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Quante volte ci siamo bloccati durante una sessione di scrittura? A me è successo spesso, specialmente agli inizi, quando prendevo un foglio di carta e iniziavo a scrivere il mio racconto partendo da una semplice idea.
Nessuna trama, nessuna struttura – neanche sapevo cosa fosse la struttura di una storia – e soprattutto nessuna scheda dei personaggi, nessuna documentazione, nessuna ambientazione. Il blocco dello scrittore, su queste basi, era il minimo che avrei dovuto aspettarmi.
È da tempo che lo spettro del blocco dello scrittore non si affaccia sulla mia attività di scrittura: da quando ho iniziato a scrivere le mie storie in modo diverso. Da quando ho iniziato a strutturare le mie storie.
Che cos’è veramente il blocco dello scrittore?
Prima di parlare di come vincere il blocco dello scrittore, dobbiamo dare una definizione a questo problema. Esistono 2 forme di blocco dello scrittore:
- Il blocco delle idee: lo scrittore non scrive perché non ha alcuna idea. L’ispirazione – a cui non ho mai creduto – non arriva.
- Il blocco nella storia: lo scrittore non sa come proseguire la sua storia. È bloccato da qualche parte, magari al primo capitolo, magari a metà della storia, e non riesce ad andare avanti.
Se uno scrittore non ha idee, non è uno scrittore. Il mestiere di scrittore trova corrispondenza nella creazione di idee, l’attività dello scrittore si attua soprattutto nell’avere idee in continuazione.
Dunque in questo articolo non considererò il blocco dello scrittore dovuto alla mancanza di idee: non è un blocco vero e proprio, ma una pura incapacità a trovare idee per le storie.
Come vincere il blocco dello scrittore con la struttura a 5 atti
Scrivere di getto o scrivere seguendo una struttura? Non esiste un modo migliore di un altro, sono i risultati che contano. Ci sono autori che si trovano bene a scrivere interi romanzi di getto, sulla base di un’idea.
Quando ho provato a scrivere dei romanzi in questo modo (ben 7!), non sono andato avanti per più di qualche pagina. Ovviamente sono tutti romanzi abbandonati da anni, né ho più interesse a riprenderli in mano. Dunque per me scrivere romanzi di getto non funziona.
Sta funzionando scriverli con una struttura ben definita.
Struttura a 3 o a 5 atti? Si parla più spesso di struttura a 3 atti, sulla base dell’aristotelica formula: principio, mezzo e fine. Ma per me è più semplice estenderla a 5.
Estendere i 3 atti a 5 atti
Nell’arco drammatico di Freytag, tempo fa, abbiamo visto che una storia può esser suddivisa in 5 parti:
- Contesto
- Conflitto
- Climax
- Chiusura
- Conclusione
Quando mi viene un’idea e voglio svilupparla, inizio sempre coi 3 semplici atti: un inizio, una parte centrale e una conclusione. Ma una storia è ben più complessa di 3 atti. Credo che questa semplice struttura possa andar bene per una favola, o anche per un racconto, ma per un romanzo è meglio estendere quei 3 atti a 5, in modo da individuare alcune parti fondamentali della storia.
1° atto – Il contesto o l’impostazione della scena
Vi bloccate a questo punto? Proprio all’inizio? Penso sia del tutto normale, in fondo l’incipit della storia è la prima scena a essere letta, si vede dall’anteprima del libro, è quasi sempre decisiva nella scelta dei lettori di acquistare quel libro o meno (e decisiva nella scelta dell’editore di pubblicare il nostro libro o meno).
Come evitare il blocco dello scrittore già al primo atto?
Ce lo suggerisce l’atto stesso: è il contesto, è il punto in cui impostiamo la scena che dà il via alla storia. Ora sta a noi decidere come iniziare il romanzo:
- usando un prologo
- creando una scena “in media res”, cioè gettando il lettore a metà degli avvenimenti, già in mezzo all’azione, alla storia vera e propria
- creando una scena introduttiva all’ambientazione
Il colmo è bloccarsi sulla scelta… quale scegliere? Non credo che ci sia un metodo migliore di un altro. Non credo neanche che dipenda dalla storia. Forse dipende dai gusti di chi scrive o, meglio ancora, dall’effetto che vuol dare.
Ecco quindi una soluzione: quale effetto vogliamo dare con il nostro incipit? Cosa vogliamo far provare al lettore?
2° atto – Il conflitto o la creazione della tensione
Quindi l’incidente scatenante o il via alla storia. M’è capitato di non riuscire a scrivere una storia, un racconto, perché tutti gli incidenti scatenanti che trovavo erano banali, o perfino forzati.
Questo è un punto fondamentale, perché dall’incidente scelto dipendono l’intero corso della storia e le vicende dei personaggi.
Quale incidente scatenante creare?
Non deve essere un incidente debole, un problema ridicolo, risolvibile in 2 righe. Bisogna trovare un desiderio, una missione, un problema per il nostro protagonista che lo tenga impegnato per l’intero romanzo. E che scateni altri piccoli problemi, incidenti di percorso.
Penso che sia bene dedicare a questa parte della storia più tempo possibile. Quando mi bloccavo a questo punto, cercavo delle soluzioni all’incidente trovato, così da scartarlo e trovarne un altro.
L’incidente scatenante è un evento, anche semplice, anche se a prima vista può sembrare quasi ordinario.
Ma a pensarci bene è davvero possibile un blocco sull’incidente scatenante? Secondo me no, perché in fondo ce lo suggerisce l’idea stessa della nostra storia.
Il momento centrale o il tempo delle decisioni
Come dice il termine, il momento centrale è più o meno a metà della storia. In una struttura a 3 atti si trova fra il 2° e il 3° atto. In una struttura a 5 atti è fra il 3° e il 4° atto.
Osservando i vari momenti centrali delle storie lette, posso dire che il momento centrale, pur fondamentale – perché da quel punto tutto cambierà – non è una scena d’azione, movimentata, piena di suspense.
L’ho soprannominato “il tempo delle decisioni” perché il protagonista dovrà decidere come andare avanti. Serena, nel suo guest post sul midpoint, ha scritto che il momento centrale può essere:
- Un momento di profonda verità/riflessione
- Una rivelazione inaspettata
- Un’illuminazione
- Un lasciarsi andare
- Un atto di profonda fiducia
- La morte di qualcuno
- La comparsa di qualcun altro
- La rottura degli equilibri.
In tutti questi casi il protagonista è posto di fronte a una decisione da prendere.
Come evitare il blocco dello scrittore nel momento centrale?
Prima di tutto inserendo proprio un momento centrale nella storia. Una o più scene in cui il protagonista fa il punto della situazione e riflette su cosa fare e come riuscire nella sua impresa, qualsiasi essa sia.
Il momento nero o la crisi del protagonista
Se il momento centrale rappresenta il tempo delle decisioni – quindi una spinta a risolvere i propri problemi – il momento nero rappresenta una sconfitta – quindi la resa del protagonista di fronte a eventi considerati troppo disastrosi per essere affrontati.
Qualcuno sostiene che il momento nero dovrebbe ricadere al 75-80% della storia, ma non mi sento di posizionarlo quasi alla fine. È anche vero che la sua posizione dipende dalla storia.
In Pinocchio possiamo inserirlo all’inizio del IV atto (la Chiusura), quando, ridiventato burattino, finisce nello stomaco del pescecane. Geppetto sono già 2 anni che vive là dentro, quindi appare impossibile uscirne.
Come vincere il blocco dello scrittore nel momento nero?
Vedo il momento nero come un deus ex machina al contrario: quindi una sorta di diabolus ex machina, un espediente che permette allo scrittore di far arrendere il protagonista.
In Pinocchio il pescecane-momento nero è strettamente legato agli eventi:
- Geppetto, 2 anni prima, stava andando a cercare Pinocchio su una barca
- Pinocchio era in mare, vi fu gettato quand’era un ciuchino
Questo, secondo me, dovrebbe suggerirci come superare il blocco dello scrittore a questo punto della storia: quale espediente possiamo inserire, che sia fortemente legato ai nostri eventi?
3° atto – Il climax o il culmine dell’emozione
Forse una delle parti più complesse di una storia è proprio il suo climax, che rappresenta il punto massimo della tensione e delle emozioni. È anche un punto di non ritorno: dopo il climax deve verificarsi un cambiamento sia negli eventi sia nel protagonista.
Quando ho riprogettato il mio romanzo, ho voluto studiare e annotare le scene principali dei 5 atti, anche se questo al massimo mi facilita il compito, ma non risolve un eventuale blocco.
Può avvenire un blocco dello scritto durante il climax? Il blocco può verificarsi in qualsiasi momento, forse tanto più facilmente se la parte che dobbiamo scrivere è complessa, cruciale per la storia.
Come sbloccarsi, allora? Il suggerimento ci viene ancora una volta dal significato più profondo del termine: dopo il climax deve cambiare tutto radicalmente. È su questo che bisogna ragionare.
Il climax è anche legato alla conclusione del nostro romanzo: come vogliamo concludere la nostra storia?
Torniamo alla favola di Pinocchio: possiamo individuare il climax quando Pinocchio, dopo essersela spassata nel Paese dei Balocchi, si trasforma in un ciuchino, da esibire al circo. È da quel momento che per Pinocchio inizia un percorso di trasformazione:
- nel pescecane è molto unito a Geppetto e progetta la fuga
- tornato sulla terraferma non permette al Gatto e alla Volpe di far nuovamente parte della sua vita
- si prende cura di Geppetto
- lavora e riflette sui suoi errori
- e infine diventa un vero bambino!
Se sappiamo come finire la nostra storia, non ci resta che procedere a ritroso fino a studiare un buon climax. Se invece non abbiamo ancora idea di come finisca, studiamo allora un climax che possa scatenare una serie di eventi che trasformino il nostro protagonista.
4° atto – La chiusura o concludere ciò che era in sospeso
Mentre scrivo, sto terminando la lettura dell’ultimo romanzo di Stephen King, L’istituto, oltre 560 pagine. Quanto dura la chiusura in questo romanzo? Forse un centinaio di pagine o poco più, direi anche sulle 150, compresa la conclusione.
Non credo debba essere breve la chiusura di un romanzo, perché bisogna tirare le fila di tutto ciò che abbiamo lasciato in sospeso e avviarci verso la fatidica e meravigliosa parola fine.
Ed ecco il suggerimento per superare il blocco dello scrittore in questo atto: risolvere ciò che è stato lasciato in sospeso.
Ci sarà di aiuto fare un elenco delle situazioni da sistemare, di tutte quelle, almeno, che necessitano di essere portate a termine, e studiare il modo per risolverle, anche in funzione della conclusione del romanzo.
5° atto – La conclusione o la fine della storia
Un tempo ero fissato con le conclusioni epiche, memorabili, suggestive. Con l’aumentare delle mie letture e anche dei generi letterari ho potuto trovare e apprezzare una gran varietà di conclusioni e ho preferito una fine più tranquilla, che spesso ha anche un sapore poetico.
Il blocco dello scrittore in questa parte del romanzo è forse più comprensibile, perché siamo portati a voler creare una conclusione che si ricordi, che resti impressa nella mente dei lettori.
Devo però dire che, pur avendo apprezzato tantissime conclusioni (centinaia), non ne ricordo che una manciata. Stranamente ricordo ancora benissimo e nel dettaglio la fine del romanzo La Spada di Shannara di Terry Brooks e non perché l’ho riletto qualche anno fa: ho sempre ricordato quella fine, pur non essendo né suggestiva, né poetica, né memorabile.
È però una fine che presagisce una futura continuazione della storia, anzi la nascita di altre storie su quel mondo immaginario. Una sorta di finale aperto, anzi quasi in sospeso. In realtà la storia è finita, l’unica cosa che lascia il lettore nell’aspettativa è quel piccolo, finale evento, che fa immaginare… nulla di preciso e forse proprio per questo funziona.
A che punto della storia vi bloccate?
Avete avuto il blocco dello scrittore qualche volta? In quale punto del romanzo accade più spesso e come l’avete risolto?
Roberta FI Visone
Buongiorno Daniele.
Il blocco nei riguardi del mio primo romanzo (quello che ho in cantiere e che è in fase di editing) credo possa ricondursi ai punti tre e quattro, ma faccio una premessa. Nel testo ci sono due macrostorie: riguardo a una sola storia ho avuto un blocco (anzi, diversi), mentre l’altra parte è venuta fuori molto fluidamente e spontaneamente, anche grazie a documentazioni, a libri e siti inseriti nella biblio- e sitografia, a testimonianze e, soprattutto, grazie al maggior tempo a disposizione e alla trama che non solo era ben strutturata in mente, ma era stata anche riportata sul quaderno e sul programma Ywriter prima di mettermi all’opera. Inolte mi è riuscito facile raccontare la vita di una persona al di fuori di me e di altre che hanno fatto parte del suo vissuto, mentre la situazione esterna al testo (che sto riuscendo finalmente a riportare nella storia su cui ho avuto diversi blocchi) ha a che fare soprattutto con una lenta rielaborazione personale di alcune esperienze vissute in passato, poiché questa storia ha dei tratti autobiografici. I blocchi sono stati dovuti a diversi motivi:
1) come ho accennato, per la prima macrostoria ho avuto un ritmo di stesura del testo più continuo poiché avevo meno responsabilità di quante ne abbia da almeno un paio di anni;
2) in virtù degli impegni attuali (sono sposata, insegno e da poco ho preso una gattina) mi dedico alla scrittura e alla lettura solo durante le vacanze, cioè quando ho meno impegni urgenti;
3) ero molto indecisa su quali sentimenti e situazioni riportare della ragazza: prospettiva da diciottenne qualsiasi o da me stessa diciottenne? O prospettiva da me trentunenne? O un mix di cose?
4) l’idea originaria del romanzo era quello di riportare solo una macrostoria, cioè quella su cui ho lavorato in modo più approfondito, fluido e continuo. Successivamente ho pensato di inserire anche la seconda macrostoria, cioè quando gli impegni hanno iniziato ad aumentare e, soprattutto, quando mi sono gradualmente avvicinata di più a me stessa.
Insomma, credo di aver detto tutto e sono contenta di essere uscita dai blocchi, grazie all’aiuto della mia editor e grazie a un cammino psicoterapeutico e personale che mi ha permesso di rielaborare delle esperienze dolorose del passato. In questo modo sto riuscendo a scrivere di questi eventi in modo più consapevole, più a 360° e più maturo.
Buona giornata!
Daniele Imperi
Ciao Roberta,
penso che se si possa scrivere con continuità è più difficile avere blocchi.
Non sei la sola a leggere solo d’estate. Dovresti riuscire a prenderti almeno mezzora al giorno per leggere, magari con la gattina in braccio
La prospettiva da cui vedere un personaggio è da tenere in conto: devi considerare età ed estrazione sociale.
Roberta FI Visone
Mi correggo: leggo con maggior continuità durante le vacanze, mentre durante l’anno leggo perlopiù articoli di psicologia, oppure libri quando per esempio sono dal parrucchiere o sono in sala d’attesa. Per il resto leggo una marea di verifiche scritte di vario genere (temi, risposte a questionari di gradimento e altre tipologie di testo) e altro materiale scolastico e didattico.
Daniele Imperi
Resta più facile trovate tempo per leggere che per scrivere. Dubito che riusciresti a scrivere dal parrucchiere o sono in sala d’attesa
Roberta FI Visone
Ah, e leggo articoli interessanti come i tuoi.
Patrizia
…E’ però una fine che presagisce una futura continuazione della storia…… mi è piaciuta molto questa frase e se mi permetti vorrei farla un po’ anche mia. Una storia non è mai finita veramente finché noi gli diamo voce… con altre storie…almeno questo è il mio personale pensiero.
E grazie per tutto l’articolo che ho trovato molto ricco di spunti e di aiuti. Lo tengo sulla scrivania come guida!
Buon lavoro
Daniele Imperi
Quella fine avrebbe funzionato anche se Terry Brooks non avesse continuato la saga di Shannara – che ormai è arrivata a qualcosa come 40 libri.
Però penso anche io che ogni conclusione dovrebbe essere così.
Andrea
Ciao Daniele.
No, mai avuto. Scrivo di getto molto sciolto. Ma devo farlo in modo continuativo; se interrompo il flusso poi fatico a riprendere il libro e mi annoio. Per me l’ideale sarebbe dedicare chessò… fai 5-10 gg. filati ”full immersion” per scrivere tutto. Ma non posso permettermelo.
A chi ha di questi problemi consiglierei anche un corso di scrittura creativa, (fatto), insegnano delle tecniche molto semplici per evitare di bloccarsi. Mi pare che funzionino.
Ovviamente non è come scrivere di getto, e forse anche il risultato è differente.
A presto
Daniele Imperi
Ciao Andrea, beato te
Se scrivi sempre, diventi più sciolto ogni volta. Certo, il blocco può sempre arrivare e per vari motivi.
Che tecniche suggeriscono per evitare di bloccarsi?
Andrea
Certo che può arrivare, e me ne rendo conto. E non lo considero nemmeno un dono o una fortuna… è un po’ come non sentire freddo quando gli altri gelano (poi cambia, o magari ti stai ammalando).
Ho dovuto riguardarmi gli appunti per rispondere alla tua domanda, (come detto non uso tecniche).
Una volta costruito lo scheletro e a chi è rivolto: chi, come, che cosa, antagonisti, ecc. devi fare una sorta di gioco con delle lettere estratte a caso, (sul web mi pare persino d’aver visto delle carte apposta!?), ad esempio su ”chi” la lettera casuale ti darà il nome, una seconda la professione, ecc. (o magari fai scegliere ad un estraneo.)
Sì Andrea, ho capito, – dirai – e allora?
Il fatto di mettere dei paletti, dei vincoli assoluti alla tua storia che tu non avevi pensato beh… aiuta.
Chi, oltre ad aver fatto dei corsi di scrittura creativa, li ha anche messi in pratica, sicuramente saprà darti un quadro più completo su questo tema.
Saluti.
Daniele Imperi
Carte estratto a caso? Davvero è questo che insegnano a un corso di scrittura creativa?
Andrea
Sì. E tutti i partecipanti hanno saputo scrivere un racconto, persino forzando la lunghezza, sui punti fermi stabiliti, tra l’altro piuttosto improbabili essendo casuali e per gioco.
Grazia Gironella
Mi sono bloccata tante volte, anche se non l’ho mai etichettato come “blocco dello scrittore”, forse per scaramanzia. All’inizio, di solito mi ostacola non avere una scaletta abbastanza definita dei punti principali della trama, oppure non avere chiari i protagonisti. Mentre scrivo, invece, a volte sento il “sagging middle”, quella parte centrale della storia in cui si è perso lo slancio dei primi capitoli e ancora non è montata la tensione per il climax. Si dice che qualcuno riesca a scrivere interi romanzi di getto, senza programmare, ma sinceramente dubito che sia proprio così. Magari non prendono appunti, non fanno schede, ma come possono fermare la fantasia, che una volta partita galoppa per conto suo?
Daniele Imperi
Il “sagging middle” non l’avevo mai sentito…
Scrivono di getto proprio perché la loro fantasia galoppa
Grazia Gironella
Ma come fa a non galoppare anche mentre non scrivono, mi domando.
Andrea
Questo è un problema Grazia, delle volte serio.
Andrea
Mi permetto di rispondere Grazia e Daniele.
non la conosci, ma ”senti” che ce l’hai già dentro e mentre la scrivi è come se ti fosse dettata.
Il ”dentro” a mio avviso ha spessore se hai una profonda conoscenza dell’argomento trattato.
Uno dei problemi, giustamente da te accennato, è capire quanto assecondare il flusso ed eventualmente ”forzarlo” per non ritrovarsi con un pasticcio incomprensibile, e che a te sembra un capolavoro. La mia prima… ”roba”, un romanzo, l’ho scritta di getto attraverso il racconto di quattro voci narranti, di cui una onirica, a flusso di coscienza. Capisci che qualcuno può innamorarsene per davvero, ma ai più..
Quindi sì, la fantasia va un po’ ”guidata”, magari prestando un po’ d’attenzione alla ”sospensione dell’incredulità”.
Ciao!
Daniele Imperi
Sentire dentro la storia aiuta, appunto se la senti. Il blocco infatti dipende da tanti fattori.
Andrea
Accidenti… non voglio fare il saccente, ma questo argomento mi sta coinvolgendo… poi torno a lavorare, promesso.
Non senti più la storia?
Da buon veneto ti proporrei al volo una soluzione! Mai visto il film ”Una canzone per Bobby Long”? o preferisci le serie tv di Californication?
Battute (mica tanto) a parte…
Quasi tutti i testi che la gente ama, dai greci ai giorni nostri, hanno gli stessi schemi, la stessa ossatura. Non so dirti chi, ma qualcuno ha fatto uno studio approfondito identificando poche funzioni per definire le trame. Ti faccio un esempio: soldato, conquista regno, s’innamora della figlia del re, tradisce patria; combatte e scaccia l’invasore. Fine! Quanti libri e film famosissimi lo seguono fedelmente?
Prendi queste funzioni, applichi delle regole, tipo quelle che ti ho già accennato e via… ti ricordi il gioco ”unisci i puntini”? Impossibile fermarsi
Ovviamente questo è un commento a un post, semplice e scritto a braccio. Non so se sia la soluzione, ma sicuramente la userei in caso di blocco, o per tentare di scrivere un libro di successo.
Daniele Imperi
Non conosco quel film né la serie TV
So anche io la storia delle poche trame esistenti, ma non è sufficiente per vincere il blocco.
Andrea
-Il film te lo consiglio! Lo dice uno che preferisce il libri.
– Ma certo, quelli sono solo i punti da unire attraverso i sistemi che ti ho accennato. Come fai a non riuscirci? Basta un raccontino. Se poi non funziona o stesso fai a meno di scrivere! (non dico a te)… 80 mila titoli all’anno bastano ed avanzano
Grazia Gironella
Anche a me la storia fa quell’effetto, Andrea; e le briglie bisogna mettergliele, ma tenerle lasse.
Andrea
Grazie
Brunilde
Sono reduce dalla frequentazione ( un anno ) di una scuola creativa.
La “Bibbia” da seguire per strutturare un romanzo ci è stata indicata ne ” Il viaggio dell’eroe” di Vogler.
Il concetto è lo stesso espresso nel post: se organizzi la storia in un modo funzionale ed equilibrato, costruendo uno schema narrativo da seguire, dopo lo devi solo svolgere, quindi non ci si dovrebbe bloccare, sapendo già che cosa si deve scrivere.
Piuttosto non è facile fare la traccia, bisogna lavorarci molto, in fondo è quello il vero sviluppo dell’idea!
Daniele Imperi
Il viaggio dell’eroe altrimenti detto il cambiamento del protagonista o anche l’arco drammatico della storia
Il blocco viene in questo caso se non sai come affrontare una scena, per esempio.
Ester
Ciao Daniele, anche a me è capitato il blocco dello scrittore, specialmente quando ho scritto di getto. Preferisco riflettere e scrivere con calma, così facendo ottengo maggiori risultati.
Daniele Imperi
Ciao Ester, infatti quando scrivevo di getto non finivo nessun romanzo
Oddio, anche ora non è ancora finito, ma almeno so come muovermi.
Corrado S. Magro
Tante persone, tanti scambi di binari e tanti binari morti. Ognuno ha i propri, rari chi non ne ha. Quando inizio a scrivere ho davanti a me la traccia tra cinque e 10 righe scritte a mano, i nomi dei personaggi e il loro ruolo. Mentre sviluppo, dietro l’angolo spunta un diavoletto che si diverte a sviarmi in tante direzioni. Costretto poi per motivi contingenti a fermarmi: devo pur sgranocchiare qualcosa, aprire a chi bussa eccetera eccetera, il filo si spezza e “Teseo” si smarrisce. Ogni tanto lo ritrovo dopo la prima fase REM, spesso mentre medito e il più delle volte invidio chi, “beato lui”, non scrive perché non ne sente il bisogno e non ha ovunque gomitoli. Confesso che quando lo perdo, ‘sto benedetto filo, vado in crisi (m’inc…), poi rileggo e aspetto che Bafometto, sicuro di non attendere molto, si rifaccia vivo.🤪
Daniele Imperi
La similitudine coi binari è azzeccata, a uscire fuori non ci vuole nulla e molte volte è difficile rientrare. Bisogna aver chiara la meta finale e tutte le stazioni del percorso.
Rebecca Eriksson
Più che blocco ho continue interruzioni da parte della vita. Purtroppo una volta diventata adulta ed indipendente non ho più trovato la continuità di scrittura che avevo da adolescente: interi pomeriggi ed intere serate in cui potevo scrivere di getto.
La cosa più continuativa che riesco a scrivere sono dei racconti brevi.
Un blocco in realtà lo ho avuto (ed è ancora là fermo): non si tratta di una mancanza di idee, ma una mancanza di voglia di scrivere. Mi sono ritrovata in un punto, nel 4° atto, in cui avrebbe avuto senso che un personaggio di spalla, a cui mi ero affezionata, morisse. La cosa mi era giunta inaspettata, avevo lasciato che i personaggi affrontassero la trama a modo loro.
Non ho ancora il coraggio di scrivere questa scena.
Daniele Imperi
Quelle interruzioni sono normali. Il problema è che nessuno di noi fa il romanziere di professione…
Riguardo al tuo personaggio, anni fa scrissi proprio qualcosa sul fatto che bisogna far morire alcuni personaggi, ma non riesco a trovare quell’articolo.
Comunque non bisogna mai affezionarsi ai personaggi: questa è una delle regole fondamentali della scrittura.
Barbara
Ecco, stavo per scrivere la stessa cosa di Rebecca, il terzo caso di blocco dello scrittore, che poi è un non-blocco: avere idee, avere struttura, non avere tempo… Scrivere quindi racconti per mantenere comunque viva la scrittura.
Daniele Imperi
Scrivere 10 racconti non è alla fine come scrivere 10 capitolo del romanzo?
Se mi metto a scrivere racconti, tolgo tempo al mio romanzo, la cui stesura si sta prolungando da anni.
Marxl
Io mi blocco quando i personaggi devono parlare del più e del meno o parlare in generale…a meno che non debbano spiegare qualcosa io mi blocco perché io stesso non so parlare con le persone,invece l’economia,politica etc so spiegarla benissimo, se gli scontri militari sono ricordi fugiaci o lampi non li descrivo benissimo,perché sono appunto lampi (ovviamente non molto piacevoli) se invece devo descrivere la battaglia vissuta la descrivo. Ma il blocco maggiore è quando ci sono le parti romantiche con il o la protagonista che proprio non sa approcciarsi (nel 99% maschio) con l’altro sesso.
Daniele Imperi
Ciao Marxl, benvenuto nel blog. Sembra strano, ma quel tipo di dialoghi è più difficile da scrivere, perché in pratica devi inventare una conversazione inutile alla storia ma senza annoiare. Prova a registrare nella mente le conversazioni del più e del meno che fai o che ascolti.
Sugli approcci romantici non saprei dirti, perché sono sempre stato una frana
Marcl
Ovviamente sono Marco(avevo scritto il nome XP maledetto cellulare). Le spiegazioni non sono inutili: ipotiziamo di scrivere un’ ucronia: attraverso interrogazioni, discussioni di politica e economia spieghi al lettore come funziona il mondo. Senza creare un lunghissimo muro di testo noioso,
Daniele Imperi
E adesso hai scritto Marcl
Ok, avevo capito male. Cioè che intendessi normali discussioni che comunque fanno parte della realtà quotidiana del personaggio, per rendere più credibile la storia.
Marco
Comunque il muro di testo avvolte serve…cioè avvolte spiegare alcune cose come interrogazione è abbastanza difficile (esempio se il tuo protagonista fa uno scientifico che cavolo gli serve sapere come funziona l’amministrazione del governo?). Se invece devo fare discussioni normali normali è già più difficile perchè io non ho una vita sociale (e il mondo essendo un’altro non ha ovviamente gli stessi show del nostro ed è ovviamente migliore senza tv spazzatura)