Le mie regole sulla pubblicazione

Le mie regole sulla pubblicazione

Nonostante i miei tantissimi difetti, come persona soprattutto, come appartenente del genere maschile, ma anche come aspirante scrittore, penso di avere un grande pregio, forse uno soltanto, ma c’è: la coerenza.

E mi piace essere coerente in tutto, anche nella scrittura, quindi, che occupa un posto speciale nella mia vita, come i libri e la natura.

Che significa essere coerenti nella scrittura? Per me significa darsi delle regole e rispettarle. Creare delle proprie leggi. So che a molti regole e leggi stanno strette – a me per primo, ma solo quelle promulgate da altri – però, almeno nell’ambito della scrittura, segnano un confine fra lo scrittore artista e lo scrittore mercenario.

Non c’è nulla di male a essere mercenari nella scrittura: in fondo, se mettiamo in vendita un libro, con un editore o in self-publishing, siamo comunque un po’ mercenari. Abbiamo scritto una storia per soldi. Ma allora tutti al mondo sono mercenari, eccetto i missionari e i volontari a tempo pieno.

Ghost writing

Molto tempo fa ho parlato di ghostwriting nel blog, ma era solo una riflessione su quanto si dice avvenga in editoria e sul senso di scrivere un libro e farlo firmare da un altro autore. Chissà, magari fra i tanti libri che abbiamo letto ce n’è qualcuno scritto con questa “tecnica”.

La mia regola è semplice: io non firmo quello che scrivono gli altri e nessuno firma quello che scrivo io.

La scrittura è un’arte, dunque solo l’artista che la produce deve firmarla. Non riuscirei mai, a prescindere dai soldi in palio, a starmene tranquillo sapendo che il mio libro, quello che ho progettato, scritto e revisionato, porti la firma di un’altra persona come suo autore.

È un fastidio che non posso sopportare.

Il discorso per me è questo: se sai scrivere, allora scrivi un libro. Se non sai scrivere, allora non è necessario scrivere un libro, dedicati a qualcos’altro.

Contratto editoriale (serio)

Lo scrittore alle prime armi probabilmente non ha mai visto un contratto editoriale in vita sua. Nel 2012, quando un editore accettò di pubblicare il mio primo libro sul blogging, mi spedì via email un contratto: era il primo che vedevo e l’avevo dato per buono. In realtà quello, visto che era un pdf, non era neanche valido come contratto, oltre a essere parecchio stringato.

Lo scorso anno un altro editore mi spedì, per posta, un vero contratto editoriale e allora ho potuto vedere quali punti deve contemplare. E erano tanti, altro che la paginetta striminzita del primo.

Essere un autore famoso e essere uno scrittore alla prima pubblicazione non fa alcuna differenza: il contratto di editoria deve essere serio e valido. L’unica differenza sta nella percentuale sulle vendite.

Self-publishing (serio)

Come molti sapranno, a me interessano entrambe le due forme di editoria, ma il self-publishing fatto con scambi di favore a me non piace, perché spesso fra i collaboratori gratuiti non ci sono veri professionisti dell’editoria.

Per ora io non ho soldi da investire per pagare un editor, un correttore di bozze, un grafico per la copertina e un esperto di marketing. L’editing può farlo solo un editor, la correzione bozze può farla solo un correttore di bozze, la copertina un grafico, la promozione editoriale un esperto di marketing editoriale.

Per un romanzo non se ne parlerà quasi sicuramente neanche in futuro di self-publishing, perché l’editing potrà costarmi fra i 2000 e i 3000 euro e per le mie tasche è un investimento troppo grande, soprattutto per qualcosa di insicuro come il successo di un ebook.

Tenterò quindi con dei racconti, ma anche in quel caso è sempre una bella spesa. Il racconto di fantascienza che ho finito la settimana scorsa conta 51 cartelle editoriali, quindi l’editing mi potrà costare sui 250 euro minimo. Il costo sale a 300 con la copertina. Posso considerare questa come spesa totale, rinunciando a marketing e correzione bozze. Ma per ora non me la sento. Per rifarmi dei soldi, vendendo a 1 euro l’ebook, dovrò vendere 428 copie. E non sono certo poche.

Fanfiction? No, grazie

Sì, okay, è un po’ presto per parlare di fanfiction, però vale la pena inserire anche questa regola, perché a dire la verità a me le fanfiction non piacciono per niente come idea. Se qualcuno non sa cosa siano, in pratica si tratta di scrivere spin-off o seguiti di opere di altri autori.

Ti piace da matti la saga di Harry Potter? E allora ti viene in mente magari di scrivere un racconto con Hagrid che si sposa o con Harry che tradisce sua moglie. Non c’è limite alla fantasia dei lettori.

Appunto. Il problema delle fanfiction è proprio questo, secondo me: quanto resta della creazione dell’autore? Quanto vengono stravolti i personaggi?

Ho idee ben radicate su alcuni temi sociali e politici e non vorrei mai vedere i miei personaggi infilati in contesti che non condivido.

E voi che ne pensate?

No ai seguiti su richiesta

Se mai riuscirò a finire il benedetto romanzo di fantascienza, non ne scriverò mai un seguito. Quella storia inizia e finisce con quel libro. Non c’è proprio nient’altro da dire. Forse – e è un forse sottolineato più volte e con tanti punti interrogativi – potrebbe venirmi in mente qualche spin-off su una delle sei storie del romanzo.

Invece il famoso K che ogni tanto faccio risorgere dal limbo dei miei progetti di scrittura potrà essere una trilogia. In realtà, quando ho iniziato a lavorarci tempo fa, ho pensato anche ai due romanzi seguenti – storie completamente diverse e ambientate anni dopo la prima – ma non sarà il mio primo romanzo, il secondo romanzo sarà una storia differente e uscirà (se uscirà) chissà quanto tempo dopo il primo.

Voglio evitare di scrivere spazzatura, di pubblicare un seguito quando non l’ho previsto, perché saranno poi i lettori a pagarne le conseguenze, ritrovandosi una storia povera.

No alla pubblicazione a tutti i costi

A me piacerebbe vedere i miei romanzi in libreria, sul serio. Ma non è una mia priorità nella mia vita. Le priorità sono altre. Anche se la scrittura è per me importante, non deve essere un traguardo da raggiungere a tutti i costi.

Ogni volta che in un libro leggo oscenità come “dài”, “subìto”, o perfino “àncora”, a me sale la bile e viene voglia di chiudere quel libro. Per come la vedo io nella lingua italiana non esistono accenti in mezzo alla parola, ma soltanto alla fine.

È anche vero che ogni casa editrice ha le sue regole ortoeditoriali, e quindi potrebbe benissimo disseminare accenti a larga mano sui nostri testi, ma è altrettanto vero che, per quanto mi riguarda, non è necessario pubblicare a tutti i costi.

Così è come la penso io. E voi avete le vostre leggi nella scrittura?

33 Commenti

  1. Ferruccio
    martedì, 19 Luglio 2016 alle 9:13 Rispondi

    Sono completamente in linea con i tuoi principi!

    • Ferruccio
      martedì, 19 Luglio 2016 alle 11:11 Rispondi

      dimenticavo… anche se ho fatto e faccio lavori da Ghostwriter (non per libri di narrativa)

      • Daniele Imperi
        martedì, 19 Luglio 2016 alle 13:19 Rispondi

        Che tipo di lavori sono?

        • Ferruccio
          martedì, 19 Luglio 2016 alle 14:11 Rispondi

          articoli di carattere scientifico

          • rabolas
            martedì, 19 Luglio 2016 alle 15:17 Rispondi

            ghostwriter di articoli di carattere scientfico? davvero? non credevo esistessero ;)

            • Daniele Imperi
              martedì, 19 Luglio 2016 alle 15:19 Rispondi

              In teoria quegli articoli dovrebbe scriverli lo scienziato :)
              Non lo farei comunque, non mi va di scrivere un articolo che poi firma un altro.

          • Ferruccio
            martedì, 19 Luglio 2016 alle 17:29 Rispondi

            Facciamo meglio a dire tecnico scientifico.
            Non lo faresti mai… Diciamo che anch’io sto rivedendo questo concetto: è “disonesto” da una parte e anche dall’altra

      • Tiziana
        martedì, 19 Luglio 2016 alle 23:26 Rispondi

        Cosa si prova ad avere lavorato da ghost writer? Ti è mai venuto di starci male? Tu bravo a scrivere un pezzo e qualcun’altro pone il suo nome?
        Credo che mai dire mai nella vita. Mi è successo per il bene dell’azienda di fare io un lavoro o testo o altro inerente al mio lavoro (non per forza in campo editoriale) e non comparire. Dipende cosa è , fa male. Però capisco entrambe le barricate, quella da dipendente e quella della mia passione nello scrivere.
        Non sempre si può decidere. Se scrivi il tuo romanzo sì,ed è liberatorio.

        • nuccio
          mercoledì, 20 Luglio 2016 alle 16:38 Rispondi

          Da Dumas a Vespa i “fantasmi”son sempre esistiti. Non appartengo alla generazione teen né thirty, ma mi viene rendo conto che si è costretti a farlo se si vuole vivere in un società di sfruttatori che ha perduto ogni senso morale.

          • Daniele Imperi
            mercoledì, 20 Luglio 2016 alle 16:59 Rispondi

            In che senso si è costretti a farlo?

  2. Grilloz
    martedì, 19 Luglio 2016 alle 9:15 Rispondi

    Sulle fanfiction non ho capito se non le vuoi scriverle o se non vuoi che ne scrivano altri sui tuoi libri. Per la prima, ecco, forse non hai più l’età :P Però a me a 16 anni non sarebbe dispiaciuto ambientare storie in universi creati da altri (con personaggi nuovi però).

    • Daniele Imperi
      martedì, 19 Luglio 2016 alle 13:19 Rispondi

      Non voglio scriverle (non mi interessa farlo) e non voglio che siano scritte da altri :)
      Forse sull’età hai ragione, ma anche quand’ero ragazzo non mi attirava quest’idea.

      • Grilloz
        martedì, 19 Luglio 2016 alle 13:31 Rispondi

        Io la fan fiction la vedo più come un gioco di ruolo, anche se di stampo letterario: ti piace quell’ambientazione e ci giochi la tua storia, in quel modo forse può essere divertente. Poi ce chi ha approfittato del fenomeno per farne un’operazione commerciale, che è pure riuscita, quindi tanto di cappello.
        Comunque non ne ho mai scritte (me le raccontavo in testa non credo che valga :D ) e non ne ho mai lette ;)

  3. Chiara
    martedì, 19 Luglio 2016 alle 9:40 Rispondi

    Anche io ho tanti difetti, ma sono coerente. So che non ti piacerà quello che sto per dire (considerala una battuta) ma dicono sia un tratto distintivo della Bilancia. :D
    Mi hanno chiesto di fare la ghost-writer, ma ho sempre rifiutato. Non mi auto-pubblicherei se non avessi del denaro da investire, perché considero la scrittura un tratto distintivo della mia personalità, quindi non accetterei mai di mandare in giro per la rete qualcosa che non sia al limite della perfezione.
    Stessa cosa, per quel che riguarda il contratto editoriale, che paragono a qualunque contratto di lavoro: se quando ero disoccupata ho rifiutato un lavoro a 5 euro all’ora o altri contratti di sfruttamento (periodo di prova gratis: ma perché?), allo stesso modo non accetterei mai proposte lesive della mia dignità. Non è arroganza, secondo me, ma consapevolezza del proprio valore.
    I personaggi del mio romanzo potrebbero tornare in altre storie, ma solo se sarò ispirata e motivata a farlo, non certo per prostituzione intellettuale.
    In passato, però, mi sarebbe piaciuto recuperare un personaggio minore dei romanzi gialli di Massimo Cassani, per farlo diventare il protagonista di una storia. Lo trovavo affascinante e avrei voluto approfondirlo. Non ho comunque mai scritto nulla al riguardo, perché quella alla fan-fiction non è una mia tendenza naturale. :)

    • Daniele Imperi
      martedì, 19 Luglio 2016 alle 13:21 Rispondi

      Non sapevo che la coerenza rientrasse nella Bilancia :D
      Neanche per me si tratta di arroganza, ma rispettarsi.

      • Chiara
        martedì, 19 Luglio 2016 alle 13:49 Rispondi

        Esatto: la giusta autostima. :)

  4. Danilo (IlFabbricanteDiSpade)
    martedì, 19 Luglio 2016 alle 11:07 Rispondi

    Fanfiction? E perché? Vuoi scrivere un libro? Inventa una storia tua.
    Queste cose mi fanno letteralmente inorridire come anche i libri su commissione, motivo per il quale MAI E POI MAI ho letto e leggerò, ad esempio, i libri su Star Wars scritti da Vattelapesca o Tizio e Caio che sono stati pagati per scrivere una storia legata al mondo inventato da Lucas.
    Questa è una mia regola, simile alla tua: non scriverei mai un libro su commissione. Le storie devono essere mie.
    Tra l’altro, c’è una rete sottile che lega personaggi ad eventi narrati e che si rompe non appena una persona esterna al progetto interviene. Così la penso io, con tutto il rispetto per chi ama queste cose.

    • Daniele Imperi
      martedì, 19 Luglio 2016 alle 13:23 Rispondi

      Forse sono a corto di idee.
      Anche sulla saga di Dune sono stati scritti altri romanzi, non ricordo da chi.
      I libri su commissione li accetterei se si tratta di scrivere saggi o documenti storici: in quel caso, se l’idea mi prende, e se sarò in grado di scriverli, lo farei. Ma un romanzo no.

  5. Caterina
    martedì, 19 Luglio 2016 alle 11:21 Rispondi

    Concordo pienamente con te! Quello che si scrive appartiene alla nostra mente, alle nostre visioni.. e quando siamo pronti.. le doniamo agli altri. Ciao Caterina.

    • Daniele Imperi
      martedì, 19 Luglio 2016 alle 13:24 Rispondi

      Ciao Caterina, benvenuta nel blog. La parola giusta è forse proprio “visioni”: l’autore ha una sua personale visione del mondo che ha creato, che difficilmente altri possono riproporre.

  6. Andrea Torti
    martedì, 19 Luglio 2016 alle 11:24 Rispondi

    Tutti punti condivisibili dalla maggioranza degli scrittori.

    Per quanto riguarda le fanfiction, diciamo che sostengo tanto il diritto alla libertà di espressione nelle sue varie forme… quanto quello di non gradire alcune di queste :P

    • Daniele Imperi
      martedì, 19 Luglio 2016 alle 13:25 Rispondi

      La fanfiction non la farei rientrare nella legittima libertà di espressione, però :)

  7. Ulisse Di Bartolomei
    martedì, 19 Luglio 2016 alle 11:29 Rispondi

    Salve Daniele

    “non ho soldi da investire per pagare un editor, un correttore di bozze, un grafico per la copertina e un esperto di marketing”

    Qui hai messo il dito sulla piaga. Forse non perché i soldi non li hai, ma sai che non li riprenderai e quindi non investi a perdere o non te lo puoi permettere di farti il “regalino”. Tempo fa avevo proposto il paragone della fotografia. Se foto eccezionali per pubblicazioni, possono venire acquistate anche per pochi centesimi, lo si deve che molti turisti caricano sui microstock le loro foto vacanze e agli editori conviene cercare tra queste che finanziare un fotografo che si rechi in loco. Nella letteratura la faccenda è simile. Sono talmente tanti quelli che scrivono “a tempo perso”, che non si crea la “massa critica” finanziaria che consenta un progetto curato in tutti i dettagli. C’è troppa dispersione. Siccome però questa è “democrazia”, bisognerà abituarsi a una nuova letteratura, non perfetta ma quella accessibile. A meno che si trovi un editore, e sarà sempre più difficile per i lavori di qualità (meno appetibili rispetto a quelli al turpiloquio o con dialettica molto semplificata), la via è quella del compromesso.

    • Daniele Imperi
      martedì, 19 Luglio 2016 alle 13:27 Rispondi

      Ciao Ulisse, posso permettermi di spendere 300 euro, ma non 3000. E non so quanti oggi si possano permettere una cifra del genere se hanno uno stipendio normale. E appunto non sono per niente sicuro di rifarmi di quei soldi.

      • Ulisse Di Bartolomei
        martedì, 19 Luglio 2016 alle 14:55 Rispondi

        Ultimamente la questione recensioni sui miei testi, comincia a sbloccarsi e se non proprio lusinghiere, direi incoraggianti. Tutte lodano i contenuti, ma nessun cenno sugli errori di battitura, che per quanto mi prodighi ne trovo sempre di orribili. Comincio dunque a temere di meno la mancanza di un correttore di bozze. Qui comunque occorre un buon approccio filosofico… se la carretta è quella, inutile ipotizzare di farci le gare. D’altra parte i grandi scrittori del passato ci mettevano anche decenni per approntare un testo che piacesse a (almeno) un editore, mentre oggi anche due anni sembrano troppi per ottenere un esito, anche senza editore. Insomma altri tempi e altri soldi… molto pochi!

  8. Simona
    martedì, 19 Luglio 2016 alle 11:51 Rispondi

    Per quanto riguarda le fanfiction non mi piacciono, né scriverle né leggerle, ma son gusti.
    Ghost writing? Lo disconosco. Ma oggi come oggi vale più un seguito social che uno scritto.
    A tal proposito, ricordo un ‘appena nata CE digitale che nella sua pagina di invio manoscritti riportava la seguente frase: preferiamo scrittori alla prima pubblicazione con già un proprio seguito . Un paradosso! Ora ha corretto il tiro e cancellato, non ricordo se la prima o la seconda preferenza,. Credo si sia resa conto da sola. .
    Self? Non mi spiace. Ho auto pubblicato qualche racconto senza alcuna pubblicità,, nemmeno tra amici e parenti , con, ovviamente, scarsi risultati. oddio, con acquisti anche su Amazon UK, o Com ma non so di chi . :) qualcuno che si è confuso.
    Ho scritto un romanzo di fantascienza, distopia, anch’io universi paralleli , giovani adulti, tematica sociale . Sono in attesa che una piccola CE digitale me lo pubblichi, ormai ida dieci mesi. Ma credo che quando avverrà, se avverrà, (sono poco social) il genere sarà passato definitivamente di moda.
    Mi è già capitato con una CE, pure blasonata, , due anni per un racconto, poi chiude perché non vende, ovviamente senza pubblicarmi.
    Non mi sono fatta mancare nemmeno quella che pretendeva le cover gratis, e non parlo di quella del mio libro , ma di tutte. Neanche fosse la Mondadori e una loro copertina mi facesse curriculum!
    Quindi sì, il self mi fa simpatia.
    E grazie a dio si può sempre contare su una pizza e una birra.

    • Daniele Imperi
      martedì, 19 Luglio 2016 alle 13:31 Rispondi

      Ma a chi piacciono allora le fanfiction? :)
      Ho letto anche io qualcosa a proposito del seguito sui social nel sito di una CE. Forse vogliono risparmiare sulla promozione :D
      Per seguito credo intendessero semplicemente che sui social sei seguito da tante persone, così se pubblichi, il tuo libro viene comunicato a centinaia se non a migliaia di potenziali lettori.
      La distopia forse non passerà di moda, perché secondo me viviamo in un mondo sempre più distopico.

  9. Tenar
    martedì, 19 Luglio 2016 alle 12:00 Rispondi

    Da buona dislessica fatico a capire dove sta una lettera dentro la parola, figuriamoci gli accenti, su questo lascio libertà all’editore, non ricordo assolutamente gli accenti delle storie che ho amato. Le fanfiction mi piacciono e mi divertono, nell’improbabile caso che ne esistessero di basate sulle mie storie non le leggerei, per evitare arrabbiature, ma ho una visione ludica della scrittura, quindi lascerei senza problemi a chi vuole la possibilità di giocare con le mie storie.
    Per il resto sono molto più pratica.
    Diritti, quanti diritti? Quando mi paghi? Mi distribuisci? Chi mi distribuisce? Mi promuovi? Come mi promuovi? In che collana mi metti? A chi mi paragoni? Di pubblicare non ho nessunissima fretta, mai. Ho pubblicato due romanzi e ormai una ventina di racconti, ma i miei cassetti virtuali sono pieni di storie complete. Se e quando verrà la loro occasione usciranno, anche se ci deve essere un giusto equilibrio tra pubblicazione perfetta ed evitare che i lettori si dimentichino di te…
    Non ho capito il discorso del PDF, però. Tutt’altro ambito, ma sono appena tornata dalla posta dove ho spedito via raccomandata un documento che mi è stato inviato in PDF, l’ho stampato, firmato, inviato, verrà contorfirmato e autenticato in prefettura, quindi mi sfugge il perché del documento in PDF non valido, a meno che non ci fosse una firma non autentica. Prefettura a parte, ho fatto così anche con dei contratti editoriali…

    • Daniele Imperi
      martedì, 19 Luglio 2016 alle 13:34 Rispondi

      Io invece sono gelosamente attaccato alle mie creazioni, anche a quelle brutte :D
      Concordo che bisognerebbe avere una pubblicazione costante di opere.
      Il discorso del pdf è questo: quell’editore mi ha spedito un contratto, incompleto, di una pagina in formato pdf, senza nessuna firma. Mentre per il libro che ho pubblicato ho ricevuto il contratto cartaceo per posta in duplice copia, una per me (siglata in ogni pagina e firmata nell’ultima) e una per loro, che ho firmato e spedito.

  10. Stefania
    mercoledì, 20 Luglio 2016 alle 16:36 Rispondi

    Io ho scritto delle tesi di laurea…avevo bisogno di soldi! L’ho fatto non senza dispiacere. Sono una che si impegna molto e dar via le proprie idee, il frutto dei propri studi è qualcosa che costa molto a livello emotivo. Per un romanzo non lo farei. O porta il mio nome o non se ne fa nulla! Detto questo, condivido il tuo pensiero, Daniele!

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 20 Luglio 2016 alle 16:58 Rispondi

      In che senso hai scritto delle tesi di laurea? La tesi è frutto dello studio e delle ricerche del tesista. Non è neanche legale, credo, presentare una tesi scritta da altri.

  11. G.Pheola
    mercoledì, 3 Agosto 2016 alle 15:18 Rispondi

    E’ sempre un piacere leggere i tuoi post, chiari e ben argomentati!

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 3 Agosto 2016 alle 17:38 Rispondi

      Ciao “G”, grazie e benvenuta nel blog :)

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