4 errori di uno scrittore alle prime armi

Errori scrittore

Che cosa è uno scrittore alle prime armi, intanto? Chi vuole scrivere una storia ma non ha ancora provato a farlo? Chi ne ha scritte poche? E qual è il numero di storie oltre il quale uno scrittore non è più in erba?

Noi che non abbiamo ancora pubblicato né con un editore né in self-publishing siamo considerati scrittori in erba?

Mentre vi lascio riflettere su questa condizione dello scrittore, voglio continuare con il tema del post: ossia gli errori più frequenti che abbiamo fatto in molti quando abbiamo dato il via alle nostre velleità scrittorie.

Via allʼemulazione: ovvero copiare le storie altrui

Come più volte ho scritto nel blog, il mio primo tentativo di scrivere un romanzo fantasy era una scopiazzata indecente de La spada di Shannara, tanto che a un certo punto chiamai il protagonista perfino Shea, come quello del romanzo di Terry Brooks. “E che ha i diritti su quel nome?”, pensai ingenuamente. “Be’”, mi rispose tempo dopo la coscienza, “direi di sì”.

Poi lessi Il signore degli anelli e la riprogettazione del mio romanzo fantasy divenne una scopiazzata indecente dellʼopera tolkieniana, con tanto di appendici, raccolte di racconti e qualcosa come diverse trilogie di romanzi.

Quando le mie letture hanno cominciato ad aumentare e a diversificarsi, ho iniziato a vedere il Fantastico in modo diverso, a tirare fuori idee nuove e soprattutto differenti da quelle già usate.

Da questo errore ho imparato che lʼesperienza gioca un ruolo fondamentale per chi ama scrivere: esperienza di letture e di generi letterari, perché io dirò sempre quanto sia importante leggere più generi narrativi anche se si vuol scrivere soltanto di uno.

Via allʼemulazione 2: ovvero copiare lo stile altrui

Come non potevo imitare (la traduttrice di) Terry Brooks? E come, dopo di lei, quello di Tolkien? E così con un altro paio di autori.

Quando si ha poco esercizio di scrittura e si trova un autore che ci fa impazzire per il suo stile, è normale tentare di imitarlo, emularlo. Succede anche nel disegno. Io imitavo Jacovitti, un mio amico Sergio Toppi, un altro Andrea Pazienza e un altro ancora Claudio Castellini. Ognuno di noi era innamorato dello stile di quel fumettista e era spinto a emularlo.

Il problema, specialmente in quei fumetti, è che erano stili molto riconoscibili e originali, ma anche difficilmente imitabili. Nella scrittura è lo stesso, in fondo ogni forma dʼarte assume connotazioni diverse in funzione dellʼartista.

Anche in questo caso lʼesperienza ci salva: più leggiamo e più scriviamo e più giungiamo a una personalizzazione della nostra arte, a un nostro stile di scrittura, a una nostra identità artistica.

1000 modi per allungare il brodo

Troviamo sempre una scusa per scrivere più di quanto non serva. Come se la quantità di pagine influisse sulla riuscita di un romanzo.

Nel mio primo romanzo fantasy avevo scritto ben due capitoli in cui descrivevo nei dettagli il mondo che avevo inventato. Non erano inutili soltanto per quello, ma anche per il fatto che “sconvolgimenti geologici” ne avevano completamente modificato la topografia, quindi dal terzo capitolo la geografia della mia ambientazione cambiava del tutto.

Avevo inventato l’analessi geologica senza saperlo.

Un altro errore che commisi era inserire nei capitoli, ogni tanto, qualche sogno. Ovviamente ne avevo letto nel romanzo La spada di Shannara, quindi mi sentivo obbligato a far sognare i miei personaggi. E così potevo consumare pagine e allungare i capitoli.

Abbiamo visto quanto siano utili le sottotrame – quelle dei personaggi, non certo quelle dei luoghi… – e anche le analessi, ma ovviamente bisogna imparare a dosarle e soprattutto inserirle quando serve davvero.

La saga infinita… fantasy!

Ne ho accennato prima. Il secondo progetto del mio fantasy prevedeva, fra trilogie, tetralogie e raccolte di racconti (ben 3 antologie) qualcosa come 15 libri. Bum!

Credo sia normale anche questo: siamo talmente spinti dallʼemulazione, talmente coinvolti con il fantasy che vogliamo continuare a vivere quelle atmosfere e costringere i lettori futuri a leggere storie su storie senza tregua.

Terry Brooks sta facendo proprio questo. Ho ormai perso il conto di quanti romanzi su Shannara abbia scritto e continua a scrivere. Su Landover ne sono usciti 5, mi pare, ma ce nʼè un altro in arrivo.

Martin sta portando avanti le Cronache del ghiaccio e del fuoco, mi pare sia unʼeptalogia (sette romanzi), ma da quanto va avanti? Con la Mondadori è diventata unʼenciclopedia di sicuro.

Ma Brooks e Martin sono scrittori famosi, hanno il loro bel pubblico. Noi ancora no.

Gli errori finiscono qui. A me competono tutti e 4, come ho detto. E a voi? Siate sinceri e non imbrogliate :)

46 Commenti

  1. Banshee Miller
    martedì, 4 Agosto 2015 alle 8:24 Rispondi

    L’ultimo forse è quello meno diffuso, se si parla di scrittori alle prime armi in generale, è più tipico del fantasy. Gli altri sì, credo che nessuno potrà mai scampare. Lo scrittore in erba è quello che ancora commette gli errori.

    • Daniele Imperi
      martedì, 4 Agosto 2015 alle 13:44 Rispondi

      Sì, l’ultimo ho scritto appunto saga fantasy, perché è il genere che più si presta a libri su libri. Secondo me ci si affeziona troppo al primo mondo immaginario creato.

  2. Chiara
    martedì, 4 Agosto 2015 alle 8:59 Rispondi

    Analizziamoli uno per uno!

    Non ho mai fatto l’errore di scopiazzare altri autori per quel che riguarda la trama ma ne ho fatto un altro, che aggiungerei all’elenco: le mie prime storie avevano tutte una forte matrice autobiografica.
    Per quel che riguarda lo stile, le mie prime esperienze di scrittura si ispiravano molto a Niccolò Ammaniti. Ora sto trovando la mia strada.
    Il terzo errore lo faccio ancora, almeno per quel che riguarda la prima stesura: prevedo che in revisione taglierò senza pietà.
    Il quarto non mi riguarda, perché non scrivo fantasy. Il mio romanzo è infatti uno stand-alone. Non escludo poi di “riciclare” i personaggi per altre storie, ma non c’è nessuna trilogia, tetralogia, pentalogia ecc… ;)

    • Daniele Imperi
      martedì, 4 Agosto 2015 alle 13:46 Rispondi

      Io devo ancora analizzare i racconti scritti e i romanzi che vorrei scrivere per scoprire se c’è qualcosa di me.
      Prolissità nel blogging e in narrativa? :D
      Riciclare i personaggi può essere interessante, raramente mi è capitato in qualche romanzo letto.

      • Chiara
        martedì, 4 Agosto 2015 alle 14:39 Rispondi

        Sono prolissa sempre, anche quando parlo ;)

  3. Kinsy
    martedì, 4 Agosto 2015 alle 8:59 Rispondi

    Allungare il brodo non è mai stato un mio vizio. Anzi!

    • Daniele Imperi
      martedì, 4 Agosto 2015 alle 13:47 Rispondi

      Sei troppo sintetica?

      • Kinsy
        martedì, 4 Agosto 2015 alle 18:32 Rispondi

        Decisamente. Una volta mi hanno definito “stitica”. Ma sto cercando di migliorare!

        • Chiara
          mercoledì, 5 Agosto 2015 alle 8:38 Rispondi

          Kinsy mi insegni come si fa? :-D

  4. LiveALive
    martedì, 4 Agosto 2015 alle 10:06 Rispondi

    Ci sono persone che hanno scritto per anni e non hanno imparato niente, e altre che in qualche mese sono riuscite a farsi dell’esperienza maggiore di quelle altre. Per la serie”si può essere giovani di anni e vecchi di ore”. Ognuno lo sa quando era in erba, ma può dirlo solo a posteriori.
    Non mi è mai capitato di copiare una storia: ho preso ispirazione da biografie e fatti storici, ma non ho mai copiato altri libri, o non rielaborato le fonti.
    Sullo stile non lo so. Credo che si senta sempre il sapore di ciò a cui sto pensando mentre scrivo: ci sono testi che ho scritto pensando a Tolstoj, altri a Dumas, altri a d’Annunzio, ora ne scrivo uno pensando a Joyce… Non imito lo stile, ma semplicemente leggo anche per “rubare” stilemi che mi paiono comunicare ciò che voglio. Non so se esista davvero lo stile personale, o se ogni contenuto ha il suo stile, e l’autore deve adattarsi.
    Allungare il brodo… Si sa che la lunghezza del libro non conta, conta come lo si usa! Nevvero? E io infatti ho sempre scritto roba breve. Il primissimo testo, però, in effetti, era prolisso e dispersivo. Questo però era dovuto più che altro alla mancanza di progettazione. Progettare saghe infinite, invece, no: sempre voluto tutto su un libro.

    • Daniele Imperi
      martedì, 4 Agosto 2015 alle 13:48 Rispondi

      Vero, impari se hai voglia di farlo, altrimenti resti sempre lo stesso.
      La prolissità non credo sia colpa solo della mancanza di progettazione, anche se per buona parte sì.

  5. massimiliano riccardi
    martedì, 4 Agosto 2015 alle 11:10 Rispondi

    Tutto vero, non sono uno scrittore ma uno scribacchino, non ho fatto esattamente gli errori che hai descritto ma ne ho fatti di peggio. Fai bene a scrivere articoli come questo, servono. Servono agli esordienti come me e a coloro che hanno già pubblicato qualcosina pensando di essere arrivati in vetta. Io consiglio sempre di chiedere aiuto a un buon editor.

    • Daniele Imperi
      martedì, 4 Agosto 2015 alle 13:51 Rispondi

      Ho ragionato sui miei errori passati, è un buon modo per vedere i propri miglioramenti. In futuro magari appariranno post su altri errori.

  6. Marco Moretti
    martedì, 4 Agosto 2015 alle 11:44 Rispondi

    Tutto vero! Esaminando i punti credo che i rischi maggiori siano il “copiare” e le suggestioni autobiografiche; un tuo stile te lo fai scrivendo, ma penso che hai già “dentro” un’ impronta che migliorerai con la forma e la tecnica. Il brodo credo sia importante, ma non necessariamente lungo, conta il sapore! E poi la storia: è tutto, deve attrarre e portarti da qualche parte. Altrimenti puoi scrivere bene quanto vuoi…

    • Daniele Imperi
      martedì, 4 Agosto 2015 alle 14:10 Rispondi

      Sì, forse lo stile è già dentro, dipende dalla tua personalità e dalle letture che fai.

  7. Tenar
    martedì, 4 Agosto 2015 alle 11:45 Rispondi

    Il mio errore ricorrente è ed è stato quello di buttarmi in storie e trame che non avevo i mezzi tecnici per gestire e la volta dopo, ovviamente, giocare al ribasso e non osare…
    Scopiazzare non ho mai scopiazzato, ma ho adorato da lontano stili e storie inarrivabili con contraccolpo di senso di inferiorità schiacciante.

    • massimiliano riccardi
      martedì, 4 Agosto 2015 alle 12:08 Rispondi

      Devo dire che un po mi ritrovo in quello che dici.

    • Daniele Imperi
      martedì, 4 Agosto 2015 alle 14:12 Rispondi

      Anche quel tuo errore è da tenere a bada, non ci avevo pensato. Bisognerebbe scrivere ciò che siamo in grado di scrivere.
      La sensazione che hai avuto sugli stili è anche mia :)

  8. ulisse di bartolomei
    martedì, 4 Agosto 2015 alle 14:25 Rispondi

    Credo che un racconto sia come una poesia: deve stare già nell’ambiente interiore! Magari come latente messaggio che si intende diffondere e all’improvviso ne appare la chiave narrativa, oppure un “cortile idealizzante” di cui emerge la voglia di dare forma. Costruire una storia per meri fini autosuffraganti si può, ma è complicatissimo farlo come primo testo. Sono convinto che parecchi scrittori di successo adoperano un criterio “menu” per assemblare storie “catena di montaggio” per soddisfare le esigenze degli editori, che ovviamente sono produttive più che qualitative. Io scrivo e pure parecchio, ma non potrei definirmi scrittore classico, in quanto sono animato soprattutto dalla voglia di “vendicarmi” su di un passato che non mi ha perdonato neppure un errore! Nel mio caso il buono è che non ho bisogno di inventare, dacché mi basta pescare nel mio passato. Il cattivo sta che potendo soddisfare la mia rivalsa virtuale, al desiderio di “vendermi” rimane uno spazio angusto…

    • Daniele Imperi
      martedì, 4 Agosto 2015 alle 16:03 Rispondi

      Hai ragione, bisognerebbe scrivere storie come si scrivono le poesie, sentendole dentro. Ma non è facile.

  9. Il Pierpo
    martedì, 4 Agosto 2015 alle 15:51 Rispondi

    Innanzitutto salve a tutti. Anche se vi leggo da un po’, è la prima volta che intervengo.
    Sì… sono uno scrittore (anche se preferisco definirmi narratore) inesperto. Ho iniziato a scrivere due anni fa, ma non so se definirmi alle prime armi, visto che a breve uscirà il mio sesto libro.
    Non ho mai avuto molto tempo per leggere e quando l’ho fatto, ho preferito letture poco impegnative, quindi non ho subìto granché l’influenza di altri autori. Come non ho mai amato “allungare il brodo”, anzi.
    Forse l’unico errore, anche se non sono al tuo livello, è che quattro dei cinque libri già pubblicati, appartengono ala stessa serie (e un quinto – e ultimo, forse! – capitolo lo sto già scrivendo). Ho scelto questa divisione per praticità, visto che avevo intenzione di stamparlo in POD: le 1100 e più pagine complessive. Ho però cercato di renderli indipendenti.
    Piuttosto non so se posso andare un po’ OT. Mi serve un consiglio.
    Finora ho scritto storie vere, ma nel libro in uscita ho deciso di dare spazio alla mia fantasia. Qui sorge un problema di inesperienza e scarsa memoria, non ricordando se ne ho mai letti. In pratica l’ho scritto a tre voci; la voce narrante e quella dei due protagonisti. Ho paura che le tre voci si confondino alla lettura e avevo pensato di usare il seguente modo: protagonista 1, carattere normale… protagonista 2 carattere normale ma in corsivo… voce narrante infine in apice. Per l’ebook non ci sono particolari problemi, mi preoccupa la stampa. Mi potete aiutare?

    • Daniele Imperi
      martedì, 4 Agosto 2015 alle 18:14 Rispondi

      Ciao, benvenuto nel blog.
      Hai pubblicato 6 libri in 2 anni?
      Leggere è fondamentale, se scrivi, il tempo per leggere deve esserci. Se i primi 5 libri sono storie vere, il sesto dovrebbe seguire quella scia.

      • LiveALive
        martedì, 4 Agosto 2015 alle 19:31 Rispondi

        Io direi che l’unica cosa importante è che il lettore non riesca a dire cosa è vero e cosa è falso.

      • Il Pierpo
        martedì, 4 Agosto 2015 alle 19:40 Rispondi

        In effetti in parte lo segue, visto che ho preso spunto da una delle sedici storie raccontate nel quinto libro e inviatemi dai lettori. Per essere più chiaro… il primo libro nasce da un argomento ancora tabù (anche se siamo nel 2013 all’epoca, ma nulla è cambiato a oggi), l’omosessualità. Ho raccontato della difficoltà di un padre ad accettare quella del figlio adolescente e il suo cambiamento che lo porta a provare lui stesso un sentimento nei confronti di un uomo.
        Chiamami pazzo, ma a quel punto l’idea di coinvolgere i lettori invitandoli a mandarmi la loro storia, l’ho realizzata. Mi sono arrivate oltre cento e ne ho scelte sedici, facendone un libro.
        Una di queste l’ho trovata perfetta per mettermi alla prova, anche perché non mi piacerebbe avere una qualsivoglia ‘etichetta’ se mai continuerò ad avere qual cosa da raccontare.

        • Il Pierpo
          martedì, 4 Agosto 2015 alle 23:25 Rispondi

          Maldito tablet!
          Ci sono 2 errori ma andavo di corsa (Mi sono arrivate oltre 100 (TESTIMONIANZE)
          e qualcosa è attaccato (anche se non sembra… :) )

  10. Poli72
    mercoledì, 5 Agosto 2015 alle 0:52 Rispondi

    Cominciamo col dire che uno scrittore e’ colui che si guadagna di che vivere con la sua arte ,o lavoro che dir si voglia.Successo oceanico o stipendio sindacale minimo ,in ogni caso la scrittura e’ la sua primaria fonte di reddito , nonche’ la sua principale occupazione.Punto e basta.
    Pubblicato da casa editrice ,self publisher,web publisher ,non ha importanza , per dedicarsi completamente alla scrittura uno ci deve guadagnare ,altrimenti rimarra’ sempre un hobby.
    Definito lo scrittore ,passiamo alla definizione di aspirante scrittore. Come dice la parola stessa, egli aspira a diventare uno che riesce a vivere degnamente coi proventi di cio’ che compone.
    Naturalmente ,come in ogni ambito delle umane attivita’ complesse,ci sono studi e gavette da fare prima di riuscire a esercitare l’arte con capacita’ e sicurezza.Gli errori che tu enunci nel post fanno parte di tutta quella complessa, e necessaria ,evoluzione dello scrittore alle prime armi.
    Io aggiungerei altre 3 mancanze,potrebbero anche definirsi debolezze, dell’aspirante.
    1) L’ INSICUREZZA che attanaglia il novellino ,sulla trama ,sullo stile , sui personaggi e quant’altro.Fermo restando che la grammatica va studiata e conosciuta.Io credo che tale scalino si debba superare inizialmente con la superbia( come Tu stesso Daniele avevi scritto in un bel post qualche tempo fa’).Devi convincere il tuo io profondo che sei uno scrittore , cio’ che scrivi indubbiamente interessera’ qualcuno ,qualcuno ti fara’ dei complimenti ,e qualche altro acquistera’ il tuo libro o paghera’ il tuo lavoro di web-writer.
    Concatenato a quanto sopra c’e’ l’enorme numero di pagine che il novellino butta nel cestino o cancella col tasto delete di Word e che abbattono il morale come scudisciate sul nudo groppone. Tutto cio’ fa parte del gioco ,impantanarsi in un binario morto credo possa succedere anche ai grandi, i quali pero’ reagiscono col fattore C.La COSTANZA.Diavolo ,prima o poi usciro’ dal pantano.Districhero’ la trama tagliando via i rami secchi.Trovero’ il mio personale modo di narrare.Mi verra’ in mente, dopo averne pensate 100.000, una soluzione originale per sgusciar fuori con stile da una situazione sintattica o narrativa.
    3)INCOSTANZA nel faticare mentalmente.Leggere e’ facile e rilassante.Scribacchiare la prima cosa che ci viene in mente , pure. Portare a termine un progetto articolato e complesso come un romanzo, invece,impegna duramente le meningi e fiacca la mente.Mi ritrovo spesso a staccare su un problema sintattico o un fattore della trama per svagarmi in vari modi .Cosi’ facendo perdo ore e giorni preziosi,la memoria si annebbia e l’ispirazione si ingrigisce.La COSTANZA nell’immergersi tutti i giorni nella nostra storia sarebbe la miglior via d’uscita.Anche la costanza comunque si puo’ sviluppare ,ne sono convinto.
    3)PUNTO DI VISTA CONDIZIONABILE.Intendo ,il punto di vista su quello che stiamo facendo.
    Dovrebbe sempre essere, ferreamente positivo.E’ la positivita’ che da’ entusiamo ed energie per faticare e produrre.L’apirante pero’ e’ facilmente condizionabile.Parenti,amici ,web o altro possono in un batter d’occhio far virare verso la negativita’.E che scrivi a fare ,tanto non ti pubblicheranno mai e non guadagnerai un centesimo.Tutto tempo perso.In Italia non si puo’ vivere di scrittura.Se non conosci qualcuno o non sei una bella f..a che la da’ al responsabile editoriale non emergerai mai. Butterai nel cesso ore ed ore di impegno per nulla.La realta’ pero’ smentisce anche questo .Esistono aspiranti che hanno vissuto tutti i travagli del caso ,ma sono poi emersi ed ora sono degli scrittori affermati.

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 5 Agosto 2015 alle 11:32 Rispondi

      Uno scrittore è uno che scrive libri, ma per guadagnarsi da vivere potrebbe fare altro. In Italia sarebbero due o tre gli scrittori, altrimenti. Non è detto che la scrittura debba essere la sua fonte primaria di reddito.
      Le mancanze che aggungi non sono comunque errori.

  11. Simona C.
    giovedì, 6 Agosto 2015 alle 14:31 Rispondi

    Da ragazzina, copiavo la forma dai libri, ma le trame dai film e aggiungevo anche disegni qua e là per completare il tutto. Le mie fonti d’ispirazione sono sempre state molteplici (libri, fumetti, cinema, documentari in tv, foto sulle enciclopedie e perfino video musicali) e, probabilmente, è stata questa contaminazione a spingermi verso un genere misto e uno stile personale, mi interessano troppe cose per poterne copiare una :)
    Mi capita di riciclare personaggi in nuove storie o di inserire auto-citazioni da altri miei libri. Mi piaceva quando ne trovavo nei romanzi di Stephen King.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Agosto 2015 alle 14:41 Rispondi

      Ti capisco, perché anche io ho più fonti. Meglio così, possiamo spaziare e trovare più idee.
      Le auto-citazioni sono interessanti, ma aspetterò di pubblicare qualche libro prima di usarle :)

  12. KingLC
    venerdì, 7 Agosto 2015 alle 0:43 Rispondi

    A 17 anni e senza mai aver terminato un libro credo di essere il perfetto esempio di scrittore inesperto. E non è una bella sensazione, ve lo posso giurare. La cosa che più mi infastidisce è non avere la possibilità di staccare lo sguardo dal mio primo libro e poterlo osservare con distacco, è impossibile, ci sono dentro fino al collo e mi pare il capolavoro che (già so) non sarà. Non credo di fare nessuno dei 4 errori elencati nel post, sono errori troppo basilari e non da me, ma alcune accortezze nella scrittura credo che possano arrivare solo tramite l’esperienza. In particolare la regola del “show, don’t tell” un po’ mi terrorizza, perché ho come l’impressione di non riuscire a rispettarla al 100%. Ho paura che, in quanto narratore, possa mettere troppo di mio senza lasciare spazio al lettore. Ho paura di non azzeccare il ritmo, allungando alcune cose e sintetizzando altre, ho paura di non avere un lessico abbastanza ampio, ho paura di non riuscire a trasformare la potenza delle immagini nella mia mente in parole che possano colpire anche il lettore. E poi ho paura, sopratutto, che leggere un libro di un grande autore e non vederlo di troppo superiore al mio sia solo un’illusione bastarda della mia mente eccentrica. Perché, di nuovo, ci sono troppo dentro e non mi accorgo dei reali difetti. Sviluppo paure ma non ho l’esperienza adatta per poterle mettere a tacere. Potrei andare avanti fino a Natale, ma forse meglio di no. Diciamo che, ecco, le paure di ogni scrittore inesperto siano un po’ tutte simili alle mie. L’unica cosa che mi rincuora è pensare a gente come Lansdale, King, Martin, Bradbury e compagnia bella, pensarli alle prime armi e vederli insicuri e terrorizzati come me. Questo mi rincuora, perché poi loro ci sono riusciti, e chi lo sa che non ci riesca anch’io.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 7 Agosto 2015 alle 7:38 Rispondi

      A 17 anni sarebbe un evento se uno avesse già terminato un libro :)
      Le accortezze vengono senz’altro con tanta esperienza. Che intendi per staccare lo sguardo dal primo libro?
      Il lessico si ampia leggendo e scrivendo. Altri problemi si correggono con l’editing. Ecco perché serve l’editor, perché da solo non vedi tutti i difetti.

      • KingLC
        venerdì, 7 Agosto 2015 alle 13:48 Rispondi

        È una mia fantasia, staccare lo sguardo dal libro e poterlo osservare oggettivamente. Come fossi un’altra persona che, in quella storia, non ci è dentro fino al collo. Purtroppo non posso e devo (e sempre dovrò) affidarmi agli altri. E forse hai ragione, sono troppo frettoloso a pensare di dover terminare un libro già a quest’età, ma son sempre stato così, quando qualcosa mi piace e potenzialmente potrebbe segnare il mio futuro, ho sempre tanta voglia di fare… Poi vedo il foglio bianco e mi passa la voglia, ma questo è un altro discorso.

    • Simona C.
      venerdì, 7 Agosto 2015 alle 11:54 Rispondi

      Io vedo lo “show, don’t tell” come una delle tecniche possibili, piuttosto che una regola. Ci sono passaggi che preferisco raccontare e altri in cui trovo sia meglio mostrare. Dipende da cosa richiede la trama. Considero regole soltanto la grammatica e l’ortografia.
      A 17 anni scrivevo racconti su un quaderno che facevo girare tra i compagni di scuola che mettevano i loro commenti sulle ultime pagine. Avevo un successone, ma a rileggerli oggi (conservo ancora quei quaderni) mi fanno sbellicare dalle risate ed erano storie drammatiche.
      Le paranoie dello scrittore non hanno età, ma con l’esperienza si acquista sicurezza e con l’impegno (scrivere tanto e leggere di più) si migliora.
      D’accordo con Daniele sull’editor.

      • Daniele Imperi
        venerdì, 7 Agosto 2015 alle 12:26 Rispondi

        Sullo “show, don’t tell” sono d’accordo. Non può essere una regola.
        Io invece ho sempre avuto problemi a far leggere le mie cose a chi conoscevo :)

        • Simona C.
          venerdì, 7 Agosto 2015 alle 16:30 Rispondi

          Davvero? I conoscenti sono stati, e sono ancora, il mio primo pubblico. Sono una persona timida e poco socievole, ma non riguardo a ciò che scrivo, anzi è proprio quello il modo in cui comunico. Ho sempre cercato un pubblico, come quando tornavo dall’asilo con un disegno e volevo spiegarlo a tutti i parenti, è così che ho cominciato a inventare storie.
          Certo, crescendo bisogna andare oltre e affrontare un pubblico di sconosciuti perché i commenti di chi ti sta intorno sono sempre influenzati dal rapporto personale.

          • Daniele Imperi
            venerdì, 7 Agosto 2015 alle 16:45 Rispondi

            Guarda, a me dà problemi anche se mia madre mi vede disegnare… vedi un po’ tu :)

  13. Alex
    giovedì, 10 Settembre 2015 alle 13:21 Rispondi

    Vorrei chiedere se ci sono autori Italiani del fantasy che hanno avuto successo in Europa e/o oltreoceano? Chi sarebbero? E quanto può essere remunerativo il Fantasy in Italia? Perché non raggiungiamo i livelli dei Grandi?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 10 Settembre 2015 alle 13:30 Rispondi

      Ciao Alex, benvenuto nel blog. Non conosco autori italiani fantasy che abbiano sfondato all’estero. Remunerativo in che senso? Se riesci a guadagnare bene scrivendo fantasy? A parte rarissime eccezioni, in Italia nessuno scrittore guadagna coi suoi libri.

  14. Silvia
    venerdì, 25 Settembre 2015 alle 18:48 Rispondi

    Manco uno, haha… non ho tutta quella memoria, non posso emulare, lo stile non so che sia, ma un tizio importante mi ha detto che il mio è pessimo) e scrivo veramente stringato, troppo. Le idee son talmente tante, arrivano e se ne vanno in un blitz, che non gli sto dietro, me le perdo per strada, figuriamoci fermarsi a trilogiare o eptalogiare…
    :D :D :D

    • Daniele Imperi
      sabato, 26 Settembre 2015 alle 7:28 Rispondi

      In che senso lo stile è pessimo? Uno stile non può essere pessimo a priori. Può piacere o meno, ma è soggettivo.

  15. Emiliano
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 11:02 Rispondi

    Il bello della scrittura è quello, il distruggere per creare, una continua evoluzione di se stessi in funzione dello stile. Ci saranno sempre errori da commettere come ci saranno sempre cose da imparare. Il bello della scrittura è che un mare infinito dove scoperta una terra, si riparte per una nuova avventura. Lo scrittore, quello vero, per gran esperienza possa avere muterà sempre e comunque è inscindibile.Come sempre un post che fa riflettere, grazie.

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 11:32 Rispondi

      Anche per me gli errori si continueranno a fare, magari non grossolani, ma ci saranno sempre.

  16. Valentina
    lunedì, 30 Ottobre 2017 alle 13:05 Rispondi

    Forse commento un po’ in ritardo.
    Scrivo da sempre e all’età di 19 anni terminai il mio primo libro. Mi sono imbattuta in diverse esperienze di scrittura: ho avuto modo di parlare con editori importanti, partecipando a talent scout e racimolando preziosi consigli. Tuttavia non ho ancora pubblicato. Ho scritto negli anni passati tante bozze di tante storie, di cui 3 selezionate. Una portata a termina, l’altra conservata, l’ultima su cui lavoro da quasi tre anni è in “lavoro in corso”. No, non è da tre anni che scrivo, è solo da un paio di mesi che scrivo di quest’ultima storia. Gli anni precedenti ho studiato. Che cosa? Tecnica narrativa, caratterizzazione dei personaggi, descrizioni, stile, errori comuni e non, la prima stesura,la bozza, la correzione, lo scheletro di una trama. La tecnica che sta dietro il bellissimo precesso creativo: una palla!
    Eppure, oggi credo di trovarmi nella fase in cui sto realizzando professionalmente la prima stesura di un libro. Strana, come sensazione: sai che in qualsiasi modo risulterà, non potrà mai risultare una sconfitta.

    Ho detto anche io la mia insignificante ma, forse, importante esperienza personale. La creatività si realizza nello studio.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 30 Ottobre 2017 alle 14:17 Rispondi

      Ciao Valentina, benvenuta nel blog. Io un romanzo che sta in lavori in corso da 4 anni :D
      Nessuna esperienza è insignificante, comunque.
      Ti sono stati utili tutti quegli studi?

      • Valentina
        lunedì, 30 Ottobre 2017 alle 19:39 Rispondi

        Tantissimo! La mia scrittura riesce a prendere una direzione più definita, di conseguenza ho acquisito un metodo. Sicuramente sono solo all’inizio dell’apprendimento, ma sento di aver fatto un grande primo passo grazie ai due anni di studio. Mi dispiace solo averlo fatto in solitudine…ho conosciuto direttamente pochissimo aspiranti scrittori ( due o tre conoscenti )

        • Valentina
          lunedì, 30 Ottobre 2017 alle 19:40 Rispondi

          Ah! Per questo ci tengo a dire che è sempre bello trovare in rete articoli del genere. Grazie :)

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