Due parole su “Il passeggero” di Cormac McCarthy

Due parole su “Il passeggero” di Cormac McCarthy

Ho aspettato il nuovo romanzo di Cormac McCarthy, Il passeggero, per oltre 10 anni, da quando ne lessi la notizia nel sito della Cormac McCarthy Society. Era il 2012, e La strada era già uscito da qualche anno.

Della diade McCarthy parlò già nel 2013, quando disse che stava scrivendo due romanzi, parte dello stesso progetto, e che ci stava lavorando da molto tempo: uno piuttosto lungo (Il passeggero è di 385 pagine) e uno breve (Stella Maris, che uscirà il prossimo 26 settembre in Italia, è infatti più breve di un centinaio di pagine).

Decise all’epoca di prendersi una pausa e scrivere altro. Scrisse infatti, in cinque settimane di lavoro, una sceneggiatura per il cinema, The Counselor, film che uscì nel 2013.

Cercherò di parlare del Passeggero senza far trapelare nulla della trama – se davvero possiamo parlare di una trama in questo romanzo.

Un romanzo non all’altezza dei precedenti

Ho apprezzato molto tutti i romanzi di McCarthy dal primo, Il guardiano del frutteto, a La strada. Uno più bello dell’altro. Western moderni come la Trilogia della frontiera e Meridiano di sangue, romanzi violenti come Non è un paese per vecchi, duri come Figlio di Dio e poetici e notevoli come Suttree.

Il passeggero non è nulla di tutto questo. È stata una delusione, già dal primo capitolo. Parliamo quindi della struttura dei capitoli. Ogni capitolo è diviso in due parti: una in corsivo, relativa ad Alicia Western (sorella del protagonista), e una in tondo, relativa al protagonista, Bobby Western.

Qualcuno, in una recensione, ha scritto che conviene non leggere affatto le parti in corsivo. Io ho letto tutto, ovviamente, ma quel qualcuno ha ragione.

Lo stile di scrittura ha subito qualche minima modifica rispetto al passato. Naturalmente mancano le virgolette nei dialoghi, come al solito. In questo romanzo McCarthy ha esagerato con i cambi di soggetto, mescolando, nello stesso periodo, narrazione, dialogo e pensieri del personaggio. Perdersi è la regola.

Raramente ha usato i punti interrogativi per le domande, tanto che spesso non capivo se l’interlocutore stesse davvero ponendo una domanda o meno.

Ha usato le virgole con molta parsimonia, sostituendole con la congiunzione “e”, rendendo così la lettura non proprio naturale:

Dormì fino a sera e poi si alzò e fece una doccia e si vestì e uscì di casa.

Diede un’occhiata all’interno e poi rimise tutto nella busta e riavvolse il cordino intorno al fermaglio e posò la busta sul tavolo e riabbassò e chiuse il coperchio e fece scivolare la cassetta al suo posto e chiuse lo sportello d’acciaio e lo bloccò.

Capite che risulta quasi faticosa la lettura con tutte queste congiunzioni.

Alcuni capitoli sono dedicati a chiacchierate fra il protagonista e i suoi amici: dialoghi del più e del meno, dialoghi su matematica e fisica, dialoghi sull’uccisione di J.F.K., dialoghi sul lavoro del protagonista (è un sommozzatore).

E il passeggero?

Su questo sorvolo, altrimenti dovrei rivelare troppo. Quindi è meglio non rivelare nulla. Anche perché non c’è nulla da rivelare.

Una lezione di scrittura

Leggere un’opera di Cormac McCarthy, per quanto possa non piacere, è sempre una lezione di scrittura. Parlo delle descrizioni, parlo della padronanza della lingua, parlo dei dialoghi realistici.

Al di là del romanzo, di una storia che a me non è piaciuta perché non ho quasi visto una storia, ho riportato a casa un po’ di parole che non conoscevo, alcune curiose, altre intuibili:

  • ectromeliche, relative all’ectromelia, malformazione congenita
  • Schadenfreude, termine tedesco che indica il piacere per la sofferenza altrui
  • leptoni: termine della fisica, nome delle particelle leggere
  • rinorma, più volte nominato, non ho trovato da nessuna parte questo termine
  • lemniscata, termine matematico
  • varech, dovrebbe indicare quello strato di alghe morte e relitti sulla spiaggia
  • salicornia, una pianta
  • ossiarco, arco elettrico per tagliare i metalli
  • (legno) centinato, ossia incurvato
  • battipalo, macchina per conficcare nel terreno i pali
  • gelignitarolo, non esiste, tradotta da gelignitionary, chi maneggia la gelignite, un esplosivo
  • loppa, involucro dei granelli dei cereali, roba di scarso valore
  • cairn, accumulo di pietre
  • esker, rilievo lungo e sinuoso di sabbia
  • forteto, boscaglia intricata o fondo di mare roccioso
  • debbiate, detto di aree convertite con la tecnica del debbio
  • chirogaleo, genere di proscimmie
  • salbanda, materiali argillosi
  • calutroni, apparecchio elettromagnetico
  • ermisino, tessuto pregiato di seta leggero
  • eresiarca, chi inizia un movimento ereticale
  • penetrale, la parte più interna della casa o del tempio dove si conservavano i simulacri dei Penati
  • carruggetto, termine marinaresco, corridoio su cui si affacciano le porte delle cabine
  • tientibene, termine marinaresco ma chiaro, passamano
  • alkaest, termine alchemico, è un ipotetico solvente universale dei corpi

Le discutibili scelte editoriali di Einaudi (e gli errori)

Come molti avranno notato, leggendo i libri pubblicati da Einaudi, la casa editrice omette l’accento sui numerali che terminano per tre. Quindi non scrive trentatré, sessantatré, centosettantatré, ma trentatre, sessantatre, centosettantatre.

E questo è un errore ortografico. E ribadisco errore ortografico, non una norma redazionale come sostengono. Sia chiaro, possono anche definirla norma redazionale, ma resta un errore ortografico.

Un altro vezzo della casa editrice Einaudi sono gli accenti acuti per le i e le u: non così e più, ma cosí e piú. È un “percorso di pensiero”, dicono. Ha una certa logica. Ma resta comunque una stranezza che si potevano risparmiare.

Nel Passeggero di McCarthy ho però trovato un altro errore ortografico. Sono riuscito a risalire al brano originale, così da confrontarlo con la traduzione.

Brano originale Traduzione
Where’s your guys at? they said.
Coming tomorrow. I hope.
They nodded. You get paid for however long you’re out here though. Right?
Right.
Good on you.
Dov’è la tua squadra? chiesero.
Arriva domani. Spero.
Annuirono. Comunque ti pagano per tutto il tempo che stai qui. Giusto?
Giusto.
Apposto.

Apposto. Cioè il participio passato del verbo apporre. Se anche la traduttrice avesse voluto creare una forma gergale (che poi gergale non è assolutamente) – per via della pronuncia, che tende a raddoppiare la p – qui non vedo la ragione di usare una forma gergale.

Passiamo alla seconda stranezza. Per un momento ho pensato a una “botta” di inclusività:

Brano originale Traduzione
Witness after witness was asked to change his or her testimony “for the good of the country”. A ciascun testimone è stato chiesto di modificare il suo – o la sua – testimonianza «per il bene del paese».

Se togliamo l’inciso, la frase diventa:

A ciascun testimone è stato chiesto di modificare il suo testimonianza «per il bene del paese».

E non ha senso, come si capisce. Per i pronomi la lingua inglese richiede la concordanza con il genere del sostantivo che sostituiscono:

Bob drives his car.

Lucy paints with her brush.

Ma la lingua italiana, come sappiamo, vuole la concordanza con il genere della cosa o della persona cui ci si riferisce.

Roberto guida la sua macchina.

Lucia dipinge con il suo pennello.

La frase del romanzo corretta dovrebbe essere: A ciascun testimone è stato chiesto di modificare la sua testimonianza «per il bene del paese». Fine.

Oppure, se proprio vogliamo mantenerci più vicini all’originale: A ciascun testimone è stato chiesto di modificare la di lui – o la di lei – testimonianza «per il bene del paese». Ma sarebbe una scelta alquanto ridicola.

Vale la pena leggere Il passeggero di Cormac McCarthy?

Come rispondere a questa domanda? Se non avete mai letto McCarthy, la risposta è no. Scegliete un qualsiasi altro romanzo, ma non questo.

Non mi sono pentito di averlo letto, e leggerò anche Stella Maris, ma Il passeggero, parere mio, non è un buon romanzo, anche se contiene brani interessanti.

9 Commenti

  1. Corrado S. Magro
    giovedì, 14 Settembre 2023 alle 9:03 Rispondi

    Ne prendo conoscenza. Aggiungo che chi traduce, induce!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Settembre 2023 alle 13:15 Rispondi

      Lo leggerai?

      • Corrado S. Magro
        giovedì, 14 Settembre 2023 alle 21:42 Rispondi

        Non credo Daniele! Ci stanno altre priorità, molte.

  2. Pades
    giovedì, 14 Settembre 2023 alle 12:53 Rispondi

    Sulle opere di McCarthy potremmo discutere per ore. Sono d’accordo con la tua analisi formale, ma a me è piaciuto, forse ancora di più degli altri. Mi spiace non avere tempo per scriverne di più dunque apparirò frettoloso e scomposto, ma secondo me McCarthy ha voluto descrivere il rapporto più complesso che ognuno di noi ha: quello con se stesso, con la propria mente. È nei momenti di solitudine di Bobby (soprattutto nel finale) che viene fuori quello che è, a un secolo di distanza da Joyce, il “flusso di coscienza versione 2.0”, la sua evoluzione letteraria. Ne “La strada” aveva spogliato i protagonisti di tutto (le regole della società, le convenzioni, la retorica di un mondo che non esisteva più) per farci ammirare l’unica cosa che rimaneva: il rapporto fra padre e figlio, puro, distillato, ripulito da tutto. Con “Il passeggero” ci ha fatto ammirare il rapporto di Bobby (sciolto il legame con il resto del mondo che sembra volerlo espellere) con se stesso, con la sua mente, e la stessa cosa fa con Alicia, magistralmente (chissà in “Stella Maris” cosa verrà fuori).
    Secondo me se ne parlerà per anni.
    Continuo a non capire la scelta editoriale tutta italiana di pubblicare “Stella Maris” a mesi di distanza ma in fondo, di fronte alla grandezza dell’opera, mi dico che è l’ultimo dei problemi.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Settembre 2023 alle 13:15 Rispondi

      Addirittura più degli altri? Sono scioccato :D
      Forse hai ragione sul flusso di coscienza. Sulla scelta editoriale di Einaudi sono meravigliato anche io. Forse volevano pubblicarlo a breve e se avessero atteso la traduzione anche del secondo, sarebbe passato qualche mese.

  3. Orsa
    giovedì, 14 Settembre 2023 alle 15:57 Rispondi

    Bellissimo questo contraddittorio tra Daniele che fa le pulci a “Il passeggero”, e Pades che ne fa un’esegesi magnifica.
    Due giudizi divergenti che però sembrano urlare all’unisono: “Accattatevillo!” :P

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Settembre 2023 alle 16:18 Rispondi

      In effetti sembra quasi che abbiamo letto due romanzi diversi. Come sempre, la lettura è personale.

  4. Paolo Branca
    domenica, 17 Settembre 2023 alle 17:15 Rispondi

    Ho scoperto questo autore solo recentemente (mea culpa!), ma leggendo “Il passeggero” credo di averlo fatto nel modo peggiore. Non ho apprezzato la storia (in realtà ho fatto molta fatica perfino a capirla) e mi ha un pò infastidito la presenza incessante di dialoghi. Cercherò di rifarmi con “La strada”.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 18 Settembre 2023 alle 8:18 Rispondi

      Ciao Paolo e benvenuto nel blog. Anche secondo me, come avrai capito dall’articolo, hai iniziato nel modo peggiore. I dialoghi sono importanti per McCarthy, ne troverai sempre. Non ricordo un uso incessante, ora. Fammi sapere se “La strada” ti piacerà.

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