Le convenzioni dei generi letterari e i limiti della creatività

Le convenzioni dei generi letterari e i limiti della creatività

I generi sono agenti di chiusura ideologica; limitano il potenziale di significato di un dato testo.
John Hartley, A Short History of Cultural Studies, 2003

Un genere letterario è una categoria di storie accomunate da precisi contenuti o da particolari caratteristiche e a volte anche da stili.

Esistono poi quelli che chiamo non-generi, come per esempio la commedia, una storia in toni leggeri, con un alternarsi di situazioni umoristiche e drammatiche (basti pensare ai film di Totò o alle comiche di Stanlio e Ollio). In narrativa, come esempio, possiamo prendere il grande Ettore Petrolini o lo scrittore inglese P.G. Wodehouse.

Posso scrivere una commedia ambientata nei giorni nostri, ma anche nel Far West o perfino inserirla nella fantascienza o nel fantasy. Lo stesso discorso si applica ai romanzi al di fuori dei generi letterari, di cui parlai tanti anni fa: romanzi epistolari, di formazione, biografici, ecc.

Un genere letterario risponde a delle convenzioni narrative, che lo rendono immediatamente riconoscibile ai lettori, e anche rispondente alle loro aspettative.

Le convenzioni dei generi letterari

Le convenzioni sono degli elementi caratteristici della storia – ambientazione, personaggi, temi, argomenti, situazioni – che permettono di classificarla in un preciso genere letterario:

  • Avventura: lo dice il termine stesso. Viaggi verso zone inesplorate o selvagge del pianeta. Oggi le convenzioni si sono dovute “modernizzare”, non essendoci più zone da esplorare. Pensiamo ad autori come Clive Cussler, Michael Crichton, Steve Berry.
  • Fantascienza: tecnologia e progresso scientifico avanzati, ambientazione futuristica, vita extraterrestre, esplorazione spaziale, ecc.
  • Fantasy: mondi immaginari, magia, leggende, creature fatate e mitologiche, il Bene contro il Male.
  • Orrore: ambientazioni spaventose, creature malvagie, soprannaturale (fantasmi, spettri, presenze demoniache), scene inquietanti, ecc.
  • Poliziesco: crimini, investigazioni della polizia o di altre autorità, ricerca e arresto dei criminali.
  • Romanzi storici: sono ambientati nel passato, ma con accuratezza storica del periodo e con personaggi reali e fittizi.
  • Rosa: storie romantiche, che finiscono a lieto fine.
  • Western: limitato a pochi decenni dell’Ottocento, si fa rientrare fra il 1849 e il 1890; i personaggi sono cowboy, pistoleri, sceriffi, tribù “indiane”, con furti di bestiame, assalti a diligenze e banche, ecc.

Sono queste convenzioni che spingono molti a considerare la narrativa di genere limitativa e di serie B.

La narrativa di genere non è di serie B

Spesso ho avuto l’impressione che molti considerino i generi letterari come una narrativa inferiore a quella cosiddetta letteraria, specialmente in confronto alla letteratura impegnata (che non gradisco molto).

Il termine stesso “genere” è un’etichetta che classifica una certa narrativa come qualcosa di codificato, che debba rispondere a determinate regole. Regole che ingabbiano lo scrittore.

Ma è davvero così?

Nessun limite alla creatività

Di recente ho letto Story di Robert McKee, un grandissimo libro sull’arte di costruire storie. Sebbene pensato per la cinematografia, in realtà tutto ciò che dice si adatta anche alla narrativa e ovviamente al fumetto, che è strettamente legato al cinema.

È stato un piacere leggere quanto McKee scrive sui generi e la creatività: sono proprio quei limiti – quelle convenzioni – che possono spingere gli sceneggiatori – gli autori – a essere creativi.

Scrivendo i racconti di fantascienza della mia raccolta non mi sto sentendo in gabbia, non vedo la mia creatività limitata o in pericolo. Tutt’altro, anzi.

Le convenzioni narrative viste non come limiti, come condizionamenti, ma come spinte verso l’originalità, l’unicità, l’innovazione anche.

È ciò che hanno fatto Thomas Berger con Il piccolo grande uomo e Charles Frazier con Ritorno a Cold Mountain, due western che ben poco hanno a che fare con quello che siamo stati abituati a vedere al cinema e in televisione.

E restando in tema western – un genere narrativo (letterario o cinematografico) sui generis, poiché dovrebbe rientrare nel romanzo storico, ma soprattutto per i suoi strettissimi limiti temporali – al cinema si sono prodotte decine di film (basti pensare alle pellicole con John Wayne, Henry Fonda, Gary Cooper, James Stewart, Gregory Peck, ecc.), che proponevano un western “pulito”, costumato, forse troppo artefatto.

Poi è arrivato Sergio Leone, creando personaggi più umani, realistici, e mostrando forse il vero volto di quel periodo storico, selvaggio crudele, violento e brutale, ma anche leggendario e mitologico.

E questo basti a dimostrare che le convenzioni dei generi letterari non pongono alcun limite alla creatività degli autori.

6 Commenti

  1. Corrado S. Magro
    giovedì, 2 Maggio 2024 alle 10:29 Rispondi

    Per facilitare la scelta di un qualsiasi prodotto, che sia di genere culturale o gastronomico, ci adoperiamo a definirne la rispettiva tipologia con una frase o molto meglio con un nome/marchio per distinguerlo. Lo vuole il mercato. Ma ciò, alle origini, non è entrato nell’uso prima dell’esistenza del prodotto stesso, bensì dopo o assieme alla sua nascita. Le differenziazioni sono quindi uno sforzo che chiamerei “post” e non “ante litteram”. Scrivere nel rispetto di schemi prestabiliti è semplicemente balordaggine. Che ne sarebbe della satira? Certo, c’è chi lo sa sfruttare e ne riceve compenso ma ciò non vuol dire che si deve oltre ad affermare che anche in un romanzo rosa, melenso, (o al contrario) possiamo rilevare del tragico ( o del sentimentale nell’altro genere). Farà piangere tante animelle! Perché vietarlo? La vita è variegata!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 2 Maggio 2024 alle 12:01 Rispondi

      Certamente, le categorie sono nate dopo i prodotti, proprio per facilitarne la ricerca. Non vedo le convenzioni dei generi letterari come degli schemi prestabiliti.E ovviamente anche nel rosa può esserci del tragico.

  2. Orsa
    giovedì, 2 Maggio 2024 alle 17:39 Rispondi

    Mi ha fatto riflettere su come le etichette dei generi possano essere percepite non come limiti, ma come valore aggiunto: la flessibilità dei generi letterari non può che stimolare la creatività nella produzione narrativa.
    E mi hai anche fatto ricordare che prima della pandemia volevo visitare il deserto di Tabernas, l’indimenticabile spaghetti-deserto che ha fatto da sfondo alle opere di Sergio Leone! :D

    • Daniele Imperi
      venerdì, 3 Maggio 2024 alle 8:11 Rispondi

      L’espressione “flessibilità dei generi letterari” mi piace, perché spinge anche a creare delle contaminazioni fra generi, anche se per me non tutte sono apprezzabili (per esempio non leggerei mai di alieni nel western).

  3. Luciano Cupioli
    sabato, 4 Maggio 2024 alle 14:33 Rispondi

    Non ritengo che i generi letterari limitino la creatività, anche perché è piuttosto difficile che un romanzo non risulti la commistione di più generi. Di solito c’è una scelta iniziale, anche se non è da escludere che si possa scrivere senza riferirsi a un genere particolare. Se i generi fossero colori, sembrerebbe impossibile dipingere un quadro utilizzandone uno solo, anche se qualcuno lo fa. Chi può dire che questo pittore sia meno creativo di chi invece abbina i colori giusti o addirittura li usa tutti? Cos’è in fondo la creatività, se non fare qualcosa di bello con quello che si vuole? Quanto a western e alieni, mi viene in mente il film “Cowboys & Aliens” con Harrison Ford e Daniel Craigg che non mi era affatto dispiaciuto.

    • Daniele Imperi
      sabato, 4 Maggio 2024 alle 17:08 Rispondi

      Mi riferivo proprio a quel film, che non ho visto e non mi attira, proprio per una commistione che trovo forzata.

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