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Ci sono autori che si dedicano a un unico genere narrativo. Autori che nella propria vita non hanno scritto altro. Ricordo un’autrice che scrisse soltanto romanzi d’amore. E scrittori che hanno pubblicato solo romanzi polizieschi o fantasy.
Non so come ci riescano. Non parlo delle difficoltà di scrivere di un genere letterario piuttosto che di un altro, ma della noia che ne potrà nascere. Della monotonia. Monotonia di linguaggio, di ambientazione, di trame anche, di descrizioni.
Mi viene in mente Terry Brooks, autore famoso per la sua lunga saga fantasy di Shannara. Ultimamente ho letto uno dei suoi romanzi più recenti e la sensazione avuta era di qualcosa di già letto.
Io sono uno che si annoia facilmente, che ha bisogno sempre di nuovi stimoli, altrimenti la noia – sempre in agguato nell’ombra – mi assale e dalla noia all’apatia il passo è breve.
Tanti anni fa ero appassionato del genere fantasy, conosciuto con Terry Brooks, ampliato poi con la collana di Urania Fantasy di fine anni ’80, approdando infine nel mondo di Tolkien.
All’epoca volevo scrivere solo fantasy e infatti di quel genere iniziai a scrivere 5 romanzi e 2 racconti lunghi. Tutti morti sul nascere. Sopravvivono in quaderni e fogli e ingialliscono col tempo.
La voglia – e la necessità, anche – di scrivere altro nacque all’aumentare delle mie letture: scoprii autori interessanti di altri generi letterari, dalla fantascienza al poliziesco, dall’orrore all’avventura.
Da allora ho capito che non fa per me dedicarmi a un solo genere narrativo, che ci sono tanti mondi da esplorare con la scrittura e tante strade da percorrere.
Inoltre, penso che ci siano solo vantaggi a scrivere storie di generi letterari diversi. Vediamo quali.
Sviluppare le proprie capacità di scrittura
Ogni genere letterario richiede un’immersione totale nelle atmosfere che lo caratterizzano.
La lettura di romanzi specifici del genere narrativo che si vuole affrontare permette già un primo approccio, un assaggio di quello che saranno gli ambienti e i tempi storici da trattare.
La documentazione – passaggio obbligato per qualsiasi tipo di romanzo, fantasy e biografico compresi – offre una sorta di “formazione”, che permette a chi scrive di avere una base di partenza.
Scrivendo storie di generi narrativi diversi, pian piano si acquisiscono esperienza e competenze: il proprio livello di scrittura migliora, perché siamo costretti – spinti è forse il termine più appropriato – ad adattare lo stile al genere, a usare linguaggi differenti, a usare un vocabolario più ricco.
Stimolare la propria creatività
Se la scrittura creativa è, per definizione, l’arte della scrittura applicata alla creazione di storie, ambienti, personaggi, allora scrivere di differenti generi letterari permette un ulteriore stimolo della propria creatività.
La scrittura di storie di più generi narrativi implica uno sforzo creativo maggiore, perché richiede tecniche differenti e differenti linguaggi.
Soprattutto, ogni genere letterario presenta problematiche uniche, particolarità e caratteristiche che chi scrive dovrà di volta in volta risolvere e affrontare, con l’opportunità di “spremere” la propria immaginazione.
Costruire un pubblico di lettori più ampio
Un autore che scriva storie di un unico genere letterario acquisirà un pubblico di lettori ben preciso: se scrive fantascienza, sarà apprezzato dai lettori di fantascienza, e così via.
Bisogna anche considerare che esistono lettori che leggono un unico genere letterario, che quindi escludono dalle loro letture moltissimi autori.
Ecco che lo scrittore versatile sarà avvantaggiato, perché avrà pubblico potenzialmente più ampio.
Sfidare se stessi
Ogni genere narrativo di cui si scrive per la prima volta rappresenta una sfida. Scrivere in generi diversi ci permette di affrontare sempre nuove sfide, ben più grandi di quelle della narrativa monogenere.
Non solo, ma sono sfide che nel tempo faranno migliorare le nostre capacità di narrazione. Scrivere è sempre un’avventura: variando i generi letterari, possiamo addentrarci in altrettante avventure, ognuna con le sue sfide da vincere.
In passato mi è capitato di non accettare qualcuna di queste sfide: mi dicevo che non avevo mai provato a scrivere di quel genere o quel tipo di storia. Ma alla fine mi sono detto che bisogna provarci, prima di arrendersi. La sfida si può vincere solo se si accetta. Tirarsi indietro non fa certo bene alla scrittura. Né alla propria autostima.
Scoprire nuovi interessi
È vero. Ma è vero soprattutto grazie alla lettura di più generi letterari.
Variando le mie letture, ho scoperto di avere molti più interessi di quanto pensassi, e dal momento che mi piace scrivere, era logico aspettarsi che quegli stessi interessi si sarebbero poi riversati anche nella scrittura.
E così è stato. Scrivere di più generi narrativi mi permette di tenere viva la mia passione per la scrittura, uccidendo la noia che mi bracca come un lupo affamato.
Corrado S. Magro
Mi sono anche io lasciato prendere “parzialmente” la mano da un certo genere. Ho individuato quasi con orrore che, sebbene ambientati in luoghi completamenti diversi con personaggi e contesti dissimili, le analogie erano e sono tante. Non sono nemmeno io il lettore “seriale” se l’autore non è in grado di differenziarsi. Per farla breve, letti tre quattro Montalbano di Camilleri li ho letti tutti eccezione fatta per “La pensione Eva” e qualche saggio dove scopro ben altro dello scrittore. Tengo per buono quello che ho espresso in alcuni scritti di generte e ciò che esprimo in quelli in stesura ma sono più propenso a indirizzarmi verso panorami ben diversi anche se è difficile, se non impossibile, adottare un modo di raccontare, uno stile che non sia il proprio. Mi aiutano i racconti.
Daniele Imperi
Hai ragione, le analogie sono tante. Ci si può “salvare” scrivendo storie dei vari sottogeneri di un genere specifico. In quel caso ti ritrovi davvero a dover scrivere usando linguaggi differenti e storie molto diverse tra loro (prendi, per esempio, il giallo e il noir).
Fabio Amadei
Ciao Daniele,
hai ragione sull’importanza di spaziare su vari generi.
Quando si insiste su un genere letterario, secondo me, c’è il rischio di appiattirsi o di venire schiacciati in qualche modo dal genere stesso.
Forse c’è la paura inconscia di smarrire il proprio stile e la propria identità. Un atleta che corre i 10.000 metri potrebbe cimentarsi nel salto in lungo?
A me piacciono i libri umoristici. In passato ho scritto un buon numero di racconti brevi. Due anni fa ho sentito l’esigenza di raccontare una storia drammatica: è venuto fuori un racconto di 38.000 caratteri. La mia insegnante di scrittura creativa, confrontando i due generi, ha detto che mi “vede meglio” in quest’ultimo stile. «La tua voce è più sincera, più autentica», ha ribadito. Forse le mie storie umoristiche non erano così divertenti o forse lei ama le cose più “serie”.
Ho capito però che uno non deve farsi imprigionare da un tipo di approccio ben preciso e riconoscibile. Tutto sta nel capire se raccontare una certa storia con un taglio leggero o con un tono drammatico.
Simenon non ha scritto solo polizieschi. Non tutti i libri S.King sono di genere horror.
Daniele Imperi
Ciao Fabio,
appiattimento è forse il termine più appropriato. Molti autori credo si dedichino a un unico genere letterario proprio per creare una propria identità.
A me, invece, i libri umoristici non piacciono. Ho gradito molto, però, un romanzo di P.G. Wodehouse.
Nel tuo caso, forse la tua insegnante non ama in genere le storie umoristiche o magari non gradisce il tuo umorismo. Alcuni comici, per esempio, a me fanno ridere ancora oggi, come Totò e Stanlio e Ollio e anche Mr. Bean e Benny Hill, ma non mi ha mai fatto ridere Paolo Villaggio, né Cristian De Sica né Boldi.
Quindi c’è umorismo e umorismo.
Di Simenon infatti ho sia la collezione dei polizieschi sia quella di altri tipi di romanzi.
Gli ultimi due romanzi di King non sono infatti dell’orrore, ma fantasy (Fairy Tale) e poliziesco (Billy Summers).
Orsa
Verissima la scoperta di nuovi interessi, è successo anche a me! L’importante (parlando da lettore) è rimanere coerenti con lo stile, ad esempio io ritrovo lo stesso Daniele Imperi sia leggendo un suo racconto horror sia drammatico sia futurista.
Senti, e se un racconto rosa ti schiaffeggiasse col guanto di sfida? Ahhh che poesia, ma che bella immagine! 😂
Daniele Imperi
Non pensavo di essere riconoscibile
Una storia rosa in programma c’è, ne ho accennato (all’inizio solo come battuta) più volte nel blog!
Kukuviza
Ma è da un pezzo che il racconto rosa ha schiaffeggiato il nostro Daniele! Ma lui continua a rimandare la stesura della storia della signorina Z…
Daniele Imperi
Quanti schiaffi ultimamente!
Rimanda rimanda, alla fine, chissà, qualcosa di rosa uscirà!
Orsa
Z sta per Zorra, vero? 😂
Daniele Imperi
No, peggio: Zosima, di cui accennai nel blog in altri contesti
Orsa
ZOSIMA? La famosa Zosima Zizzadoro?
Orsa ha lasciato il gruppo 😂
Kukuviza
È veramente ormai troppo famosa Zosima Zizzadoro! Daniele vedi di farci il copyright di questo mitico nome!
Daniele Imperi
Sarà mia premura!
vonMoltke
Intanto, anche se non c’entra niente, grazie per la foto scelta: riproduce alcune decorazioni tipiche del dorso di libri di letteratura russa pubblicati in URSS fra gli anni ’60 sino agli ’80 (di cui ho una piccola selezione). Mi ha fatto un piacere enorme, e non mi risulta sia comparsa in libri di altri paesi.
Per il resto, sono d’accordo con te: essendo persona di molteplici interessi, negli anni in cui ho scritto i miei otto (o nove?) romanzi, ho prodotto romanzi storici puri, thriller a sfondo storico, fantascienza, fantastico… ovviamente la sfida l’ho raccolta solo dove l’argomento mi ispirava. Non avrei mai osato scrivere un western: non ne so nulla e non avrei potuto sottopormi a intense letture di formazione, che mi avrebbero esasperato. Come te, leggo tanto di tanti generi e sia da lettore che da scrittore ho sempre dovuto variare.
Ah, la mia prima prova credo fosse un romanzo storico ambientato nel mondo greco subito dopo la morte di Alessandro Magno. Avevo 16 anni, crollai miseramente dopo poche pagine…
Daniele Imperi
Se non hai mai letto un genere letterario, come il western nel tuo caso, significa che neanche ti attira, quindi non ti interessa scriverne.
Un romanzo storico sull’antica Grecia, come anche sull’antica Roma, richiede parecchia documentazione.
LUCIANO
Nella pittura il cambio di genere avviene con estrema regolarità. Tutte le opere dei grandi pittori, da Rembrandt a Picasso a Klee, variano tra paesaggi, nature morte, ritratti, animali, soggetti storici e religiosi. Nel corso della vita molti pittori hanno addirittura cambiato il proprio stile: perché questo non potrebbe avvenire anche nella letteratura? Che forse il pennello può permettersi di fare quello che alla penna non riesce? E’ più semplice dipingere il Canal Grande di Venezia dopo un autoritratto, che un libro di avventura dopo una biografia? Lo scrivere è anche ricerca e approfondimento, mentre il limitarsi a un solo genere ha l’insipido sapore dell’adagiarsi. Se sei un vero scrittore devi poter scrivere di qualunque cosa, e qualunque cosa ti deve stimolare a scrivere. Avrei voluto essere l’autore di alcune delle opere di Stephen King? Certo, ma come delle sue, anche di altre della Rowling, di Murakami e di Magris…
Daniele Imperi
Infatti nella pittura è così: sai che noia a disegnare solo paesaggi o ritratti?
Non sono invece molto d’accordo che un vero scrittore debba saper scrivere tutto. Ci sono generi in cui sei più portato di altri, quindi riesci meglio. Idem per la pittura e il disegno in generale.