Riscrivere i romanzi del passato

Riscrivere i romanzi del passato

Il ritorno della censura nei libri, di cui mi sono già occupato, ha ovviamente scatenato contestazioni e dibattiti ovunque, specialmente all’estero, poiché le opere colpite dai neomoralisti sono state finora di autori britannici e americani.

C’è da chiedersi quando capiterà anche in Italia, quando assisteremo ai rimaneggiamenti dei nostri classici in virtù del politicamente corretto e dell’inclusività.

Quali sono state le ragioni – le motivazioni, anzi – che hanno portato alla drastica decisione di purgare i classici? Essenzialmente due:

  1. La necessità (volontà) di revisionare le opere classiche per i lettori di oggi, rimuovendo il (presunto) linguaggio offensivo.
  2. Adattare gli autori del passato per conformarsi alla sensibilità attuale.

Le due espressioni usate da più parti – sia per osannare la censura sia per contestarla – devono farci riflettere: “lettori di oggi” e “sensibilità attuale”. Vale a dire che i lettori di ieri – enorme gruppo di cui faccio parte anch’io – sono insensibili.

È comunque un vizietto editoriale presente da tempo: già nel 2011 avevo scritto un articolo sulle censure operate nei bellissimi romanzi di Mark Twain.

La ridicola riscrittura di un romanzo di Enid Blyton

Enid Blyton fu una scrittrice di romanzi d’avventura per ragazzi. Creò, tra l’altro, la serie “The Famous Five” (4 bambini e una bambina), di cui anni fa ho letto un romanzo, in lingua originale.

Ebbene, un romanzo di un’altra serie, “The Faraway Tree”, The Magic Faraway Tree (1943) è stato riscritto da Jacqueline Wilson per eliminare presunti elementi sessisti e renderlo adatto al XXI secolo.

Riscrittura di un romanzo di Enid Blyton

Quali sono i “problemi” di questo romanzo?

  1. Nella storia i fratelli Milo, Mia e Birdy si dirigono verso un bosco incantato e incontrano delle creature magiche: non si vuol far passare l’idea che dei bambini si avventurino da soli senza la supervisione dei genitori, che non sono preoccupati per ciò che stanno facendo i propri figli!
  2. I commenti delle creature magiche che menzionano le ragazze che aiutano nelle faccende domestiche saranno modificati a favore dell’uguaglianza di genere.

Se da una parte queste modifiche non intaccano la trama del romanzo, lasciandone inalterata la struttura, dall’altra lo snaturano, sradicandolo dal proprio contesto storico-letterario per trapiantarlo in una dimensione, quella attuale, che non gli appartiene.

Soprattutto, il romanzo diviene anacronistico, perché deprivato del linguaggio e degli atteggiamenti dell’epoca.

La sensibilità contro Agatha Christie

Dopo la censura e le riscritture subite dalle opere di Roald Dahl, Ian Fleming e Enid Blyton, anche Agatha Christie è stata colpita dalla implacabile scure del politicamente corretto.

La casa editrice HarperCollins ha eliminato “insulti o riferimenti all’etnia”, le descrizioni fisiche di alcuni personaggi e anche le espressioni dell’autrice ritenute insensibili o inappropriate.

Ecco un esempio, che chiarisce bene il livello di follia raggiunto da certa editoria:

Testo originale

They come back and stare, and stare, and their eyes are simply disgusting, and so are their noses, and I don’t believe I really like children.

Testo modificato

They come back and stare, and stare. And I don’t believe I really like children.

Agatha Christie è stata comunque censurata da anni. Il suo romanzo Ten Little Niggers del 1939 – che possiedo nella traduzione Dieci piccoli indiani – è divenuto And Then There Were None.

“Ten Little Niggers” è il titolo di un’antica canzone. Il nuovo titolo è l’ultima frase di quella canzone.

Quando la traduzione si fa “inclusiva”

A gennaio ho comprato in edicola un romanzo di fantascienza apocalittica, La Terra sull’abisso (Earth Abides, 1949) di George R. Stewart, della serie Urania.

Una frase del romanzo mi colpì, perché non me l’aspettavo in un libro scritto nel 1949 e suonava, appunto, fuori luogo. Il protagonista vede una vettura abbandonata e pensa: “Il proprietario (o la proprietaria)”. Ma vi pare che qualcuno possa pensare a quel modo?

Su Google Libri sono riuscito a trovare il brano incriminato e nella versione originale è infatti semplicemente “The driver”, che poi significa conducente, autista, e non proprietario. Tra l’altro, se avessero tradotto correttamente “L’autista”, di per sé sarebbe stato impersonale, perché riferito sia a uomo sia a donna.

Dal momento che si tratta di una traduzione del 1990 di Editrice Nord, quel testo è stato rivisto. Naturalmente ho commentato il fatto nel blog di Urania e la redazione mi rispose che fu una svista, ma anche che all’epoca (1990) certe sensibilità erano diverse da quelle di oggi.

Il problema del “pubblico moderno”

La filosofia del politicamente corretto e dell’inclusività si basa sull’adattamento del passato al presente. Una deriva che evidenzia bene questo tipo di filosofia è la pericolosa cultura della cancellazione.

Ciò che traducono con questa espressione, e in modo letterale, da cancel culture, è tradotta dai dizionari come “boicottaggio per opinioni controverse”, di fatto censura. L’abbattimento delle statue e il divieto di ripubblicare alcuni libri equivalgono alla cancellazione della Storia.

La cultura è altro: è conoscenza della Storia, conoscenza della letteratura. La lettura arricchisce, la censura impoverisce, perché nasconde ai nuovi lettori il pensiero e il linguaggio di altre epoche.

Con queste dannose filosofie si crea una sorta di bozzolo di ignoranza, in cui proteggere il pubblico moderno dai “demoni” del passato. Come quando si parlava di cavoli e cicogne per nascondere ai bambini come venivano al mondo.

Quando leggiamo un’opera del passato, sappiamo che il linguaggio e il lessico sono diversi da quelli odierni. Lo abbiamo sempre saputo. Per quale motivo il pubblico moderno non lo sa?

Se qualcuno pensa di potersi offendere leggendo un libro, ha la libertà e la facoltà di non leggerlo, lo dico sempre.

Ciò di cui non ha diritto è pretendere che venga modificato a sua immagine e somiglianza.

12 Commenti

  1. Corrado S. Magro
    giovedì, 8 Giugno 2023 alle 8:50 Rispondi

    Censura: se materializzo l’evento, vedo un chierichetto devoto all’altare e che ritornato per strada è di nuovo il piccolo delinquente scavezzacollo. La censura è un’ondata di fango per soffocare la realtà. Sepolcri imbiancati! mi viene da dire. Il rispetto della diversità è un processo educativo che cresce tra le mura di casa, freno all’istinto pevaricatore che nessuna censura potrà cancellare perché componente di ogni forma di vita. Siamo ridicoli! Da un lato assistiamo a una deriva moralizzante e dall’altro ci stanno i genitori che malmenano l’insegnante perché ha rimproverato il piccolo delinquente, o pestano il personale del pronto soccorso quasi fosse la causa del malanno o dell’incidente e non chi vorrebbe dare una mano. Che miseria!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 8 Giugno 2023 alle 13:54 Rispondi

      Deriva moralizzante è la giusta espressione. Da una parte si parla di libertà e dalla stessa parte si vieta questo e quello, creando così, nel caso dei libri, dei veri falsi letterari.

  2. Orsa
    giovedì, 8 Giugno 2023 alle 11:41 Rispondi

    Non è questo il modo, non fanno altro che generare odio e soprattutto falsi storici agli occhi dei bambini che si approcciano (senza saperlo) a leggere un testo rimaneggiato. Perché poi mi chiedo, hanno almeno la decenza di scriverlo in una nota? Non avevamo bisogno di questo revisionismo sulla letteratura, sui film e sui lungometraggi della Disney. E la musica? Hanno già additato “Siamo i Watussi” come brano xenofobo? E che razzista il Piave che mormorò “qui non passa lo straniero”! Ma che pagliacci…

    • Daniele Imperi
      giovedì, 8 Giugno 2023 alle 13:57 Rispondi

      Infatti questi rimaneggiamenti sono alla fine vere e proprie bugie propinate ai lettori. Forse qualche editore segnala le modifiche apportate.
      Sicuramente la censura moderna colpirà anche le canzoni (se non l’ha già fatto).

  3. Fabio Amadei
    giovedì, 8 Giugno 2023 alle 14:48 Rispondi

    Bravo Daniele, bello l’articolo.
    In genere non credo ai complotti ma qui c’è da stare con le antenne dritte a causa di una riscrittura totale a tutti i livelli per arrivare a un definitivo e irreversibile appiattimento culturale e sociale.
    Si mette mano al passato nel nome dell’inclusione quando in realtà ci preparano all’osservanza del pensiero unico dove il sesso sarà liquido, le nazioni spariranno, e a sventolare sarà solo la bandiera arcobaleno.
    Ci imporranno la carne sintetica con lo scopo di salvaguardare il pianeta obbligandoci a fare solo una doccia al mese per non sprecare l’acqua. Circoleranno solo mezzi elettrici. Chi possiede una casa con giardino dovrà installare, a proprie spese, una pala eolica. Ai tetti di ogni condominio verranno posizionati pannelli fotovoltaici di colore verde, per onorare Madre Natura. Tutte le confessioni religioni saranno spazzate via. Resterà l’unica religione: la Cura per l’Ambiente.
    Alle multinazionali la revisione piace perché modificando il passato con la cosiddetta inclusività addomesticheranno il presente e il futuro. A chi si opporrà sarà deprogrammato il cervello. Lo Stato provvederà a tutto; ci cureranno dal senso di colpa per aver maltrattato il pianeta Terra. Saremo tutti uguali anche se chi ci commenderà sarà qualcuno più uguale degli altri. Hanno già pensato ad “annacquare” i capolavori di G. Orwell?
    Tutto sarà fatto per il nostro bene. E dovremo ringraziare, almeno due volte al giorno, prima e dopo i pasti, saziandoci di grilli o carne sintetica. Questa sarà l’unica alternativa che ci verrà concessa.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 8 Giugno 2023 alle 14:55 Rispondi

      Grazie, Fabio.
      Neanche io credo ai complotti. In questo caso, più che complotti, si tratta di un vero attacco alla storia della letteratura. “Appiattimento culturale e sociale” è un’altra espressione giusta.
      Dicono che il pensiero unico non esiste, ma i fatti dimostrano il contrario.
      E di sicuro qualcosa faranno prima o poi ai capolavori di G. Orwell.

  4. Marco Guerbois
    sabato, 10 Giugno 2023 alle 0:19 Rispondi

    Tempo fa lessi un romanzo breve in un’edizione del 1973, “La fabbrica delle mogli” di Ira Levin, edito Garzanti. Mi fece sorridere vedere come la lingua si è evoluta in cinquant’anni, dato che la protagonista, una donna attivista ed emancipata, descriveva un altro personaggio come “negro”, ma senza accezione negativa. Anzi, era uno dei personaggi più positivi della storia.
    Al di là del fascino che ammetto d’aver provato leggendo qualcosa di impensabile adesso, non credo di essere diventato improvvisamente razzista dopo la lettura del termine. Credo che i lettori possano avere abbastanza consapevolezza di cosa stanno leggendo da non cambiare completamente opinione sul mondo dopo aver letto qualcosa di datato (sempre che non abbiano degli scheletri nell’armadio…). È cultura, è sorridere di queste traduzioni ringraziando di non averle adesso. In questo caso sarebbe molto corretto cambiare il termine, ma immagino che più che per optare per un semplice “nero”, si preferirebbe aggiungere una mezza filippica di tre righe che non farebbe altro che stonare e snaturare il tutto.

    Adattare i libri al presente vuol dire strapparli via dalla loro epoca. E un libro del genere che libro sarebbe?

    • Daniele Imperi
      sabato, 10 Giugno 2023 alle 11:25 Rispondi

      Non si possono tradurre in modo diverso, se l’intenzione dell’autore era quella. Sto leggendo”Viaggio al termine della notte” di Celine, che usa sia negri sia neri, ma non in modo razzista.
      Chi legge dovrebbe sapere che in quell’epoca si parlava così.
      E anche oggi, se scrivi un romanzo storico, devi usare quella parola, altrimenti i personaggi non sarebbero credibili.

  5. Luciano Cupioli
    lunedì, 12 Giugno 2023 alle 8:25 Rispondi

    Non sopporto nemmeno realizzare cover musicali o remake di vecchi film famosi, come se le versioni originali oggi non potessero essere apprezzate perché non hanno arrangiamenti o effetti speciali moderni figuriamoci libri riscritti. Come le canzoni e i film, anche i libri sono lo specchio di un’epoca, non andrebbero mai snaturati. Lo si potrebbe forse fare di un quadro? Come vi sembrerebbe una Monna Lisa con taglio di capelli moderno, tutta truccata, con qualche tatuaggio e un abito di Armani? Non si può fare, così come non si può toccare la letteratura. Potrebbero forse essere riscritta una poesia del Leopardi o rivisitato l’inferno di Dante? E da chi poi? “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni riscritto da Mario Rossi, ma per favore… Bisogna insegnare ai giovani ad apprezzare le opere per come sono, non camuffandole. Pazienza se non tutti le leggeranno.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 12 Giugno 2023 alle 8:31 Rispondi

      Le cover musicali non piacciono neanche a me. Non sono mai belle come le canzoni originali.
      Idem per i film: oggi, poi, si rischia che vengano snaturati con la questione del politicamente corretto e dell’inclusività.
      Giusto il paragone coi quadri. Ma in quel caso, come accadde con certe statue nostrane, ci mettono sopra un lenzuolo per nasconderli.
      I libri sono quelli, sono testimonianza del passato: un passato che certa politica vuole cancellare.

  6. antonio zoppetti
    martedì, 20 Giugno 2023 alle 9:39 Rispondi

    In 1984 di Orwell il lessicografo Syme spiegava a Winston che entro il 2050 tutta a letteratura del passato, da Shakespeare a Milton o Byron, sarebbe stata riscritta nella Novalingua e dunque distrutta. La riscrittura dei classici in nome della loro “democratizzazione” o modernizzazione finisce infatti per sostituirli e cancellarli.

    • Daniele Imperi
      martedì, 20 Giugno 2023 alle 10:05 Rispondi

      Stanno prendendo come esempio quel romanzo. Infatti alla fine non potremo più considerarli classici, proprio perché rimaneggiati. Non leggeremo ciò che hanno scritto quegli autori, ma quello che i neomoralisti hanno deciso di farci leggere.

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