Esiste ancora il “senso del meraviglioso” in narrativa?

Come stupire i lettori con una storia

Il “senso del meraviglioso”

Se ripenso ad alcune letture giovanili – seppur molto poche – o anche ai primi fumetti letti da bambino e da ragazzo – Topolino, Nick Carter e Alan Ford – una caratteristica che accomuna tutti è il “senso del meraviglioso”.

Ma che cos’è il “senso del meraviglioso”?

È quella sensazione di aspettativa che ti coglie prima della lettura, la certezza di finire in una storia al di fuori della tua realtà, in un mondo irreale in cui si muovono personaggi che non potresti mai incontrare per strada.

Da bambino non vedevo l’ora di leggere le storie contenute in Topolino, perché sapevo che l’avventura era garantita. Scoprendo poi Nick Carter, quella sensazione di aspettativa è rimasta, perché sapevo che il mistero – unito al divertimento – era garantito.

E lo stesso, anni dopo, con Alan Ford, in quella New York dove tutto poteva accadere e dove la legge di Murphy regolava la vita e le azioni del Gruppo T.N.T.

Quando mi sono avvicinato ai libri, quella sensazione di aspettativa è subito scattata. Non so cosa mi abbia spinto a leggere Il treno del sole di Renée Reggiani alle scuole medie, forse quel titolo che evocava qualcosa di insolito.

Fra le mie prime letture c’è stato ben poco che ispirasse il “senso del meraviglioso”: un libro con le indagini di Sherlock Holmes di Doyle, le Fiabe del Reno di Clemens Brentano, un’antologia di racconti di Poe e Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde di Stevenson.

Poi ho scoperto i romanzi fantasy, dove il “senso del meraviglioso” è di casa.

I maestri del “senso del meraviglioso”: Salgari e Verne

Era un’altra epoca, era il tempo delle scoperte e delle invenzioni, delle spedizioni nei luoghi più estremi della Terra e più distanti dalla civiltà europea.

Fin dal XIX secolo il “senso del meraviglioso” emanava anche dai quotidiani, che annunciavano notizie strabilianti ed episodi incredibili. Tanto che Poe ne approfittò pubblicando il 13 aprile 1844 “The Balloon Hoax” (La beffa del pallone) sul «New York Sun».

Salgari e Verne hanno scritto decine e decine di romanzi d’avventura, facendo viaggiare con la fantasia i lettori e portandoli nei posti più sperduti del pianeta. Impossibile, almeno a quei tempi, non percepire il “senso del meraviglioso”, non lasciarsi prendere dall’aspettativa di imbattersi in qualcosa di insolito.

Che cosa è rimasto, oggi, di quel “senso del meraviglioso”?

Forse nulla. L’uomo è stato ovunque, ha raggiunto qualsiasi luogo inospitale della Terra. È stato perfino nello spazio, toccando più volte il suolo lunare.

Non credo, né voglio credere, che siano rimasti soltanto la fantascienza e il fantastico a offrire ai lettori il “senso del meraviglioso”.

Si può ancora scrivere di avventura, perché molti luoghi inospitali del pianeta sono rimasti fortunatamente tali.

Si può scrivere un romanzo d’avventura anche ambientandolo nei giorni nostri, in una grande e caotica città, perché il “senso del meraviglioso” può scaturire anche fra i viottoli in penombra di un centro urbano o nelle tentacolari cantine di grossi e vecchi palazzi.

Possiamo creare personaggi ottocenteschi e far rivivere con un realismo più accorto le avventure di un tempo e l’entusiasmo che animava quei pionieri.

Possiamo anche inventarci un nuovo genere narrativo, perché la fantasia è senza limiti.

Come suscitare meraviglia con le storie?

Esistono due ingredienti che, mescolati fra loro, ci permettono di creare la ricetta per suscitare nei lettori una sensazione di meraviglia:

  1. Inserire un elemento nuovo, impossibile o altamente improbabile
  2. Rendere reale quell’elemento

Detto così vuol dire ben poco, ma è l’abilità dello scrittore a dover infondere meraviglia nelle sue storie e creare quel “senso del meraviglioso” nei lettori.

Nel nostro mondo e nel nostro tempo c’è fin troppo dramma per continuare a perpetuarlo perfino nelle storie.

All’inizio della pandemia Stephen King si pose questa domanda: “Cosa potresti scrivere per renderti felice?”.

La risposta fu Fairy Tale, in uscita a settembre.

Possiamo porci una domanda simile: “Cosa potremmo scrivere per rendere felici i lettori?”.

La risposta è una storia che evochi il “senso del meraviglioso”.

4 Commenti

  1. Orsa
    giovedì, 7 Luglio 2022 alle 11:49 Rispondi

    Io ormai l’ho normalizzato il mio rapporto con il meraviglioso, non me la ricordo più l’ultima volta che mi sono stupita e meravigliata leggendo. Dici bene, non solo fantascienza e fantastico! Paradossalmente il senso del meraviglioso (e vado oltre il discorso lettura) possiamo ritrovarlo nelle cose semplici e impensabili, come avvicinare una mucca al pascolo e scoprire che apprezza le carezze, oppure la vista della classica via Lattea, ormai quasi una leggenda per chi vive in città.
    Secondo me non occorre necessariamente rendere reale quell’elemento, la meraviglia non richiede l’applicazione di logica e comprensione da parte del lettore :)
    Poi se parliamo di meraviglia negativa allora è un continuo meravigliarsi… solo ieri leggevo che un sottomarino italiano della SGM si è inabissato con tutti e 50 i membri dell’equipaggio al largo delle acque cilentane. Fu silurato da un sottomarino inglese a poche ore dell’armistizio, quando già si sapeva che la guerra fosse finita (altra meraviglia), e da allora i corpi dei 50 Caduti sono ancora lì sotto, in quel sacrario di ferro. E in quel frangente mi è sovvenuta la meraviglia (leggi schifo) della dichiarazione di un certo Matteo Renzi che, a proposito del naufragio del 2015 di quel barcone con 300 disperati a bordo, disse che il recupero andava fatto per “dare una sepoltura a quei nostri fratelli, a quelle nostre sorelle che altrimenti sarebbero rimasti per sempre in fondo al mare”. Fu un’operazione da 9,5 milioni di euro… che meraviglia!
    :(

    • Daniele Imperi
      giovedì, 7 Luglio 2022 alle 12:54 Rispondi

      Anche a me capita di rado di trovare quel senso di meraviglia leggendo un libro, ma non dispero: chissà che prima o poi, anche leggendo un romanzo moderno, non necessariamente di fantascienza o fantastico, non possa ritrovarlo.
      Per reale intendo che diventi reale per il personaggio, non per il lettore.

  2. Grazia Gironella
    venerdì, 8 Luglio 2022 alle 20:47 Rispondi

    Di senso del meraviglioso ce n’è sicuramente bisogno, proprio nel nostro mondo iper-informato e abituato a stimoli di ogni genere. Penso per esempio ai documentari. Chi li guarda adesso? Eppure non siamo diventati chissà quali esperti sul mondo animale o vegetale; solo che ci basta aprire YouTube per trovare cose incredibili, e ci bastano quelle. Per l’autore la prova è ardua. Forse si può scavare più in profondità per trovare quello che non è clamoroso ma misterioso. Esistono ancora molti campi d’indagine, per fortuna.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 11 Luglio 2022 alle 8:30 Rispondi

      Sono d’accordo sui documentari: un video su Youtube non potrà mai essere al livello di un documentario. Inoltre su YT girano video incredibili di cui si può fare a meno.
      I campi d’indagine su cui lavorare ci sono ancora, basta cercarli.

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