Scrivere di luoghi mai visitati

Come documentarsi per una storia ambientata all’estero?

Come documentarsi per una storia ambientata all’estero

S crivere un romanzo ambientato in un luogo che non abbiamo vissuto è difficile. Ma oggi la tecnologia e i vecchi metodi ci vengono in aiuto.

Il lavoro di documentazione è una delle parti della scrittura creativa più impegnative e talvolta anche difficoltose. È un lavoro che comprende anche l’ambientazione della storia – quella che nei paesi anglofoni chiamano world building –, che per me è affascinante quanto la scrittura stessa del romanzo.

L’autore che vuole scrivere romanzi su luoghi che non ha mai vissuto si complica la vita: è costretto a fare un lavoro di documentazione e ambientazione decisamente più lungo.

Potrei scrivere storie su liceali degli anni ’80: li ho vissuti e sarebbero quasi storie autobiografiche. Potrei scrivere un romanzo ambientato nella Roma degli anni 2000, in cui ho vissuto. Ma sarebbero storie che mi annoierebbero a morte.

Come più volte ho precisato, io devo evadere quando leggo e scrivo, ho bisogno di essere altrove.

L’estero e le epoche storiche come fuga dalla realtà

Chi, come me, sente questa necessità, chi si sente estraneo alla realtà in cui è nato e vive, allora non ha molte alternative a disposizione:

  1. scrivere storie ambientate all’estero
  2. scrivere storie ambientate in altre epoche storiche del proprio paese

Nel secondo caso si tratta di romanzi storici e allora lo scrittore ha bisogno di una ricerca storica approfondita sul periodo di cui vuol scrivere.

Nel primo caso la questione diventa un po’ più complessa, e me ne sono reso conto a mie spese durante il mio (plurifamigerato) romanzo di fantascienza, che si compone di 6 storie collegate fra loro e ambientate in altrettante epoche e luoghi differenti.

Una delle storie è ambientata nella Cina del XVII secolo e mentre scrivevo – dopo aver svolto alcune ricerche – mi sono detto: non so come parlino i cinesi in generale e come fosse strutturata la società cinese del XVII secolo, come si esprimessero a quel tempo le persone, ecc.

Ragionando su questo, sono arrivato a una soluzione.

Non sempre è possibile visitare i luoghi delle nostre storie

Ci sono autori italiani che scrivono romanzi ambientati negli Stati Uniti. Di certo non possono fare viaggi di continuo oltreoceano per apprendere il più possibile della società statunitense. I costi sarebbero insostenibili.

Ma non sarebbero sostenibili neanche se si trattasse di una capitale europea: ogni fine settimana richiederebbe comunque qualche centinaio di euro da spendere. Non so voi, ma io non potrei permettermelo.

Salgari viaggiava con la fantasia. Per lui scrivere era viaggiare senza la seccatura dei bagagli. Dai suoi romanzi si avverte la documentazione enciclopedica che aveva svolto. E si avverte alla stessa maniera nei romanzi di Verne.

Ma quelli erano altri tempi. Oggi non è più possibile limitarsi a un’enciclopedia per scrivere storie ambientate all’estero.

È sufficiente documentarsi sui luoghi della nostra storia?

No, secondo me. Se ci pensate bene, che cosa otterremo con una “semplice” documentazione? Possiamo trovare informazioni su:

  • clima e tempo atmosferico in qualsiasi stagione
  • trasporti
  • feste e tradizioni
  • ordinamento politico
  • lingua, moneta, sistemi di misurazione
  • cucina
  • religione
  • moda
  • etnie

Bastano? A voler scrivere un saggio forse bastano e avanzano. Ma per un romanzo sarebbero informazioni asettiche.

Che cosa manca allo scrittore?

L’esperienza di quei luoghi. E questa nessuna documentazione può dargliela.

  • Joe Lansdale scrive storie ambientate in Texas, la sua terra. Non sono storie credibili, sono di più: sono vere storie texane.
  • Andrea Camilleri scrive storie ambientate in Sicilia, a Vigata, città immaginaria, ma che in pratica corrisponde alla sua Porto Empedocle, dov’è nato.
  • Maj Sjöwall e Per Wahlöö hanno scritto a 4 mani romanzi polizieschi ambientati a Stoccolma, la loro città.

A questi autori non è mancato l’elemento più importante della documentazione: l’esperienza. La profonda conoscenza di quei luoghi, delle loro persone, delle atmosfere che evocano.

Il linguaggio dei personaggi

Ecco un altro elemento che mi sta a cuore in narrativa: il linguaggio dei personaggi. Come si esprimono? Come parlano? Come si comportano?

Leggere “Ehi, amico, sta’ tranquillo” in un romanzo ambientato in Italia mi fa cadere le braccia, perché quell’autore ha usato un’espressione tipica americana (Hey, dude), che sentiamo decine di volte nei film e leggiamo nei romanzi americani. Ma da noi non si usa “amico” come espressione gergale.

Risorse utili per scrivere di luoghi mai visitati

Come ovviare all’esperienza? Trasferendoci per sempre all’estero? Non sarebbe sbagliata come idea in generale. Oggi uno scrittore può servirsi di qualcosa che autori come Salgari e Verne non avevano, o almeno avevano soltanto in parte.

Forum

Nel web ci sono tantissimi forum sui vari paesi del mondo che ci possono aiutare a creare una buona e credibile ambientazione. Possiamo entrare in contatto con persone del luogo, chieder loro di intervistarle per conoscere meglio la società di cui andremo a scrivere.

Ci sono forum, poi, dedicati a chi vuole espatriare (expat forum) in cui chiedere informazioni precise su vari aspetti dei paesi.

Google Street View

Adesso possiamo “camminare” per la Abbey Road di Londra, sulla Váci Utca di Budapest, lungo la Wall Street di New York, per il mercato di Chandni Chowk di Nuova Dehli, a Piazza Tienanmen a Pechino o visitare lo Ueno Onshi Park di Tokyo.

Se internet aveva accorciato le distanze, Google Street View è andato oltre: ci porta direttamente, visivamente nei luoghi che vogliamo. Se Salgari e Verne avessero avuto Google Street View, avrebbero forse scritto il doppio dei romanzi.

Google Earth

La vista satellitare del nostro pianeta ci mostra l’andamento del paesaggio. È utile se dobbiamo far spostare i nostri personaggi a piedi o se dobbiamo conoscere bene la conformazione del paesaggio di una certa zona.

Mi viene in mente che possiamo utilizzarlo anche in un fantasy, prendendo a prestito luoghi esistenti per ricreare una mappa di luoghi immaginari.

Classici e romanzi moderni stranieri

Nel primo caso ci sono utili per la ricostruzione storica della nostra ambientazione, per conoscere le espressioni dei personaggi, nel secondo per storie ovviamente più moderne.

Leggere un romanzo ambientato nella Chicago degli anni ’60 ci fa immergere quasi appieno nelle atmosfere dell’epoca: le automobili su cui si viaggiava, i passatempi, i lavori più comuni, lo stile di vita. Non per ultimo i nomi stessi dei personaggi. Anche i nomi subiscono le mode del tempo.

Film stranieri

Con il cinema possiamo avere una conoscenza visiva dei luoghi delle nostre storie. Le immagini arricchiscono la nostra memoria e tornano utili in fase di scrittura.

Traduttori madrelingua

Ultimo, ma secondo me più importante di tutti. Chiedere la consulenza a un traduttore madrelingua su vari aspetti della società e dei luoghi del nostro romanzo.

Per la mia storia ambientata in Cina avevo ricercato i nomi dei personaggi nel web, scoprendo poi che alcuni erano giapponesi e non cinesi… Questo è stato uno dei motivi che mi ha spinto a leggere 3 classici cinesi, un libro di testi confuciani e un saggio.

Così sono riuscito a trovare nuovi e più corretti nomi ai miei personaggi. Ho poi chiesto a una traduttrice madrelingua una consulenza, per sapere se quei nomi erano davvero giusti. E alcuni erano sbagliati: chi inesistente, chi corretto solo in parte, chi mal trascritto.

Un traduttore madrelingua può esserci utile anche in un altro modo: leggendo il nostro romanzo per scoprire se abbiamo ricreato bene le atmosfere del suo paese, se i personaggi parlano e si esprimono come persone native di quel paese.

Come scrivete storie sui luoghi che non avete mai visto?

Ecco, questo è il mio metodo. Non dico che sia il migliore, ma è il meglio che sono riuscito a inventarmi.

E il vostro?

40 Commenti

  1. SILVIA
    giovedì, 14 Marzo 2019 alle 8:57 Rispondi

    Sovente quando sento parlare di un luogo che non conosco, sento il bisogno di visitarlo virtualmente e mi faccio qualche giro con Street view o con Google Earth.
    Da poco ho scoperto il profilo Instagram di una ragazza che non può viaggiare, soffre di agorafobia, eppure pubblica foto splendide catturate proprio attraverso Street view. Questo per dire che, sì, oggi ci sono molte più possibilità di un tempo di viaggiare stando fermi.
    Anche se questo forse rischia di toglierci un po’ di curiosità, in fondo abbiamo già visto tutto, ma questo è un altro discorso.
    Non avevo mai pensato di chiedere consiglio a qualcuno di madrelingua, ma mi rendo conto che potrebbe essere davvero strategico perché fornisce una interpretazione del “come “che va oltre il “cosa”.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Marzo 2019 alle 13:14 Rispondi

      Io ho sentito il bisogno di chiedere quella consulenza a una madrelingua perché le informazioni che ho trovato da solo in rete o erano sbagliate o non complete. Ma i vantaggi sono tanti.

  2. maria grazia presicce
    giovedì, 14 Marzo 2019 alle 11:42 Rispondi

    Interessanti le riflessioni riguardo i luoghi…penso che un romanzo o in genere un brano che descrive e parla di luoghi che non conosci e non hai vissuto non abbia “anima” e chi legge lo avverte.
    In una scrittura le emozioni legate ad un luogo e ad un vissuto coinvolgono il lettore emotivamente e lo rendono partecipe dell’ambiente narrato incuriosendolo e invogliandolo ad andare oltre … leggi, ti trasferisci nella scrittura e grazie ai mezzi moderni, nel contempo puoi virtualmente visitare i posti descritti e immergerti con più passione nel romanzo.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Marzo 2019 alle 13:16 Rispondi

      Ciao Maria Grazia, benvenuta nel blog.
      Certo, è difficile ricreare le emozioni se non hai mai visitato quel luogo. Ma io mi domando: un autore non si stanca a scrivere sempre del suo luogo di nascita?

      • maria grazia presicce
        giovedì, 14 Marzo 2019 alle 18:11 Rispondi

        ciao! ti ringrazio per avermi accolto. Devo dirti che mi occupo di tradizione e scrivo narrativa per i bambini di scuola elementare e media legate al territorio salentino che amo…mi occupo anche di ricerca sul territorio e devo confessarti che mi stanca occuparmi di tradizione e cultura di un luogo…mi fa piacere far conoscere ai piccoli il nostro territorio e le tradizioni legate ai luoghi, tradizioni che tendono a scomparire. mi rendo conto, andando nelle scuole, che i piccoli non conoscono o conoscono molto superficialmente persino la natura stupenda che circonda il loro paese… ci sarebbe tanto da dire…ma ora devo salutarti. buona serata e complimenti per il blog

        • Daniele Imperi
          venerdì, 15 Marzo 2019 alle 7:56 Rispondi

          Perché ti stanca occuparti di tradizione e cultura di un luogo? Intendi di quello stesso luogo?

  3. Andrea Venturo
    giovedì, 14 Marzo 2019 alle 11:56 Rispondi

    Caro Daniele ti faccio i complimenti perché è una guida a tutto tondo.
    Essendo leggermente ossessionato dal Fantasy temo che Google Street View avrebbe noie a mostrarmi la mappa di Gondor.
    Così ti lascio un link al mio “metodo”.
    Se trovi qualcosa di utile attingi e integra alla tua guida quello che vuoi (magari mi citi come fonte 👃)

    https://wp.me/p3MqDq-1zA

    Alcune cose si applicano bene anche fuori dal Fantasy.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Marzo 2019 alle 13:20 Rispondi

      Grazie Andrea.
      La mappa di Gondor non la trovi su Street View, ma puoi usare Google Earth per trovare un paesaggio che ti fa comodo.
      Creare un diorama per il proprio romanzo? Buona idea, ma non tutti potrebbero farlo.

  4. Flavio
    giovedì, 14 Marzo 2019 alle 12:37 Rispondi

    Faccio alcuni esempi sulla Norvegia, che conosco abbastanza bene, per averci lavorato e vissuto per più di due anni (a Tromsø).
    Poniamo il caso che mi stia gustando un romanzo ambientato a Oslo.
    Per farla facile l’autore indica il protagonista di origini italiane. Un bel giorno va a pranzo al ristorante in compagnia di un amico norvegese. Ordinano un pasto a base di carne, verdura, dessert, accompagnato tutto da una bottiglia di buon vino.
    Verso la fine del pranzo sono tutti e due allegri o meglio, un po’ alticci. Scherzano e il nostro amico italico dà qualche patta benevola sulla spalla o sul braccio del nordico, per rimarcare una bella battuta su cui hanno riso di gusto tutti e due.
    Dato che l’amico è stato invitato, il pranzo viene offerto dall’italiano. Paga il conto in Euro e lascia pure la mancia. Poi si salutano e si dirigono a piedi (giustamente, sono un po’ ubriachi) alle rispettive abitazioni.
    Dato che è un accanito fumatore, il nostro eroe italiano va alla ricerca di un tabaccaio e dopo un bel po’ si fionda in un alimentare per comprare una bottiglia della famosa “Linie Aquavit”, un’acquavite particolare, molto buona e carissima, e che non sto a descrivervi. Se la godrà in albergo, nella tranquillità della sua camera, lontano da occhi indiscreti e dai palloncini della Politi (Polizia).
    Apparentemente il filo del romanzo non fa una grinza, sembra credibile e corretto, vero? L’autore ha raccontato un momento di relax nella giornata del nostro protagonista.
    Eppure ci sono tanti errori nel racconto.
    Tanto per cominciare, lassù la carne è inavvicinabile. È molto cara. Si mangia salmone, merluzzo e halibut (pesce piatto molto delicato, leggermente più caro), che sono alla portata di tasche normali. Se volete una bistecca bisogna essere disposti a sborsare quasi 560/600 NOK (corona norvegese). Moltiplicato per due fanno circa 120 Euro.
    Un solo bicchiere di buon vino, in un ristorante medio, costa normalmente (a Oslo, come a Tromsø) tra i 100 e 120 NOK.
    Una bottiglia di vino costa un’esagerazione. Meglio lasciar perdere e bere birra (costa relativamente poco).
    Un Euro equivale a circa 9,5 NOK, quindi ogni bicchiere di vino ci costa più o meno 10 Euro.
    Avete scherzato con l’amico? Bene. Ma non permettetevi di toccarlo. Anche i norvegesi hanno il senso dell’humour. Ma se avete poggiato una mano sul suo braccio o su qualsiasi parte del corpo, vedrete che lui si ritrae lentamente e si sposta. Il messaggio è chiaro: parla ma non mi toccare.
    Il contatto fisico (all’italiana, per intenderci), come l’abbracciarsi tra amici e conoscenti li lascia molto perplessi e infastiditi. Lo considerano come una sorta di “attacco” alla loro persona e in qualche modo alla loro privacy. Si abbracciano solitamente tra parenti stretti e amici di vecchissima data.
    Il vino e gli alcolici si possono acquistare solo nei negozi di liquori di proprietà statale (chiamati Vinmonopolet). Non potrete mai trovarli in un alimentare o supermercato.
    E non potete pagare il conto in Euro: non li vogliono neppure vedere.
    La Norvegia ha firmato l’accordo soltanto sul trattato di Schengen. Dovete per forza pagare con la carta di credito (accettata ovunque, perfino sui bus dove c’è, tra l’altro, il WiFi gratuito – su tutti i mezzi) oppure con NOK.
    Se nel locale dove siete stati non lavora qualche cameriere italiano, ma solo personale norvegese o scandinavo, non permettetevi mai di lasciare la mancia. È considerata un’offesa. Quasi un insulto. Gli state dando del miserabile.
    Se volete comprare due coca-cole o due birre (queste si trovano ovunque) non indicate il numero “2” con le dita (come siamo soliti fare noi italiani) alzando indice e medio. A seconda di come voltate le dita, per loro è l’equivalente del nostro dito medio alzato. Nei paesi nordici, compresi quelli anglosassoni, si inizia a contare dal migliolo. A seguire l’anulare, il medio, eccetera. Per indicare “2” alzate migliolo e anulare.
    Siete stati dal tabaccaio? Impossibile. Non esistono tabaccherie, il tabacco lassù non è un genere di monopolio. Le sigarette si trovano comodamente in tutti gli esercizi commerciali, anche negli alimentari e bar.
    Questo per dire che è sconsigliabile ambientare un romanzo in Paesi che non si conoscono in “profondità”.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Marzo 2019 alle 13:29 Rispondi

      Sono stato varie volte in Norvegia e la scena che descrivi mi ha fatto sorridere perché non è credibile :D
      I costi sono il doppio che da noi.
      Il contatto fisico a me anche dà fastidio, ecco perché mi sono sempre trovato bene in Norvegia: sono discreti, non come da noi.
      La carta di credito però non è accettata ovunque: in un ristorante a Hammerfest non l’hanno voluta e neanche in un bus ad Alta né in un campeggio nell’ovest.
      Comunque, a parte tutto questo, che condivido, la documentazione, i forum e i contatti con persone del posto aiutano molto.

  5. Grazia Gironella
    giovedì, 14 Marzo 2019 alle 13:24 Rispondi

    Finora ho usato per le ambientazioni estere le mie conoscenze dirette, Google Street View e forum stranieri. Trovo comunque faticoso “sentire” un luogo che non ho mai visto, Non ci rinuncio, però, perché come te non leggo per restare qui. I miei personaggi però vivono le ambientazioni estere da viaggiatori, di solito, cosa che non richiede un’immersione totale. (La foto è scattata neile Cotswolds? Se non lo è, ci siamo vicini. ;))

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Marzo 2019 alle 13:33 Rispondi

      Creare personaggi viaggiatori è una bella scappatoia :D
      Sì, sono le Cotswolds in foto.

  6. Barbara
    giovedì, 14 Marzo 2019 alle 16:23 Rispondi

    Guide turistiche visuali, le mie preferite. Riviste di turismo, ce ne sono di davvero ben fatte. Poi Google Street View anche se arriva solo dove la Google car ha accesso e non sempre mi accontenta. Quindi si passa a Google Earth, avvicinandosi il più possibile e mettendo la simulazione 3D. E poi guide turistiche, intese le persone che di lavoro fanno la guida turistica del luogo. Le puoi trovare dai siti di promozione turistica istituzionale di tutti i paesi e città.
    E poi i social. Basta prendere qualsiasi gruppo Facebook che sia aperto su scala mondiale per scoprire che tantissimi stranieri sono interessati all’Italia e vogliono imparare addirittura l’Italiano (io sto facendo English speaking contro Italian lessons :D ) e da qui a chiedergli dove vivono, cosa mangiano, come va laggiù, conosci qualcuno della zona di… è un attimo. Quei famosi sette gradi di separazione, che con la rete sarebbero diventati tre e mezzo. Da questo punto i social si affiancano ai forum, ecco.

  7. Daniele Imperi
    giovedì, 14 Marzo 2019 alle 16:29 Rispondi

    Oggi è molto più facile scrivere storie in luoghi sconosciuti. Inserirei anche il National Geographics, che spesso ti porta in posti selvaggi.

  8. von Moltke
    giovedì, 14 Marzo 2019 alle 22:38 Rispondi

    Io in genere cerco di parlare di luoghi in chi sono stato più o meno a lungo, o almeno lo facevo: col passare del tempo mi capita sempre più spesso di concepire storie in epoche o in posti abbastanza lontani dalla mia esperienza personale. E allora? Intanto leggo libri e ascolto musica che mi facciano sentire immerso nell’atmosfera della storia. Poi, Streetview e Earth (e anche Google Maps per calcolare le distanze!). E, quando posso, domande a chi in quei posti vive.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 15 Marzo 2019 alle 7:58 Rispondi

      Io ho iniziato a scrivere racconti da ragazzo ambientandoli negli Stati Uniti, non facendo alcuna ricerca né per i luoghi né per i nomi dei personaggi. Anzi, li inventavo proprio e a rileggerli dopo tanto tempo si avverte moltissimo la scarsa documentazione che c’è stata.
      Forse avrei dovuto iniziare a fare esercizio con posti conosciuti.

  9. Priscilla
    venerdì, 15 Marzo 2019 alle 8:49 Rispondi

    Ciao,
    bellissimo questo post. Anche se io non scrivo ma sono una semplice lettrice sono convinta che quello che affermi sia totalmente vero. Negli ultimi periodi mi capita spesso purtroppo di leggere romanzi, soprattutto fantasy, in cui la parte debole è rappresentata proprio dall’ambientazione. Se l’autore non ha ben chiaro nella sua mente mondo dove viene ambientata la storia fin nei minime dettagli, questo viene percepito anche dal lettore e ha inevitabili ripercussioni anche sulla godibilità della narrazione.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 15 Marzo 2019 alle 9:51 Rispondi

      Grazie. Nel fantasy l’ambientazione è una delle parti più importanti. Non è così facile come sembra crearla, perché in pratica ti devi inventare un mondo.
      Condivido quello che scrivi perché è capitato anche a me qualche volta di non capire bene dove si svolgesse la storia, ma non solo nei fantasy,

  10. Luciana Benotto
    venerdì, 15 Marzo 2019 alle 11:31 Rispondi

    Scrivo romanzi storici e per farlo, vado nei luoghi dove ambienterò la storia, in modo da visitarne le chiese, i palazzi, i castelli, insomma ciò che è rimasto; leggo testi di autori di quel secolo, saggi che possono aiutarmi a ricostruire l’atmosfera e il pensiero dell’epoca; uso internet se necessario per vedere date, biografie o altro. Un lavoro davvero pesante, ma poiché mi piace…
    Ritengo che non bisogna mai inventare nulla se non le storie dei personaggi, quelli di fantasia e riportare il verisimile o il reale per quelli veramente esistiti. Io lavoro così e con molta modestia consiglio questo metodo.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 15 Marzo 2019 alle 12:10 Rispondi

      Sono d’accordo col metodo. Ma visiti anche luoghi lontani?

      • Luciana Benotto
        lunedì, 25 Marzo 2019 alle 16:18 Rispondi

        Sì, Daniele. Riempio il porcellino e parto.

  11. Ferruccio Gianola
    venerdì, 15 Marzo 2019 alle 15:57 Rispondi

    Se fossi nato negli Stati Uniti, magari nel Dakota o nel Montana, sarei stato uno scrittore di western moderni. Questo la dice lunga su come la penso. Per come vedo io la narrativa non si può scrivere esulando dai luoghi che si conoscono e dall’esperienza vissuta

    • Daniele Imperi
      venerdì, 15 Marzo 2019 alle 16:13 Rispondi

      Ho capito che vuoi dire, ma così un autore non si sente troppo prigioniero?

      • Ferruccio Gianola
        venerdì, 15 Marzo 2019 alle 17:20 Rispondi

        Al contrario, io me sento troppo vincolato a inventare un mondo che non conosco. Ho provato una volta a scrivere un racconto ambientato nell’antica Roma e nonostante i saggi e i romanzi che ho letto mi sono sentito ridicolo. Potrei farlo ma solo come un viaggio nel passato

        • Daniele Imperi
          venerdì, 15 Marzo 2019 alle 17:26 Rispondi

          Più si torna indietro nel tempo quando scriviamo (e leggiamo), più bisogna accettare una certa approssimazione.
          Mi viene però da pensare che per scrivere una buona storia sull’Antica Roma bisognerebbe leggere bene i classici latini.

  12. Maria Teresa Steri
    venerdì, 15 Marzo 2019 alle 16:31 Rispondi

    Di solito evito di ambientare le storie in posti che non conosco (oppure me li invento ma basandoli su luoghi ben noti), ma per il romanzo che sto scrivendo mi sono messa proprio in una situazione simile. Quindi trovo molto utili i tuoi consigli. Aggiungo che spesso mi sono servita anche dei video su youtube per alcuni posti descritti in passato. Anche quella è una risorsa da non sottovalutare.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 15 Marzo 2019 alle 16:46 Rispondi

      Anche inventare un luogo sulla base di uno noto è una buona idea. Ma devi comunque restare nella stessa nazione.
      Su Youtube dovrebbero esserci parecchi video di luoghi, specie esteri.

  13. Rebecca Eriksson
    venerdì, 15 Marzo 2019 alle 17:17 Rispondi

    Sono nata e cresciuta sempre nella stessa città e durante le scuole superiori avevo ospitato per qualche giorno una compagna che viveva in provincia: era affascinata da ogni angolo della città e mi ha spinto a guardarla con più attenzione.
    Con lei ho scoperto angoli fantastici che altrimenti sarebbero passati inosservati.
    Adesso invece ascolto i resoconti di viaggio di mio padre che con Google ed anche le Webcam fa il giro del mondo in poche ore. Mi ha coinvolto in feste locali a cui mai avrei pensato di partecipare.
    In America è molto comune appoggiarsi a “persone sensibili” per rivedere i propri scritti: se l’autore bianco parla di afro-americani o nativi americani prima della pubblicazioni viene fatta leggere ad un gruppo che abbia particolare sensibilità sull’argomento.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 15 Marzo 2019 alle 17:24 Rispondi

      Ciao Rebecca, benvenuta nel blog. Di solito anche a me succede di scoprire angoli sconosciuti a Roma che hanno visto altri.
      Sull’autore bianco che parla di afro-americani o nativi americani non ho capito bene cosa intendi. Se i suoi protagonisti sono afro-americani o nativi americani, allora secondo me dovrebbe far leggere il testo ad afro-americani o nativi americani.

      • Rebecca Eriksson
        sabato, 16 Marzo 2019 alle 10:39 Rispondi

        Grazie Daniele, felice di aver scoperto questo blog.
        Ho cercato di esprimere in italiano un concetto che ho appreso in inglese: la revisione dei testi che viene proposta ad un gruppo di persone competenti sull’argomento trattato. Se l’autore bianco parla di nativi americani, viene proposta una lettura e revisione ad un gruppo di nativi americani particolarmente sensibili in merito alla loro storia e alle loro tradizioni in modo che non vengano snaturate.
        Ci sono autori che si sono ritrovati a dover riscrivere gran parte del loro libro per essere più vicini a questo pubblico.

        • Daniele Imperi
          sabato, 16 Marzo 2019 alle 14:27 Rispondi

          Un gruppo di lettura di questo genere allora è utilissimo.

  14. Luz
    martedì, 19 Marzo 2019 alle 12:41 Rispondi

    I tuoi suggerimenti sono tutti utili, ma penso a chi non avesse internet, pensa che bravura (come a molti, mi viene in mente l’esempio di Salgari).
    Ultimamente, revisionando il mio romanzo, mi sono accorta che vent’anni fa (internet c’era ma muovevo i primi passi nell’uso vero e proprio e non avevo connessione veloce) avevo ritenuto che a Crookston, nel Minnesota, ci fossero montagne, quando invece c’è un paesaggio piatto come una landa siberiana. Tutti i passaggi descrittivi (“i Dunn, padroni delle montagne intorno a Crookston”, ecc.) erano sbagliati e sono stati revisionati. Ciò ha portato a spunti diversi e intere pagine hanno preso un’altra piega.

    • Daniele Imperi
      martedì, 19 Marzo 2019 alle 12:52 Rispondi

      Bisogna anche considerare che oltre un secolo fa erano anche limitate le pubblicazioni, rispetto a oggi. Eppure Salgari e Verne erano riusciti a documentarsi bene. O magari, anche se poche, erano ben dettagliate.
      Crookston, dal satellite, mostra infatti solo campi coltivati :D
      Comunque, 20 anni fa esistevano gli atlanti, quindi era comunque facile osservare il territorio.

  15. Cristina
    martedì, 19 Marzo 2019 alle 22:41 Rispondi

    Grazie sempre ottimi e utili consigli però mi domando: deve essere tutto così alla lettera? Non posso io scrittore inserire divagazioni fantasiose?

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 20 Marzo 2019 alle 7:57 Rispondi

      Ciao Cristina, benvenuta nel blog. Certo che puoi inserire “divagazioni fantasiose”. Ma cosa intendi di preciso?

  16. Marco
    domenica, 24 Marzo 2019 alle 14:03 Rispondi

    Per questo preferisco i fantasy ho più mano libera e nessuno può dirmi gli elfi non si comportano così, perché quelli sono i MIEI elfi, infatti se devo fare un racconto storico spesso le informazioni gratuite non sono molte e se devo descrivere gli edifici spesso mi cadono le braccia perché ho paura di fare castronerie e scrivo poco descrivendo il minimo indispensabile invece per una civiltà simil Giapponese posso sbizzarrirmi perché appunto ispirata al Giappone e non il Giappone vero.

    • Daniele Imperi
      domenica, 24 Marzo 2019 alle 14:26 Rispondi

      Per un racconto storico è bene leggere diversi libri che trattano di quel periodo e dei vari aspetti dei luoghi e delle abitudini del periodo. Con le informazioni gratuite ci fai ben poco.

  17. Serena
    domenica, 24 Marzo 2019 alle 23:15 Rispondi

    Ho scritto “Buck” e “Notte” senza essere mai stata in un parco nazionale nordamericano. Ma ho parlato di montagne, foreste e neve, e quelli li conosco. Mi sono documentata sulle riserve indiane, ho approfondito lo studio delle tradizioni dei nativi americani e la loro situazione attuale. Sono abbastanza sicura che ci siano degli errori nei romanzi, possibilissimo, ma non credo che degli americani residenti in una riserva leggeranno mai i miei libri. Se decidessi di tradurre in inglese, invece, allora ricorrerei a un editor americano.
    Dove mi sono documentata tantissimo, invece, è sui lupi. Non è stata una grande fatica perché li adoro, ma ci ho lavorato su parecchio. Soprattutto per “Notte” mi serviva conoscere in modo approfondito le dinamiche del branco, e allora mi sono messa a studiare. Il testo che ho amato di più? “Among Wolves” di Gordon Haber.
    Credo che il livello di approfondimento dipenda tutto dal focus della storia. Conta prima di tutto la storia, per me, dei dettagli e che siano veri o no può anche non fregarmene niente (in questo caso ovviamente parlo da lettrice).

    • Daniele Imperi
      lunedì, 25 Marzo 2019 alle 8:06 Rispondi

      Come ha fatto Dorothy Hearst per il suo romanzo “La promessa dei lupi”. Lo conosci?
      Concordo che il livello di approfondimento dipenda dalla storia, ma a me dei dettagli importa molto, perché, anche se si tratta di storie di fantasia, devono comunque rispettare la realtà.

  18. Serena
    giovedì, 28 Marzo 2019 alle 9:17 Rispondi

    Sì… Me lo hai consigliato tu XD

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