Come superare il blocco dello scrittore con la scrittura di getto

Come superare il blocco dello scrittore con la scrittura di getto

Tutti abbiamo sperimentato il blocco nella scrittura.

Uno dei consigli che si leggono spesso su come vincere il blocco dello scrittore è scrivere di getto.

Ma cosa significa veramente?

Che cos’è veramente la scrittura di getto e perché può essere utile?

Si tende a differenziare la scrittura di getto dalla scrittura cosiddetta organizzata, ossia una scrittura creativa che prevede la trama, la creazione di schede di personaggi, una solida struttura a 3 o 5 atti.

In realtà, come ho già avuto modo di dire, la scrittura creativa – anzi, la scrittura in generale – è sempre una scrittura di getto. La differenza è soltanto nella storia in sé: che provenga, cioè, da un flusso disorganizzato di idee del momento o da una struttura studiata e preparata a priori. Quindi la differenza è solo nel metodo di lavoro.

Tutti gli scrittori che confessano di scrivere senza una trama ben chiara in mente e senza sapere ciò che avverrà al capitolo successivo, in fase di revisione lavorano di sicuro per colmare eventuali lacune, aggiustare il tiro, far combaciare eventi, ecc.

Dov’è l’utilità della scrittura di getto?

L’utilità sta innanzitutto nello scrivere: liberare la mente, lasciar scorrere le idee, anche se si pensa che siano proprio le idee a mancare. In realtà tutto sta a iniziare, a scrivere la prima parola.

Ma se c’è il blocco dello scrittore, dirà qualcuno, allora come si fa a scrivere la prima parola?

Scrivere di getto non significa scrivere a casaccio

Ho letto diversi articoli sulla scrittura di getto e tutti più o meno davano gli stessi consigli. Il pensiero comune è che bisogna scrivere qualsiasi cosa venga in mente.

Ora mi chiedo: ma se ho un blocco sul mio romanzo, a cosa mi serve scrivere a vanvera, scrivere qualsiasi cosa che non sia inerente al mio romanzo, alla mia storia?

Il blocco dello scrittore non è sull’azione meccanica della scrittura, ma nasce da un’indecisione, da un dubbio, da una momentanea povertà di idee, da lacune nella trama, da errori nello sviluppo della storia.

Mettermi a scrivere di un sogno fatto, della mia mattinata, dell’ennesima visita dalla dentista non mi serve assolutamente a nulla. Il blocco nella mia storia resta.

Un consiglio su tutti ho trovato veramente utile: approfondire il passato del protagonista, operazione che potrebbe stimolare le idee e sbloccare la creatività.

Oppure, riscrivere da capo il capitolo o la scena in cui ci si è bloccati, ma da un’altra prospettiva.

Creare una scena scrivendo di getto

La maggior parte delle volte in cui ho sperimentato il blocco dello scrittore riguardava proprio una scena: “E adesso che scrivo? Come vado avanti? Cosa faccio fare al protagonista?”. Sono le domande che mi ponevo in quei casi.

Come può aiutarci la scrittura di getto a sbloccare una scena?

La parola “magica” è descrizione. Molti autori non amano le descrizioni: alcuni perfino le criticano molto, come se fosse una caratteristica degli autori alle prime armi.

Ma le scene vanno descritte, non possiamo farne a meno. Siamo d’accordo che non esista un solo modo per farlo:

  • posso far descrivere una scena al narratore
  • posso farla descrivere a un personaggio tramite le sue azioni

Nel racconto di fantascienza distopica che sto scrivendo, “Anno 2053”, mi ero bloccato da alcuni giorni alla cena del mio protagonista. Ho risolto descrivendo la scena: il personaggio ha finito di cenare, ha sistemato la lavastoviglie e si è addormentato leggendo, risvegliandosi a notte fatta e buttandosi poi a letto.

Una scena da Premio Nobel. Ma, come ho scritto, la scrittura di getto ha la sola funzione – nel caso del blocco dello scrittore – di sbloccare, appunto, una situazione di stallo. E con me ha funzionato.

Quella breve scena, che in revisione potrei anche eliminare, mi ha permesso di andare avanti.

Creare tensione con la scrittura di getto

La tensione – che comunemente viene definita suspense – non dovrebbe mancare in nessuna storia. È la tecnica che ci permette di procedere con la lettura: quello stato di attesa, di aspettativa, che mette curiosità e invoglia a leggere.

Scrivere di getto può farci creare questo stato di tensione nei lettori?

Abbiamo visto che è possibile sbloccare una scena. In quel caso la chiave era la descrizione.

Nel caso della tensione, invece, la parola magica per me è flusso di coscienza. Pensieri e sensazioni del personaggio che scorrono sulla carta, liberamente, e che portano i lettori all’interno del suo stato d’animo.

Siamo quindi di fronte a un flusso non controllato, ma i pensieri sono soltanto apparentemente slegati uno dall’altro. La bravura di chi scrive, anzi, sta proprio nel creare un flusso di coscienza che porti il personaggio e il lettore verso un preciso obiettivo.

Alla stessa maniera possiamo usare il monologo interiore, dove si ha invece un flusso – anche se forse è improprio chiamarlo così – organizzato di pensieri. Il personaggio sta in pratica ragionando sul da farsi o su ciò che ha vissuto.

Sia con la tecnica del flusso di coscienza sia con quella del monologo interiore chi scrive sta usando i personaggi per uscire dal vicolo cieco in cui si trova. Forse sono proprio queste due tecniche a funzionare meglio per vincere il blocco dello scrittore, rispetto alle descrizioni.

11 Commenti

  1. LUCIANO
    giovedì, 6 Aprile 2023 alle 6:32 Rispondi

    Il blocco dello scrittore, ancorché si possa definire tale, può essere dettato da motivi diversi. Personalmente, nel romanzo che sto completando, mi è successo una volta sola di bloccarmi sulla trama (in realtà mi è successo tante volte per cercare la parola o l’affermazione giusta, anche se soprattutto in fase di revisione o riscrittura). Una volta sola, nonostante lavorassi su una bozza di trama abbastanza completa. Ero a metà del capitolo 7, soddisfatto di quello che avevo scritto fino a quel momento. Il mio protagonista era sul divano di casa, triste per avere ricevuto una brutta notizia, Sapevo come avrebbe dovuto finire il capitolo (il protagonista che si addormenta sul divano) e come avrebbe iniziato quello successivo (il protagonista risvegliato da una telefonata), ma non riuscivo a colmare quel mezzo capitolo. Ho provato a scrivere un paio di cose (a significare che il blocco non era “scrivere”, ma “cosa scrivere”) ma non mi convincevano, erano forzate, quindi da cestinare. Poi ho fatto muovere il protagonista. Non più sul divano, ma affacciato alla finestra, e poi l’ho fatto uscire di casa… Risultato, non solo ho completato il capitolo, ma ho anche introdotto qualcosa che non mi sarei aspettato (è sempre la cosa più bella che possa capitare a chi scrive) e che ha portato a un arricchimento del romanzo. Nel mio caso, quindi, ho superato il blocco tentando tutte le soluzioni che mi sembravano possibili, cambiando infine il punto di vista. In realtà non so nemmeno se chiamarlo blocco. Lo scrittore non è un robot (per fortuna!) che scrive appena si mette alla tastiera, ma ha bisogno di pensare, provare… scrivere è la logica conseguenza di buone idee che vanno però cercate ed elaborate. Con il mio lavoro non posso scrivere con continuità, ma quando non scrivo ho molto tempo per pensare agli sviluppi della trama, e questo mi aiuta a non bloccarmi quando mi trovo a scrivere, ma qualche volta mi capita di fermarmi a pensare anche davanti alla tastiera. No, non è un blocco (e poi quando diventa blocco? Dopo un minuto, un’ora o una settimana?), ma fa tutto parte del processo creativo del romanzo.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2023 alle 11:44 Rispondi

      Se ti blocchi su una parola, non è propriamente un blocco dello scrittore. Significa solo che devi trovare quella giusta.
      Il blocco è sempre su “cosa scrivere”. Non sapere come continuare.
      Vagliare le varie soluzioni è uno dei metodi per superarlo.
      Quando diventa blocco? Quando stai per diversi giorni senza sapere cosa devi scrivere.

  2. Corrado S. Magro
    giovedì, 6 Aprile 2023 alle 12:10 Rispondi

    “approfondire il passato del protagonista” oppure vangare nelle radici del filone in elaborazione o che si desidera sviluppare: Utilissimo!
    Per ragioni contingenti, costretto a eseguire compiti non rinviabili, il “blocco” mi perseguita. Considero anche che l’idea, la novità, il suo sviluppo, mi colgono quasi sempre durante la seduta mattutina sulla tazza🤓. Escludo calepino, carta e matita o altro per evitare di distrarmi dal compito prioritario. Conseguenza: pericolo di smarrire sfumature e germogli che si sono affacciati alla fantasia. Che volete anche io sono vittima di stranezze, senza non avrei mai scritto qualcosa. Forse sarebbe stato meglio🤔

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2023 alle 12:13 Rispondi

      Il “calepino” mi mancava…
      Non ho capito il “vangare nelle radici del filone in elaborazione”. Che utilità potrà dare?

  3. Corrado S. Magro
    giovedì, 6 Aprile 2023 alle 12:56 Rispondi

    Ripescando nella fonte, nell’impulso, iniziale che ha dato il via a un qualunque scritto (anche parascientifico), ricostruendo e riassumendo, si rinverdisce la trama e si sviluppano nuove sinapsi.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2023 alle 13:01 Rispondi

      Quest’operazione comporta un gran lavoro, però.

      • Corrado S. Magro
        giovedì, 6 Aprile 2023 alle 13:09 Rispondi

        Te ne do atto. Potrebbe anche influenzare tutta la stesura. Dipende da diversi fattori. A me risulta utile magari perché il percorso iniziale e il fine ultimo sono quasi sempre ben definiti.

  4. Orsa
    giovedì, 6 Aprile 2023 alle 16:01 Rispondi

    Certo, la scrittura di getto può funzionare, ma come hai evidenziato dalla scena di “Anno 2053” necessita di rimaneggiamenti, revisioni, addirittura può essere sacrificata completamente. Ma se serve allo sblocco ben venga, infatti la proverò questa tecnica!
    Ma perché 2053 e non 2054? ;)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2023 alle 16:04 Rispondi

      Io l’ho provata da poco e ha funzionato. Non è detto che funzioni sempre, ovvio: dipende da cosa ha innescato il blocco.
      Il titolo “Anno 2053” è provvisorio, ma “2054” è più interessante :D

  5. Daniela
    lunedì, 12 Giugno 2023 alle 13:33 Rispondi

    Il blocco dello scrittore può essere di tanti tipi. Personalmente ho sperimentato la paralisi, il blocco, la nausea, la fuga mentale davanti allo schermo. Questo è successo quando ho perso un libro (non ancora salvato su chiavetta) causa rottura del computer. Dopo due anni ho ripreso a scriverlo, in modo scorrevole e con notevoli miglioramenti. Quando il libro finisce in secca ( succede spesso verso la fine) il discorso è diverso, allora può essere utile anche scrivere di getto, al traino, anche male, anche solo una riga al giorno, finché un’idea, un sogno, un accostamento, un ricordo (e altre circostanze) danno lo slancio per proseguire.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 12 Giugno 2023 alle 14:03 Rispondi

      La perdita dell’intero manoscritto è terribile.
      In generale per vincere il blocco dello scrittore è necessario definirne le cause.

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