Può esserci empatia nella scrittura online?

La scrittura online empatica

Come creare un vero coinvolgimento coi lettori del nostro blog? Ho parlato di come sto imparando a scrivere nel mio blog, di come abbia abbandonato un approccio freddo e accademico – almeno spero – e ne abbia abbracciato uno meno rigido e personale. Tuttavia, leggendo un post su Parliamo digitale, mi sono chiesto se davvero esista questo coinvolgimento, se può essere possibile.

Ultimamente si fa un gran parlare di empatia e di come questa possa aiutare i professionisti digitali a emergere e farsi apprezzare. Oggi voglio dire la mia e provare a rispondere a una domanda: un web writer può davvero usare l’empatia per comunicare in rete? Se sì, come? Il web writer e l’empatia di Cristiana Tumedei.

Bella domanda. Dai commenti è emerso che anche io abbia usato, inconsapevolmente, l’empatia per tentare un gradimento maggiore nei post che scrivo. Quel post mi ha fatto riflettere e porre alcune domande.

Esiste empatia nella scrittura online?

In psicologia, in generale, la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale. Empatia nel Dizionario Treccani.

Bene. Se diamo retta a questa definizione, allora nella scrittura online non è possibile alcuna empatia, per due motivi precisi:

  1. non sappiamo chi ci leggerà;
  2. non possiamo comunicare allo stesso modo con tutti.

Come può un blogger arrivare a comprendere lo stato d’animo dei suoi lettori? L’unica cosa che può fare, con tutte le riserve del caso, è restringere al massimo il campo, considerare il tema del suo post e tentare di immaginare il lettore dall’altra parte.

La scrittura online fra comprensione e comunicazione

Scrivere online significa comprendere le esigenze del lettore e comunicare la nostra risposta in modo chiaro ed efficace. Se in tutto questo c’è anche empatia, il lettore non si limita a leggerci, ma ci apprezzerà maggiormente e si fidelizzerà.

In che modo?

La comprensione empatica nel web copywriting

L’empatia è un atteggiamento che si colloca prevalentemente a livello cosciente, motivato dal desiderio, e quindi dalla disponibilità, di percepire il quadro interno di riferimento del proprio interlocutore per condividerlo. Empatia nell’Enciclopedia Treccani.

Quanto enunciato va a favore della regola proclamata da più parti per cui bisogna conoscere il proprio pubblico e immedesimarsi nei suoi bisogni. È quello che ho fatto alcune volte e in modo più che consapevole: qualcuno aveva cercato argomenti nel blog e non li aveva trovati e io ho scritto post in quel senso.

Chi scrive online, quindi, non deve limitarsi a capire cosa può essere utile per il lettore, ma deve anche farlo comprendere nel modo più veloce possibile e con un certo grado di coinvolgimento. Nell’articolo di Parliamo digitale si parla proprio di questo.

La comunicazione empatica nel web copywriting

Un secondo aspetto dell’empatia è costituito dalla comunicazione empatica. Si tratta di una modalità comunicativa che esige una capacità costante di valutare il tipo d’interazione che si sta svolgendo, tenendo conto della globalità dei linguaggi (verbali e infraverbali) e del grado di prossimità (o distanza) dall’intimità e sintonia. La comunicazione empatica implica, infatti, un attento rispetto dei tempi e delle modalità di apertura – e quindi di risposta – dell’interlocutore, in particolare per quanto riguarda la capacità di utilizzare soltanto le informazioni che egli ha spontaneamente fornito su sé stesso, con la chiara esclusione, cioè, di ogni sollecitazione di tipo interpretativo. Empatia nell’Enciclopedia Treccani.

Qui il discorso si complica. Si può davvero avere comunicazione empatica nella scrittura online? Da quanto emerge da quella definizione no. Come comunicare empaticamente, allora? Basta davvero esternare qualcosa di personale per creare empatia?

Anche questo è scrivere in modo empatico?

Empatia subliminale nel web copywriting

Seguo tantissimi blog. Decine e in gran parte sono in inglese. Per motivi di tempo non riesco a leggere tutto ogni giorno e capita che abbandoni qualche blog, così come mi iscriva a nuove newsletter. Perché?

Alcuni mi trattengono soltanto per qualche giorno, altri, invece, sono diventati letture fisse. Magari non leggo tutto ciò che pubblicano, ma non sono tentato minimamente a cancellarmi da quelle newsletter.

Credo che esista una sorta di empatia subliminale. Forse sono piccoli dettagli, non strettamente legati alla scrittura, anzi penso che sia l’atteggiamento nel suo insieme a farmi restare affezionato a quei blog. Un atteggiamento dovuto al blogger principalmente, alla simpatia e stima nate, al suo stile di scrittura, a come mi tratta quando commento, alla grafica e all’impostazione del blog.

Dite la vostra sull’empatia nella scrittura

Io continuo a essere scettico. Scettico sul significato di empatia, scettico sul ruolo dell’empatia, scettico su tutto ciò che si racconta in giro sul blogging e su come si debba scrivere. Sto attraversando il periodo dello scetticismo.

20 Commenti

  1. Salvatore
    giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 9:12 Rispondi

    Scusa, senza alcuna intenzione di critica perché ti trovo simpatico, ma sei uno scrittore e non credi nell’empatia della scrittura (o “nella” scrittura che dir si voglia)? Che si tratti di un racconto, di una letera scritta a mano, di un articolo di giornale o di un blog non fa differenza: la scrittura trasmette e attrae empatia. Forse il mio modo di esprimere il concetto non è corretto, ma in fondo non lo è perché per me è una cosa abbastanza automatica. Se la scrittura non trasmettesse empatia fra chi scrive e chi legge come si spiegherebbero le raccolte epistolari fra persone che non si conoscono? Il blog non è tanto diverso, è solo più rapido. Oppure il coinvolgimento sentimentale fra lettore e personaggio – che non solo non si conoscono al di fuori della pagina scritta, ma spesso, a meno ché non si tratti di una biografia, il personaggio è pure inventato – come si spiegherebbe? L’uomo, in quanto animale sociale, si è evoluto per capire i sentimenti degli altri da tutta una serie di segnali, anche non verbali, e a provarne coinvolgimento. Nella scrittura, anche non volendolo, si parla molto di se. Anche se intenzionalmente si decidesse di essere molto austeri di particolari rispetto alla propria vita privata, già il solo linguaggio – timbro linguistico – che si decide di adottare parla di noi. E il lettore, se lo ritiene, si sente inevitabilmente coinvolto. Se non fosse così la scrittura creativa non avrebbe la forza di farci sognare, palpitare, amare, arrabbiare, piangere come invece fa. Quindi, si, c’è assoutamente empatia e, si, viene trasmessa attraverso la parola scritta con tanta forza quanto un gesto o una parola. Perchè quel gesto e quella parola noi la narriamo. Ci sono sicuramente una marea di altre cose verso cui essere giustamente scettici, ma non questa. Comunque lo so che la tua è solo una provocazione…

    • Daniele Imperi
      giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 11:39 Rispondi

      Intanto parlavo di scrittura online e non di scrittura creativa, che sono due cose diverse. E poi non volevo assolutamente provocare :)

  2. Valeria
    giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 10:48 Rispondi

    Se pensassi alla scrittura online come non empatica mi limiterei a leggere i bugiardini e le liste della spesa e non a scrivere, a periodi più o meno intensi, in un blog dal 2006! Scherzi a parte… Che si parli della propria vita quotidiana, delle proprie emozioni o dei propri interessi, la scrittura online tende sempre a creare empatia col lettore. Però però… Secondo me l’empatia dovrebbe nascere dalla relazione fra chi scrive e chi legge. Voglio dire: non la considero empatia se scrivo, che so, dieci post, poi tramite i commenti mi rendo conto che i miei lettori hanno interesse per una certa cosa e perciò comincio a scrivere di questa cosa rispondendo all’interesse del lettore, forzandomi a farlo perché non è propriamente nelle mie corde; considero invece empatia se l’interesse che nasce nel lettore va di pari passo alla mia necessità e volontà di approfondire quello specifico argomento, o quando il lettore comincia a capire il mio stile e la mia personalità e io, blogger, comincio a capire la personalità di chi mi legge, quindi mi troverò a scrivere senza “violentare” ciò che sento e la mia conseguente scrittura, ma risponderò di più agli interessi di chi mi legge. Nasce così la relazione fra blogger e lettore… E l’empatia! Condita di rispetto per la propria e l’altrui individualità.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 11:41 Rispondi

      Non credo di aver capito. Se l’interesse del lettore coincide con il mio, non vedo alcuna empatia, ma solo condivisione di interessi.

      • Valeria
        giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 12:01 Rispondi

        Non intendevo parlare di condivisione di interessi, ma della capacità di entrambi di “mettersi nei panni di”… Ciò che per me è empatia appunto.
        E’ questa per me l’empatia: trovare un punto di contatto fra chi scrive e chi legge, ma dev’essere un processo reciproco, anche se nasce e cresce in tempi diversi; io blogger vado verso il lettore e il lettore viene verso di me.
        Io credo che il fatto che tu non riesca pienamente a capire cosa intendo, se ancora non mi sono spiegata sufficientemente bene, dipende dal fatto che io e te utilizziamo il blog in modo diverso: tu parli del tuo interesse principale quindi della scrittura e conseguentemente anche di te stesso, io parlo di me e conseguentemente dei miei interessi.
        Sono solo due modi diversi di concepire il blog, da cui deriva la nostra differente visione sull’empatia.

  3. Attilio Nania
    giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 11:09 Rispondi

    In teoria, come hai detto nel post, nella scrittura online non dovrebbe esserci empatia. Per fortuna, pero’, esiste per i lettori la possibilita’ di lasciare commenti e di ricevere risposta. E’ li’ che si crea l’empatia, perche’ a quel punto blogger e utenti dialogano a livello piu’ diretto.

    • Attilio Nania
      giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 11:12 Rispondi

      Mi spiego meglio, nel caso non si fsse capito. nel momento in cui il blogger risponde al commento di un utente:
      1) Sa a chi sta rispondendo
      2) Puo’ parlare con lui diversamente da come parla con altri lettori.

      Ho alleviato un po’ il tuo scetticismo, Daniele?

      • Daniele Imperi
        giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 11:44 Rispondi

        Perché il blogger sa a chi sta rispondendo? E perché, soprattutto, parla diversamente che con altri lettori?

        No, lo scetticismo resta come prima :)
        L’empatia, secondo me, è confinata al parlato, ma quello diretto, non certo al telefono.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 11:42 Rispondi

      No, si crea solo discussione e dialogo, che ci sia empatia o meno. Se mi interroga un commisionario di Polizia, c’è empatia fra me e lui? Non credo…

      • Attilio Nania
        giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 11:54 Rispondi

        Va beh, io ci ho provato. Non ho altri argomenti a favore dell’empatia online. Anche perche’, come dico sul mio profilo google, quando conosci qualcuno in rete non puoi essere certo al 100% che si tratti di chi sembra all’apparenza. Si puo’ mentire su eta’, sesso, carattere… in effetti, in queste condizioni e’ alquanto difficile parlare di empatia.

        PS: Comunque, una volta sono stato interrogato da un funzionario di polizia, e anche se non c’e’ stata vera e propria empatia, forse qualcosa di simile si’.

  4. MikiMoz
    giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 12:11 Rispondi

    Argomento molto vasto.
    Io credo nell’empatia che si crea tra lettore e scrittore, di certo forse non è così forte come quando ti trovi a provare empatia per qualcuno in una situazione particolare.

    L’empatia subliminale che citi io la chiamo “simpatia senza motivi”, nel senso che ci si sente più affini ad alcuni rispetto ad altri.
    Ad esempio, io ti seguo ogni giorno perché… boh, mi sei simpatico, il tuo blog mi piace e mi appassiona.
    Non scrivi cose per cui provare empatia in senso stretto (es. non ci parli di cose private, di tue gioie, dolori, momenti belli e brutti ecc…), ma scrivi in un modo coinvolgente, e forse le piccole cose tue che inserisci parlando di scrittura mi fanno provare un po’ di empatia verso di te.

    Moz-

    • Daniele Imperi
      giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 12:34 Rispondi

      Guarda, fra scrittore e lettore secondo me ce n’è ancor meno, proprio perché la narrativa è finzione. Per quanto tu possa introdurre aspetti della tua vita, è tutto troppo diluito per potersi creare empatia.

      Grazie per le belle parole :)

  5. animadicarta
    giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 13:56 Rispondi

    Fai bene a essere scettico su tutto! Un po’ di sano scetticismo aiuta a mettere le cose in discussione :)
    Comunque, a proposito dell’empatia, secondo la mia opinione ha poco a che fare con la scrittura on line. Normalmente l’empatia nasce dell’identificazione, dall’immedesimarsi in qualcuno, e nel caso di un blog è difficile che ci sia questo fenomeno. O forse è possibile solo in determinati casi, quando ciò che si scrive va a toccare particolari corde in chi legge. E sicuramente è più facile che accada nei blog-diario… Insomma sono molto scettica anche io.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 14:24 Rispondi

      Direi proprio che concordo con quanto hai scritto.

  6. emma
    giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 18:12 Rispondi

    ciao!
    leggendo questo post, e in particolare la parte dal titolo “Esiste empatia nella scrittura online?” ho pensato a cosa intendo per empatia. Credo di considerarla come comprensione non tanto dello stato d’animo dell’Altro, quanto piuttosto del proprio. Una volta sviluppata una intima conoscenza del proprio Sé profondo, ritengo diventi possibile (non necessario o inevitabile) condividere esperienze personali e conseguenti sentimenti tramite la scrittura e anche la finzione. I libri, i film, la musica e la pittura non mi hanno mai raccontato la mia storia, eppure a volte mi sono sentita come Alice quando cade nel buco seguendo il Bianconiglio.
    Non so se sia empatia, ma da quando ho iniziato a seguire il tuo blog, ho la necessità di leggerlo e di inserire input nel mio cervello.

    Per quanto riguarda lo scetticismo, credo sia un atteggiamento utile e funzionale. Se il dubbio porta alla curiosità e alla ricerca allora costituisce uno strumento indispensabile non solo a chi scrive, ma a qualsiasi individuo.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 31 Ottobre 2013 alle 19:03 Rispondi

      Ciao Emma,
      mi fa piacere che ti sia così utile il mio blog, grazie. Speriamo che i miei dubbi portino a qualcosa di buono.

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  9. Enrico
    giovedì, 24 Novembre 2016 alle 13:32 Rispondi

    Salve. Cosa penso io, sull’empatia per via online, su articoli web o blog o chat o social network?!, è che non esiste. Primo per il fattore, carattere e fonts e grafologia (è lo studio psicologico su come firmi), perché i caratteri fonts di un pc non hha tratti psicologici, quindi è assente di empatia da parte dello scrittore e lettore. Secondo può uno scrittore, raccontare un episodio triste della propria vita, ma lo stato emotivo mentre lo scrive è felice e così vice versa, può anche scrivere un aneddoto o di un episodio felice della propria vita, ma mentre lo scrive è triste. Quindi né deduco che se si prova empatia, verso lo scrittore è pur sempre un empatia emulata. Comunque l’empatia, cioè sentire l’emozioni altrui esiste solo sé è a faccia a faccia, l’empatia online è solamente distorta.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 24 Novembre 2016 alle 14:18 Rispondi

      Ciao Enrico, benvenuto nel blog. Non è detto che la scrittura a mano crei empatia. Sinceramente non penso di aver provato empatia leggendo un testo scritto a mano. Riguardo a quando scrivi, idem come sopra: non è detto che quando scrivi un articolo sei per forza felice. L’empatia è nella storia, non nello stato d’animo di chi scrive, che non può essere percepito.

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