I generi letterari e la ghettizzazione della narrativa

Perché c’è più libertà a leggere e scrivere storie di genere

I generi letterari e la ghettizzazione della narrativa

S ono davvero limitati il lettore e lo scrittore di romanzi di genere? O la risposta è da ricercare altrove, nei loro reali bisogni?

Leggere e scrivere narrativa di genere viene ancora considerato da molti un passatempo e un lavoro di serie B. Altri non li amano perché vedono nei generi una limitazione, come se la narrativa ne risultasse ghettizzata, inscritta in un cerchio ristretto da cui non può fuggire.

Per me la narrativa di genere rappresenta invece il massimo della libertà. Ho sempre considerato la scrittura come una forma d’arte estremamente libera, che deve dare agli autori la totale libertà d’espressione.

Questa libertà espressiva, questa libertà d’azione – intesa anche sullo stile scelto e sulla tipologia di storie da raccontare – si deve riflettere anche e soprattutto sul genere letterario che più risulta consono all’autore.

I generi letterari sono territori da sconfinare

In un’intervista al giornale «The Guardian» lo scrittore David Mitchell disse che è conveniente avere in libreria una sezione di Fantascienza e una di Fantasy, ma dovrebbero essere soltanto delle guide, non dovrebbero essere territori delimitati a cui appartengano alcuni lettori e altri no.

Aggiungo che dovrebbero essere delle guide anche per gli stessi autori, che non devono assolutamente sentirsi imprigionati entro quei territori, ma essere liberi di sconfinare per creare sottogeneri e ibridi letterari.

I principali generi letterari spiegati in poche parole

Voglio provare a estrarre il succo dei generi narrativi, almeno di quelli più letti e conosciuti. Estrapolarne il carattere, gli elementi più rappresentativi.

Fantascienza e Fantasy: dove prevale l’ambientazione

Chi ama leggere questi due generi letterari è affascinato dall’ambientazione immaginaria: mondi alternativi, fiabeschi, futuristici, post-apocalittici, extraterrestri.

  1. Nel genere Fantascienza si devono per forza amare la scienza e le tecnologie, entrambe più avanzate rispetto alla nostra epoca.
  2. Nel genere Fantasy si prediligono uno o più elementi caratteristici, come la magia, le creature leggendarie.

Comunque sia, è l’ambientazione ad avere in un certo senso un ruolo primario in questi due generi narrativi.

Poliziesco: fra indagini e criminalità

Considero Poliziesco tutto ciò che ha a che fare con crimini e reati: Giallo, Thriller, Noir. Sono ovviamente 3 tipi di storie differenti:

  1. nel Giallo prevalgono i delitti o i fatti misteriosi e le conseguenti indagini;
  2. nel Thriller le emozioni forti, la tensione e la suspense;
  3. nel Noir i fatti cruenti, violenti, le atmosfere cupe.

Il lettore vuole quindi una storia in cui ci sia un crimine. L’ambientazione prevalente è urbana, ma non sempre.

Avventura: storie di ritmo e pericoli

Esiste ancora il genere Avventura? Ho in mente un articolo proprio dedicato a questo genere narrativo. Il dizionario Treccani ne parla come di storie che narrino fatti inaspettati, singolari, straordinari.

Basti prendere a caso alcuni classici dell’Avventura per averne conferma:

  • Al Polo Australe in velocipede di Salgari
  • L’isola del tesoro di Stevenson
  • Tarzan delle scimmie di Burroughs
  • I Libri della Giungla di Kipling
  • King Kong di Delos W. Lovelace
  • Five On A Treasure Island di Enid Blyton
  • Viaggio al centro della Terra di Verne

Anche in questo caso è l’ambientazione a prevalere, un’ambientazione estrema (il Polo), colma di pericoli (Tarzan, i Libri della giungla), misteriosa (King Kong, L’isola del tesoro, Five On A Treasure Island), impossibile (Viaggio al centro della Terra).

Horror: l’elemento soprannaturale è d’obbligo

Qual è l’elemento fondamentale del genere Horror? Il macabro. Non c’è macabro senza morte, senza spavento. Il lettore di storie dell’orrore vuole scoprire cosa si nasconde al di là del naturale (vuole il soprannaturale, che ci creda o meno), vuole conoscere le creature che popolano l’aldilà (demoni, spettri, spiriti maligni, ritornanti, fantasmi, zombi).

L’ambientazione è tenebrosa: sono le tenebre, la notte, il buio, le case fatiscenti, abbandonate, possedute. Una vera storia horror non può essere a lieto fine, altrimenti che orrore sarebbe?

Romanzi storici: dove prevale il contesto storico

Per essere definito “storico”, un romanzo dev’essere ambientato almeno 50 anni prima della nascita del suo autore. Secondo l’Historical Novel Society un romanzo si definisce storico quando è ambientato 50 anni nel passato e l’autore ha potuto scriverlo soltanto dopo ricerche e non certo per esperienza personale.

A quanto pare, comunque, non si è ancora giunti a un accordo su una precisa definizione di Romanzo storico.

Il lettore tipo è chi ama ovviamente la storia, magari soltanto un preciso periodo (Medioevo, Seicento, Ottocento, Seconda Guerra Mondiale, ecc.).

Rosa: storie d’amore a lieto fine

Genere narrativo più amato dal pubblico femminile e scritto più da autrici che da autori, come si può benissimo intuire. Il carattere essenziale di questo genere (Romance, in inglese) è sempre il lieto fine. Alla fine, quindi, si sposano e vivono felici e contenti come nelle fiabe.

Scherzi a parte, il canone ferreo pare sia davvero il lieto fine. L’ambientazione (non me ne intendo, tiro a indovinare) non credo abbia molto importanza, dal momento che sono nati dei sottogeneri del Rosa appunto per differenziare un’ambientazione da un’altra: Rosa contemporaneo, storico, paranormale, ecc.

I generi letterari ghettizzano la narrativa?

[…] genre is an artificial construct that has no place in the scheme of literature.

“Does Genre Matter?”, Steve Laube

Chi ha creato i generi letterari? Sono stati gli editori o i librai o entrambi? O siamo stati noi lettori?

Secondo il BISAC (Book Industry Subject and Category) esistono 239 generi e sottogeneri in narrativa. Come dire che ce n’è per tutti i gusti.

Possiamo parlare di ghettizzazione della narrativa? Secondo me no, penso che la risposta più corretta sia un’altra:

I generi letterari rispondono alle esigenze di lettori e scrittori

Le etichette non piacciono a nessuno, ma nella nostra vita etichettiamo tutto. È il cervello umano a creare le etichette. Anzi, mi spingo a dire che sia il cervello animale in genere a farlo: la tigre non etichetta le altre specie animali come “prede”, “concorrenti”, “pericolose”, “indifferenti”?

Le etichette ci aiutano a comprendere cosa contiene un generico contenitore: il genere letterario del contenitore-libro ci suggerisce cosa contiene. Qual è il carattere essenziale di quella storia. Non il suo valore, non il suo argomento. In questo caso dobbiamo dire che è l’abito a fare il monaco, ma non possiamo sapere se sia un monaco irreprensibile o libertino.

I generi letterari non ghettizzano la narrativa, la suddividono in esigenze.

Quali sono le vostre?

39 Commenti

  1. Bruno Cavallari
    giovedì, 7 Marzo 2019 alle 8:46 Rispondi

    Io sono contro le etichette. Credo che sia un fenomeno tipicamente italiano inventato per cercare di vendere quello che non si riesce a vendere: il libro. Io credo che l’unico genere che esiste è Narrativa. Tutto il resto fa male ai libri e agli scrittori.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 7 Marzo 2019 alle 14:09 Rispondi

      I generi esistono anche all’estero, in tutta Europa e in America, almeno. Non siamo solo noi italiani a usarli.

  2. Nuccio
    giovedì, 7 Marzo 2019 alle 9:18 Rispondi

    È un’esigenza dei nostri tempi: non perdere tempo. Come se si fosse in continua corsa tra una preoccupazione e l’altra. Così è venuta meno la libera scelta di classificare autonomamente. Naturalmente, anche gli autori e gli editori ci giocano molto. Ciao.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 7 Marzo 2019 alle 14:11 Rispondi

      Dei nostri tempi? Bisognerebbe vedere quando sono apparsi i generi letterari. Forse fino al 600 o al 700 non c’erano, ma perché, credo, c’erano anche poche opere letterarie. Con l’aumentare delle opere narrative, è nata anche l’esigenza di classificarli per tipologie.

  3. SILVIA
    giovedì, 7 Marzo 2019 alle 9:42 Rispondi

    Io penso che le etichette, almeno in questo settore, ci aiutino a orientarci meglio in una quantità di testi che, altrimenti, sarebbe difficile da identificare.
    Come in tutte le cose, poi, sta al buon senso di chi ne fruisce a non fermarsi all’etichetta che per sua natura è sempre limitata. Il bello è anche imparare a scoprire che dentro un genere ci sono libri talmente diversi da avere in comune con altri proprio solo l’etichetta. Per questo è riduttivo escludere dalle proprie letture un genere a prescindere.
    Io, per esempio, se dovessi fare una classifica per genere, direi che non amo affatto i romanzi distopici. Eppure La strada di McCarthy lo metto fra i libri più belli che abbia mai letto.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 7 Marzo 2019 alle 14:13 Rispondi

      Esatto, come ho scritto a Nuccio poco sopra: negli ultimi 2 secoli è nata un’infinità di libri, di romanzi: come orientarsi, senza creare all’interno una suddivisione?
      La strada di McCarthy secondo me si può leggere anche in una chiave diversa da quella del post-apocalittico e distopico.
      Comunque è vero, io non amo le storie d’amore, ma I promessi sposi m’è piaciuto molto :)

  4. Maria Teresa Steri
    giovedì, 7 Marzo 2019 alle 10:11 Rispondi

    Etichettare manda in crisi gli autori, ma è d’obbligo. Anzi, è necessario conoscere a fondo proprio i paletti che qui hai elencato per i vari generi, perché inserire un romanzo in un genere “sbagliato” significa che poi i lettori restano delusi (e piovono recensioni negative). Quindi niente ghettizzazione, solo comprensione di ciò che si sta facendo. Conoscere il target è essenziale, magari non quando si scrive perché allora ci deve essere assoluta libertà di espressione, ma una volta che il romanzo è pubblicato, va etichettato nel modo più preciso possibile. Io sono anni che ci provo :P

    • Daniele Imperi
      giovedì, 7 Marzo 2019 alle 14:15 Rispondi

      Concordo che bisogna considerare anche il lettore, soprattutto per alcuni generi e sottogeneri: i lettori di riferimento vogliono leggere quel tipo di narrativa, quindi l’autore deve rispettarne i canoni.
      Tu stai scrivendo Thriller paranormali, no? :D

      • Maria Teresa Steri
        giovedì, 7 Marzo 2019 alle 15:01 Rispondi

        :D :D :D
        Infatti, io lo dico e lo ripeto in tutte le salse, soprattutto da quando il mio primo romanzo fu letto da una persona che alla fine mi disse in modo un po’ acido: “Ah, non era il mio genere, a saperlo prima…”. Ecco, meglio essere preparati :)

        • Daniele Imperi
          giovedì, 7 Marzo 2019 alle 15:06 Rispondi

          Poteva leggere la quarta di copertina, prima di comprarlo. O non si poteva proprio capire che genere fosse?

          • Maria Teresa Steri
            giovedì, 7 Marzo 2019 alle 15:13 Rispondi

            Purtroppo la quarta di copertina era davvero molto vaga, per scelta dell’editore. Si capiva che c’era un mistero, ma non che fosse paranormale. Non so perché alcuni editori (ma anche autori) pensino che sia meglio dire poco della trama, secondo me almeno il genere si deve capire dalla quarta di copertina.

            • Daniele Imperi
              giovedì, 7 Marzo 2019 alle 15:59 Rispondi

              Anche io sono contrario a scrivere la trama nella quarta di copertina, ma il genere va messo. Secondo me nella quarta ci dev’essere qualche elemento della trama, senza svelare troppo.

  5. Flavio
    giovedì, 7 Marzo 2019 alle 11:11 Rispondi

    Mi trovo in perfetto accordo con Bruno Cavallari: esiste soltanto la narrativa.
    Non so chi abbia scritto questa frase, che riporto, ma è significativa:
    “Si possono dare cento regole, mille consigli, e sono tutti validi. Ma l’unica regola valida nel campo della narrativa, della creatività, è che non ci sono regole, che le leggi sono fatte per essere infrante e rinnovate, che ogni scrittore si inventa le sue tecniche, a partire dalla propria indole, dalle proprie esigenze, dalla situazione – anche fisica – in cui si trova. Le etichette, i generi e i sottogeneri sono invenzioni di editori, librai e scrittori.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 7 Marzo 2019 alle 14:19 Rispondi

      Quando Mary Shelley ha scritto Frankenstein, era per una gara di racconti sui fantasmi. Eppure è nato un primo esempio di fantascienza.
      Non considero i generi letterari come un’invenzione, ma come una semplice classificazione delle tante opere che nascono ogni giorno.
      Poi siamo d’accordo che esista la Narrativa e che lo scrittore debba seguire la sua natura.

  6. Corrado S. Magro
    giovedì, 7 Marzo 2019 alle 11:24 Rispondi

    Le etichette sono simili ai pannelli autostradali. Ci orientano. Cosa ci sta in quella località lo scopriremo quando vi saremo. Non dimentichiamo il MIX delle diverse etichettature, difficile da imbrigliare senza trovarsi improvvisamente in un groviglio inestricabile ma affascinante, se gestito con arte. È proprio questo il bello della narrativa: la libertà d’immaginare, creare rendere reale o trasferire il reale cogliendone aspetti e sensazioni altrimenti sommersi per comunicare con chi legge. Anche chi scrive non ha altra scelta: DEVE comunicare. E le grandi scoperte, conquiste, dove sono germogliate se non nella libera fantasia dell’essere che le va a pescare dove esse vorticano?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 7 Marzo 2019 alle 14:21 Rispondi

      Il misto di generi a me piace, anche se non tutti i mix che sono nati. Un giorno scriverò un articolo in proposito. In quel caso è difficile stabilire un vero genere.

  7. Ferruccio Gianola
    giovedì, 7 Marzo 2019 alle 14:36 Rispondi

    io, anche se nei miei racconti o romanzi a volte uso elementi fantastici o fantascientifici, non mi considero uno scrittore di genere, tutt’altro. E questo mi ha sempre creato problemi perché sono stato frainteso molte volte. Temo tuttavia che la ghettizzazione se la fa chi sceglie di farsela.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 7 Marzo 2019 alle 14:42 Rispondi

      Non ti ho mai visto come autore di genere, infatti, anche se ho trovato elementi fantastici in qualche tuo scritto.
      Vero che ci si ghettizza da soli.

  8. Gianfranco Frosi
    giovedì, 7 Marzo 2019 alle 14:58 Rispondi

    Non ho niente contro l’identificazione del genere di un libro, mi aiuta nella scelta delle mie letture senza condizionarmi troppo, anzi, forse incrementando la curiosità. Ho scritto un libro, che parla di problemi sociali. Però, essendo utopico, ho usato il genere della fantascienza. In questo caso sono convinto che il genere svilisce la narrativa contenuta, almeno per il lettore superficiale.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 7 Marzo 2019 alle 15:00 Rispondi

      Non credo che il genere svilisca la narrativa. Fantascienza, poi, non implica per forza astronavi, alieni e viaggi nel tempo.
      La fantascienza utopica è il contrario della distopica :)

  9. Barbara
    giovedì, 7 Marzo 2019 alle 17:49 Rispondi

    Sto leggendo Il salmone del dubbio (raccolta di interviste + incompiuto postumo) di Douglas Adams, quello della Guida galattica per gli autostoppisti, che credo si possa definire fantascienza comica (o così la descrive lui, incavolato nero perché il suo film fu bocciato da Hollywood perché non sarebbe interessato a nessuno per poi promuovere MIB Man in Black, dove trovata parecchi punti in comune). Mi piacciono i thriller e i vecchi gialli classici, Agatha Christie su tutti. Eppure quando scrivo, i miei scritti sono decisamente vicini al romance. Ho tentato qualche racconto giallo, e mi dicono abbastanza riuscito, ma mai e poi mai mi azzarderei a scrivere di fantascienza. Io e la Fisica facciamo ancora a pugni! :D
    Però sono per le “contaminazioni”. La fantascienza dentro il romance (Superman con Lois Lane), o il romance dentro la fantascienza (non si perdeva un’occasione il Capitano Kirk, eh!). Il romance storico (Outlander, uno a caso ;), e sì, non si sono ancora messi d’accordo sulla definizione di storico) o d’avventura. Il fantasy con un finale romance (Il signore degli anelli, quando Aragorn ritrova la sua Arwen, no?)
    Rivendico il diritto di leggere (e scrivere) tutto quello che mi piace, senza pensare in che scaffale lo abbia trovato. Anche se purtroppo da qualche parte bisognerà pur metterlo per la vendita.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 8 Marzo 2019 alle 8:08 Rispondi

      “Guida galattica per gli autostoppisti” l’ho interrotto dopo una ventina di pagine… la fantascienza umoristica non fa per me :)
      Fantascienza non significa Fisica, perché la scienza non è limitata alla Fisica ;)

  10. Marco Sipione
    giovedì, 7 Marzo 2019 alle 19:54 Rispondi

    Tendo a vedere i generi letterali come “mensole della cucina”, ognuna con diversi ingredienti specifici. La componente fantastica della narrativa (e della cucina) è il prendere questi ingredienti e combinarli in ogni modo possibile, senza frenare l’immaginazione.
    E’ molto divertente!
    Mi trovo d’accordo ad etichettare i generi letterari per una questione di chiarezza, e non la vedo come una cosa negativa. Alla fine, niente vieta di sperimentare miscelando il contenuto di queste etichette.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 8 Marzo 2019 alle 8:09 Rispondi

      Ciao Marco, benvenuto nel blog. Ingredienti mi sembra la parola giusta per dividere le storie una dall’altra.

  11. von Moltke
    giovedì, 7 Marzo 2019 alle 21:28 Rispondi

    Bravo, mi piaci sempre quando scrivi di generi o di editori (specie se ne parli male ;) ).
    Io proprio non capisco chi nega o respinge l’esistenza di generi letterari. I confini ci sono per essere varcati, e fin qui ci arrivo, ma cosa avran fatto di male i generi per non volerne accettare l’esistenza? Alla fine la nostra mente funziona per categorizzazioni, che non siano poi precise al 100% o che non corrispondano a nulla di trascendentale lo ha ammesso anche Kant, ma non per questo dobbiamo abbandonare l’idea di causa ed effetto e vivere come se non avesse senso. Anche perché la cosa porrebbe più di un problema.
    I generi servono al lettore perché si possa orientare, e scegliere qualcosa che soddisfi i suoi gusti, oppure abbia curiosità di approcciare, mica per ghettizzarsi necessariamente. Altrimenti rischia più spesso di restare deluso. E servono anche all’autore, che vi si colloca inconsciamente, dato che difficilmente siamo tutti dei geni capaci di scrivere in qualsiasi genere ci salti il capriccio di affrontare.
    Solo una cosa non capisco: perché un romanzo per essere ‘storico’ dev’essere ambientato almeno 50 prima della nascita dell’autore? Quindi se io scrivessi qualcosa ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale non sarebbe storico? E cosa sarebbe?

    • Daniele Imperi
      venerdì, 8 Marzo 2019 alle 8:14 Rispondi

      Grazie :D
      Infatti è il proprio il cervello a funzionare per etichette, per categorizzazioni. E i cervelli elettronici non sono poi diversi.
      La storia del 50 anni infatti è controversa. Anche io non sono nato 50 dopo la Seconda Guerra Mondiale, quindi se scrivessi un romanzo su quel periodo non sarebbe storico? E se nello stesso giorno uscisse un romanzo sullo stesso periodo ma scritto da un autore nato nel 2000, allora sarebbe un romanzo storico?
      Ecco perché bisogna trovare un altro criterio.

  12. Emilia Chiodini
    venerdì, 8 Marzo 2019 alle 9:06 Rispondi

    Quello che scrivi a proposito dei generi letterari è sacrosanto. Esistono i generi perché esistono gli orientamenti, le scelte di campo anche nella narrativa.
    Mi sorprende quando, in risposta a Silvia, dici che non ami le storie d’amore ma “I Promessi Sposi” ti è piaciuto molto, come se fosse un romanzo rosa.
    Se vogliamo classificarlo direi che sia un romanzo storico. Ecco che anch’io ho sentito il bisogno di ghettizzarlo.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 8 Marzo 2019 alle 9:09 Rispondi

      Sì, I promessi sposi infatti è un romanzo storico, il primo italiano se non ricordo male. Ma è comunque una storia d’amore. Avevo risposto così a Silvia perché aveva trovato storie d’amore in altre opere.

  13. Andrea
    venerdì, 8 Marzo 2019 alle 9:47 Rispondi

    Ma è giustissimo catalogare!
    60 80 mila titoli nuovi solo lo scorso anno (?!) Anzi, dovrebbe essere proprio già la copertina a comunicarci: cucina, thriller, fantascienza, giallo, ecc. (forse ho letto qualcosa al riguardo anche tra il tuo lavoro enciclopedico).
    Mi immagino Aldo Manuzio, stampatore in Venezia, l’inventore dei libri come li conosciamo noi oggi, (passatemi la semplificazione e un pizzico d’orgoglio).
    “Aldo! Mi dia un altro suo libro da poter leggere stando coricato nel letto.”
    “Cosa ti do? Volgare o classico greco? Vuoi il latino? Vuoi religioso? Filosofico? Vuoi prosa? Poesia…”

    Va da sé che questo, (catalogare), è un elemento che anche chi scrive e vuole emergere dovrebbe tenere in considerazione. Poi, da grande, magari potrà inventare e consolidare un proprio genere.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 8 Marzo 2019 alle 10:04 Rispondi

      Anche per me dalla copertina si dovrebbe già capire il genere letterario. Ne ho parlato qui: https://pennablu.it/scelta-copertina-libro/
      Come autore credo che il genere devi averlo bene in mente, anche perché influisce sull’ambientazione della tua storia. Ecco l’idea per un prossimo articolo :)

  14. Grazia Gironella
    sabato, 9 Marzo 2019 alle 10:50 Rispondi

    Sono d’accordo con te su tutto, e in particolare sul fatto che i genere letterari siano territori dai quali si può, anzi, è bene sconfinare. Dalle esigenze diverse si passa naturalmente, perché è umano, a creare categorie; peccato che poi le viviamo a rovescio, come se le categorie avessero un significato in sé. Leggendo mi veniva da pensare che il tuo articolo, individuando l’elemento centrale di ogni genere citato, indica anche su cosa puntare per essere originali all’interno del genere. Se il lettore sceglie un romanzo fantasy soprattutto per l’ambientazione, vedrà come importante valore aggiunto dei personaggi profondi e particolari. Io mi trovo bene a cambiare genere, mi piace sperimentare. Come sogno, mi piacerebbe scrivere un fantasy meraviglioso, forse epico. :)

    • Grazia Gironella
      sabato, 9 Marzo 2019 alle 11:02 Rispondi

      Ah, le mie esigenze: non trovare un protagonista bolso, che non riesco a stimare nemmeno per come respira; provare emozioni; non aggirarmi per centinaia di pagine in situazioni senza nemmeno una scintilla di speranza. Quest’ultima è fondamentale, perché non mi interessa rovistare nel bidone delle spazzature umane, se poi non si va oltre. Ma ci sono sempre eccezioni, leggendo bravi autori.

      • Daniele Imperi
        domenica, 10 Marzo 2019 alle 9:13 Rispondi

        L’autore deve amare il suo protagonista, a meno di non scrivere la storia di qualche balordo criminale, e allora che fai?
        Ricordo Figlio di Dio di Cormac McCarthy… non credo che abbia stimato quel protagonista.

    • Daniele Imperi
      domenica, 10 Marzo 2019 alle 9:11 Rispondi

      Secondo me, una volta che hai capito l’elemento centrale di un genere, puoi lavorare per essere originale. O almeno provarci.
      Piacerebbe anche a me scrivere un romanzo fantasy epico :D

  15. Dino Bacchiocchi
    domenica, 17 Marzo 2019 alle 19:35 Rispondi

    L’argomento sembra la storia dei generi umani, quanti sono? Non mi interessa!
    Vero é che descrivere una persona aiuta a capire l’approccio adeguato da avere.
    Senza andare sul difficile (per me), ho letto dell’ “Analisi transazionale”, dove si suggerisce di capire “chi sono, chi é l’altro, di che trattiamo” e da qui impostare un rapporto.
    Il Nostro Daniele scrisse di leggere almeno due libri alla volta, penso lo faccia in base all’umore o alla curiosità del momento, quindi sceglie il genere di conseguenza.
    Il genere letterario é un punto cardinale nella Rosa dei Venti-Letteratura: non si dica che un luogo é più bello di un altro, vero é che preferiamo un luogo anzichè un altro, così il genere.
    Nel mio arruffare parole, mi é capitato di descrivere un dramma per poi sfumare in umorismo, comico e ironico. A detta di alcuni lettori (di parte) la cosa é riuscita accettabile.
    Non voglio semplificare, ma le scale di valore dovrebbero indicare un minimo e un massimo, un’opera di genere rimane opera, come la giornata, può essere brutta perchè piove o bella perchè c’è il sole, ma la giornata é la giornata. Se piove apri l’ombrello, se fa caldo scopriti.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 18 Marzo 2019 alle 12:35 Rispondi

      Salve Dino, benvenuto nel blog.
      Il genere umano è uno… non mi sembra ci siano altre specie umane sul pianeta :)
      Leggo 2 libri in base all’umore e all’ispirazione del momento.

  16. Dino Bacchiocchi
    giovedì, 21 Marzo 2019 alle 19:02 Rispondi

    Appunto, un genere umano, un genere letterario.

  17. Enrico Facconi
    venerdì, 22 Marzo 2019 alle 18:45 Rispondi

    Vorrei porre una domanda, apparentemente insignificante, invece per me importante:
    “Lo straniero” di Camus (so che sai benissimo che lo ha scritto A.C. , ma cito per completezza)
    a quale genere lo ascriveresti ?
    Io riesco a dire che si tratta di un romanzo esistenzialista, di tipo autobiografico, con sfumature filosofiche. Ma questa definizione, seppur penso esatta, non lo inscrive in nessun genere particolare. E’ prolissa, descrittiva e di fatto non esprime in concetto di “genere”
    L’unica possibilità resta quella di: “genere Autobiografico”. Ma questa definizione non mi soddisfa: Camus non ha scritto una sua Autobiografia. Il romanzo infatti, pur essendo estremamente “suo”, e prendendo le mosse da come lui era intimamente, ha poco ha che fare con la sua reale Biografia.
    Personalmente mi viene in mente la possibilità di definire tale romanzo come appartenente al genere “intimistico”. Questa definizione, al di là di essere giusta o sbagliata in relazione al romanzo citato, esiste?
    E se non esiste, mi ripeto, a qual genere apparterrebbe il suddetto romanzo?
    Concludo notando che, nel momento letterario attuale, direi addirittura ormai da diversi anni, salvo rare eccezioni (Es.qualche romanzo dell’opera di M.Houellebecq) questo genere incontra assai meno l’interesse del pubblico letterario (M.Houellebecq è quasi l’eccezione che conferma la regola, dato il grande successo di vendite e di critiche, positive e/o negative) rispetto agli altri generi ivi citati. Direi che la Fantasy va per la maggiore. Quest’ultimo genere conosce opere importanti, ma ha generato una pletora di romanzi davvero illeggibili…tristi imitazioni definibili come tentativi di raggiungere il successo. Un successo che magari è scritto pomposamente solo in prima di copertina: ” x: un autore che ha veduto milioni di copie” ! Quando l’autore è spesso solo un Carneide, in genere di marca u.s.a.!

    • Daniele Imperi
      sabato, 23 Marzo 2019 alle 14:23 Rispondi

      Ciao Enrico, benvenuto nel blog. Conosco “Lo straniero” di Camus, ma non l’ho mai letto, quindi non so dirti nulla sul genere. Wikipedia lo ascrive a una serie di generi: Giallo, Narrativa filosofica, Avventura, Letteratura dell’assurdo, Narrativa esistenzialista…
      Potrebbe essere un romanzo filosofico e basta.
      Esiste il romanzo intimista (non intimistico). Online qualcuno parla de Lo straniero come romanzo intimista.
      Col fantasy hanno esagerato, secondo me, c’è tutta una serie di scopiazzature a vari autori.

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