Come pubblicare un libro: considerazioni personali

La difficile strada della pubblicazione

Come pubblicare un libro

Pubblicare un libro, oggi, è alla portata di tutti, ma quanti si soffermare a pensare alle reali difficoltà e ad altri dettagli che troppo spesso sfuggono.

Come pubblicare un libro, oggi? Sembra una risposta facile, almeno dal punto di vista tecnico. Ma qui voglio parlare di altro, di considerazioni personali, appunto, su cosa debba significare la pubblicazione, l’editoria dunque, a prescindere che si scelga la strada tradizionale o l’indipendenza.

Sono considerazioni mie, ma che è bene facciano tutti prima di lanciarsi nell’affollato universo degli scrittori. Affollato, infatti: e già questo dovrebbe spingere molti, se non tutti, a riflettere su ogni sfaccettatura che comporta la pubblicazione di un libro.

Aspettative: cosa significa per l’autore pubblicare un libro

C’è chi pensa che sia possibile vivere scrivendo romanzi, ma come ho detto più volte secondo me non lo è. Che qualcuno ci riesca è innegabile, ma qual è la percentuale degli scrittori che in Italia riesce a campare scrivendo narrativa o altri generi di libri? L’1% di quanti ci provano?

Che ci riesca un autore su un milione non significa che sia un lavoro da mettere in lista appena finite le scuole superiori. I lavori che ti assicurano uno stipendio fisso mensile sono altri, purtroppo.

Dunque, che fare? Continuare a scrivere?

Per me la risposta è , basta considerare, appunto, le aspettative. Ovvero chiedersi: cosa mi aspetto da quel libro? Come mi sarà utile per la mia attività lavorativa o per la mia passione per la scrittura creativa o per la scrittura in genere?

Rispondere a queste domande è fondamentale sia per creare una “strategia” di mosse da compiere per promuovere il proprio libro sia per trovare lo stimolo giusto a portare avanti i propri progetti di scrittura. E, non per ultimo, per non avere delusioni dopo.

L’idea del libro può davvero svilupparsi in un libro?

Nella mia cartella ho decine di potenziali titoli di libri, da romanzi a saggi a libri di favole ad antologie di racconti a manuali. Diventeranno tutti libri? No, affatto.

Alle volte sono state idee estemporanee, ormai vecchie, che non m’ispirano più. Ho creato da poco la sottocartella Saggi, con le nuove idee degli ultimi mesi. Per ora sono intenzionato a scriverli, in futuro vedremo.

La domanda da porsi, quando ci viene un’idea, è: riuscirò a parlare di quell’argomento per un intero libro? E intendo almeno 100 pagine. Oppure al massimo possono parlarne in un articolo?

Quando ho iniziato a scrivere il mio saggio politico, non ero sicuro per niente di riuscire a portarlo a termine. Anzi, pensavo il contrario.

Come capire se un’idea possa funzionare o meno? Se possa farci scrivere per un intero libro? Ho sviluppato il mio saggio segnando i vari argomenti da trattare e definendo inizialmente 10 capitoli. Ho poi ridotto i capitoli a 7.

Bisogna riuscire a entrare nel libro, a scoprire se contiene un potenziale e tutto questo si scopre senza avere fretta, ma con il ragionamento.

Originalità: essere unici quando tutto è già stato scritto

Ormai sembra quasi impossibile scrivere un libro originale, perché ogni argomento è già stato ampiamente trattato.

Se da un lato è vero, dall’altro dobbiamo chiederci: e allora perché gli autori continuano a sfornare libri?

Sono 2 le domande che dobbiamo porci quando vogliamo scrivere un libro:

  1. Perché un editore dovrebbe pubblicare il mio libro?
  2. Perché un lettore dovrebbe comprare il mio libro?

Perché è diverso dagli altri.

Ma questa risposta genera a sua volta un’altra domanda: in cosa è diverso?

E non possiamo risponderci: perché il mio è originale. Ovvio che lo sia.

Sul dizionario Treccani online c’è questa bella definizione di originale:

Con riferimento a scritti, opere d’arte o altre produzioni, che è di mano dell’autore (o fatto, dettato, diretto dall’autore), contrapposto a ciò che ne è una copia, una riproduzione, una imitazione.

Teniamo presente sempre questa definizione quando vogliamo scrivere e pubblicare un libro.

Bacino di utenza: quanti potenziali lettori leggeranno il libro

Chi sono i nostri lettori?

Ecco perché parlo spesso, in riferimento alla narrativa, dell’importanza dei generi letterari: perché possiamo intanto capire quali e quanti potranno essere i potenziali lettori del nostro romanzo.

E per saggi e manuali è lo stesso discorso. Anche per loro esistono i generi.

Le poesie hanno un bacino di utenza? Nell’articolo “Quando non moriv(a): la condizione della poesia oggi”, del 2020, si parla di un 6% di libri in versi stampati in Italia.

Per me è troppo poco, anche se mi piacerebbe vedere pubblicate le mie poesie macabre un giorno o l’altro.

Piattaforma dell’autore: cos’è e perché crearla

Ho parlato tempo fa di come costruire una piattaforma dell’autore, ossia un insieme di elementi che permettono ai lettori sia di trovare un autore sia di conoscerlo.

Eppure oggi ci sono ancora autori che pubblicano libri e hanno soltanto un profilo sui social media (quando ce l’hanno). Non mi stanco mai di ripetere che l’unico canale ufficiale per un autore non è né Facebook né Twitter né Instagram, ma il suo sito personale.

I social andranno pure bene, ma sono avamposti. Sono soprattutto casa altrui, non nostra.

D’accordo che bisogna essere là dove sono i lettori (spiacente, ma i miei non mi troveranno mai su Facebook), ma bisogna essere anche – e non soltanto – là dove sono i lettori.

La proposta editoriale: rendere interessante il proprio libro

Ne ho scritta solo una finora, se si può definire tale, quando inviai il mio libro sul blogging a una casa editrice. Mi andò bene.

Ma con un romanzo è diverso. Per il mio futuro romanzo dovrò studiarla attentamente.

Come NON si scrive una proposta editoriale?

Per esempio contattando una casa editrice scrivendo:

Potete pubblicare i miei romanzi?

Anzi, mi correggo: contattare il sottoscritto scrivendo quella frase. Se un autore non riesce neanche a capire di trovarsi nel sito di un blogger e non di una casa editrice, è meglio che si dedichi ad altro.

Quale tipo di pubblicazione: una scelta decisiva

Esistono soltanto 3 modi, oggi, per pubblicare un libro:

  1. Autopubblicazione: cosa comporta? Non certo rileggere un paio di volte il manoscritto e poi fiondarsi su Amazon. Comporta ingaggiare un editor, per migliorarlo; far eseguire una correzione delle bozze, per evitare di avere errori qui e là; far realizzare la copertina a un grafico, per mostrare un prodotto esteticamente gradevole.
  2. Casa editrice: cosa comporta? Cercarne una idonea, cioè una casa editrice che abbia una collana che possa ospitare il nostro libro.
  3. Agenzia letteraria: cosa comporta? Ce ne sono tante, davvero tante in Italia, e forse quasi tutte chiedono compensi. Ne vale la pena? Non ne ho idea. Ma può essere una strada da seguire.

Scelte da evitare per pubblicare un libro

Esistono soltanto 2 modi, oggi, per NON pubblicare un libro:

  1. Editoria a pagamento: perché un autore non dovrebbe scegliere un editore a pagamento? Semplicemente perché pubblicare con una casa editrice è gratuito e un editore non ha alcun diritto di chiedere soldi all’autore né l’acquisto di copie (che è facoltativo). Se volete spendere soldi, scegliete l’autopubblicazione o fatevi stampare il libro in tipografia.
  2. Self-publishing selvaggio: ossia autopubblicare il proprio libro senza editing e correzione di bozze e con la copertina fatta da sé, senza alcuna competenza grafica.

Pubblicare un libro non è facile, anche se è alla portata di tutti: ma questo significa soltanto che oggi esistono le tecnologie idonee, non che sia un passo semplice da compiere. Almeno non lo è se si vuol creare un buon prodotto.

A me interessa questo, soprattutto: creare un buon libro, cioè esserne soddisfatto.

7 Commenti

  1. Orsa
    giovedì, 2 Dicembre 2021 alle 12:23 Rispondi

    Prima erano i talk, poi i social, infine la pandemia che ha dato la mazzata finale a questo incontro di domanda e offerta. Tanto che per un po’ ho accarezzato anch’io l’idea… non di scrivere e pubblicare un libro, ma di crearmi una piccola casa editrice con sede nello scantinato del mio condominio. È l’impressione mia o abbiamo assistito al proliferare selvaggio di piccolissime case editrici? È un business talmente redditizio? È anche colpa loro se tutti si sentono pronti a diffondere le loro opere. Il risultato è un’armata di scrittori completamente privi di autocritica, di umiltà, e che a loro volta hanno generato una nuova figura professionale: “il bullo editoriale”. Mi sono imbattuta in certe recensioni implacabili e talmente cattive da farmi venire la voglia di scrivere ai vari autori per consolarli…

    • Daniele Imperi
      giovedì, 2 Dicembre 2021 alle 13:03 Rispondi

      In effetti vedo tante piccole case editrici che prima non conoscevo. Anche a me piacerebbe crearne una, ma non ho soldi da investire.
      E non credo che la piccola editoria sia redditizia…
      Il proliferare di scrittori c’è da un po’ di tempo. E sempre più vedo personaggi della politica, dello spettacolo e perfino dello sport sfornare libri. L’ultimo è quello di Zenga… Prima uscì quello di Zoff. Forse il “portierato” alla Nazionale di calcio stimola :D

  2. Corrado Magro
    giovedì, 2 Dicembre 2021 alle 18:14 Rispondi

    In effetti, rispondendo a Orsa (senza pretenderne la pelliccia anche se proprio ora, sotto zero farebbe comodo) e a Daniele, le “micro” editrici, almeno la mia, non fanno affari. Le ragioni sono tante. Prendiamo il mio caso, premettendo che sono in stato di “fermo decretato” da tanti fattori e che mi limito al digitale. Perché mi sono tuffato nelle acque sconosciute dell’editoria e particolarmente in quella digitale? Un primo spintone me lo ha fornito il sito dominante universale per eccellenza dove puoi comprare dal water al Jumbojet, quando accusava di non potere versare royalties sul mio conto corrente. Mai saputo il perché e che si tengano il dovuto forse bastevole per una dose di stricnina ad uso e consumo proprio. Il secondo per esperienze accumulate partecipando ai concorsi letterari. Paghi la quota, sei escluso ma nessuno, tranne eccezioni rarissime, si degna di dirti cosa non è piaciuto. Terzo l’editoria a pagamento. Una gran ca…ta! Dovrebbero arrestarli. Non aggiungo altro. E allora? Va bene, mi son detto, a me piace scrivere. Il cartaceo non me lo posso permettere. Fondare una casa editrice digitale mi è costato 50 franchi dal notaio e, se ricordo, poche centinaia per la registrazione alla camera di commercio (non parlo di tutti i costi per il sito nuovamente in cantiere e che arrivano a un totale a 4 cifre). Pubblico gratis, in digitale e senza DRM, quello che scrivo io e quello di penne nuove (Augh! I pellerossa) se lo ritengo valido. Chi è pubblicato riceve fino al 50 per cento del netto venduto e se ha la fortuna di avere dei lettori tanto meglio.
    Lungi da essere un affare redditizio è il piacere di non essere tributario e servo dei venditori di fumo. Con le editrici che si dicono serie? Che continuino a esserlo, non m’interessa essere valutato dal liceale che ha scordato la grammatica e vive di WathsApp. Editor professionali non hanno tempo per me. Stringendo, vi ho detto la mia.

    • Orsa
      giovedì, 2 Dicembre 2021 alle 23:00 Rispondi

      Corrado ti chiedo scusa, tutta questa corsa alla pubblicazione mi ha portata a sovradimensionare il fenomeno. Certo, non ho mai immaginato i piccoli editori col conto alle Cayman… il mio era un porre l’accento sul fatto che molte piccole case editrici dovrebbero assumersi più responsabilità nella selezione delle “specie” da far salire sulla propria Arca.
      In compenso mi piace lo spirito ribelle che anima la tua casa editrice, la immagino come un piccolo avamposto di frontiera! :D

      • Corrado S. Magro
        giovedì, 2 Dicembre 2021 alle 23:09 Rispondi

        Orsa, bruna, nera, bianca o grizzly e di cosa devi scusarti? Ma piantala! Non mi sono sentito nemmeno sfiorare dalle tue zanne felpate. Hai detto la verità e non hai sovradimensionato proprio nulla. Sono così che stanno le cose. Non dimenticare poi che nemmeno io sono un puro, manco di spirito. Dai orsacchiotta dormi bene, entra pure in una piacevole letargia io lo farò fra poco.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 3 Dicembre 2021 alle 8:12 Rispondi

      Non danno risposta perché sono tantissimi a partecipare, ma questa per me è una scusa che non regge. Concorsi a pagamento non ne ho mai fatti, comunque.
      Sulla valutazione dei manoscritti non saprei, non so come venga effettuata da grandi e da piccole case editrici.

  3. Corrado S. Magro
    giovedì, 2 Dicembre 2021 alle 18:18 Rispondi

    Il mio commento si è perso. Ma fa nulla. C’era anche un errore: non a quattro cifre ma a quattro zeri.

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