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La triste avventura di una scrittrice con un’agenzia letteraria mi ha spinto a scrivere questo articolo e a domandarmi, soprattutto per voi che leggete, se sia utile o meno spedire un manoscritto a un’agenzia letteraria, anziché a una casa editrice.
Dico per voi perché io non ho mai pensato di rivolgermi a un agente letterario. Tempo fa ho visitato i siti di 42 agenzie letterarie – in realtà molti di più, perché ho scartato quelle agenzie che hanno un sito ospitato su blogger.com, wordpress.com, altervista.org e wixsite.com. Se non vuoi spendere neanche una ventina di euro l’anno per avere un dominio tuo, non dimostri né serietà né professionalità.
Ho anche scartato quelle agenzie i cui siti non sono più raggiungibili. Ho immaginato che abbiano chiuso l’attività.
Ho poi scartato un’agenzia letteraria che non conosce le regole grammaticali. Se mi metti uno spazio dopo l’apostrofo e prima della punteggiatura, non puoi rappresentare un’opera letteraria.
Infine ho scartato quelle agenzie che hanno un sito fatto in casa o che non mi hanno convinto per l’ampio ventaglio di servizi editoriali che offrono.
A questo punto la domanda sorge spontanea…
Che cos’è un’agenzia letteraria?
Vi dico prima di tutto che cosa non è:
- Un servizio di lettura e valutazione di manoscritti
- Un servizio di correzione di bozze
- Un servizio di editing
- Una scuola di scrittura creativa
Alcuni siti elencano fra le agenzie letterarie società che offrono questi servizi editoriali.
Un’agenzia letteraria rappresenta un autore: lo aiuta a trovare l’editore giusto e lo assiste durante le fasi della pubblicazione. Certo, prima di tutto deve leggere e valutare il manoscritto, ma questo è un investimento, non un servizio.
Non lo sostengo soltanto io.
Un’agenzia letteraria non è un service editoriale: non chiede agli scrittori di pagare servizi di editing, correzione o di coprire strane spese di segreteria e rappresentanza. Invece, guadagna trattenendo una percentuale dell’anticipo e delle royalties che spettano all’autore per la pubblicazione di un libro.
“La verità, vi prego, sugli agenti letterari” di Alessandra Zengo, 20 aprile 2016
In teoria, gli agenti non dovrebbero addebitare costi agli autori: dovrebbero guadagnare sui proventi delle vendite dei loro libri, e basta. Però il settore è in crisi da anni, e la maggior parte delle volte le agenzie non possono giustificare un grande investimento del loro tempo a titolo gratuito, e ognuno si arrangia come può, e allora… l’unica cosa che puoi fare è esigere chiarezza e correttezza.
“Mi cerco un agente letterario oppure un editore? E quando?”, Scrittura a tutto tondo, giugno 2020
È utile che un’agenzia letteraria revisioni un manoscritto?
Il costo per la lettura e valutazione del manoscritto può costare diverse centinaia di euro – che già è difficile recuperare con i diritti sulle vendite del libro.
La scrittrice, di cui ho accennato all’inizio, ha speso poi 3.500 euro per il cosiddetto editing stilistico. In totale siamo arrivati a quasi 4000 euro, che per me è pressoché impossibile rifarsi.
Ma la matematica non è un’opinione. Supponiamo che il mio romanzo venga venduto a 20 euro e che io percepisca l’8% sulle vendite, il che significa un guadagno di 1,6 euro a copia (lordo, non netto). Per rifarmi dei 4000 euro spesi devo vendere 2500 copie, ammesso che la casa editrice scelga una tiratura del genere per un autore sconosciuto.
Se il prezzo di copertina sarà più basso e se sarà più bassa anche la percentuale sulle vendite, le copie da vendere per recuperare quella spesa saranno maggiori.
La revisione, o editing che dir si voglia, da parte dell’agenzia letteraria è inutile per un altro motivo: la casa editrice sottoporrà comunque a revisione il manoscritto, non lo pubblicherà così come lo riceve.
Ricordiamo che siamo pubblicati in Italia
Ho effettuato delle ricerche in inglese e molti, specialmente negli Stati Uniti, consigliano di rivolgersi a un’agenzia letteraria se si vuole esser pubblicati dai colossi dell’editoria americana, come Penguin.
Non possiamo basarci sull’editoria statunitense. Non è lo stesso mercato che abbiamo noi. Pensate al guadagno che avrà un autore che si vede trasposto al cinema un suo romanzo.
Qui è diverso. Se spendiamo migliaia di euro con un’agenzia letteraria, prima di tutto non abbiamo la certezza di essere pubblicati da un colosso dell’editoria italiana e poi sarà molto difficile recuperare la spesa.
È utile inviare un manoscritto a un’agenzia letteraria?
Se le agenzie letterarie fossero davvero agenzie di rappresentanza – guadagnando una percentuale sulle vendite del libro – allora la risposta sarebbe sì. Finché si pongono come agenzie di servizi editoriali, a noi autori non conviene spendere tutti quei soldi.
A noi autori conviene inviare il manoscritto a una casa editrice.
Fabio Amadei
Ottimo articolo, Daniele. Non potevi essere più chiaro di così 🙂
Daniele Imperi
Grazie, Fabio.
Corrado S. Magro
Non solo condivido quanto scrivi, ma circa venti anni addietro, neofita, sono anche io rimasto irretito, come la tua scrittrice o peggio, da queste “fantomatiche” agenzie, agenti o pseudo agenti che si offrono di curare (a pagamento s’intende) un testo per proporlo all’editrice con cui hanno concordato come spartirsi i proventi. Anche le agenzie ritenute valide a livello nazionale (posseggo dati validissimi) avevano già allora individuato essere molto più comodo e redditizio sfruttare la vanità/ignoranza/illusione dei singoli autori, me compreso, piuttosto di rifiutare lo scritto o “affaticarsi” nella ricerca di una casa editrice. Mi astengo su gli/le editors, copywriter ecc., in possesso di diplomi accademici di Istituti Unversitari spuntati come funghi ai quattro angoli (una volta sarebbero state forse scuole medie). La mia proposta: se tutte queste realtà fossero cartacee, almeno quelle in cui mi sono imbattuto, una volta pulito quell’organo, tirare lo sciacquone!
Daniele Imperi
Qualcuno sostiene – in uno degli articoli che ho citato – che, essendo il settore in crisi da tempo (quanti autori si rivolgono a un’agenzia letteraria?), le agenzie hanno preso a offrire servizi editoriali, che esulano dai loro compiti.
Corrado S. Magro
Non solo esulano dal loro compito, hanno scoperto come adoperarsi per spillare ossigeno spennando i polli.
Orsa
4000 euro? Peggio degli imbonitori televisivi! Un’agenzia magari no, ma un agente letterario sul libro paga di una casa editrice forse sì, sarebbe più affidabile. Come funziona, le case editrici dispongono di queste figure o si affidano a terzi che fanno i “cacciatori di talenti”?
Nota bene che solo perché sei tu non ho scritto “talent scout”
Daniele Imperi
A quanto ne so, gli agenti letterari sono in contatto con le case editrici e, quando arriva loro un buon libro, lo propongono. La prassi dovrebbe essere questa.
“Cacciatori di talenti” è più bello di “talent scout”
Laura
Concordo pienamente. CE tutta la vita anche se i dinieghi sono all’ordine del giorno, ma a noi ne basta una che dica si. Ho ricevuto il si di Libereria 1017, sto spulciando tutto il possibile per saperne di più, sto valutando l’offerta.
Sempre più che interessanti i tuoi articoli, c’è tanto da imparare, grazie e buon lavoro.
Daniele Imperi
Ciao Laura, grazie e benvenuta nel blog. Non ho mai sentito quella casa editrice, ma dal sito non mi convince. Quindi prendi tutte le informazioni che puoi.
Adriano
Ciao, Laura.
Ho cercato l’editore da te citato e mi spunta solo un sito ‘libereria.it’: ho inviato la mia bozza/manoscritto a loro….ed attendo speranzoso….
vonMoltke
Ciao Daniele. Rieccomi, riemerso dopo una lunga apnea che si è è parzialmente conclusa solo con un viaggio a Mosca raggiunta proprio nel giorno in cui pubblicavi quest’articolo. Perlomeno adesso mi è tornata la voglia di leggere, e anche scrivere (ma non romanzi, ancora e purtroppo).
Che dire? Panorama sconcertante, e deprimente. Nessuno che abbia uno straccio di intenzione di scommettere su di un autore che pure piace. Trabocchetti e trucchetti per far soldi sfruttando sfacciatamente e spietatamente i sogni di qualcuno. Qualcuno che, fra l’altro, quei soldi non li ha rubati e non vive d’aria. Io ormai è anni che non propongo più le mie opere, l’ultima delusione è stata la classica goccia (e almeno non mi è costata denari). E poi vedi pubblicata robaccia di gente pseudo-famosa, o romanzetti-fotocopia tutti uguali, scialbi, politicamente corretti e privi di ogni interesse, autentica spazzatura per la quale, però, le case editrici non si spaventano per il costo della carta. Poi ti dicono che “il settore è in crisi”, e che volevate? Trovatemi un nuovo Balzac, se siete capaci.
Daniele Imperi
Ciao, rieccoti
Sei andato dietro l’angolo…
La storia del settore in crisi non regge, secondo me, vista la mole di libri che escono ogni anno.
Che cosa hai proposto?
vonMoltke
Proponevo i miei primissimi romanzi, uno fantastico-apocalittico, poi un thriller storico sui Romanov (“Anastasia”) e un romanzetto umoristico, l’unico ad essere arrivato sulla scrivania del direttore di una casa editrice, non perché fosse il migliore ma perché era il più breve. Poi neppure quello pubblicarono, ma la cosa mi disgustò tanto che lasciai perdere. E, dopo poco, smisi anche di scrivere (ma lì il tumore della mia compagna ebbe la sua parte)