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Appena terminato un romanzo, o un qualsiasi libro, il primo quesito che dobbiamo porci è: “A chi spedirlo?”. Cercare la casa editrice adatta non è affatto semplice.
Dall’editore che abbiamo scelto dipende il futuro del nostro libro: ossia il suo successo o il suo fallimento.
Possiamo decidere di inviare il manoscritto a un’agenzia letteraria, ma non so quanto ci convenga. Io ho deciso di non compiere quel passo: la maggior parte chiede contributi per la lettura e la valutazione – i tempi sono cambiati – e non me la sento di fare quell’investimento.
Possiamo anche decidere di autopubblicare il nostro libro. Non compirò neanche questo passo, perché è un’altra spesa da fare, se vuoi avere un prodotto professionale (copertina, revisione, correzione di bozze, distribuzione, promozione). Tutto da solo è impossibile.
In alcuni casi è anche la casa editrice a cercare noi autori. A me è capitato quasi un anno fa, quando un’editor di una grande casa editrice mi ha proposto di scrivere un libro… per poi sparire nel nulla. Cose che capitano. A me.
La difficile scelta della casa editrice
Ho in preparazione 3 libri – troppi, in effetti, ma è andata così: una raccolta di racconti di fantascienza (forse ho già la casa editrice); un romanzo storico, di cui sto per terminare il primo capitolo (lo proporrò alla stessa casa editrice); un altro libro (la casa editrice ha accolto il mio progetto e il libro uscirà il prossimo anno).
Nel mio caso la casa editrice è la stessa, se accetterà ovviamente anche i primi due libri.
Per il famoso e famigerato romanzo di fantascienza P.U. – che finalmente ha un titolo: L.C.D.S. –, abbandonato per un problema che ho per fortuna risolto, ho deciso a quale casa editrice inviarlo. Una grande. Se poi lo accetterà è un altro paio di maniche. Io sono d’accordo e mezzo matrimonio è fatto, come disse quel tizio che voleva sposare la regina.
Come scelgo una casa editrice?
Per il mio saggio sul blogging – su cui è bene calare un velo pietoso per come sono andate le cose – ho scelto l’editore che aveva pubblicato il saggio sul marketing che mi aveva ispirato.
Per il poema inedito di F.T. Marinetti che ho curato, invece, ho scelto un editore che aveva già pubblicato le poesie del poeta e aveva nel catalogo due saggi sul Futurismo. Si è rivelata una buona scelta, poiché ho trovato gente esperta del movimento futurista.
Ecco quindi un fattore da considerare: la competenza dell’editore e dei redattori sull’argomento che trattiamo. Questo vale per i saggi, le biografie, i libri di storia, i manuali, ma secondo me vale anche per la narrativa.
Come potrà valutare il nostro manoscritto un editore, o un direttore di collana, se non conosce appieno il genere letterario del nostro romanzo?
Una casa editrice deve vendere il nostro libro
Non dimentichiamo l’obiettivo primario delle case editrici: vendere libri.
Qualcuno dirà: “Ma quello è l’obiettivo delle librerie!”. Certamente, ma è anche il loro obiettivo. Le case editrici vendono i libri alle librerie – o direttamente ai lettori attraverso il loro sito – e le librerie li rivendono ai lettori.
Una casa editrice è una sorta di negozio all’ingrosso.
Qualcuno dirà: “Ma le case editrici creano letteratura, quindi cultura!”. Certamente, ma devono anche campare e pagare le spese (affitti, utenze, stipendi, materiali, ecc.). Nessuno campa con la beneficenza.
Fatta questa doverosa premessa, torniamo al nostro discorso: la casa editrice a cui vogliamo inviare il manoscritto potrà vendere il nostro libro?
Tempo fa ho parlato di cosa piace agli editori: piacciono i libri che possono vendere, in primo luogo. È chiaro che valgano anche la qualità della storia e lo stile dell’autore. Ma principalmente una casa editrice investe denaro per pubblicare un libro che riesce a vendere. O, quanto meno, che spera di vendere.
So che è difficile, ma dobbiamo riuscire a rispondere alle domande del secolo: il mio libro sarà vendibile? Susciterà l’interesse dell’editore a cui lo voglio proporre? E potrà interessare i lettori? Se sì, perché?
Piccole o grandi case editrici: a chi spedire il manoscritto?
Anni fa qualcuno, non ricordo più chi né dove, consigliava di inviare il manoscritto ai piccoli editori, perché era più facile essere pubblicati.
Forse sarà così, ma a quale prezzo? Quello di non avere promozione del libro? Di avere poca diffusione nelle librerie? Case editrici che latitano su Facebook, Instagram e compagnia?
Non mi convince questo discorso. A che serve pubblicare un libro, se poi nessun lettore lo scoprirà e, quindi, non sarà letto?
I grandi editori accettano manoscritti dagli autori, come ho dimostrato. Questo non significa che ci sia la possibilità di essere pubblicati, perché saranno subissati da manoscritti. Ma, per come la vedo io, tentar non nuoce.
Ci sono anche piccoli editori che lavorano bene. E case editrici di media grandezza che potranno fare al caso nostro.
Dunque, a quale casa editrice inviare un manoscritto? La risposta non è semplice, non lo è mai. Voi che dite?
Corrado S. Magro
Alla casa editrice Vattelappesca! Ho smesso da anni d’inviare malloppi (quando chiedevano la carta in più esemplari) ai quattro venti. Nessuna risposta e chissà dove siano andati a finire. In due, tre casi ho anche constatato che alcune “case editrici” si avvalgono di un controllo o editing con problemi di grammatica, consecutio temporis, logica ecc.. Le grandi? Invase da una piena sono costrette a inasprire i criteri di selezione o di strapazzare il digitale di moda.
Daniele Imperi
Vattelappesca potrebbe essere un bel nome per una casa editrice.
Sugli errori c’è poco da fare: io continuo a trovarne nei libri e non solo errori di battitura.
Grazia Gironella
Purtroppo devo essere d’accordo con te: i piccoli editori quasi sempre non ti promuovono in modo efficace perché non hanno un budget che lo permetta, o per altri motivi. Il risultato è comunque scarsissime vendite e zero passi avanti per l’autore, con royalties sul niente che ammontano… a niente, appunto. Gli agenti importanti non ti valutano a meno di 400 euro, suppergiù, e non ci sono garanzie. Quindi credo proprio che la tua scelta sarà anche la mia, se scriverò qualcosa per la pubblicazione: medi editori mirati, oppure proposta ai big, comunque vada.
Daniele Imperi
Il problema sono proprio i soldi, così come alcune piccole case editrici non investono in revisione e correzione di bozze e i risultati si vedono.
Orsa
P.U. L.C.D.S.
Progetto umanità – L’ultima colonia del sistema
Se ho indovinato voglio una copia gratis con autografo
Inaspriscono i criteri, come dice Corrado. E molte non hanno nemmeno la figura del correttore di bozze. Ecco, io mi terrei alla larga da chi manda in stampa erroracci sia grammaticali sia tipografici.
Daniele Imperi
Non ne hai azzeccata una
Bisogna vedere cosa si intende per inasprire i criteri.
Infatti a certe case editrici che pubblicano libri pieni di errori non manderei nulla.
Luciano Cupioli
Dopo avere inviato un paio di manoscritti a qualche grossa casa editrice, senza ricevere risposta, subentra lo sconforto. Peggio persino che essere bollato come inadeguato, il sentirsi ignorato. La decisione di abbassare il livello affidandosi a case minori, o addirittura al self-publishing, diventa consequenziale, anche se non porterà grandi benefici. In un programma televisivo recente dicevano che la media di copie vendute per libro in Italia, considerato tutto quello che viene pubblicato, è tra zero e uno. Purtroppo questo è un paese con più scrittori che lettori…
Daniele Imperi
Lo sconforto non serve e averlo dopo appena 2 manoscritti senza risposta non ha senso.
La media di copie vendute mi sembra un’esagerazione.
Pades
Belli i titoli di Orsa, però!
Daniele Imperi
I miei sono meno evocativi, devo dirlo. Ma quelli sono
Orsa
Grazie! 😆
Luciano Cupioli
Pianeta Unico dei Lettori Consapevoli del Dogma della Scrittua?
Daniele Imperi
Potresti scriverlo tu
Andrea Perin
Quanto ottimismo Daniele!
Negli anni ’80 dicevamo – riferendoci alla più bella della classe: la regina – “sì, stiamo insieme, ma lei ancora non lo sa”. Parlo per me ovviamente.
Quest’anno, su consiglio dei lettori beta, ho proposto il mio ultimo manoscritto a due case editrici: una grande, scelta per precisi motivi, Adelphi, che mi ha pure risposto (non chiedermi se era un bot o la signora serale delle pulizie sedutasi per caso al computer) e una minore, ma interessante, per me. Scambio di alcune mail col ”paron”, pacca sulla spalla, ma nulla di più.
E niente, ho auto-pubblicato, come sempre, forte della mia retorica: “perché dovrei vincolare la mia opera a un editore meno conosciuto di me?”
Nel frattempo ho ceduto delle royalties a un editore anglosassone… un vero Editore, ma fin che non ho il libro in mano non ne parlo, ho una paura fottuta di portarmi sfiga!
Accadrà poi qualcosa anche in Italia? Mi noteranno? Scopriranno il mio smisurato genio? (Visto! Mi sto già montando la testa! …Zitto!!)
Dai… diciamo che, perlomeno, la regina ora sa che esisto.
Ciao!
Daniele Imperi
Io ottimista? Ma se sono il re dei pessimisti
Mi ricordo di quel modo di dire… si diceva pure da queste parti.
Comunque è buono che ti abbiano risposto: pare che lo facciano in pochi.
Interessante anche la faccenda dell’editore anglosassone. Speriamo bene e fammi sapere come andrà.
Laura Rondina
Mezzo matrimonio anche per me: io sono la tizia che vuole sposare il re.
Avevo salvato il tuo post sulle case editrici, ho letto i loro blog, studiato collane e pubblicazioni poi ho spedito. Le piccole CE o non rispondono nemmeno o accetttano tutto, tranne poi sapere che sono tutte EAP…Ho ringraziato e declinato.
Poi mi sono chiesta perché volare basso, mira in alto e ho inviato ai grandi nomi da cui ho ricevuto risposta da tutte. I quattro mesi di attesa stanno per scadere e spero di vedere i risulttati; non ho la pretesa di un’accettazione di massa: ne basta una.
Grazie sempre er gli articoli interessanti
Daniele Imperi
E allora sei a posto… ma non mi pare ci siano re appetibili in questo periodo.
Se alcune piccole case editrici accettano tutto, io lascerei perdere. Non mi sembra una cosa seria.
Starei anche lontano da quelle che a caratteri cubitali scrivono “PUBBLICA CON NOI”.
Buono che i grandi ti abbiano risposto.
Marco
Quindi alla Rowling è andata bene che ha scelto una casa editrice piccola perchè le altre l’hanno snobbata?
Daniele Imperi
Se ha pubblicato con una piccola casa editrice, allora le è andata più che bene.