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Di sicuro conoscete tutti la locuzione latina deus ex machina. Era un espediente “narrativo” dei tempi antichi, quando si credeva che una divinità potesse influire sulla vita umana.
Esiste ancora il deus ex machina? Possiamo usarlo in un romanzo?
In realtà il deus ex machina, sebbene in altre forme, ha superato la prova del tempo. Io stesso ne ho fatto uso nel mio romanzo di fantascienza (che si avvicina sempre più alla fine!).
In alcune storie seriali, come quelle di James Bond e Batman, per esempio, il deus ex machina ricorre spesso, se non nei personaggi e negli eventi, nelle risorse tecnologiche dei 2 protagonisti.
Origine dell’espressione “Deus ex machina”
Dobbiamo tornare indietro nel tempo fino all’epoca della tragedia greca, nell’età classica, quindi intorno al V-VI secolo a.C. Qualcuno pensa che sia stato Euripide il pioniere di questo espediente, forse perché lo usò spesso nelle sue tragedie.
La locuzione completa significa “il dio che scende dalla macchina”: perché l’attore che impersonava la divinità discendeva appunto, grazie a una macchina teatrale, sulla scena, a simboleggiare il dio che discende dal cielo.
Questo espediente era usato quando gli uomini non avevano più vie d’uscita e soltanto una divinità poteva risolvere la situazione.
Il deus ex machina nell’età moderna
I tempi sono cambiati, i lettori e gli spettatori anche, divenendo sempre più smaliziati: ma il ricorso al deus ex machina ha resistito al trascorrere dei secoli e dei millenni, anche se il suo significato s’è esteso e oggi si intende per deus ex machina non più una divinità (o almeno non solo), ma un personaggio chiave, o anche un evento, che sciolga un impedimento, un ostacolo, un problema nella storia.
Il deus ex machina può assumere oggi tante forme quante ne occorrono all’autore per risolvere una situazione, per superare il blocco dello scrittore e continuare la narrazione. La letteratura ci offre tanti esempi di deus ex machina. Eccone 3 tipi differenti.
La Provvidenza di Alessandro Manzoni
La provvidenza è l’intervento divino nelle vicende umane. Un autore religioso come Manzoni ne ha fatto buon uso nel romanzo I promessi sposi, che è stato infatti definito “romanzo della Provvidenza”.
In questo caso il deus ex machina, più che un personaggio o un evento (anche se la peste, in un certo senso, potrebbe essere considerata una sorta di “deus ex machina”), è un concetto religioso proprio a più personaggi, ognuno con la propria interpretazione della provvidenza.
La pistola di Raymond Chandler
Da Manzoni saltiamo un secolo, oltrepassiamo un oceano e arriviamo a Raymond Chandler.
Nell’introduzione di un’edizione della raccolta di molti dei suoi racconti (Trouble Is My Business, 1950) l’autore scrive, a proposito delle cosiddette storie hard-boiled (il poliziesco violento e d’azione tipico degli anni ’20 e ’30, con autori come Mickey Spillane, Philip Marlowe, Mike Hammer, Dashiell Hammett e lo stesso Chandler), storie in cui era richiesta un’azione costante:
In caso di dubbio, fai entrare un uomo da una porta con una pistola in mano.
Non è certo difficile immaginare una scena del genere: in qualsiasi situazione un uomo con una pistola che appare d’improvviso dà senz’altro lo stimolo che manca a proseguire la storia, poiché da quella azione consegue una reazione dei personaggi.
Ovviamente è un esempio che si addice a quel preciso genere letterario, anche se può essere usata in altri generi.
La Fata Turchina nel Pinocchio di Carlo Collodi
Collodi nel romanzo Pinocchio ha usato almeno 2 volte il deus ex machina:
- La Fata Turchina salva la vita a Pinocchio dopo che fu impiccato dal Gatto e dalla volpe.
- Più avanti la Fata interviene di nuovo e trasforma Pinocchio in un vero bambino.
Ma il Tonno che salva Pinocchio e Geppetto quando fuggono dalla bocca del pescecane non è forse un deus ex machina? E il cane Alidoro che salva Pinocchio dall’esser fritto in padella dal pescatore verde non è forse un deus ex machina?
Certo, in una favola come Pinocchio non è difficile escogitare espedienti del genere e renderli credibili: quando leggi una favola, devi credere a tutto ciò che l’autore ha scritto.
Quando inserire il deus ex machina nella storia?
Quando è davvero necessario, rispondo. Trattandosi di uno stratagemma, di una trovata che, anche se non spiazza il lettore (non deve spiazzarlo, infatti), comunque non si aspetta, va pensato attentamente.
È quindi un espediente inaspettato, ma plausibile, introdotto nella storia per risolvere una situazione ingarbugliata: qualcosa che accada all’improvviso, ma che non crei disagio nei lettori.
Non esiste un punto preciso nell’arco drammatico della storia in cui introdurre il deus ex machina, come non esiste un numero massimo di trovate del genere. La parola d’ordine è non esagerare e farne uso quando si verifica una reale necessità.
Il deus ex machina e la sospensione dell’incredulità
Sulla sospensione dell’incredulità sono molto scettico: non mi piace che l’autore giochi con questo concetto creando una storia che non sia plausibile, che non stia in piedi. Anche in una storia dell’orrore, dove in campo scendono creature leggendarie (quindi inesistenti), più che farmi sospendere la mia incredulità, l’autore deve farmi credere a ciò che leggo.
Il deus ex machina, dunque, non può essere un modo economico per risolvere una situazione da cui l’autore non riesca a uscire: perché significa che c’è un punto debole nella trama.
Né questo dispositivo può essere troppo semplicistico, o arrangiato, perché ai lettori darebbe l’idea di un autore che non si sia sforzato per niente, pigro. La scrittura non va però d’accordo con la pigrizia.
Deus ex machina o colpo di scena?
Chiariamolo subito: il deus ex machina non è un colpo di scena.
Dal vocabolario Treccani online leggiamo questa definizione di “colpo di scena”:
… in un’opera drammatica, avvenimento imprevisto, ma non inverosimile, che dà l’avvio a un nuovo sviluppo dell’azione scenica (ne consegue un mutamento nei rapporti tra i personaggi che, destando curiosità o suscitando commozione, rinnova l’attenzione del pubblico: corrisponde alla peripezia della tragedia classica).
Bene, un ritorno alla tragedia greca. Leggiamo allora la definizione di “peripezia”:
Nella tragedia greca, l’improvviso e inaspettato mutamento della situazione da un determinato stato allo stato contrario.
È facile capire come deus ex machina e colpo di scena siano due trovate completamente differenti:
- Il deus ex machina risolve un punto difficile della trama, ma non ha influenza (o ne ha molto poca) sul resto della storia.
- Il colpo di scena, invece, produce un cambiamento nella trama e nei personaggi e influisce quindi sul resto della storia.
Prendiamo 2 famosi esempi di colpi di scena:
- Un primo esempio è nel film L’Impero colpisce ancora (della saga Guerre stellari), quando Darth Vader dice a Luke Skywalker di essere suo padre.
- Un altro colpo di scena è in Psycho, quando scopriamo che la madre di Norman Bates è… Norman Bates stesso!
I vostri deus ex machina
Avete mai usato questo “artificio” per sbrogliare un punto morto o particolarmente ostico della trama?
Orsa
Stavo pensando con nostalgia alla graffetta, allo spago, alla gomma da masticare, e a tutti i deus ex machina di MacGyver
Mi sa di no, ho solo colpi di scena, il deus deve essere credibile e non penso di padroneggiarne la tecnica. Infatti spero che chi si stia divertendo a scrivere la storia attuale del nostro Paese lo invochi presto e subito (magari alla maniera Chandler), altrimenti finisce male.
Impiccato e fritto in padella? Non lo ricordavo così granguignolesco Pinocchio!
Grazie per il post, l’ho trovato davvero un utile approfondimento!
Daniele Imperi
Già, anche MacGyver ha parecchi deus ex machina
Oggi altro che deus ex machina servirebbe per riscrivere la storia d’Italia!
Eh, sì, Pinocchio a tratti è una favola cupa.
stefano
Questo Post è molto interessante, non avevo mai ragionato sulla differenza tra Deus ex machina e colpo di scena.
Ho notato che spesso viene usato in modo erroneo. Si legge di frequente “Lui considerato il deus ex machina di…” con l’intenzione di indicare quella persona come l’artefice di qualcosa. Ma Deus ex machina non significa questo.
Daniele Imperi
Grazie. Anche secondo me in quel senso che citi è sbagliato. Essere il deus ex machina di qualcuno o qualcosa non mi pare corretto.
Pades
Anche a me è piaciuto il ragionamento su deus ex machina e colpo di scena, hai ragione, non avevo mai messo bene a fuoco le differenze. In ogni caso concordo sul fatto che un deus ex machina deve essere verosimile (a seconda del genere letterario) e soprattutto dovrebbe essere “preparato” con qualche riferimento nascosto, allusione, anticipazione in parti precedenti della storia, in modo che il lettore, vedendolo comparire, si compiaccia del fatto di aver “già notato qualcosa” che lo potesse evocare. Quelli che sopporto a fatica sono infatti i deus ex machina improvvisi e completamente avulsi dal resto della storia, che come dici tu denotano una pigrizia (o peggio incapacità) dello scrittore di sbrogliare una matassa diventata ingestibile.
Daniele Imperi
Sono d’accordo sulla verosimiglianza del deus ex machina, anche se si tratta di fantascienza o fantasy o anche horror. E anche sul prepararlo: deve essere proprio un accenno, perché è qualcosa di inaspettato.