La scrittura deve piegarsi alle esigenze letterarie della nostra epoca?

La scrittura deve piegarsi alle esigenze letterarie della nostra epoca?

In una lunga recensione del libro [Figlio di Dio] sul «The New Yorker», Robert Coles ha definito McCarthy uno “scrittore di sentimento religioso”, paragonandolo ai drammaturghi greci e ai moralisti medievali. E in un’osservazione lungimirante ha notato il “rifiuto ostinato del romanziere di piegare la sua scrittura alle esigenze letterarie e intellettuali della nostra epoca”, definendolo uno scrittore “il cui destino è di essere relativamente sconosciuto e spesso male interpretato”.

Richard B. Woodward, “Cormac McCarthy’s Venomous Fiction”, 19 aprile 1992

Ho letto tutti i romanzi di McCarthy e concordo con quanto ha detto Coles: le sue storie si discostano da qualsiasi tendenza o esigenza letteraria. Sono storie di drammi, di violenza, di gente comune che lotta con le difficoltà della vita.

È anche vero che l’autore è relativamente sconosciuto, ma non credo che sia per via della sua scrittura, del tipo di storie che scriveva, quanto piuttosto per i pochi romanzi pubblicati, 12 in tutto, e fra La strada, del 2016, e gli ultimi due usciti in contemporanea – Il passeggero e Stella Maris – sono trascorsi 16 anni.

I romanzi di McCarthy sono come dei classici, pur non essendo dei classici: non hanno tempo, anche se ci sono storie di western moderno come la trilogia della frontiera. Confrontandoli con la bibliografia di Stephen King, per esempio, emergono grandi differenze:

  • King ha pubblicato tantissimo, circa 90 libri fra romanzi, raccolte di racconti e saggi.
  • King scrive in genere del suo tempo, quindi possiamo riscontrare nelle sue storie una certa attenzione alle tendenze e alle esigenze letterarie del tempo.
  • King ha rilasciato numerose interviste, a differenza di McCarthy che non le amava (ne esistono pochissime).

Credo siano queste caratteristiche di McCarthy a renderlo relativamente sconosciuto.

Scrivere del proprio tempo

Chi mi conosce da un po’ sa che non amo il mio tempo, infatti fra il romanzo in stesura, i due o tre iniziati, una raccolta di racconti di fantascienza iniziata e altri progetti letterari, di narrativa e saggistica, non c’è nulla del mio tempo.

Ma scrivere storie ambientate nel proprio tempo, come fa King e come fanno tanti altri scrittori, non significa “piegarsi alle esigenze letterarie della propria epoca”. Significa semplificarsi la vita.

A me non interessa semplificarmi il lavoro, perché scrivere una storia ambientata nel 2025 mi annoierebbe a morte, quindi non mi semplificherei il lavoro, tutt’altro.

Non penso, poi, che King si stia piegando alle esigenze letterarie della sua epoca, forse più semplicemente è un autore dalla mentalità aperta – la mia non lo è così tanto, in fondo.

Lo svantaggio di accogliere le esigenze letterarie della propria epoca

Che cosa si intende per esigenze letterarie di un’epoca?

Si intende il contesto non solo culturale, ma anche tecnologico e perfino politico del momento. Si intende seguire le preoccupazioni o i desideri della società del proprio tempo.

Nell’epoca delle esplorazioni e delle scoperte scientifiche autori come Salgari e Verne hanno cavalcato l’onda, scrivendo storie d’avventura.

Oggi potremmo scrivere storie sul rischio di una guerra o sui postumi catastrofici di una guerra, arrivando all’ambientazione post-apocalittica, oppure dedicarci allaf narrativa ambientale – chissà se qualcuno ricorda il mio manifesto dell’ecopunk.

Se volete cimentarvi in questo genere di storie, fate pure. A me non interessano, anche se sono attratto dal sottogenere post-apocalittico – uno dei romanzi di fantascienza che avevo iniziato riguarda proprio gli effetti di una guerra nucleare.

Lo svantaggio di accogliere le esigenze letterarie della nostra epoca è ritrovarsi a scrivere ciò che gli altri vorrebbero leggere e non ciò che noi vorremmo invece scrivere.

Ci sono autori che scrivono storie impegnate, perché amano dedicarsi a quel tipo di storie. Non si stanno piegando alle esigenze letterarie dei lettori di oggi, stanno soltanto scrivendo storie che accolgono il favore e le aspettative di certi lettori.

Secondo me non possiamo davvero parlare di esigenze letterarie di un’epoca: per farlo dovremmo analizzare le vendite dei libri e vedere quindi quali sono stati i più venduti. Il romanzo più venduto nel 2024 è stato un thriller, per esempio.

Ho parlato di certi lettori: è appunto per questo che non dobbiamo “piegarci” a simili esigenze, che rappresentano soltanto una piccola percentuale della massa di lettori.

A me piace rivolgermi a tutti, o almeno a tutti quelli che apprezzano storie di puro intrattenimento.

E a voi?

6 Commenti

  1. Roberta F. I. Visone
    giovedì, 20 Marzo 2025 alle 7:15 Rispondi

    È la stessa domanda che potremmo porci in merito all’educazione della prole e della scolaresca: dobbiamo piegarci ai disvalori odierni? Dobbiamo accettare una valanga di scostumatezza, di superficialità e di mancanza di confini perché “Tizio è figlio del suo tempo e non puoi pretendere che sia una persona diversa da ciò che è”?
    Per me la risposta è un secco no. Per carità, io amo usare gli strumenti digitali per agevolare il percorso di apprendimento delle mie classi, ma i valori, gli obiettivi da raggiungere, i metodi, sono sempreverdi. Idem per quanto riguarda i miei figli: ci sono valori che non andrebbero persi, casomai andrebbero portati avanti nonostante siamo in una “società liquida”, come diceva Bauman. Ciò non significa portare avanti ideologie maschiliste, bensì riuscire a restare radicati dentro sé nonostante un mondo in continuo e fin troppo veloce cambiamento… e non sempre questo cambiamento è positivo a mio avviso, anzi, spesso fomenta un caos, una frammentarietà e una precarietà interiori immense su cui giocano molto le persone al vertice, perché, diciamocelo, chi è più manipolabile di chi segue la corrente senza un minimo di personalità e di dignità?
    Insomma, per me bisogna restare ancorati nell’autenticità, che sia nella scrittura, a scuola, a casa o altrove.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 20 Marzo 2025 alle 13:05 Rispondi

      Anche per me è la stessa domanda da porsi per l’educazione dei bambini.
      Il cambiamento c’è, ma appunto non è detto che sia positivo e poi ognuno lo giudica a modo suo.
      Ma la scrittura è un’arte e quindi è personale: ognuno scrive ciò che vuole e che sente.

  2. franco battaglia
    giovedì, 20 Marzo 2025 alle 10:06 Rispondi

    Tempi differenti ma neanche tanto..in tutti i campi.. Ferrante scrive come Liala, eppure eccola là..
    credo che letterariamente si cvalchino e si sopravanzino anche, i tempi vissuti, ma c’è spazio e richiesta per ogni tentativo, e ogni replica.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 20 Marzo 2025 alle 13:09 Rispondi

      Non ho letto quelle autrici, ma è pieno di scrittori simili. Oggi è pieno di autori che scrivono romanzi storici come è pieno di scrittori che amano portare avanti battaglie sociali odierne.

  3. Grazia Gironella
    giovedì, 20 Marzo 2025 alle 17:31 Rispondi

    Credo e spero che King scriva di questo tempo perché lo sente suo. Piegare la scrittura alle esigenze letterarie e intellettuali della propria epoca mi sembra un’operazione poco sensata: quando si scrive di argomenti che non si amano, i risultati di solito sono mediocri, o peggio; e poi non credo molto alle “esigenze” di questo tipo. Chi sa davvero di cosa ha bisogno? Può darsi che a me faccia bene leggere di guerra, per dire, anche se non ne sento affatto l’esigenza. Lo scrittore dovrebbe seguire un suo filo personale, che il suo mondo può riconoscere oppure no.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 21 Marzo 2025 alle 11:43 Rispondi

      Penso che King scriva del suo tempo perché gli fa comodo, o lo sente suo come dici, più probabile.
      Adeguarsi alle esigenze degli altri è sempre sbagliato: la creatività è personale.

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