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Gli ultimi dati istat1 sulla produzione di libri in Italia, relativi al 2022 (non sono ancora disponibili i dati del 2023), parlano di 102.987 libri, incluse le autopubblicazioni.
Nel 2022 sono stati quindi pubblicati ben 282 libri al giorno.
Se questa cifra ci sembra alta, raffrontiamola con i libri pubblicati negli Stati Uniti, che sono al momento 4 milioni all’anno, circa 11.000 al giorno. Lo dice Bob Bly in una delle sue ultime newsletter, “Does the world really need more books?”.
Certo, non è logico paragonarci agli Stati Uniti, nazione enormemente più grande e popolata di noi. Pur nel nostro “piccolo”, comunque, non possiamo lamentarci che manchi l’offerta di libri in Italia.
Perché si continuano a scrivere libri?
Se lo chiede Bob Bly, includendo anche se stesso, al lavoro sul suo 110° libro.
Io invece non me lo chiedo, al lavoro su ben 3 libri.
Perché si continuano a scrivere libri? La domanda non può avere una risposta. Se nessuno più scrivesse libri, a lungo andare le case editrici e le librerie chiuderebbero bottega. I distributori dovrebbero distribuire altro.
Noi lettori, invece, avremmo da leggere per molto, molto tempo ancora, con la stragrande quantità di libri pubblicata finora.
Ma questo scenario apocalittico non si verificherà, perché in fondo esiste una risposta a quella domanda.
Gli scrittori devono scrivere
È l’idea che ha Bob Bly, autore prolifico. Idea condivisibile da tutti, immagino. È come chiedere perché si continuano a dipingere quadri, scolpire oggetti, produrre musica e film.
I pittori devono dipingere, gli scultori scolpire, i musicisti comporre musica, i registi girare film, gli scrittori scrivere libri.
La domanda che dà il titolo all’articolo è lecita se posta dai lettori, dagli opinionisti, non se posta dalle case editrici – aziende che campano pubblicando libri – né dalle librerie – aziende che campano vendendo libri.
Non è certo una domanda che si pongono gli scrittori. A loro non interessa sapere se i lettori abbiano bisogno o meno di altri libri. È un problema che riguarda solo marginalmente chi scrive.
Più libri si pubblicano e più alta è la concorrenza, però. Forse, dico io. In fondo, nella mia libreria mi ritrovo svariati autori che hanno trattato lo stesso argomento, così come ho tanti autori su uno stesso genere letterario. È questa varietà di voci che arricchisce la cultura. È questa varietà di autori che ci permette di scegliere secondo i nostri gusti o secondo il livello di trattazione che desideriamo.
Scrivere libri è divertente, al di là del possibile guadagno – magro, se non magrissimo o perfino inesistente – che ne possiamo ricevere. Al di là anche della possibile fama che ne trarremo.
Chi ama scrivere non può far altro che scrivere, disinteressandosi del numero di libri che ogni giorno si pubblicano. Se impiego una settimana a scrivere un capitolo del mio libro, là fuori sono stati pubblicati nel frattempo 2000 libri.
Ma questo non mi frena. Non frena nessuno che ami scrivere.
Abbiamo ancora bisogno di libri?
Sì, ne abbiamo ancora bisogno. Perché la fame di cultura e di intrattenimento non si sazia, né deve saziarsi. Perché ci sono realtà che vivono producendo e vendendo libri – e qualche rara volta ci sono anche autori che riescono a vivere scrivendo libri.
Ci sarà bisogno di libri finché ci sarà qualcosa da dire – e c’è ancora tanto, tantissimo da dire. Ci sono opinioni da esprimere, studi da pubblicare, scoperte da divulgare, insegnamenti da dare, storie da raccontare.
Scrivere e pubblicare libri sono un antidoto contro le deprecabili tendenze dell’oggi, dalla “cultura” della cancellazione all’ecovandalismo, dall’analfabetismo funzionale all’appiattimento linguistico del politicamente corretto e delle intelligenze artificiali.
Abbiamo ancora bisogno di libri, vera e tangibile testimonianza dell’essere umani e non macchine.
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1 Produzione e lettura di libri in Italia | anno 2022 (pdf).
Corrado S. Magro
Bisogno di libri? Indiscutibilmente Sì! Gli “scritti” accompagnano l’uomo fin dall’età della pietra o da tempi ancora più remoti e a noi ignoti. Prima della parola scritta primeggia il segno, il graffito più tardi vennero i flauti dei pastori (vivi ancora quando ero piccino), e le corde dell’arpa. La domanda forse si pone in forma diversa sebbene non veda una risposta in merito: Di quali e quanti libri necessitiamo? Non immagino una risposta. Una categoria interessata solo marginalmente al libro è quella di chi lavora la terra ancora ostinatamente per campare. Fino a qualche decennio fa. al libro faceva posto, attorno al focolare, la storia tramandata, spesso adattata alla circostanza. Il “libro” ci permette di rivivere nel tempo il pathos (che ha sempre un contenuto universale) vissuto da chi scrive, trasferito nel quotidiano nostro, attuale. Faccio mio quello che U. Eco dise: *Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria”. Il “libro” in tutte le sue forma è quindi vita!
Daniele Imperi
Di quali e quanti libri necessitiamo? Mah, di tutti quelli che possiamo leggere. Più libri ci sono e più scelta c’è. Il rammarico è non riuscire a leggere tutti i libri che ci interessano.
Serena
Ciao Daniele, spero tutto bene! Commento poco ma vengo sempre a vedere di che parli
I libri ormai servono solo agli scrittori, esattamente per la ragione che dice Bob Bly. Sono gli scrittori che hanno bisogno di scrivere. E’ la ragione per cui io prima o poi, salvo grossi imprevisti, scriverò il terzo romanzo. Non importa che ci sia più offerta che domanda, succede più o meno oer tutte le arti, o meglio, per tutte le espressioni creative. Gli esseri umani hanno bisogno di creare. Che poi la creazione sia utile nel senso stretto del termine, o totalmente inutile, fa poca differenza. Ci spno persone che muoiono dentro se non creano. Se devono scrivere, che scrivano e dio li benedica.
Daniele Imperi
Ciao Serena, tutto bene qui e da te?
Direi che la frase “Gli esseri umani hanno bisogno di creare” è la risposta più logica.
Orsa
Le motivazioni che citi sono più che valide, abbiamo bisogno di libri eccome, ma di libri leggibili, non dell’ennesimo capolavoro sfornato dall’ennesimo aspirante premio Strega di turno. Gli scaffali delle librerie (e anche quelli virtuali di Amazon) sono stracolmi di libri che non si leggeranno mai perché scarsi. E qui mi collego alla tua riflessione sul materiale a disposizione in caso di apocalisse editoriale: materiale di lettura o materiale per accendere il camino? Mi attirerò l’odio di tanti “scrittori”, abbiamo bisogno di libri, ma di libri di qualità. Lo affermo senza polemica, ma con autentica e viva amarezza.
Daniele Imperi
Sulla quantità non abbiamo decisione. Purtroppo la facilità con cui oggi si possono pubblicare libri ha anche abbassato il livello medio. Le case editrici, proprio a causa dei tanti scrittori, si vedono costrette ad aumentare la loro offerta.
franco battaglia
Parlavo con un responsabile alla vendite di Feltrinelli, l’altro giorno, guardavamo l’editoria spazzatura che tengono proprio vicino le casse, perché comunque viene venduta, e fa numero.. mi diceva che i giovanissimi comprano una marea romanzi di giovani tiktoker e che tutte queste vendite “anomale” tengono in piedi la parte di mercato, in teoria, sano. Comunque c’è bisogno di libri, di persone che sfoglino carta, che leggano supporti tradizionali per non diventare automi e pure un po’ ciechi. Per saper voltare pagina, tornare indietro, sottolineare, evidenziare, fare anche le orecchiette, tenere un compagno fedele sul comodino, che frusci e odori.. c’è bisogno di libri, da leggere e da scrivere, Io ho bisogno di libri.
Daniele Imperi
Purtroppo questa marea di libri di giovani “tiktoker” non si può fermare: questi giovani hanno un pubblico enorme sui social, quindi assicurano alle case editrici tante vendite.
Abbiamo bisogno di libri, certamente, ma non di questo genere.
Luciano Cupioli
Abbiamo bisogno di libri veri, libri di qualità. Dei libri di quelli che si improvvisano scrittori, di quelli dei vip scritti da ghostwriter, anche no. L’importanza culturale del libro trascende addirittura il suo contenuto. Un buon libro insegna sempre qualcosa, arricchisce dentro come nient’altro e diventa argomento di confronto. Non solo di buoni libri, abbiamo bisogno -parlo in generale, non dei frequentatori di questo sito- anche di tornare nelle librerie, vedere, toccare e annusare i libri, non sceglierli sempre e solo su internet. Tutti noi abbiamo dei ricordi legati ai libri: io non dimenticherò mai quelli che leggevo da bambino e le loro copertine colorate, le grandi dimensioni e il testo largo, così come ho sempre in mente quelli che ho portato e letto con me in certi viaggi, quelli che tenevo sul comodino e leggevo prima di addormentarmi mentre avevo una relazione difficile o quando ero follemente innamorato. Mi ricordo dei libri che ho letto appena usciti e senza guardare una recensione, così come di quelli che ho finito per leggere perché li leggevano tutti. Ricordo i libri che ho consigliato a un amico, ma anche quelli che ho prestato e non mi sono stati restituiti. E rimpiango. Ricordo di quelli che ho ricomprato in un’edizione più bella, di quelli che mi si sono rovinati. E mi è dispiaciuto. Abbiamo sì bisogno di libri perché essi accompagnano la nostra vita. Libri, non ebook, così come dischi in vinile e non cd, quadri a olio e non stampe, film sul grande schermo, non sul cellulare. L’arte riempie le nostre vite, e i libri, quelli veri, ne sono la forma più autentica e diretta.
Daniele Imperi
Purtroppo, come ho scritto in un altro commento, non possiamo fare nulla contro i libri dei vip, tranne che non comprarli. Ma le case editrici sanno di vendere con quei libri.
D’accordo sulle librerie, che un tempo frequentavo di più: mi bastava uscire per comprare un paio di scarpe, che non trovavo, e tornavo a casa con due libri.
Kukuviza
Scusate, intervengo non in merito alla domanda posta dal post, ma per dire la mia sul discorso libri di carta vs libri ebook (tra l’altro un accenno simile è stato fatto nel commento precedente).
Premesso che ognuno ha i suoi insindacabili gusti e legge come preferisce, non capisco perché bisognerebbe leggere libri di carta e non ebook. Capisco che un libro di carta è anche un oggetto e come tale si porta dietro tutte le caratteristiche fisiche di un qualsiasi oggetto che possibilmente ha viaggiato nel tempo (appunti del precedente possessore, profumo carta eccetera), ma un libro è in primis il suo contenuto. Ora, non ho nulla contro i libri di carta che comunque leggo e inoltre ci sono certi tipi di libri che hanno senso solo sulla carta, ma perché mai per leggere un romanzo, un saggio, una biografia, un trattato filosofico non dovrei usare un ebook? i contenuti non sono mica diversi, quello che apprendo non è mica diverso, l’esperienza di lettura, per quanto mi riguarda, non è diversa. Se uno preferisce la carta, non dico niente, ma mi scoccio un po’ a sentire i soliti discorsi che la carta è meglio.
Anche il confronto tra dischi in vinile e cd non ha senso. Poteva essere fatto 40 anni fa, quando i puristi del vinile lamentavano il piattume della musica digitale. In ogni caso, sono comunque due supporti fisici e al giorno d’oggi non ha gran senso confrontarli. Potrei al limite capire il confronto tra un disco e la musica ascolta su Spotify o altre piattaforme, dove non hai nulla di solido che contenga la tua musica. Ma anche lì, sono discorsi oziosi, la musica è sempre quella. Potrei dire allora che bisognerebbe ascoltare solo musica dal vivo e nemmeno in vinile.
Daniele Imperi
Secondo me c’è proprio un rifiuto per gli ebook per alcuni. Qualche volta anche io li ho letti, ma ho visto che non riesco proprio a leggere ebook. E perfino mi dimentico di averli, se pensi che ho impiegato quasi un anno per leggere un romanzo.
Ma comunque concordo che l’importante sia il contenuto.
Sulla musica, invece, per me regge il confronto fra vinile/cd e Youtube o simili: noto una differenza abissale sulla qualità dei primi. Uno dei motivi per cui, non avendo più uno stereo da anno, praticamente non ascolto più musica.