rinunciare alla lettura. Ho ricevuto spesso lamentele, di cui alcune di tipo commerciale e altre da lettori che avevano rinunciato, in quanto non volevano avere il vocabolario d’appresso. Quella commerciale riguardava il bacino potenziale di gradimento e un esperto mi “disse” che se utilizzavo un “registro” troppo alto, si sarebbe ridotto all’osso… A mio giudizio la questione si potrebbe circoscrivere alle preferenze del lettore a cui si mira e non concerne obbligatoriamente il livello culturale o scolastico, considerato che la lettura non specialistica va a interessare ambiti anzitutto ludici e qui una scrittura troppo articolata può essere un non pregio…
Daniele Imperi
Ciao Ulisse, a me quelle critiche non piacciono, perché non si può contestare a un autore di usare un buon lessico e una gran varietà di termini. Certo, se scrivi per bambini, allora per forza devi essere limitato, ma per gli adulti proprio no.
Ulisse Di Bartolomei
L’inghippo però sta che se scegli quel criterio, devi farlo anche in tutte le occasioni dove necessario, come “andare” o “mangiare”, e finisci per utilizzare un lessico troppo astruso alla dialettica discorsiva nella vita quotidiana, costringendo a soffermarvisi ogni qualvolta che lo si incontra. Sarebbero interessanti i riscontri dei pretti lettori. Coloro che scrivono, ovviamente, perseguono una “propria” qualità estetica, che non implica necessariamente che sia gradita dal lettore. Comunque e un argomento che andrebbe approfondito.
Daniele Imperi
Sì, su quello hai ragione. Resta sempre agire in modo da non appesantire la lettura.
Roberto
Ottimo vademecum da tener presente:-)
Daniele Imperi
Me lo tengo a portata di mano anch’io, come fai a ricordarli tutti?
Chiara
I verbi che hai citato sono utilissimi. Stampo questo post e lo appendo al muro!
Unico accorgimento: usarli a proposito. Sul saggio “come non scrivere un romanzo”, l’autore riportava un dialogo esilarante in cui l’autore cercava di evitare il verbo “dire”, sottolineando che a volte è meglio ripetere un verbo a cui il lettore è talmente abituato da non farci più caso che non arrampicarsi sugli specchi con termini fuori contesto…
Luisa
Ciao Chiara, penso che farò la stessa cosa, stamparlo e metterlo a portata di penna , d’accordo anche su usarli a proposito
Daniele Imperi
Qui sotto trovi un altro bell’elenco da aggiungere al mio
Daniele Imperi
Ah, sicuramente vanno usati con coscienza, altrimenti sembra solo che vuoi fare la figura dell’autore colto
Alberto Lazzara
Ne aggiungo alcuni
Formulare
Recitare
Enunciare
Sbottare
Prorompere
Erompere
Tuonare
Guaire
Vociare
Gemere
Mugolare
Esalare
Rantolare
Sbraitare
Gracidare
Rincarare
Snocciolare
Sciorinare
Mugugnare
Cincischiare
Daniele Imperi
20 nuovi verbi? Con quello di Andrea l’elenco arriva a 165 alternative al verbo dire!
Grazie per quest’aggiunta
Alberto Lazzara
Grazie a te
Karl
Mentire.
Bofonchiare.
Tuonare.
Squittire.
Intimare.
Brontolare.
Sogghignare.
Echeggiare.
Urlare con veemenza, strascicare con voce melliflua, eccetera… L’ho imparato dai libri di Harry Potter. Ci sono bellissimi verbi oltre “disse”
Daniele Imperi
Grazie Karl, gli ultimi 6 non li avevo inseriti.
lucrezia
Grazie Daniele, un aiuto prezioso da stampare.
Lucrezia
Daniele Imperi
Ciao Lucrezia, mi fa piacere, e benvenuta nel blog
Giuseppe Patti
Ottima dritta, anche se a mio parere (posso anche sbagliarmi) conta molto il punto di vista e la tipologia del narratore. Capita in particolare nelle storie Pirandelliane o Verghiane che i dialoghi non vengano nemmeno guidati dal narratore, creando un dinamismo e un realismo ancora più concreto, dove il lettore si immerge direttamente nella vicenda senza un “Virgilio”. Pertanto conta molto il contesto e le tecniche narrative adottate per la propria storia, altrimenti questi verbi alternativi non arricchiscono il proprio lavoro, bensì lo appesantiscono.
Ciò non toglie che questo sia un vedemecum utilissimo che userò anch’io.
Daniele Imperi
Grazie. Sì, hai ragione, certi autori sanno come far capire un dialogo al lettore. Devo rivedere qualcosa di Pirandello e Verga, allora.
Bonaventura Di Bello
Ottimo articolo (come sempre, del resto… ci vizi!) e soprattutto splendido elenco di varianti organizzato in maniera egregia, ne farò tesoro senz’altro (l’articolo è già finito nel taccuino “Scrittura” di Evernote). Approfitto per ringraziare Alberto Lazzara per l’addendum, stavo per suggerire alcuni di quei verbi ma mi sono accorto che li aveva già inclusi nel suo elenco.
Daniele Imperi
Grazie. L’addendum di Alberto è stato notevole. Ieri ho trovato anche “ciangottare”, ma quando ti potrà capitare di usarlo?
Alberto Lazzara
Grazie, Bonaventura
Luisa
Vedo il post molto interessante, bisogna che stasera lo studio bene
Daniele Imperi
Vuoi imparare tutto a memoria?
Ulisse Di Bartolomei
Volevo segnalare che nel thesaurus di Word 2003 li si trovano tutti… (i word successivi li ho installati e rimossi, poiché non li trovati intuitivi…)
Salvatore
Nella lingua italiana, ad esempio, è d’abitudine adoperare “cominciare” nel ruolo di verbo e “iniziare” in quello di sostantivo. Le lingue hanno delle cristallizzazioni che, per essere dei bravi scrittori, bisogna conoscere.
Daniele Imperi
“Cominciare” nel ruolo di verbo e “iniziare” in quello di sostantivo? Non ho capito che intendi.
emilia
Ottima guida per chi detesta lo strafritto. Ultimamente ho riletto Lessico Famigliare di Natalia Ginzburg e in una pagina l’autrice ha ripetuto per ben dieci volte il verbo: diceva, riferito a sua madre. Ho interpretato questa sua ossessiva ripetizione non come povertà o negligenza lessicale, bensì come una precisa volontà stilistica di accentuare e trasmettere al lettore la noia di sentirsi sempre ripetere le stesse cose.
Daniele Imperi
Grazie. In alcuni casi, come dici, può essere intenzione dell’autore, basta però che davvero non suoni male.
Lisa Agosti
Grazie per questo post, come dice Chiara è da stampare e appendere al muro!
Davvero utilissimo.
Daniele Imperi
Non fai prima a impararlo a memoria?
Gabriele Mercati Editore
Grazie Daniele, per non essere monotono mi ero fatto una mia piccola lista, ma questa è eccezionale, complimenti vivissimi e come “suggerisce” Lisa ho già provveduto a stamparla…
Un cordiale saluto a tutti.
Gabriele Mercati
Daniele Imperi
Io non avevo mai pensato a fare una lista, ma ero sempre in difficoltà per variare il “dire”.
Giuseppe
Puntualizzazione assai utile. Grazie Daniele, come sempre.
Stefano Orsi
Articolo molto interessante, anche io non amo le.ripetizioni e una serie di valide alternative a “disse” è altamente apprezzabile.
Credo che um bravo scrittore debba trasmettere emozioni e alle volte ciò sia possibile anche con un uso intensivo di verbi o vocaboli particolari. Ritengo che um autore dotato di un lessico limitato si riconosca sin dalle prime battute.
Immagino um dialogo tra bambini in una scuola materna. Probabilmente sarebbe accettato anche un ripetizione inopportuna e poco elegante di verbi comunemente usati. Insomma forse bisogna considerare anche il contesto e la caratterizzazione dei personaggi.
P.s
Ho scopetto solo ora questo blog e nom posso e fare a meno di complimentarmi con il ‘padrone di casa” e tutti gli ospiti. Cercherò di apprendere e assorbire tutti i consigli.
Daniele Imperi
Ciao Stefano, benvenuto nel blog. Concordo con il discorso sul contesto, specialmente quando si tratta di far parlare i bambini, che devono avere un vocabolario limitato.
Luisa
Verbi che esprimono contentezza 6
Verbi che esprimono IRA 18
Non comment
Daniele Imperi
3 a 1 per l’ira! La gente ama stare sempre su di giri
nuccio
I verbi generici come dire mangiare e fare sono sempre da evitare. Ottimi gli elenchi. Occorre scegliere con intelligenza.
Daniele Imperi
Perché da evitare? Magari non abusarne, ma non si possono evitare, poiché esistono.
nuccio
Tolgono sempre freschezza. È da pigri usarli.
Francesca
Grazie per questa lista! La stampo e la regalo ai miei figli studenti, sarà utilissima!
Complimenti per il tuo sito, è ricco di informazioni. Mi sto cimentando con la creazione di un ebook ed ho scaricato le tue guide sul tema, grazie!
Daniele Imperi
Ciao Francesca, grazie e benvenuta nel blog. Auguri per il tuo ebook
Elena
Articolo assolutamente utile! E non solo per la sfilza di verbi
Grazie per la suggestione finale. Cavolo come cambia la frase! Io che con i dialoghi non sono gran che (chiedete al mio editor) farò tesoro di queste dritte….
Daniele Imperi
La frase cambia molto, infatti, quindi per me bisogna sempre scriverne due e vedere quale funziona meglio.
Simona C.
Ogni volta che posso evito di aggiungere il verbo alla battuta perché ho sempre l’impressione che riporti il lettore fuori dal dialogo, nella dimensione descrittiva che lo precede e lo segue, mentre preferisco rimanga all’interno della “azione parlata” dei personaggi.
È vero che il verbo giusto suggerisce il tono di una frase, lo stato d’animo con cui è pronunciata e tante alter cose, ma spesso se ne abusa per l’insicurezza di non aver chiarito il contesto del dialogo.
Daniele Imperi
Sono d’accordo. Anche per me il verbo dovrebbe servire solo per far capire il tono della frase.
Chiara Mazza
Sono molto d’accordo sul fatto che si abusi spesso di questi verbi per via dell’insicurezza di non aver ben descritto il setting o contesto del dialogo. Ma appunto, è giusto un’insicurezza, perché il lettore in genere può metterci del suo.
Sono anche d’accordo sul fatto che troppa varietà, con verbi pomposi, rischia di dare l’impressione che l’autore voglia farsi colto piuttosto che fornire un vero arricchimento del testo.
Aggiungerei anche che molto dipende dalla storia: se scrivi una storia sul filo della suspence e con un certo ritmo forse è meglio evitare qualunque verbo e al limite ripeterne spesso uno, sennò a farsi fottere il ritmo. Se scrivi un romanzo psicologico forse è meglio pensare il verbo giusto per ogni contesto…
Daniele Imperi
Sì, anche per me se vuoi ottenere un certo ritmo, allora devi farne a meno o comunque limitarne l’uso.
Barbara
Non è che mi spaventa la lista…mi spaventa chi legge segnandosi tutti i verbi!
Quando leggo, entro troppo nella storia per notare se ci sono ripetizioni di “disse”. In alcuni dialogo, se la tensione è alta, i verbi li salti a piedi pari, sono quelle parole che il cervello registra ma sorvola, soffermandosi sull’azione vera.
Più facile invece che noti l’affettazione di usare verbi pomposi, che stilisticamente suonano meno banali di un “disse” ma che rovinano la musicalità della pagina.
Daniele Imperi
Ahah, io ho iniziato a segnarmeli quando ho visto quella gran varietà
Io invece noto subito le ripetizioni.
Roberta FI Visone
Grazie! Userò questa ricca varietà di verbi in quello che sarà il mio futuro romanzo <3
Daniele Imperi
Bene, buon lavoro
Ikuyo
Ottimo post, molto utile, lo utilizzerò senz’altro per non rendere troppo monotoni i miei dialoghi; mi vengono in mente ancora dei sinonimi:
Vantarsi
Lusingare
Pavoneggiarsi
Supporre
Sbiascicare
Mettere in guardia
Sparlare
Elencare
Mentire
Insieme a “fare” è il verbo con più sinonimi.
Daniele Imperi
Ciao Irene, grazie per l’elenco e benvenuta nel blog
PamiOfCosmos
Grazie mille! Io devo imparare ancora molto riguardo alla scrittura, ma un articolo del genere sarebbe da tenere impresso nella mente. Una guida geniale per gli scrittori in erba. Complimenti!
Homobruno
Grazie con cuore
Andrea Venturo
Spassoso e utile, anzi utilissimo articolo sull’uso di un verbo altrimenti troppo utilizzato.
Aggiungerei alla lista
Rampognare (di solito aspro) e Sagramentare (se il bestemmiare è troppo scontato).
Daniele Imperi
Grazie per questi due ennesimi verbi
Alessandro
Chiedo scusa per il fatto di commentare il post con due mesi di ritardo, ma per svariati motivi sono rimasto indietro nella lettura degli articoli e piano piano mi sto rimettendo in pari.
Detto questo, post molto interessante, a mio parere uno dei più utili letti qua. Elenco ben fatto ed esauriente, da tenere sempre a portata di mano per qualunque scrittore, in erba e non. Ma molto più importante ancora, secondo me, è la divisione dei verbi in categorie che permette in poco tempo e con assoluta facilità di individuare il verbo più adatto al contesto.
Complimenti e grazie!
Andrew Next
Questa pagina la segnalo a tutti quelli che abusano del verbo “dire”, sappilo. Se vedi un impennata del traffico da queste parti: sono stato io.
Daniele Imperi
Grazie mille
Francesco Zampa
Grazie al “plagio” denunciato ho potuto leggere anch’io questo post. Non tutto il male viene per nuocere. Io preferisco di gran lunga il disse, in linea di massima, perché il dialogo deve esprimere in sé cosa sta succedendo.
Daniele Imperi
Be’, abusare di varianti non è bene, di certo. Secondo me vanno scelte quando non si capisce subito il tono del dialogo.
Ha Joso
Ciao, sono nuovo. Mi piace molto il tuo blog perchè mi sta fornendo moltissime informazioni interessanti per migliorare il mio racconto. Lo utilizzerò ogni qualvolta sarò davanti ad un dialogo.
Grazie
Daniele Imperi
Grazie Giovanni e benvenuto nel blog.
Francesco Nati
Sono il figlio di Maurizio Nati, il traduttore de “La penultima verità” (e di moltissimi altri romanzi di Dick), purtroppo scomparso pochi mesi fa.
Una volta segnalai questo post a mio padre e lui mi rispose che “Dick non brilla per la qualità della sua prosa (almeno per buona parte della sua carriera di scrittore), che anzi in genere è piuttosto sciatta”. Dunque possiamo essere abbastanza sicuri che la varietà lessicale sopra mostrata sia opera del traduttore più che dello scrittore. Ora, che ciò sia una cosa positiva o negativa io lo lascio decidere al lettore, sicuramente mio padre sapeva scrivere bene e curava molto la forma in italiano. In fondo uno dei tabù nella nostra lingua è proprio la ripetizione e una serie infinita di “disse” potrebbe risultare monotona, stancante.
Daniele Imperi
Salve Francesco, benvenuto nel blog. Non avevo letto della scomparsa di suo padre, mi dispiace. Ho letto poco tempo fa “La penultima verità”, diciamo anzi che periodicamente mi leggo un romanzo di Dick.
Forse la forza di Dick stava più nella sua immaginazione e nei temi che trattava. Bisognerebbe vedere l’originale, se riporta variazioni al “said”. Comunque in alcune lingue le ripetizioni sono accettate. Ricordo a una lezione di norvegese che la nostra insegnante, dopo che le avevamo fatto notare una ripetizione in una frase, disse: “Se bisogna usare quella parola, si usa. Non importa che è ripetuta”.
Francesco Nati
Confermo che in molte lingue la ripetizione non è un tabù. Io parlo fluentemente il cinese e ripetere lo stesso identico termine anche cinque volte nello stesso paragrafo per loro non è un problema
Daniele Imperi
Me ne sono accorto leggendo alcuni classici cinesi ultimamente, anche se in italiano. Diciamo anzi che ho avuto questa impressione.
Francesco Nati
In parte è voluto per mantenere un po’ il “gusto” e il ritmo dell’originale, in parte è inevitabile perché non ci possono essere sinonimi per tutte le parole (soprattutto quelle molto specifiche come ad es. “aquilone”), a meno di non ricorrere a fastidiosi giri di parole.
Daniele Imperi
Tempo fa infatti ho scritto in un articolo che i sinonimi non esistono
Flavia
Suggerisco di aggiungere “rombare”.
Daniele Imperi
In qualche caso ci può stare.
Marco
Parto da un presupposto: che adoro scrivere come adoro fare poche cose al mondo e quindi giro nel web, nella speranza di trovare qualcosa di curioso e al tempo stesso formativo. Questo argomento mi ha incuriosito molto perché di estrema attualità. Ritengo basilare scrivere bene e farlo in maniera chiara, ortodossa dal punto di vista grammaticale, senza omettere ricchezza di verbi, sostantivi…
Ho preso appunti e il tema mi ha decisamente incuriosito dal momento che sono alle prese con racconti, romanzi, poesie che ho scritto in una vita di passioni e che sto cercando di far conoscere ma soprattutto sto cercando di incanalare le mie energie e fantasie di scrittore con l’aiuto di professionisti molto validi.
Daniele Imperi
Ciao Marco, benvenuto nel blog.
Anche se senza esagerare, ci deve essere appunto ricchezza di parole, soprattutto per evitare continue ripetizioni.
Simone
Trovando questo blog mi sono posto una sola domanda: Perchè non ti ho trovato prima?
Gran bel lavoro.
Daniele Imperi
Ciao Simone, grazie e benvenuto nel blog.
Valentina
Impagabile elenco.
Grazie mille!!
Aggiungo due verdi che mi par di non aver letto: chiosare e chiocciare.
Daniele Imperi
Ciao Valentina, benvenuta nel blog. Chiosare l’hanno suggerito, ma chiocciare non c’è, grazie.