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Le cosiddette d eufoniche sono ancora usate da molti autori e tollerate da alcune case editrici. Rileggendo alcuni miei scritti degli anni ’80 e ’90, ho notato che anche io ne facevo uso.
Ma a quell’epoca tutti le usavamo. Era raro trovare un testo stampato senza d eufoniche. Ricordo che quando lessi La spada di Shannara di Terry Brooks (la prima edizione del 1978) rimasi meravigliato di non trovarne. La traduttrice non le aveva usate neanche nei casi di incontro della stessa vocale.
Meravigliato, ma non infastidito. Anzi, tutt’altro, tanto che qualche volta mi sono divertito a non usarne per niente. Era un effetto sonoro insolito, ma piacevole, proprio perché raro.
In genere, oggi le case editrici tendono a eliminarle, a meno che non si tratti di due stesse vocali consecutive. Quindi potremmo trovare:
- e allora (e non ed allora);
- a essere (e non ad essere);
- o anche (e non od anche – ma “od” è stato ormai bandito da anni, anche nell’incontro di due o);
- a Adamo (e non ad Adamo, per via della sequenza di ad);
- e edera (e non ed edera, per lo stesso motivo).
Sono invece accettate nel caso di vocali uguali consecutive quando cambia l’accento:
- ed è;
- ed ecco.
Il caso dell’espressione “ad esempio” porta a qualche indecisione:
- non c’è incontro di vocali uguali, quindi bisognerebbe scrivere “a esempio”; ma nessuno usa dire “a esempio”, quindi suonerebbe insolito;
- lasciando “ad esempio” non si avrebbe uniformità con il resto, cioè con l’assenza di d eufoniche.
Che fare?
Si preferisce allora scrivere “per esempio”. Io ho sempre detto e scritto così.
Perché alcune case editrici tollerano le d eufoniche?
Di recente mi è capitato di leggere libri di piccoli editori in cui le d eufoniche sono una consuetudine. Visti i tanti errori riscontrati in quei libri, ho fatto delle supposizioni sulle d eufoniche trovate:
- Inesperienza degli autori: ho visto che molti autori alle prime armi le usano. Forse sono anche lettori alle prime armi?
- Inesperienza degli editori: nel senso che non si sono neanche posti il problema oppure non hanno definito le norme editoriali (e questo per incompetenza nel settore).
- Mancanza di una correzione di bozze: questo è sicuro al 100%, per via dei tanti errori citati sopra.
- O per tutti questi motivi insieme.
Sono davvero eufoniche le d?
Anni fa qui nel blog le ho definite cacofoniche. Nella mia scrittura, e nel linguaggio parlato, è subentrata l’abitudine a non usare le d eufoniche. Quando ne incontro, infatti, il suono è diventato per me sgradevole.
Le sopporto nei libri del passato, anche se nella lettura con la mente non le pronuncio. Ma trovarne nei testi di oggi – libri, giornali e riviste, blog, piattaforme sociali – mi infastidisce, perché quelle d hanno perso da tempo l’eufonia, per vestirsi di cacofonia.
Le d eufoniche come stile dell’autore
Ci sono autori che preferiscono usare le d eufoniche. C’è da chiedersi perché. Forse sono autori di una certa età – ma lo sono anch’io… – quindi abituati a usarle.
O, forse, usandole pensano di dare ai loro manoscritti una certa aria di alta letteratura. Ma non è certo così. Le d eufoniche danno un’aria di passato, di antico.
Le d eufoniche nei classici
I classici italiani vengono ristampati ancora oggi. Ma vi sarete accorti che hanno tutte le d eufoniche al loro posto. Non si possono eliminare. I testi sono quelli e modificare o riscrivere i romanzi del passato è una pratica vergognosa e scorretta, come abbiamo visto.
Se un classico straniero viene ritradotto, di sicuro non avrà d eufoniche. Se viene ristampato, teoricamente dovrebbe averne.
Chi usa ancora le d eufoniche?
Siete fra gli autori che usano ancora le d eufoniche o le avete abbandonate da tempo?
Franco Battaglia
Ad una certa età difficile cambiare abitudini..
Daniele Imperi
Vero, ma basta la forza di volontà.
Corrado S. Magro
Accetto la prassi attuale che mi sveglia un po’ la sensazione del political correct e del gender. Mi chiedo quindi: cosa è l’eufonia e la cacofonia? A parte casi indiscutibili su cui c’è convergenza universale, si tratta di fenomeni soggettivi, gradevoli o sgradevoli a chi le usa o ascolta, appunto perché soggettivi (uditivi). Sono come il fluire delle note di uno spartito: per me una goduria per altri una tortura.
Costretto a storcere le labbra e ad (sic) adattare la lingua, quasi fossi una gallina che ha fatto l’uovo, rischiando di non essere capito per evitare le “d” eufoniche, permettimi allora un sorriso di compassione. Cosciente di trovarmi spesso oltre il filo spinato, ricordo che, tradotto, una volta si diceva: la virtù si pone in mezzo!
Daniele Imperi
Concordo che eufonia e cacofonia siano soggettive. Ma secondo me in alcuni casi le d eufoniche creano una sorta di inciampo nella lettura, cioè affaticano la lettura.
Orsa
Tu ED io non siamo d’accordo, per me invece è sgradevole il suono in loro assenza. La d (ma non sempre) ingentilisce l’incontro di due vocali, dai non è passatismo!
Daniele Imperi
Le d eufoniche sono passatiste!
Sul fatto che ingentiliscano l’incontro di due vocali dipende dai casi.
Pades
Daniele, ho praticamente la tua stessa età e sulle “d” eufoniche ho subito la tua stessa evoluzione. Anzi, ti do il merito di avermela accelerata perché dopo un tuo vecchio post e leggendoti mi avevi convinto a non usarle più del tutto (tranne rari casi come quelli che hai scritto oggi). La mia linea di condotta è non usarle, con qualche eccezione legata alla ritmica e all’eufonia della frase. Ad esempio come dice Orsa “tu ed io” mi piace di più, in generale. Nei dialoghi le avevo quasi abolite già da tempo perché le trovavo stucchevoli già vent’anni fa.
Daniele Imperi
Mi fa piacere di averti accelerato l’abitudine a non fare uso di d eufoniche.
Ci sono casi in cui per ritmo o scorrevolezza non danno fastidio, è vero.
Fabio Amadei
Ciao Daniele,
Le d eufoniche non le uso tranne qualche eccezione tipo “ad esempio”.
Secondo me tutto sta nel leggere il testo. È buona norma recitare a voce alta i propri scritti. Solo così ce ne rendiamo conto. Quando la frase risulta scorrevole abbiamo fatto un buon servizio a noi stessi e alle orecchie del lettore.
Daniele Imperi
Ciao Fabio, leggendo a voce si può davvero migliorare un testo. Io ancora non riesco a farlo.
Camilla
Grazie per questo post! Nel senso che soffro di un’allergia pruriginosa all’uso delle d eufoniche tra vocali diverse.
Comunque complimenti per il blog, mi piace molto e continuerò a frequentarlo.
Daniele Imperi
Ciao Camilla, grazie e benvenuta nel blog. Ho la stessa allergia. Quando le trovo nei libri vecchi, non le leggo, facendo finta che non ci siano. Purtroppo vengono ancora usate da molti autori.