La paura della pagina bianca

La paura della pagina bianca

Ogni scena è la conseguenza di quella precedente. (Autocit.)

Ho un ricordo di tanti anni fa: quando avevo un foglio di carta davanti, vuoto, bianco, pulito, dovevo disegnarci qualcosa. E prendevo a scarabocchiare un personaggio, una vignetta.

A me la pagina vuota stimolava – e stimola tuttora – la creatività, la voglia di disegnare. Se alla pagina bianca aggiungo il profumo della matita – quell’odore misto di legno e grafite – allora lo stimolo a disegnare si intensifica.

Con la scrittura è differente. Ricordo però che quando scrivevo a mano – non avevo un computer a quei tempi – la pagina non restava vuota per molto. Forse è il computer a generare quell’insieme di distrazioni – aumentate con l’arrivo di internet – che rende la pagina bianca qualcosa di spaventevole, che fa ritrarre anziché avvicinare.

Qualcuno la definisce perfino sindrome da pagina bianca, forse esagerando. È però vero che una sindrome rappresenta un complesso di sintomi, quindi, se riferita alla pagina bianca, quei sintomi possono essere:

  • Mancanza di idee: vogliamo scrivere una storia, ma non sappiamo come iniziare; o non sappiamo proprio cosa scrivere. A me le idee per le storie nascono sotto forma di titoli e quindi è facile trovarmi poi a non sapere cosa scrivere.
  • Perdita di motivazione: la storia ci interessava, ma quell’interesse – e quell’entusiasmo – iniziale è scemato col tempo. Ci sono idee, per romanzi e racconti, che con il tempo hanno perso di interesse ai miei occhi e sono state abbandonate.
  • Ansia e insicurezza: l’ansia di non riuscire a terminare la storia; l’insicurezza sulle nostre capacità.

Quindi, dati alla mano, forse non è così esagerato definirla sindrome.

La paura della pagina bianca è il blocco dello scrittore?

In un articolo in inglese si faceva distinzione fra paura della pagina vuota e blocco dello scrittore:

  • la paura della pagina bianca si avverte quando dobbiamo ancora iniziare a scrivere;
  • il blocco dello scrittore si attiva invece quando abbiamo già iniziato a scrivere la nostra storia, ma a un certo punto non sappiamo come continuare.

In un certo senso posso essere d’accordo, ma comunque per molti quella pagina bianca, senza una parola scritta sopra, può innescare un blocco.

Ansia e insicurezza sono scuse

Perché dovremmo aver paura di non riuscire a terminare la storia?

L’ansia, in questo contesto, è giustificata in parte soltanto se dobbiamo consegnare il racconto o il romanzo per un concorso letterario. Ma per quanto mi riguarda neanche in quel frangente: se la finisco per tempo, bene, altrimenti pazienza.

L’unica domanda che mi pongo, quando inizio a scrivere un racconto, è: “Chi sa quanto impiegherò a finirlo?”. Secondo me è l’unica domanda lecita da porsi. Prima o poi finiremo di scrivere la storia.

L’insicurezza sulle proprie capacità è perfino peggio, perché deleteria per l’autostima. Se da una parte sono da criticare quelli convinti di essere i nuovi Premi Nobel della letteratura, perché peccano di supponenza, sono altrettanto da criticare quelli convinti di essere una nullità.

Già il fatto che stiamo scrivendo deve farci sentire parte di un grande progetto: stiamo offrendo agli altri qualcosa da leggere.

La pagina bianca e il processo di scrittura

Le mie pagine non sono mai bianche, perché come minimo scrivo il titolo della storia. Al titolo aggiungo due tre righe per fermare le idee, per ricordarmi cosa voglio raccontare – ecco perché molti titoli non si sono mai trasformati in storie: perché mi ero fermato al titolo.

Il processo creativo di scrittura prevede una serie di azioni che rendono la pagina bianca… non più bianca, ma piena di appunti e promemoria:

  • Prescrittura
  • Organizzazione delle idee
  • Scelta dei personaggi e dei loro nomi
  • Elenco cronologico degli eventi
  • Scelta dello stile e del narratore

Io da tempo seguo uno schema, che mi aiuta moltissimo nella stesura di una storia.

Il vantaggio di uno schema: addio alla pagina bianca

Nella scrittura creativa esistono due gruppi di scrittori:

  1. chi preferisce la scrittura di getto e scrive un capitolo senza sapere cosa accadrà nel successivo;
  2. chi preferisce affidarsi a una struttura, quindi pianificando – nei limiti – tutta la storia.

Io appartengo al secondo gruppo.

Sto preparando un’antologia di racconti di fantascienza, che abbracciano vari sottogeneri. Sto finendo il terzo. In tutto sono poco più di 20.

Per ogni racconto riporto uno schema, che mi permette di entrare nella storia, suddividerla in macroeventi da cui partire per creare un elenco di episodi principali che mi serva da guida:

  • Protagonista: un personaggio affascinante, che non significa bello, ma semplicemente accattivante, curioso, da seguire nelle sue vicende.
  • Sfida da compiere: un desiderio da soddisfare, una missione da compiere o un problema da risolvere. È l’incidente scatenante.
  • Ostacoli da superare: non può filare tutto liscio, in una storia dobbiamo piazzare alcuni ostacoli per renderla interessante e anche perché nella realtà ne troviamo tanti.
  • Un momento nero: quando tutto sembra perduto, quando il protagonista è convinto di non farcela. Il momento nero è una parte fondamentale nella storia.
  • Vittoria o sconfitta finale: il protagonista riesce nel suo intento oppure fallisce.

Ve lo dico: le mie pagine, da quando lavoro così, non sono più bianche, perché inizio subito a riempirle.

Trovare il proprio metodo di lavoro

Per vincere la paura della pagina bianca occorre trovare il proprio metodo di lavoro nella scrittura. Ognuno ha il suo.

Se la pagina vuota spaventa, se resta bianca, significa che quel metodo ancora non esiste.

9 Commenti

  1. Corrado S. Magro
    giovedì, 19 Ottobre 2023 alle 12:14 Rispondi

    O pagine bianche o blocco dello scrittore, di tanto in tanto si fanno vivi. Aggiungo le pause lunghe forzate che mi estraneano dal flusso e mortificano l’idea e le idee. Proverò a essere “più fiscale” prestando un’attenzione più intensa agli schemi suggeriti e validi.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 19 Ottobre 2023 alle 12:48 Rispondi

      Le pause lunghe forzate dalla scrittura da cosa dipendono? Anche quella è una forma di blocco dello scrittore?

      • Corrado S. Magro
        giovedì, 19 Ottobre 2023 alle 13:30 Rispondi

        Un esempio attuale: Per quasi tre mesi, oltre ad autogestirmi come di norma, ho dovuto fare quasi da balia a un ragazzotto, ciccio di mamma, arrivato in Svizzera senza la minima idea di cosa l’aspettasse. Ignorarlo sarebbe stato il suo fallimento su tutta la linea. Da poco non mi occupo più della sua gestione materiale ma continuo a seguirlo per tenersi a galla in un ambiente (la Svizzera) dove se non rendi sei spacciato (a meno di essere un rifugiato). Un processo impegnativo e gratuito.

  2. Orsa
    giovedì, 19 Ottobre 2023 alle 14:03 Rispondi

    Mh… faciliterà pure il lavoro dello scrittore, però così i racconti hanno tutti la stessa struttura, sono tutti potenzialmente uguali! Leggendoli saprò di aspettarmi (semplificando): la sfida, il momento nero, l’epilogo con la vittoria/sconfitta. Non è una questione di metodo nel mio caso, a me la pagina bianca mette soggezione anche quando so esattamente cosa scrivere. Mi succedeva anche con la tela bianca, anche se sapevo chi, cosa, come dipingere e quali colori usare. E che problema ho allora con le mie decine e decine di bozze di articoli pressoché completi? Che tipo di blocco è?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 19 Ottobre 2023 alle 14:08 Rispondi

      Leggendo ogni storia devi (dovresti) aspettarti la sfida, il momento nero, l’epilogo con la vittoria/sconfitta.
      Il tuo è il blocco della pubblicazione, un altro tipo di blocco :)

      • Orsa
        giovedì, 19 Ottobre 2023 alle 14:16 Rispondi

        Affinché il rito funzioni correttamente, l’esorcista deve conoscere il nome del demone per scacciarlo dal corpo dell’impossessato.
        Ecco, grazie a te ho appena appreso il nome del mio demone 😆

        • Daniele Imperi
          giovedì, 19 Ottobre 2023 alle 15:05 Rispondi

          Per quel tipo di blocco l’antidoto è il menefreghismo :D

  3. Barbara
    giovedì, 19 Ottobre 2023 alle 20:44 Rispondi

    Ma… scegliere un quaderno con le pagine colorate no?! :D :D :D
    Difficilmente ho pagine bianche, perché attingo al quadernetto delle idee, dove segno di tutto, pensieri, riflessioni, citazioni, domande, pezzi di trame, che poi si completano al momento giusto. Questo per i racconti. Per gli scritti più lunghi, qualche blocco ce l’ho, però mi sto allenando per risolverli uno ad uno.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 20 Ottobre 2023 alle 8:09 Rispondi

      Puoi provare con quel tipo di quaderno :D
      Per i racconti concordo che sia più facile, perché la storia è meno articolata e più breve. Infatti il mio romanzo, per un problema che ho trovato e mi ha bloccato, è fermo da parecchio.

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