Indice degli argomenti
Spesso mi chiedo quale sia il tempo verbale migliore da utilizzare in una storia, per ottenere la massima attenzione del lettore e anche la massima efficacia. In questo caso per narratore intendo anche il cosiddetto “io narrante”.
Ho sempre scritto racconti narrandoli al passato, anche perché appare logico che, se si sta appunto raccontando una storia, quegli episodi siano già avvenuti. Eppure c’è chi scrive al presente, così ho immaginato i due modi di narrare e ho cercato di trarre qualche conclusione o, meglio, qualche spunto di discussione.
Scrivere al passato
Il narratore racconta ciò che è successo. Quindi l’azione deve svolgersi necessariamente al passato. I tempi utilizzati, secondo i casi, sono quattro: passato remoto, imperfetto, trapassato prossimo e passato prossimo.
Passato remoto
È il tempo che, secondo me, rappresenta al meglio l’azione, quello che rende più partecipe il lettore della situazione che sta vivendo un personaggio. È il verbo che si usa per “mostrare” ai lettori ciò che stanno facendo i personaggi.
La macchinetta sul gas brontolò e un profumo di caffè si diffuse nella stanza. Il vecchio si alzò, senza rispondere, si diresse ai fornelli e spense il gas. Aprì uno sportello della credenza e ne prese un vassoio. Lo appoggiò sul ripiano, poi dallo stesso scomparto prese quattro tazzine spaiate coi piattini e da un cassetto quattro cucchiaini. Mise tutto sul vassoio. Versò il caffè nelle tazzine, poi prese una zuccheriera e portò il caffè a tavola.
Il brano è preso dal mio racconto Zefiro, scritto per la Royal Rumble. La scena è completamente “mostrata” al lettore. Un’esagerazione voluta, in questo caso, altrimenti una scena del genere andrebbe “raccontata”.
Imperfetto
È un tempo che vedo ideale per introdurre il lettore in una scena, per descrivere un’ambientazione, uno stato d’animo. È quindi il tempo utilizzato per “raccontare” qualcosa che non può essere mostrato o che non è necessario mostrare.
Il sole tramontava già oltre i crinali occidentali della Montagna Azzurra, quando lo sciamano uscì dalla capanna.
Accadeva sempre quando aveva gli incubi durante la notte. Si bagnava e quella sensazione di estranea umidità pareva non turbarlo minimamente.
La stanza era piccola e puzzava di escrementi. Aveva una sola finestra, chiusa, che dava sul cortile delle esecuzioni.
Ho descritto l’orario in cui si svolgeva un’azione, che cosa accadeva a un personaggio la notte e in che stanza era finito un altro personaggio. Ho quindi semplicemente “raccontato” al lettore che cosa succedeva.
Trapassato prossimo
Viene usato quando si sta narrando al lettore una parte della vita di un personaggio o si sta descrivendo un’azione avvenuta nel passato, o ancora quando si introducono nella storia delle domande retoriche.
A differenza del passato remoto, questo tempo non rende partecipe il lettore della situazione, ma gli dà la sensazione di un evento accaduto tempo prima.
L’auto era caduta nel precipizio e si era incendiata, ma l’uomo ne era uscito indenne.
Che cosa aveva visto la donna che l’aveva spaventata così tanto?
Aveva preso la sua pistola, l’aveva caricata e poi l’aveva rimessa nella fondina. Era pronto. Pronto a morire.
In un certo senso il narratore sta mostrando una scena al lettore, ma al tempo stesso la sta raccontando.
Passato prossimo
Non è certo un tempo che si possa usare nella narrazione. È però ideale quando deve parlare un personaggio, magari interrogato da un poliziotto.
«Ha detto di sì, che avrebbe sparato all’ostaggio» disse la donna.
«Jack si è alzato, ha fatto colazione ed è uscito» raccontò sua moglie all’ispettore.
«Arrivato in ufficio, ha incontrato il capo e gli ha riso in faccia» disse la segretaria.
Si tratta di situazioni in cui viene raccontato qualcosa non solo al lettore, ma anche ad altri personaggi. Usato nei dialoghi ha la giusta collocazione.
Scrivere al presente
Ho letto qualche racconto narrato al presente. Mi è capitato durante le gare letterarie a cui partecipo. Ma sinceramente non mi piace molto questa tecnica. Non la trovo efficace, non riesce a rendermi partecipe della storia.
Lo scopo è, credo, proprio quello di far entrare il lettore nel vivo del racconto, ma a me suona male, sortisce l’effetto opposto.
L’uomo cammina, raggiunge il ponte, superando la strada. Guarda giù, dove l’acqua del fiume è un lenzuolo nero che sembra ondeggiare nel vento. Sale sul parapetto, inspira l’aria della notte, chiudendo gli occhi e facendosi cullare dall’assenza di pensieri. Poi salta, abbracciando il vuoto, finché l’acqua l’accoglie come una madre dimenticata.
Non è una storia, non è narrazione. È l’evento nell’attimo stesso in cui si verifica. E il lettore è lì, nella storia e davanti al libro. È forse lui a decidere se essere partecipe, protagonista stesso della storia, o restare dietro le quinte, a osservare.
Scrivete al passato, di solito, oppure al presente? E con quale delle due tecniche vi trovate più a vostro agio, sia come lettori che come scrittori?
Gian_74
A me piacciono tutte e due le tecniche, dipende dal contesto. Spesso, in scene molto dinamiche, trovo che il presente sia più efficace nel seguire le azioni.
Ma il passato può essere utilizzato in uno stesso paragrafo in due tempi verbali diversi? Ad esempio un passato remoto e un imperfetto, possono coesistere?
Michela
Grazie per l’analisi, è sempre utile una classificazione esplicita su argomenti nei quali di solito si va a orecchio
Una volta ho letto un libro scritto tutto al presente: “Getne senza storia”, di Judith Guest. Il libro è bello, quando l’ho letto tanti anni fa ricordo che mi era piaciuto. Comunque è la storia di un adolescente che aveva tentato il suicidio dopo essere sopravvissuto a un incidente in cui suo fratello era morto. In questo caso il tempo presente era appropriato, ripensandoci, perché dava l’idea del vivere giorno per giorno, e dei pensieri del ragazzo che sono immediati e poco filtrati: certo con un libro diverso sarebbe difficile.
Mauro
Il passato “è meglio” perché è il tempo normalmente usato, quindi per il lettore è molto più invisibile del presente (analogamente al terza vs prima persona); il rischio, nell’allontarsi dalle forma normalmente usate, è di spostare l’attenzione dalla storia alla forma. Non è obbligatorio attenersi a forme più o meno standard, ma si dev’essere consci dell’effetto che allontanarsene può avere sul lettore.
Ci sono anche libri scritti al futuro e/o in seconda persona, ma se non c’è un motivo reale per usare simili stranezze si rischia di averne un danno senza alcun vantaggio.
Il libro che sto leggendo ora è al presente, e non ho particolari problemi; ma è anche in Inglese, il che significa che qualunque mancanza di problemi col tempo potrebbe essere dovuta a problemi maggiori con la lingua.
Daniele Imperi
@Gian: secondo me, per usare la prima persona, devi essere particolarmente bravo a narrare
Sì, si possono certo usare due tempi:
“Era sera quando l’uomo rincasò.”
Daniele Imperi
In effetti credo anch’io che dipenda dal contesto.
Daniele Imperi
Mi è capitato di leggere in seconda persona… secondo me è roba illegibile. Nel futuro mi pare proprio strano, però
Il meglio di Penna blu – Giugno 2011
[…] Continua a leggere Scrivere al passato o al presente? […]
Alessandro Vigliani
A seconda della storia. Per ora quel che ho scritto ha un registro narrativo al presente. La biografia che ho curato ovviamente è al passato remoto, così come ciò che sto scrivendo ora perché meglio si adatta.
Daniele Imperi
A me proprio non riesce di scrivere al presente. In fondo una storia viene raccontata, quindi si sta parlando di qualcosa già accaduto, e non sembra quindi naturale che venga scritta al presente.
Alessandro Vigliani
Il registro narrativo al presente ha un suo modo particolare di essere strutturato. Si fa in modo che la storia sia verosimile al presente. Vero che a lungo andare può sembrare più una sceneggiatura piuttosto che un romanzo.
Brago4Ever
Anche io ho spesso ho questi dubbi >.< Comunque trovo che scrivere al Passato sia più facile e poi aiuta il lettore a capire meglio la storia u.u
Claudio Vasi
Io uso sempre il presente, mi è più facile scriverlo. Ho scritto otto libri e quasi 70 racconti in tale tempo. E’ vero anche che per adesso, a parte qualche concorso su internet nel quale mi sono piazzato tra i primi posti, non ho mai pubblicato niente.
Helena
Ciao, sto scrivendo un libro. A me il presente piace, lo uso anche quando devo raccontare qualcosa a qualcuno.. Solo non capisco se posso usare tutti i passati insieme. Cioè, io mi trovo molto bene con il passato remoto, ma posso usarlo insieme agli altri passati? Oppure vale la regola che ‘se scrivi la storia con un tempo verbale devi sempre e solo usare quello’?
Daniele Imperi
Ciao Helena e benvenuta nel blog.
Se devi narrare, allora va usato un solo passato, altrimenti suona male. Dipende ora da cosa intendi per più passati insieme.
Non puoi scrivere, per esempio: “Tarzan si alzò e aveva visto un leone”. Ma è giusto scrivere: “Tarzan si alzò. Davanti a lui vedeva un leone”.
Federico Battista
Anche io trovo molto più coinvolgente l’uso del passato remoto. Lo trovo più intrigante. Il presente, a volte, mi suona veramente male.
Angelo
Ciao a tutti. Sto scrivendo un romanzo. Volevo sapere se è sbagliato scrivere al trapassato prossimo e alternarlo quando serve al passato remoto.
Daniele Imperi
Ciao Angelo, benvenuto nel blog.
Secondo me è meglio fare al contrario: scrivere al passato remoto e alternarlo col trapassato prossimo. Leggere quasi sempre “Era uscito, aveva fatto, aveva ucciso, ecc.” non rende bene l’azione. La domanda è interessante e ci ritorno a breve con un articolo.
Anna
Ciao, io trovo innaturale il tempo presente in una narrazione, a meno che non si tratti di un diario.
Mi sento molto più a mio agio con i tempi passati, sia che io scriva, sia che io legga. In questo momento, sto scrivendo un romanzo proprio sotto forma di diario, è la storia di una bambina e quella bambina era mia madre.
Daniele Imperi
Ciao Anna, benvenuta nel blog. In un diario di solito si scrive al passato. Non è molto naturale scrivere al presente perché si tratta appunto di un racconto e è sempre stato usato il passato per raccontare una storia. Il presente dà un effetto diverso.
Angelo
Di nulla e grazie della dritta. Essendo un pó inesperto, l’uso dei verbi mi sta creando problemi. Anche se leggendolo suona abbastanza bene, so che non posso fare di testa mia.
sonia
Ciao a tutti! Vi chiedo un consiglio: sto scrivendo un romanzo. Per le parti in cui si racconta la storia vorrei usare il passato, ma nella descrizione dei personaggi mi piacerebbe utilizzare il presente per renderli vivi e attuali. Ad esempio se raccontiamo un aneddoto che riguarda Babbo Natale usiamo tranquillamente il passato “Quella notte scese dal camino di casa di Anna…” ma nel descriverlo diciamo “Babbo Natale ha una lunga barba bianca…” perché lui era cosi, lo è adesso e lo sarà sempre…
Non so se mi sono spiegata… Come posso far convivere la parte descrittiva dei personaggi al presente e la parte narrativa al passato senza far pasticci?
Grazie.
Camilla
Ciao sonia. Molto tempo fa avevi chiesto un parere. Purtoppo io sono in ritardo di un anno. Ma il consiglio vorrei permettermi di dartelo comunque.
Credo che se descrivessi al presente avendo utilizzato il passato per tutte le azioni, sarebbe un po’ come fermare la narrazione. Spesso è consigliato utilizzare il passato remoto o il trapassato prossimo per le azioni e l’imperfetto per le descrizioni.
Valentina
Ciao a tutti, vorrei un consiglio/insegnamento: ho scritto un racconto e lo sto correggendo per la trentesima volta. Il racconto è scritto in prima persona dal punto di vista dei due personaggi principali. Ci sono però tre personaggi, diciamo marginali, per i quali ho usato la terza persona. Purtroppo mi sono accorta che in alcune frasi mi è venuto automatico scrivere con il tempo passato. E’ sbagliato? Ho provato a modificarlo ma alcune frasi al presente proprio non tornano.
grazie
Valentina
ruben
guarda Valentina, io non sono un esperto, ma nel mio racconto tutto in presente ci sono vari flashback e lì la narrazione è in passato
ruben
io pure preferisco leggere e scrivere al passato, e rimane più facile, ma ad esempio ora sto scrivendo una storia sotto forma di diario, e lo sto facendo al presente come se la persona stesse scrivendo quello che succede nello stesso momento che si verifichi… penso che non sia affatto male, non ho mai pubblicato nulla, ma ci stavo facendo un pensierino.
Francesca
Ciao a tutti, sto scrivendo un libro nel quale ho cercato di trasformare 20 interviste a una serie di personaggi in altrettanti racconti. Ho deciso di usare il presente nella narrazione e il passato prossimo nei virgolettati, quando parlano i protagonisti stessi. All’editore questa scelta non piace e vorrebbe che usassi sempre il passato remoto. cosa ne pensate?
giorgio
Meglio il presente, senza ombra di dubbio…specie se si tratta di racconti onirici o fantastici… Ho fatto qualche prova a scrivere al passato ma dopo un po’ di righe mi suona falso, forzato, artificiale…Certo se si tratta invece di raccontare qualcosa di realmente avvenuto, o presunto tale, il passato remoto risulta piu’ autentico e rispondente allo scopo…
Daniele Imperi
Ciao Giorgio, benvenuto nel blog.
Sui racconti onirici sì, il presente sui fantastici non mi ispira. Ma dipende, sto scrivendo un romanzo fantastico e uso il presente.
Simone Dato
Buongiorno a tutti.
Sono nuovo nel blog.
L’argomento è veramente molto interessante, anche se secondo me andrebbe trattato assieme a ciò che riguarda la scelta del punto di vista e dell’io narrante.
Indubbiamente scrivere al passato è più semplice, ma ritengo che in taluni casi sia meno coinvolgente, soprattutto quando si vuole mostrare, anziché narrare, e portare il lettore all’interno della scena.
Ad esempio, in questa cosa che ho scritto tempo fa:
“Adesso lui le è dietro. Le cinge i fianchi, immobile si inebria del suo profumo. La donna si gira su sé stessa, gli mette le braccia al collo: i grandi occhi verdi, la forma del viso leggermente ovale, gli zigomi pronunciati; le labbra rosse d’un rosso naturale che risalta sulla carnagione molto chiara.
E quegli occhi. Ancora.
Lei reclina leggermente il capo sulla destra, stringe ulteriormente l’uomo a sé; appoggia la mano sinistra sul suo viso, in una carezza solamente accennata, e porta la bocca sul suo collo, appena sotto l’orecchio.”
Naturalmente è difficile mantenere il presente per un intero romanzo, perché si perde un po’ il senso dell’avanzare del tempo, soprattutto se la vicenda si svolge su un arco temporale non ristretto (per esempio una notte, o un fine settimana, etc.).
Poi, io sono tra quelli che ritiene che se chi scrive è bravo, dovrebbe essere in grado di gestire più tempi verbali in maniera naturale e non fastidiosa per il lettore.
Mr D.
Ma un’azione passata nel passato, con quale tempo la scrivereste? Quel è il tempo migliore, o quello che più plausibile usare?
Daniele Imperi
Ciao Mr.D. e benvenuto.
Non ho capito la tua prima domanda. Un’azione passata va scritta al passato.
Stefania
Ciao a tutti, ho un dubbio:
un racconto al passato può contenere frasi al presente?
Es. E’ vero che nella vita tutte le cose belle finiscono, ma la storia era finita troppo presto.
oppure
Pensai che sarebbe andato in Paradiso, sempre ammesso che esista qualcosa dopo la nostra vita sulla terra.
Grazie
Daniele Imperi
Ciao Stefania, benvenuta nel blog.
Le due frasi sono giuste. Il presente in quel caso coesiste bene col racconto al passato, perché non è riferito alla narrazione dei fatti. Sarebbe stato un errore, invece, scrivere:
“Uscì di casa presto, entra in macchina e corse via”.
Carlo
Ciao,ho una domanda, è giusto intervallare il passato remoto con l’imperfetto? es: strizzai gli occhi e mi morsi il braccio per verificare che non fosse un sogno, faceva male.
Daniele Imperi
Ciao Carlo, benvenuto nel blog.
Sì, in quel caso è corretto. Si usa spesso in narrativa. Per esempio: “Accese il fuoco perché faceva freddo”.
RINO
salve a tutti, anche io sto scrivendo una cosa e lo vorrei fare al presente per delle mie ragioni personali (credo si adatti meglio al messaggio che voglio comunicare).
“…La moglie di lui non gli fa mai una visita, ogni tanto Kris gli passa le sue telefonate, dalle quali non vengono mai fuori nient’altro che urla. Spesso gli tocca anche spedirle dei fiori da parte del capo…”
Tuttavia, quando faccio parlare il personaggio:
“<>, PENSA Kris.”
A me viene spontaneo PENSO’, mi sembra innaturale scrivere PENSA. Si possono “mischiare” le due cose?
Daniele Imperi
Ciao Rino, benvenuto nel blog.
In quel caso è sbagliato passare dal presente al passato. Puoi usare il passato quando accenni a un fatto accaduto nel passato, per esempio: “Kris esce di casa e ricorda quando vide sua madre l’ultima volta”.
max
Ciao Daniele! ,
Io sto scrivendo un racconto e inizio con il personaggio che racconta in passato imperfetto i fatti già accaduti. A un certo punto voglio introdurre un ricordo e descriverlo in presente perchè rende meglio le sensazioni. E’ possibile secondo te?..
Grazie mille!
Daniele Imperi
Ciao max, benvenuto nel blog.
Non ho capito bene la situazione. Il personaggio che racconta i fatti accaduti è il narratore? Un racconto in prima persona, quindi?
max
grazie
Si esattamente così. Il personaggio racconta fatti già accaduti. Volevo raccontare la scena descrivendo i fatti come li vive nel momento. Il racconto si estende fino ad arrivare al vero presente.
Daniele Imperi
Secondo me va bene, perché alla fine si tratta di una storia in una storia.
Massimo
Scrivere al presente lo trovo addirittura ‘fastidioso’..
Daniele Imperi
Ciao, benvenuto nel blog. Ti capisco perché io trovo fastidioso leggere storie scritte in seconda persona.
Camilla
Ciao. Ho letto tutto. Io di solito scrivo al passato. Ma per i testi riflessivi non saprei se narrarli al presente o passato.
Daniele Imperi
Ciao Camilla, benvenuta nel blog.
Se la riflessione è del personaggio, allora può andare al presente, anzi deve andare al presente, perché è come se stesse parlando. Puoi farmi un esempio?
Camilla
sto scrivendo un libro in questo periodo. il libro incomincia con il passato e poi ad un certo punto senza scrivo in presente. Nella parte iniziale dove narro al passato, frasi di questo genere vanno bene: “…quella fu l’ultima cosa che osai fare. Ancora adesso ricordo le risate dei ragazzi….”
Daniele Imperi
Sì, la frase messa così va bene.
Deline
Sono ancora agli inizi ma quello che scrivi mi sta aiutando molto. Grazie per condividere la tua esperienza con il popolo del web. Per ora niente domande, solo un grosso grazie!
Daniele Imperi
Ciao Deline, benvenuta nel blog.
Mi fa piacere ti sia stato di aiuto il post.
Armando Lazzari
Ciao,
di quattro romanzi che ho scritto (l’ultimo lo pubblicherò a gennaio), uno solo era al presente e in prima persona. Devo dire che, anche se divertente, scriverlo è stato molto impegnativo, soprattutto quando dovevo far quadrare certe situazioni in cui il protagonista doveva venire a conoscenza di fatti che si erano svolti lontano dal suo “campo visivo”. I pro sono stati quelli di catapultare il lettore nella storia immedesimandolo nel protagonista e quello di rendere bene le dinamiche nelle scene di azione. Contro, a parte la difficoltà (altro che 7 camicie, uno stock di un magazzino), quello di non far trasparire molto il fatto che il protagonista si salvi da tutte le situazioni estreme (soprattutto se mancano ancora 100 pagine al termine), e di trovare un espediente per descrivere l’ambiente circostante e le persone che in quel frangente parlano (il libro s’intitola “Lilith”, piccola pubblicità ).
A conti fatti però il passato è la forma più facile da gestire, soprattutto per storie che non siano solo dei brevi racconti.
Ps. Stranamente il prologo l’ho scritto al passato… suonava bene così
Ciao e complimenti per il blog, davvero molto interessante! (Y)
Armando Lazzari
Daniele Imperi
Ciao Armando, grazie e benvenuto nel blog. Penso anche io che il passato sia più facile da gestire, me ne sto accorgendo con il mio romanzo che in massima parte è narrato al presente. Il prologo al passato ci sta, in fondo è staccato dal romanzo.
Giuseppe
Buongiorno, vorrei scrivere un libro in presente o passato ma non sono molto bravo a descrivere, che ne so, anzi, un esempio: In casa incasinata c’erano tanti rumori forti che ti faceva venire un gran mal di testa!….
Mi puoi dimostrare un esempio cioè una frase con descrizioni in passato e presente, per favore, grazie!
1.
2.
Daniele Imperi
Ciao Giuseppe, benvenuto nel blog. Non ho capito sinceramente che genere di descrizione ti occorre. “Casa incasinata” come accostamento sta molto male.
Per capire se narrare una storia al passato o al presente devi considerare che effetto dare al lettore.
Armando Lazzari
Se ho capito bene poso provare ad essere di aiuto:
1) Passato:
La casa era totalmente a soqquadro: mobilia con ante spalancate, cassetti aperti e indumenti sparsi ovunque. Ogni oggetto, anche il più futile, era accatastato senza una regola o un perché. Il caos regnava sovrano! Come se ciò non fosse già abbastanza, i rumori della strada: clacson suonati senza tregua da automobilisti esausti, il martello pneumatico incessante e impietoso che lacerava sadico l’asfalto, i vicini che urlavano e litigavano augurandosi le morti più catastrofiche e bizzarre… era un bel quadretto apocalittico, quindi non si era stupito più di tanto se il mal di testa gli pulsava frenetico sulle tempie implorandogli una semplice pasticca risolutrice.
2) Presente:
La casa è totalmente a soqquadro: mobilia con ante spalancate, cassetti aperti e indumenti sparsi ovunque. Ogni oggetto, anche il più futile, è accatastato senza una regola o un perché. Il caos regna sovrano! Come se ciò non fosse già abbastanza, i rumori della strada: clacson suonati senza tregua da automobilisti esausti, il martello pneumatico incessante e impietoso che lacera sadico l’asfalto, i vicini che urlano e litigano augurandosi le morti più catastrofiche e bizzarre… è un bel quadretto apocalittico, quindi non mi stupisco più di tanto se il mal di testa mi pulsa frenetico sulle tempie implorandomi una semplice pasticca risolutrice.
Ale è
Ciao. intanto complimenti per il blog.
Ho un dubbio, si può usare il presente in un sogno da inserire in un romanzo fantasy scritto al passato? Il manoscritto l’ho impostato al passato ma il sogno a mio avviso rende di più al presente. Perchè esempi al momento non me ne vengono in mente.
Daniele Imperi
Ciao Ale, grazie e benvenuto nel blog. Secondo me ci sta bene, ho visto qualcosa del genere in alcuni romanzi, anche se non sono sicuro che fossero sogni.
Ale
Data la tua gentilezza, ti pongo un’altra domanda:
Si può usare il presente con l’Io narrante in prima persona in un sogno da inserire in un romanzo fantasy scritto al passato in terza persona? (Qui il gioco si fa più complicato).
Daniele Imperi
Ciao Ale, ma sei lo stesso dell’altra volta? Non mi sembra così diversa dalla domanda precedente. L’importante è che fai capire che stai narrando un sogno, magari scrivendolo tutto in corsivo.
Ale
Sì, sono la stessa dell’altra volta. Ammetto che la domanda era simili, ma siccome questo sogno mi sta facendo dannare un po’, volevo togliermi il dubbio sul cambio di tempo. Grazie!
Ale
Grazie tante!
Elisa
Buongiorno Daniele e complimenti per i consigli ed il tempo che dedichi a rispondere ai nostri dubbi. Ogni volta che ho un dubbio e digito su Google quello che vorrei capire meglio approdo sempre sul tuo blog… Credo che valga la pena mettermelo fra i segnalibri!
Anche io amo scrivere, da sempre, ma in particolare da quando ho ricominciato a dedicarmi assiduamente alla lettura (che con due bambini avevo ahimè accantonato) mi è nata la voglia di scrivere qualcosa di un po’ più importante di qualche semplice poesia o raccontino… E ho iniziato un romanzo.
Lo sto scrivendo al presente perché, seppur a mente le frasi mi escano quasi sempre d’istinto al passato, mi sembra che per il tipo di cosa che sto scrivendo il presente sia più indicato e introduca meglio nel romanzo. (Giusto per darti una vaga idea, parliamo di qualcosa di simile a Sophie Kinsella o Natasha Boyd anche se chiaramente non mi paragonò neanche lontanamente al loro talento).
La mia domanda, sperando di non passare per “approfittatrice”, è questa:
se io volessi un semplice parere sul mio modo di scrivere, per rendermi conto se ho un minimo di talento, posso inviarti qualche pezzo della storia via mail?
Ovviamente non parlo di una revisione del testo, che logicamente meriterebbe di essere remunerata, ma il semplice parere soggettivo di qualcuno che, oltre ad essere un lettore, è anche scrittore ed esperto nel campo.
Scusami se mi sono dilungata e grazie per la risposta che spero mi darai.
Elisa_
Daniele Imperi
Ciao Elisa, grazie e benvenuta nel blog. Google mi ama, allora
Non conosco le 2 autrici che citi, però anche per me il presente va usato quando lo senti più adatto per la storia. Non accetto mai di leggere storie altrui per dare giudizi perché se accontento tutti, non avrei tempo per fare altro e anche perché comunque non sono esperto. Se si tratta di brevi brani, però, mandali pure.
Elisa
Ti ringrazio molto per la risposta.
In effetti le autrici che ho citato scrivono generi che, trasformati in film, potrebbero definirsi una “commedia” e credo che il target di lettori sia quasi totalmente costituito da donne. [Sophie Kinsella, per intenderci, è la scrittrice londinese conosciuta per la serie “I love shopping” e tutti i suoi seguiti..] Diciamo che si tratta delle classiche letture di evasione (come riporta la dicitura sullo scaffale della biblioteca da dove li ho estratti), quelle “da spiaggia” che, a noi donne, fanno riposare la mente e dimenticare per un attimo i vari pensieri quotidiani di lavoro/marito/figli/casa.
Detto questo, comprendo benissimo il tuo punto di vista (in effetti se dovessi leggere i racconti di tutti diventerebbe un lavoro!) infatti io parlavo solo di qualche pezzetto, breve, giusto per dare l’idea del modo in cui scrivo, a grandi linee..
E poi per ora lo scritto non è moltissimo, la maggior parte è ancora nella testa, in attesa di trovare il tempo per buttarlo giù!
Comunque valuterò, grazie per la disponibilità.
In realtà di domande da fare ne avrei molte altre, ma magari vedo se trovo una sezione più adatta di questa o un articolo che magari hai già scritto in merito e che non ho ancora letto!
Grazie ancora.
Elisa_
Alessandro
Salve,
Sto scrivendo un romanzo con una linea temporale molto vasta, è ambientato al passato tuttavia quando devo descrivere i personaggi interrompo la storia e li descrivo per poi riprenderla ma non so se in questa descrizione che faccio dovrei usare il presente dato che i personaggi seppur inventati vivono ancora (In quel mondo) o continuare con il passato per una maggior coerenza verble. Grazie.
Daniele Imperi
Ciao Alessandro, benvenuto nel blog. In che senso interrompi la storia per descriverli? Puoi fare un esempio?
Alessandro
«Ebbene sì, domani sarà il grande giorno, diventerò un Aspuder e prevedo che sarà fantastico!» disse Daniel Brooks, un giovane di appena 12 anni che si preparava a ricevere il suo primo A.S.P.U.D.
«Daniel Brooks»
Daniel, per gli amici Dan, nacque a Kalyx, una cittadina di medie dimensioni che dà il nome all’isola di Kalyx. Quest’ultima si trova vicino al monte Horous, nonché il vulcano principale dell’arcipelago dal quale esso prende il nome il 29 luglio 2000…
questo è un breve passo dell’inizio del libro. Solitamente, se possibile, cerco di mettere la descrizione di un personaggio alla fine del capitolo in modo che l’interruzione non disturbi il lettore ma comunque se ciò non è possibile cerco di evitare distrazioni da parte del lettore non dilungandomi molto.
Grazie
Daniele Imperi
Io non esagererei con descrizioni di questo tipo, ma ho capito comunque. Secondo me in questo caso vanno bene così, scritte al passato proprio perché stai narrando al passato.
Altrimenti avremmo:
«Ebbene sì, domani sarà il grande giorno, diventerò un Aspuder e prevedo che sarà fantastico!» dice Daniel Brooks, un giovane di appena 12 anni che si prepara a ricevere il suo primo A.S.P.U.D.
Alessandro
Grazie mille cercherò di seguire il tuo consiglio solo una cosa: in questo punto:
«Daniel Brooks»
Daniel, per gli amici Dan, nacque a Kalyx, una cittadina di medie dimensioni che dà il nome all’isola di Kalyx. Quest’ultima si trova vicino al monte Horous, nonché il vulcano principale dell’arcipelago dal quale esso prende il nome il 29 luglio 2000. Era cresciuto con la madre poiché il padre fu vittima di un incidente causato da un esperimento condotto sulle MS di elemento fuoco quando il piccolo Dan aveva solo cinque anni. Ha due fratelli: Kevin e Lucas entrambi più grandi di lui ed entrambi in viaggio in parti diverse del mondo ma per lo stesso obiettivo, il timbro GT.
Nel punto in cui dice “Ha due fratelli…” siccome nel mondo in cui vive li ha ancora va bene usare il presente o devo continuare al passato dato che la storia è ambientata al passato? Grazie mille!
Daniele Imperi
Quella descrizione mi sembra troppo didascalica, secondo me va bene come promemoria nell’autore, ma nella narrazione io la renderei meno informativa.
Devi usare il passato anche in quel caso.
Alessandro
Si in effetti è vero snellirò un po’ le descrizioni! Grazie mille!!
CRISTINA
Ciao. Sto procedere con la scrittura di un romanzo nel quale si mescolano vicende avvenute in epoche diverse e mi viene spontaneo scrivere al tempo presente quelle più lontane, al tempo passato quelle più vicine storicamente. E’ grave? Oggi poi ho superato me stessa: sono partita con il tempo passato con narratore esterno, poi ho proceduto con il presente ed infine ho concluso con il presente ma narrato in prima persona, il tutto riferito ad uno stesso episodio. Mi sa che ho proprio esagerato.
Daniele Imperi
Ciao Cristina, benvenuta nel blog. Per quanto riguarda la prima questione, non c’è nulla di grave, ma casomai di poco funzionale, ma bisognerebbe vedere un esempio. Però finora mi è capitata la situazione contraria. Magari un capitolo al presente, con le vicende più vicine, e un altro al passato, per quelle più lontane nel tempo.
La seconda questione invece è un errore, mi dispiace, perché l’episodio non viene reso bene e crea confusione al lettore
CRISTINA
Scusa: nel commento precedente volevo scrivere “sto procedendo” e non “sto procedere”… Forse il mio lapsus evidenzia che non sto procedendo proprio per niente.
Alice
Ciao, sono finita sul tuo blog cercando informazioni sulla concordanza dei tempi e ho trovato molto interessante la tua analisi. Colgo l’occasione per avere un’opinione in più, sempre sul discorso della concordanza dei tempi: secondo te può esistere un racconto narrato sia al presente che al passato remoto? Mi spiego meglio; voglio descrivere una scena e rendere il lettore partecipe, così inizio con il presente: consiglio di osservare, faccio notare dei dettagli; però quando questa parte descrittiva e “intima” termina, vorrei spostarmi al passato remoto, sia perchè i verbi suonino meglio, sia perchè non è più necessario vivere quell’attimo così da vicino come viene semplice con il presente.
Spero di essermi spiegata.
Daniele Imperi
Ciao Alice, benvenuta nel blog. Ho capito che vuoi dire, ma penso che si crei confusione nel lettore, a meno che la storia non sia strutturata in modo da raccontare al passato gli eventi passati e al presente quelli attuali della storia. Ho visto fare una cosa del genere, magari al passato c’era il flashback.
Dafne
Eccomi qui come faccio da giorni a scrivere e porre domande. Personalmente scrivo al passato sempre, e l’uso dell’imperfetto mi permette di essere molto più libera;
anche se devo dire che mi sto cimentando in un nuovo esperimento, e volevo un consiglio a riguardo.
Il mio romanzo (tra lo storico e il fantasy) è ambientato in due epoche diverse, ed è narrato in prima persona. Il POV è quello del personaggio principale che racconta e vive una serie di vicende sconosciute che la porteranno alla soluzione di enigmi che riguardano il suo passato e la sua discendenza. Ad un certo punto c’è una interruzione narrativa da cui segue il libro II, dove qualcun’altro racconta, qualcuno che non si conosce ancora, ma che si rivelerà poi nell’epilogo vero e proprio del romanzo, che coinvolge il POV del primo libro. Spero che fin qui mi sia spiegata bene. Ora, questa interruzione è come se fosse – grosso modo – tra il flashback e L’anticipazione, o – perché no – una vera macchina del tempo, che mostra dettagli e informazioni storiche che neppure la protagonista conosce ancora; ma che il lettore può aver già intuito nel primo libro e nel secondo libro, probabilmente confermare certe intuizioni: di fatto, il lettore viene catapultato in un era diversa da quella che ha sentito raccontarsi fino a quel momento, e improvvisamente, il POV cambia con una sconosciuta che per alcuni aspetti – nascosti tra le righe – somiglierà alla protagonista, ma che al contrario racconta ciò che accade al presente – in quel presente di 500 anni fa.
Perché ho pensato al presente? Essendo un salto temporale, non c’è nessuno che conosce quei fatti
Per come sono accaduti, come può invece conoscerli chi lo sta vivendo in quel preciso momento. Un Personaggio forse nuovo che poi sarà rivelato nell’epilogo. Un personaggio che spiana le immagini del lettore, alimenta o conferma le sue intuizioni e gli narra di dettagli di una realtà storica e leggendaria di cui non vi è testimonianza.
Forse avrei potuto usare un narratore onnisciente, ma non mi andava di perdere la linearità anche stilistica del POV in prima persona. E se si trattasse di un sogno? Visto che cambio libro, proprio quando lei si addormenta in una situazione particolare…
Che cosa ne pensa di questa scelta stilistica? Potrebbe riuscire? O avere anche un senso, o diversi? Spero di non essere apparsa contorta e confusa ‘nell’espressione.
Attendo consigli ☺️
Daniele Imperi
Non so dirti, forse può funzionare, ma potrai saperlo solo dopo aver scritto tutta la storia. Comunque molti in situazioni analoghe fanno questi cambi del punto di vista e del tempo.
Fabio Dell'Orfanello
A me piacerebbe anche il passato ma sopporto male il continuo ripetersi di “era” e “aveva”. Scrivendo al presente il testo sembra scorrere di più.
L’ideale, secondo me, è scrivere al presente con frequenti digressioni al passato, ma naturalmente, la storia lo deve permettere…
Daniele Imperi
Ciao Fabio, benvenuto nel blog. Se usi il presente devi comunque alternare “è” e “ha” e così via. Da lettore trovo invece più scorrevole un testo scritto al passato.
Fabio Dell'Orfanello
In effetti la tua considerazione non fa una piega…. Comunque, passato o presente che sia, da lettore trovo più scorrevoli soli i testi ben scritti magari di storie coinvolgenti.
alessandro
Salve,
ho scritto un lungo libro usando il passato remoto per la maggior parte delle vicende ed usando il presente nei momenti in cui c’è maggiore azione o drammaticità.
Capisco bene che non si tratti di una scelta stilisticamente ‘classica’, ma mi si sono scagliati contro in molti.
Cosa è la vostra opinione?
Grazie.
Alessandro
Daniele Imperi
Ciao, secondo me non ha senso. Crei confusione nel lettore.
PS: per curiosità, hai letto la scritta nel campo “Sito” del modulo dei commenti?
Elisa
Scusa il disturbo, vorrei chiedere un parere…
Io e una mia amica, per hobby, stiamo scrivendo una storia da due punti di vista diversi. Lei scrive al presente e per adattare la storia l’ho fatto pure io… Solo che non essendo abituata mi sembra di sbagliare tutto. Tipo ora vorrei fare un salto temporale: i due personaggi dopo aver parlato devono fare un tratto di strada, che io volevo descrivere velocemente, tipo… “il ragazzo rimase in silenzio per tutto il tragitto ecc…”. Ma va davvero bene cambiare tempo in questo caso o meglio evitare? Grazie in anticipo per la risposta!
Daniele Imperi
Ciao Elisa, benvenuta nel blog.
Se sono due punti di vista diversi, potete anche usare due narratori diversi: lei scrive al presente e tu al passato. Se scrivete ognuna un capitolo, ovviamente.
Kukuviza
Penso che vada bene se scrivi al presente “il ragazzo rimane in silenzio per tutto il tragitto…”
Meglio evitare i cambi di tempo.
Elisa
Ormai abbiamo scritto molti capitoli e cambiarli tutti potrebbe rivelarsi problematico, proverò a parlarne con questa mia amica e proporle la cosa. Grazie mille per la risposta così celere.
cam
Help! XD
Sto provando a scrivere un libro, e ho tentato con il presente (cosa insolita perché ho sempre utilizzato il passato remoto e l’imperfetto). La mia domanda consiste nel chiederti/vi come devo comportarmi se voglio riportare una scena successa nel passato (flashback/ ricordo di un personaggio). Continuo con il presente esplicitando che si tratta di un flashback, oppure ricorro al passato? Se sì al passato, quale dovrei utilizzare, un passato remoto o passato prossimo, dato che inizialmente ero al presente?
Daniele Imperi
Ciao Cam, benvenuta nel blog. Il flashback secondo me va scritto al passato. Bisogna però vedere come vuoi e devi inserire questo flashback. C’è un personaggio che racconta? È un capitolo a parte?
Lisa
Ciao, io sto scrivendo un tema, sull’estate trascorsa quest’anno, quindi si tratta di 2 mesi fa. Che tempo dovrei usare per la narrazione? E nella descrizione di un amico incontrato?
Per favore aiutatemi. È un mese che ci penso.
Grazie
Lisa
Ciao, intendo dire che ad esempio:quest’anno ci eravamo preparati molto presto per le vacanze. Spesso programmavamo molte escursioni e alla fine non andavamo da nessuna parte. Ci divertiamo moltissimo in montagna, al mare… Incontrammo molte persone. Verso gli ultimi giorni di luglio andammo al lago di Auronzo. Dove ogni mattina il sole sorgeva e si rifletteva sulle acque quasi sempre cristalline e e calme, dato che il vento veniva bloccato dalle vette.
Non suona bene secondo me.
Non è meglio se scrivo al passato prossimo la narrazione e al presente le descrizioni?
Help me
Per favore
Daniele Imperi
Ciao Lisa, benvenuta nel blog. Secondo me invece i tempi che hai usato vanno bene. Per me stonano i tempi di queste due frasi: “Ci divertiamo moltissimo in montagna, al mare… Incontrammo molte persone.” E cambierei anche “Verso gli ultimi giorni di luglio siamo andati al lago di Auronzo.” Lì hai specificato il periodo.
Lisa
Ciao.
Quindi secondo te devo togliere “verso gli ultimi giorni di Luglio” e che tempo dovrei usare? Io all’inizio l’ho scritto col passato prossimo la narrazione e le descrizioni col presente per evidenziare che è ancora vivo il personaggio.
Anche con l’ imperfetto mi piacciono le descrizioni, ma suona male la narrazione secondo me.
Daniele Imperi
Non devi togliere “verso gli ultimi giorni di Luglio”. Ho scritto che a me suona meglio se scrivi “siamo andati”.
Il presente va usato quando occorre.
Ma se scrivi: “Ci divertiamo moltissimo in montagna, al mare… Incontrammo molte persone.” le due frasi sembrano una la conseguenza dell’altra e in quel caso presente e passato stanno male.
Lisa
Si, scusami.
“ci divertiamo moltissimo in montagna, al mare…” avevo sbagliato a scrivere, intendevo:”ci divertimmo moltissimo in montagna, al mare…”. Ok. Quindi scrivo siamo andati. E uso il passato prossimo e le descrizioni con l’imperfetto, giusto?
Secondo te.
Daniele Imperi
Non posso darti una risposta, bisognerebbe leggere tutto il tema.
Lisa
Quest’anno ci siamo preparati molto presto per le vacanze. Spesso programmavamo molte escursioni e alla fine non andavamo da nessuna parte. Ci siamo divertiti moltissimo in montagna, al mare… Abbiamo incontrato molte persone. Siamo andati al Lago di Auronzo. Dove ogni mattina il sole sorge e si riflette sulle acque quasi sempre cristalline e calme dato che il vento viene bloccato dalle vette. In questo splendido lago sempre affollato abbiamo conosciuto una famiglia veramente particolare. Erano in tre:genitori e Gabriele, il loro unico figlio. È molto più grande di me. È calabrese. Gabriele potrebbe essere paragonato ad un levriero, uno di quei cani tutto carne ed ossa, per intenderci. È un ragazzo alto alto, talmente alto che quando piove la testa gli rimane sempre asciutta perché è più alto delle nuvole. È così magro che se si mette contro luce è inutile fargli la radiografia! Anche nel carattere gli somiglia. È infatti fedele come la maggior parte dei cani, ma al tempo stesso è cocciuto come un mulo e competitivo come una lepre. La sua faccia è ovale e magra. Ha la bocca rosea e sempre sorridente. Ha gli occhi azzurri e grandi, così grandi che mi ero chiesta se ero io che vedevo le cose in 3D. I suoi capelli sono castani e spettinati, come se usasse i petardi. Portava gli occhiali da sole, anche se quel giorno sole non c’è n’era proprio. Gabriele ha un modo di vivere straordinario che invidio moltissimo. Sa essere gentile, ottimista, solare, comico… E sono tutte queste qualità che lo rendono l’amico più speciale e vero che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita! Papà stava pescando con il papà di Gabriele. Continuava ad innervosirsi. Di solito ogni due minuti con lui i pesci abboccano, ma quel giorno non riusciva a prenderne nemmeno uno. Per pescare ci vuole molta pazienza, non fa per me.
(…)
Era l’unico pezzo di cioccolata che era riuscito a ficcare nello zaino perché sua mamma continuava a dirgli di portarsi cose sane, non sempre dolci. Una cosa che lo rende semplicemente strano è unico è la sua somiglianza con Sid, il bradipo dell’era glaciale. Loro in comune hanno la simpatia, la sbadataggine e per ultimo, ma non meno importante,la scocciatura la quale non manca mai ovunque lui sia. Aveva deciso di conservarla per il pomeriggio.
(…)
Insomma non si può definire bene il suo carattere. Spesso ride per nulla, ma ha una risata talmente contagiosa e sonora che non ride mai da solo. Infatti se qualcuno fa una battuta, lui ride sempre ed è sempre pronto a contraccambiare a battuta. È spesso di buon umore.
(…)
P. S. Sono dei pezzi di tema. È meglio così o tutto al passato?
Daniele Imperi
Prima di “Dove ogni mattina” metterei la virgola, non il punto.
“Erano in tre:genitori e Gabriele”: “genitori” non è un nome, quindi vuole l’articolo.
I tempi a me sembrano a posto.
Lisa
Ok. Grazie. Mi sei stato molto d’aiuto
LISA
Ciao, scusa se continuo a disturbarti.
“una cosa che lo rendeva semplicemente strano è unico era la sua somiglianza con Sid,il bradipo dell’Era Glaciale. Loro in comune avevano:la sbadataggine, la simpatia e per ultima, ma non meno importante, la scocciatura la quale non manca mai ovunque lui sia.”
Con che parola potrei sostituire”cosa”nella prima riga?
Daniele Imperi
“Ciò che lo rendeva…”
Lisa
Sei un genio, grazie mille!
Lisa
Ciao.
Lo so, sono una rompi scatole. Scusa.
Dovrebbe essere l’ultima domanda.
Si scrive
IO, Marco e Gabriele contro i nostri genitori
O
ME, Marco e Gabriele contro i nostri genitori
?
LISA
Ciao. Scusa, lo ha scritto mio cugino.
Lisa
Ciao,
Avrei bisogno un aiuto per scrivere una semplice poesia sul paesaggio notturno quando c’è la luna. Puoi aiutarmi per favore?
Daniele Imperi
Ciao Lisa, benvenuta nel blog. Mi dispiace, ma non saprei proprio come aiutarti.
Giovanni Ardemagni
Sto per pubblicare il mio terzo romanzo dal titolo “un momento fa, forse”!
E’ una storia vera ma forzatamente romanzata. UN qualcosa che ha segnato la mia vita.
Ho usato il presente perché già il titolo lo dice “un momento fa, forse”
Perché ogni volta che penso a ciò che è successo è come se fosse ora.
Spero di riuscire a portare il lettore in questo “ora” che per lui diventerà “un momento fa, forse”
Uno specialista di editing ha provato a convertire il tutto in passato remoto, imperfetto e via dicendo.
Ma ogni volta, alla fine, si è reso conto che non era nel messaggio che volevo dare.
Felice giornata
G.
Daniele Imperi
Ciao Giovanni, benvenuto nel blog. Ho fatto anche io una prova cambiando dal presente al passato e viceversa: ti rendi conto se funziona meglio un tempo o l’altro.
Non mi convince però il titolo che hai scelto.
Bry
Buongiorno, sto scrivendo una storia per cinema d’animazione. Ho scritto quasi metà storia e solo adesso mi sono chiesta se avessi dovuto usare un tempo diverso. Finora ho scritto al presente, dando per scontato che il film accade mentre lo vedo, ma è corretto? Dall’inizio mi sembra scorrevole e bello, mi domando se possa diventare pesante in questa forma… narrarlo al passato lo farebbe sentire lontano per il fatto che lo visualizzo mentre lo scrivo. Durante una stesura al presente, quando ci sono momenti di ricordi passati è bene scrivere al passato,usando la forma più opportuna tra i passati in base a quanto lontano sia l’accaduto?
es. – poi andando in quella direzione nota un’insegna e ricorda di quando suo nonno la realizzò – (fa pensare che il nonno lo ha realizzato parecchio tempo fa)
– poi andando in quella direzione nota un’insegna e ricorda di quando suo nonno l’aveva realizzata – (fa pensare che il nonno lo ha realizzato parecchio tempo fa)
– poi andando in quella direzione nota un’insegna e ricorda di quando suo nonno l’ha realizzata – (fa pensare che il nonno lo ha realizzato parecchio tempo fa)
– poi andando in quella direzione nota un’insegna e ricorda di quando suo nonno la realizzava – (fa pensare che il nonno lo ha realizzato parecchio tempo fa).
se in questi esempi togliessi il ” di quando” e mettessi solo “quando”, cosa si percepirebbe?
Queste forme sono corrette?
Daniele Imperi
Ciao Bry, benvenuta nel blog. Non sono esperto di sceneggiature per il cinema, però ho letto diverse sceneggiature per fumetto (sono abbastanza simili) e qualche esempio di quelle per il cinema. Sono tutte scritte al presente. Non è un racconto o un romanzo, ma una sceneggiatura, quindi un testo più tecnico che artistico.
Sugli esempi che fai, trattandosi di ricordi del personaggio non ha importanza che forma usi. Tra l’altro in un film il ricordo viene realizzato con un flashback, ma se resta nella testa del personaggio non c’è modo di mostrarlo allo spettatore.
Alessandro
Ciao Daniele! Innanzitutto grazie per l’interessante articolo! Ti vorrei chiedere un consiglio. Sto scrivendo un libro di viaggio. Nel 2018 ho attraversato l’Africa in bicicletta in solitaria dalla Tanzania a Città del Capo. Un viaggio di 5 mesi e 5000km on the road. Per come scrivo non ho mai usato il passato remoto e tendo ad usare il presente per raccontare. Tuttavia ciò che racconto è nella quotidianità di un viaggio itinerante, descrivendo ciò che mi accade e facendo riflessioni su vari aspetti anche sul mio passato, in particolare sugli anni di viaggio per il mondo dal 2011 circa. Secondo te il presente in questo caso può essere giustificato o meglio cmq il passato remoto? E in caso è conciliabile il passato remoto con il presente in certi passaggi? Grazie infinite!!
Daniele Imperi
Ciao Alessandro, benvenuto nel blog. Secondo me puoi usare il presente per raccontare, come se fosse un vero diario di viaggio. In quali passaggi vorresti usare il passato?
ALESSANDRO
Grazie Daniele per la risposta! Okay, dici allora che potrei usare il presente su tutto il libro senza stancare? La mia idea era raccontare al presente, tipo diario, gli avvenimenti quotidiani e le mie riflessioni filosofiche che facevo durante il viaggio. Per poi fare dei flashback agli anni precedenti ed esperienze precedenti che hanno portato a questa attuale. Quanto al remoto non volevo usarlo per forza, mi chiedevo però se avesse senso inserirlo se il libro è basato principalmente sul presente. Penso userò comunque l’imperfetto per raccontare esperienze prima di quel viaggio. Grazie ancora per i consigli!! Buona serata!!
Daniele Imperi
Il presente non stanca, è lo stile dell’autore che può stancare
Per i flashback potresti usare il passato. Fai una prova e vedi come suona.
Claudia
Ciao, sto scrivendo un racconto giallo e vorrei sapere se posso usare come tempi verbali il passato prossimo e il passato remoto, perchè ci sono parti narrate e parti di dialogo.
Grazie mille.
Daniele Imperi
Ciao Claudia, benvenuta nel blog. Il passato remoto si usa quasi sempre, nel narrato, quindi va bene. E il passato prossimo, come vedi dagli esempi, va bene proprio quando qualcuno, nel dialogo, sta raccontando qualcosa.
Mary
Ciao Dani ti ringrazio per il tuo post, mi hai fatto schiarire le idee.
Daniele Imperi
Ciao Mary, bene
Gabriel Nicholas Le Vert
Anche io come Claudia sto’ scrivendo un romanzo giallo, mi è sorto un dubbio, desidererei comprendere la situazione – è possibile scrivere (come ausilio) verbi col modo infinito? Mi spiego meglio: – sto’ usando il Punto di Vista Limitato Soggettivo, inoltre, sto’ usando la stessa modalità di Claudia – passato remoto nel narrato & passato prossimo nei dialoghi.
Ti pogo questa domanda perché sul tuo esempio della narrazione col passato remoto c’è un verbo col modo infinito: – “<>”.
Grazie mille se mi potessi dare una spiegazione dettagliata! ^_^
Gabriel Nicholas Le Vert
“[…] , senza rispondere, […]”.
Daniele Imperi
In quel caso l’infinito è retto dalla preposizione “senza”.
Gabriel Nicholas Le Vert
Quindi potrei usarlo come in questo caso con la preposizione, oppure, ci sono altri modi per poterlo usare.
Daniele Imperi
In quali modi vuoi usare l’infinito? E comunque non c’entra nulla col presente o il passato.
Puoi usarlo con altri verbi: bisogna andare, devi fare, puoi parlare, preferisco scrivere, ecc.
Gabriel Nicholas Le Vert
La domanda è questa: – posso usare l’infinito anche se sto usando il passato remoto? Senza usare obbligatoriamente ad esempio la preposizione.
Daniele Imperi
L’infinito va comunque retto da qualcosa, a prescindere che usi il passato o il presente. A meno che tu voglia scrivere qualcosa come “Viaggiare è bello”: in quel caso l’infinito ha valore di soggetto della frase.
Non capisco sinceramente come vuoi usarlo. Hai degli esempi? Hai letto qualcosa del genere da qualche parte?
Gabriel Nicholas Le Vert
Ti scrivo in breve un mio pensiero, d’accordo? Così puoi capirlo meglio.
[…] Denise entrò dentro la casa abbandonata e vide un uomo girovagare tra i vecchi mobili […]
P.S. Scusa il mio scarso modo di esprimermi accompagnato anche da molte e svariate lacune…
Daniele Imperi
È giusto in quel caso. Ma va bene sia col passato sia col presente: Denise entra dentro la casa abbandonata e vede un uomo girovagare tra i vecchi mobili.
Gabriel Nicholas Le Vert
Grazie mille!
Daniele Imperi
Ciao Gabriel, benvenuto nel blog.
Se inserisci il testo fra i simboli < e >, non viene preso. Intendi “Il vecchio si alzò, senza rispondere”?
PS: la forma verbale “sto” va senza apostrofo (e senza accento)
Gabriel Nicholas Le Vert
Ciao Daniele, si intendo quello. Grazie per la dritta.
Rossella
Ciao, io preferisco scrivere al presente, soprattutto perchè mi è più facile. Ho però voluto provare a scrivere una storia tutta al passato, con un po’ di sacrifici e riscritture ci sono riuscita. Adesso volevo un consiglio: dopo una storia scritta al passato, l’epilogo deve continuare ad essere al passato o si puo usare il presente?
Grazie in anticipo
Daniele Imperi
Ciao Rossella, benvenuta nel blog. A me invece risulta un po’ difficile scrivere al presente, perché ho sempre scritto al passato. Ma una delle storie del mio romanzo è narrata al presente. Riguardo alla tua domanda, secondo me deve esserci uniformità nel testo. Perché l’epilogo vorresti scriverlo al presente?
Rossella
Perché l’epilogo si verifica anni dopo, al giorno d’oggi. Mi sembra che il cerchio si chiuda meglio. Non lo so…
Daniele Imperi
Ci stavo pensando che potesse essere così. In questo caso ha senso.
Rossella
Ti ringrazio per l’attenzione e i consigli
Marilena
Buongiorno Daniele,
ti ringrazio in anticipo per quello che scrivi sul tuo blog, trovo gli articoli davvero interessanti. Io amo scrivere da sempre, solo che per un periodo lo avevo dimenticato. Poi, in un momento di difficoltà, la scrittura è venuta nuovamente a bussare alla mia porta e ho trovato “Naturale” scrivere i racconti al presente. Non mi sono chiesta se quello fosse il metodo giusto, semplicemente mi sono lasciata guidare dalle frasi che si formano nella mia mente, per poi poterle disporre sul foglio. Adoro comunque leggere racconti sia al presente che al passato, ma a questo punto, mi chiedo se il tempo da utilizzare negli scritti sia da scegliere in base alla predisposizione di ognuno di noi, non so….. il mio è semplicemente un dubbio.
Daniele Imperi
Ciao Marilena, benvenuta nel blog. In qualche caso anche io ho scritto al presente. Può dipendere sia dalla predisposizione dell’autore – ti viene naturale, appunto, scrivere al presente – sia dal tipo di storia o dall’effetto che vuoi dare.
Valerio
Buongiorno, Daniele. Il tuo post è molto interessante e pieno di riflessioni utili per chi scrive, come me. Ti dico la verità, io ho sempre preferito il passato per quanto riguarda sia i racconti brevi che quelli lunghi. Malgrado sporadicamente abbia fatto uso del “presente”. Da qualche tempo mi sono affacciato al genere delle: “Creepypasta”, non so se le conosci. Per chi non lo sapesse: sono delle storie horror, generalmente brevi e autoconclusive, nate sul web. Io le considero le discendenti delle storie dell’orrore che i nostri nonni ascoltavano al focolare. Ora ne sto scrivendo un’altra e sto utilizzando il Trapassato Prossimo. A essere sincero, mi trovo benissimo a utilizzare questa coniugazione verbale. Tu che cosa ne pensi nello specifico? Io ho la sensazione che tale stile di scrittura sia più semplice da utilizzare per l’autore per le descrizioni. Tuttavia, non so se in questo caso l’empatia del lettore rischia di venire meno. La tua esperienza come ti porta a pensarla su questo punto? Ti ringrazio anticipatamente! Un caro saluto, a presto.
Daniele Imperi
Ciao Valerio, benvenuto nel blog. Anche io preferisco il passato, sia a scrivere sia a leggere, ma qualche volta uso il presente, dalla storia. Credo di aver letto la parola Creepypasta tempo fa, ma non so cosa sia. Storie horror pubblicate nel web? Non hanno nulla di diverso dalle altre, allora, eccetto la piattaforma di pubblicazione.
Non mi piacerebbe leggere un’intera storia in trapassato prossimo, diventa pesante. Lo trovo quando un personaggio sta raccontando qualcosa a qualcuno: in quel caso va bene.
Dario Maggio
Salve Daniele, innanzitutto vorrei farti davvero i miei complimenti per il blog e per le spiegazioni accurate lasciate nei commenti e tutto. Vorrei chiederti un consiglio se posso: ultimamente sto scrivendo un libro ma in un sistema un po’ complicato, praticamente è una storia di genere fantascienza e fantasy, praticamente siccome la storia parte dalla descrizione di diversi personaggi (che sarebbero molti protagonisti della vicenda, legati ad uno scopo comune che è quello di una sorta di invasione aliena) descrivendo la loro storia, ma anche le loro capacità che ottengono all’interno di vicende collegate sempre allo scopo comune della storia, mi chiedevo se fosse possibile usare il tempo presente per descrivere i personaggi con una sorta di biografia iniziale e informazioni generali prima di parlare di eventi e situazioni con le quali sono coinvolti, per poi finire riunendo tutti i personaggi sotto un unico testo, mettendo insieme i tasselli e le informazioni che tutti reperiscono per scoprire la vicenda che li accomuna appunto; insomma in parole povere volevo sapere se era possibile usare il tempo presente per descriverli, per poi usare il passato per raccontare il loro svolgimento e coinvolgimento negli eventi parte della storia (mi scuso per la lunghezza del commento e spero di non essere stato complicato nella spiegazione). Ti ringrazio in anticipo per le risposte e tutto, a presto.
Daniele Imperi
Ciao Dario, grazie e benvenuto nel blog. Alternare i tempi verbali si può fare, a patto che si riesca a farlo con una certa logica. Mi lasciano perplesse queste biografie, ma se sono semplicemente capitoli che vedono di volta in volta un protagonista diverso e poi tutte queste storie convergono nella storia principale, allora va bene.
Dario Maggio
Grazie mille per avermi risposto così tempestivamente e per il benvenuto, comunque si insomma, lo schema sarebbe questo: ogni capitolo inizia con la biografia e informazioni sul personaggio in questione, per poi iniziare a narrare magari nelle parti successive dello stesso capitolo in tempo passato i coinvolgimenti agli eventi ecc del personaggio di cui si parla, per poi appunto come ho detto finire a convergere in una trama principale. Comunque grazie ancora, era la conferma che mi serviva, a presto e ancora complimenti per tutto.
Umberto
Ciao Daniele, sto traducendo alcune light novel (dall’inglese all’italiano) per una serie di ragioni.
Ho un dubbio sui tempi verbali: devo seguire la versione inglese?
Dipende da molti fattori, questo lo so, ma non capisco se devo usare la logica spiegata nel tuo articolo (ovvero dare più rilievo al passato remoto e all’imperfetto).
Grazie.
Daniele Imperi
Ciao Umberto, benvenuto nel blog. Se è una traduzione, devi allora attenerti ai tempi usati dall’autore.
Umberto
Ti ringrazio per il benvenuto e per la risposta.
Anna
Vorrei invece sapere cosa ne pensa di quegli autori, che usano sia il passato che il presente nella narrazione.
Grazie
Daniele Imperi
Salve Anna, benvenuta nel blog. Credo dipenda da come è strutturato il romanzo. Se un autore usa passato e presente alternandoli senza una logica, magari nello stesso capitolo, per me crea solo confusione nei lettori.
Loris
Ciao Daniele, sto scrivendo una cronaca di un fatto che mi ha coinvolto personalmente e composta da racconti/interviste raccolte da me, articoli di giornali, verbali di interrogatori e altri documenti riferiti al fatto.
Nel fatto c’è un incidente che, attraverso vari documenti, potrei descrivere come fu vissuto (soprattutto nella sua drammaticità) da differenti personaggi giorno per giorno e, nella fase centrale, minuto per minuto.
Premesso che tutta la cronaca precedente al fatto centrale la narrerei (io narrato) con il passato remoto, è scorretto usare il tempo presente per le fasi drammatiche immediatamente prima di un incidente e durante l’incidente (come in una sceneggiatura)?
Voglio dire: è scorretto il tempo presente quando si scandiscono esplicitamente le ore pre e post incidente raccontate dai protagonisti (in questo caso partecipando come io narrante)?
Esempio:
“Ore 5,36 quartiere F, via XY – 500 metri dall’esplosione
Un boato!
Mi levo di scatto e accendo la luce.
Cristina ed io ci guardiamo e contemporaneamente esclamiamo: «Il terremoto»!
Ma il letto non sussulta né ondeggia come avevo sperimentato durante il lungo sciame sismico del 1972.
Le finestre sono spalancate per rinfrescare le stanze dalla calura agostana.
Quella esposta a nord incornicia una colonna di fumo denso e nero ed il bagliore di fuoco che sembra covare dietro i vecchi edifici ferroviari a confine con il quartiere”.
Approfitto per chiederti un altro suggerimento, ovvero se è corretto il seguente uso di passato remoto e presente:
“5 febbraio, ore 21.30 – la fabbrica.
Dario raggiunse il cosiddetto bunker, un edificio idoneo a resistere sia alle esplosioni di vapori infiammabili sia a proteggere dai gas tossici. Al piano rialzato, alla fine di un lungo corridoio dove si aprono gli uffici degli ingegneri responsabili delle varie sezioni tecniche, c’è anche quello del Capo fabbrica, l’unico attivo durante il turno dalle 22 alle 6. Al piano inferiore ci sono gli operatori che ai computer controllano l’andamento degli impianti ad alta pressione e sia loro che gli ingegneri ed i capi fabbrica possono vedersi grazie ad una spessa e grande vetrata oblicua che li separa”.
Grazie e complimenti
Daniele Imperi
Ciao Loris, benvenuto nel blog. Nel primo esempio leggo solo la parte al presente. Nel secondo solo quella al passato.
Non ho capito come vuoi segnare il passaggio dalla parte narrata a quella al presente.
Loris
Hai ragione, non mi sono spiegato.
Gli antefatti dell’incidente, cioè i giorni e i mesi prima, li narro al passato remoto.
Quando entro nel giorno, ore e minuti dell’incidente è corretto narrare al presente quanto vissuto da me e altri personaggi?
Ad intuito, il presente potrebbe portare il lettore più vicino a chi ha vissuto l’incidente?
Sul secondo esempio, la domanda è se sia corretto iniziare con “Dario raggiunse il cosiddetto bunker (…)” e poi descrivere il bunker e chi ci lavora al presente.
Grazie
Daniele Imperi
Devi però creare uno stacco, una riga vuota, altrimenti si crea confusione. Ma soprattutto prova con un capitolo e vedi l’effetto finale, se stona o meno.
Nel secondo esempio devi usare sempre lo stesso tempo: “Dario raggiunse il cosiddetto bunker, un edificio idoneo a resistere sia alle esplosioni di vapori infiammabili sia a proteggere dai gas tossici. Al piano rialzato, alla fine di un lungo corridoio dove si aprivano gli uffici degli ingegneri responsabili delle varie sezioni tecniche, c’era anche quello del Capo fabbrica…”.
Valentina
Ciao Daniele,
hai mai pensato alla possibilità di aggiungere una voce a quelle che hai elencato, ovvero: “scrivere al passato e al presente”?
Io nel mio romanzo l’ho fatto. I protagonisti sono quattro (uno femminile e gli altri tre maschili) e ogni capitolo è scritto dal punto di vista di uno dei quattro. La ragazza racconta in prima persona e in forma diaristica (si dice così?) quindi al presente. Gli altri tre li ho trattati in terza persona e al passato. So che può sembrare strano, ma ha funzionato.
Daniele Imperi
Anche io lo sto facendo nel mio romanzo, ma sono 6 storie collegate, alcune narrate al presente e altre al passato.
Se si tratta di capitoli narrati secondo il punto di vista del singolo personaggio, allora ha senso.
Mi appunto un aggiornamento e più in là aggiungerò una voce.
Valentina
Anche le mie sono quattro storie. Non so cosa tu intenda esattamente per “collegate”, nel mio caso lo sono nel senso che, a un certo punto, s’intrecciano, e da lì in poi la storia prende un’altra “piega”. E sì, si tratta di capitoli narrati dal punto di vista del singolo personaggio. Anche secondo me ha senso e anzi, può anche contribuire ad aggiungere ritmo.
mafowop
Ciao, ho letto con interesse questo vecchio post.
La mia riflessione è: l’uso del presente non è figlio dell’impoverimento che la lingua italiana sta subendo sia a causa del continuo influsso anglofono, sia dell’abbassamento culturale degli autori e dei lettori?
L’uso del futuro mi sembra che ormai sia sparito dalla lingua parlata (sfido chiunque a dire che utilizza il corretto ‘domani andrò al cinema’ invece del più utilizzato ‘domani vado al cinema’), e penso che presto sparirà anche il passato remoto…
Un ‘vecchio’ lettore.
Ciao!
Daniele Imperi
Non vedo l’uso del presente come un impoverimento della lingua italiana: è solo una scelta narrativa. Nel linguaggio parlato si evita il futuro, questo è vero, ma va bene appunto per i dialoghi.
Manu
Ciao! Secondo me dipende dal tipo di impostazione.
Io farei così:
Se da narratore volessi dare importanza alla psiche dei miei personaggi allora userei presente – 1° Persona, per trasmettere un’emozione specifica presente – 1°/3° p.
Se mi serve una storia sia di psiche che di descrizioni, trama e ambienti invece punterei sul passato, 3°p.
Se mi interessa molto il messaggio, il tema insomma, in passato ma 1°p.
Tu cosa ne pensi?
Daniele Imperi
Ciao Manu, benvenuta nel blog. La prima persona permette un’immersione totale nella mente del protagonista (ma non degli altri personaggi) e ovviamente più empatia (idem come prima), quindi sono un po’ scettico sulle tue soluzioni.
Fabio
Ciao Daniele, vorrei capire a quanto equivalga una pagina word in un libro cartaceo, sapresti aiutarmi? Il font che sto usando è garamond, interlinea singola, dimensione 12. Ti ringrazio in anticipo, buona giornata!
Daniele Imperi
Ciao Fabio, benvenuto nel blog. Non c’è modo di saperlo, perché ogni casa editrice usa formati propri, un proprio carattere con precise dimensioni. Dipende anche dalla larghezza dei margini.
Come unità di misura si usa la cartella editoriale: una cartella sono 1800 caratteri, spazi inclusi.
Fabio
Grazie mille per la risposta Fabio! Ho capito! Quindi come mi consiglieresti di impostare la mia pagina word? Esiste uno standard che generalmente si usa per scrivere su word?
Ho visto che per ottenere una cartella editoriale si usano queste parametri:
Grandezza del font 12.
Allineamento: giustificato.
Spaziatura: interlinea esatta con valore 22 punti, con “Non aggiungere spazio tra i paragrafi dello stesso stile”.
Margini:
Superiore: 3 centimetri.
Inferiore: 3 centimetri.
Destro: 2,4 centimetri.
Sinistro: 2,4 centimetri.
Mi consigli di utilizzare questi parametri oppure avresti un altro tipo di impostazione da consigliarmi? Ti ringrazio!
Daniele Imperi
Puoi impostarla come vuoi, tanto se mandi il manoscritto a una casa editrice, in qualche caso consigliano loro le impostazioni del file, ma comunque, se venisse accettato, lo impaginano in base ai loro modelli.
Quei valori sono consigliati, anche se come carattere qualcuno dice Courier New.
Ma la cartella editoriale è un’unità di misura, non è necessario ricrearla nel manoscritto. Alla fine calcoli il numero di caratteri, dividi per 1800 e ottiene quante cartelle è lungo il manoscritto.