Quando si è veramente scrittori?

Veri scrittori

Cominciamo col dire che uno scrittore è colui che si guadagna di che vivere con la sua arte, o lavoro che dir si voglia. Successo oceanico o stipendio sindacale minimo, in ogni caso la scrittura è la sua primaria fonte di reddito, nonché la sua principale occupazione. Punto e basta.
Pubblicato da casa editrice, self publisher, web publisher, non ha importanza, per dedicarsi completamente alla scrittura uno ci deve guadagnare, altrimenti rimarrà sempre un hobby. Commento di Poli72 su 4 errori di uno scrittore alle prime armi

Che pensate di questo commento? Perché io sono d’accordo, io penso che si sia veramente scrittori quando ci si guadagna da vivere scrivendo romanzi e racconti. Parlo di narrativa, badate bene, e adesso spiego perché.

Scrittore è chi scrive narrativa?

Ogni tanto in qualche film appare un personaggio scrittore. Non guardo film italiani, quindi mi riferisco in genere a film americani. Nelle vecchie commedie italiane, che apprezzavo molto, quelle con Totò, Fabrizi, Gassman, Tognazzi, Mastroianni, De Sica, Manfredi, Sordi, non ho mai visto un personaggio scrittore e mi chiedo il perché.

Forse perché anche all’epoca era molto difficile, raro, che qualcuno in Italia riuscisse a campare scrivendo romanzi. Ne ho dedotto che questo lavoro fosse appannaggio del nuovo continente. Magari mi sbaglio, però, anche se i film sono finzione, gli sceneggiatori si basano pur sempre sulla propria attualità per scrivere un film.

Ma stavo parlando del personaggio scrittore. In ogni caso quei personaggi erano romanzieri. Scrivevano romanzi.

Naturalmente il significato della parola “scrittore” non è limitato alla narrativa, però provate a fare un esperimento e a dire a qualcuno che non conoscete di essere scrittori e vedete poi la sua reazione. Non credo che qualcuno vi chiederà se avete scritto dei manuali o dei saggi, ma la sua mente andrà dritta filata ai romanzi.

Lo scrittore e la percezione del lettore

I lettori di questo blog, quelli almeno che scrivono, sono tutti scrittori di narrativa – smentitemi pure senza problemi nei commenti – forse perché io qui tratto principalmente di scrittura creativa e narrativa, e quindi è ovvio che attragga un certo tipo di lettori.

Ho però trovato in rete vari blog di scrittori e scrittrici e tutti quei blogger scrivono narrativa.

Secondo me la percezione del lettore è questa: gli scrittori sono coloro che scrivono storie.

Fatto questo lungo preambolo, passiamo alla domanda del titolo: quando si è veramente scrittori?

Scrittore è chi si guadagna da vivere scrivendo storie?

Se fosse così, quanti veri scrittori esistono in Italia? Ho letto bei romanzi di scrittori che nella vita fanno altro per vivere. Li considero scrittori? Sì, certo, perché hanno scritto buoni libri e hanno dimostrato una buona maturità nella scrittura. E non vedo l’ora che esca un altro loro romanzo.

Ma allora perché non vivono di scrittura?

Perché sono nati nel paese sbagliato.

In Italia è difficilissimo vivere di scrittura. Anzi, non è possibile farlo. È qualcosa che riesce a fare uno su un milione, forse. Ho messo in chiaro i guadagni che si possono ottenere scrivendo un romanzo e quante copie bisogna vendere – copie fisse ogni mese, nessuno escluso – per poter avere uno stipendio.

Messa così nessun autore emergente italiano sarà mai uno scrittore.

Quanti sono in grado di convivere con questa verità?

Quanti credono a questa verità?

Non è una verità, lo è soltanto se accettiamo l’assunto che scrittore è chi si guadagna da vivere scrivendo storie.

Quando si è veramente scrittori?

Esiste una vera risposta a questa domanda?

Scrittore è chi si sente tale? Cioè dipende da chi scrive, da come si autodefinisce? Allora anche gli autori degli obbrobri recensiti dal blog Obbrobbrio sono scrittori. Abbiamo tutti buone speranze, quindi.

Questo post non vuole dare una risposta. Credo che ognuno debba darla secondo la propria percezione della scrittura e di come vive questa sua arte. Credo che debba darla soprattutto in modo onesto.

Più volte ho scritto che mi definirò scrittore quando avrò pubblicato il mio 10° romanzo e non ho ancora cambiato idea. Per adesso io non mi sento di dichiararmi scrittore, perché non ho scritto nulla, in libreria, a parte un libro sul blogging – che non conta, perché io parlo di narrativa – non c’è proprio niente.

Quando si è veramente scrittori? Avete una risposta a questa domanda?

82 Commenti

  1. Grilloz
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 6:45 Rispondi

    Nel mio mestiere è facile:è ingegnere colui che ha passato l’esame di stato ed è iscritto all’albo. Dunque non sono ingegnere :-D eppure mi ci guadagno fa vivere. Mnn mi sa che andiamo furori strada :-P se non sbaglio è stato Picasso a dire che artista è colui che ha venduto almeno un quadro (da bambino ho “venduto” qualche crosta a qualche zio), così sarebbe più facile ;-)
    Alla fin fine mi domando, ma e davvero necessario trovare una risposta? Serve davvero classificate e incsasellare ogni cosa?

    P.S. Visto che si può, sulla carta d’identità alla voce professione ho lasciato uno spazio bianco.

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 11:34 Rispondi

      Non esiste per fortuna l’esame di stato per gli scrittori :)
      Io ho venduto solo disegni finora, non storie. La risposta non serve, no, però si va sempre in cerca di risposte.

    • Barbara
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 12:59 Rispondi

      Io lavoro nel campo dell’informatica da 15 anni, ma non ho la patente ECDL. Di certificato ho un corso di Web Designer ed uno di .Net Framework, nemmeno la metà delle mie competenze.
      Non esiste l’esame di stato per gli scrittori…però esiste Scuola Holden e qualcuno la cita come tale. Anche corsi di scrittura più blasonati sembrano far curriculum, ma aiutano a vendere? Danno la “patente” di scrittore? Quanti corsi di scrittura avranno frequentato Jane Austen e Agatha Christie? La prima è morta in quasi povertà, sconosciuta; la seconda ha iniziato a scrivere per scommessa ed ha guadagnato più di 20 milioni di sterline. Già si vede la differenza dei tempi.

      • grilloz
        martedì, 12 Aprile 2016 alle 13:34 Rispondi

        Ma la ECDL serve a qualcosa? :P
        Beh, la sola frequanza ad un corso direi che non è sufficiente in ogni caso ;)

      • Daniele Imperi
        martedì, 12 Aprile 2016 alle 14:09 Rispondi

        Non credo che aiuti a vendere o a essere pubblicati mostrare nel CV di aver fatto corsi di scrittura.

        • grilloz
          martedì, 12 Aprile 2016 alle 14:12 Rispondi

          Se i corsi sono validi credo che aiuti a farsi leggere dagli editori, ai quali resta comunque il diritto alla stroncatura totale :D

  2. Moira
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 7:20 Rispondi

    Secondo me uno scrittore può definirsi tale anche se non vive di quello, scrittore è colui che scrive, facile, e se lo chiedessimo a un bambino, la risposta sarebbe quasi scontata.
    Io amo scrivere da quando ero ragazzina e tuttora lo faccio nei ritagli di tempo, no, cerco il tempo per poterlo fare, è diverso, la notte a volte o di mattino presto, quando c’è quiete, addirittura durante il lavoro se qualcosa o qualcuno mi ispira una frase o altro, prendo il primo pezzo di carta che trovo e scrivo l’appunto. Chiaro che lo scopo finale è un romanzo, oppure un racconto, pubblicarlo e continuare, almeno nel mio caso.

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 11:34 Rispondi

      Tutti scrivono, se è per questo, ma non possiamo essere tutti scrittori.

  3. Maurizio
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 7:37 Rispondi

    Secondo me può definirsi scrittore non tanto quello che si guadagna da vivere esclusivamente o prevalentemente scrivendo. Infatti esistono illustri autori che per vivere hanno continuato a fare un altro mestiere. Può definirsi scrittore chi pubblica prodotti di qualità. Sì, ma la qualità come la si riconosce? Probabilmente si diventa scrittori quando si è riconosciuti come tali dagli editori (quelli veri, non quelli prezzolati), che di mestiere dovrebbero selezionare ciò che pubblicano in base alla qualità, appunto. E poi dai lettori.

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 11:36 Rispondi

      Ci sarebbe da obiettare sul fatto che possono essere i lettori a definire una persona scrittore, altrimenti si rischia che si possa definire scrittore uno che pubblica testi sgrammaticati, perché letto da gente sgrammaticata.

  4. Marco
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 7:52 Rispondi

    Ti confesserò una cosa: non mi faccio più questo tipo di domande. Scrivo le mie storie e basta, e lo farò finché crederò di avere qualcosa di interessante da raccontare. Chi sono? Uno che racconta storie. A qualcuno non piace la definizione perché non mi vede in classifica, in televisione, alle fiere del libro, eccetera? Pazienza. Io racconto storie.

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 11:37 Rispondi

      Il tuo ragionamento non fa una piega, come si suol dire :D

  5. Chiara
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 8:44 Rispondi

    Di solito, non condivido link, però stavolta farò un’eccezione perché la risposta a questa domanda è stata sviscerata ampiamente in un post che ho pubblicato giovedì scorso, e che trovi qui: http://appuntiamargine.blogspot.it/2016/04/lo-scrittore-fra-essere-e-divenire.html

    Riassumendo, io penso che si sia scrittori a tre livelli:
    1) Potenziale: c’è un talento di base, che deve essere plasmato dall’esercizio.
    2) Pratico: si inizia a scrivere con intento artistico, quindi si diventa scrittori, almeno sulla base della definizione fornita dalla Treccani.
    3) Sociale: nel momento in cui pubblichi, il resto del mondo riconosce e accetta il suo ruolo.

    Gli stessi concetti erano stati espressi in modo diverso sul blog di Salvatore Anfuso, in un commento. :)

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 11:39 Rispondi

      Nel momento in cui pubblichi non è tutto il mondo che sa che hai pubblicato, ma solo una parte infinitesimale.

      • Chiara
        martedì, 12 Aprile 2016 alle 15:43 Rispondi

        Anche quando lavori in un ufficio lo sa solo una piccola parte di mondo, ma questo porta comunque un’etichetta alla tua identità.

  6. Salvatore
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 9:08 Rispondi

    Mi pare di averla già letta questa storia… :P

    Anche in Italia si può vivere di scrittura, un paio che ci riescono li conosco, basta allargare gli orizzonti. Cioè non pensare solo alla narrativa fine a se stessa. Anche tu vivi di scrittura, no?

    In America è la stessa cosa: quelli che emergono sono una piccola elite. Certo, se arrivi in cima vendi cento volte di più di un tuo pari italiano, e questo per il solo fatto di scrivere direttamente in inglese. Così va la vita.

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 11:41 Rispondi

      No, io non vivo di scrittura. Ma, come ho specificato nel post, la percezione della gente è che uno scrittore scrive romanzi.

  7. Martin
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 9:47 Rispondi

    Secondo me sbagliamo se pensiamo che in Italia non ci siano quasi – o siano una casta di cinque o sei persone – scrittori che campino del loro lavoro.
    Io non ci sono ancora riuscito del tutto, ma sto lavorandoci. E ci riuscirò.
    Certo, scrittore nel senso di lavoro è colui che vive di quello o che da quello – dalla scrittura – percepisce una parte della sua sussistenza. Sennò è hobby.
    Chi dice “no, pubblicare non m’interessa. Io penso all’arte, alla creatività”, non ha capito bene come funziona la storia. Da che mondo è mondo, gli artisti hanno sempre provato a vivere della loro arte, riuscirci però ha rappresentato sempre la sfida più grande. Ecco perché poi, chi non ce la fa, arriva a dire: “vabè, ma per me vale il lato artistico e creativo dell’arte, non la sua commercializzazione”.
    È ovvio che se fin dal principio non ti è importato del lato economico, la categoria per te è quella di “scrittore per hobby”, che va benissimo, ma è altra cosa.
    Poi va da sé che di scrittori super-ricchi ne sono esistiti (e ne esistono) forse pochi.
    Ma questa è un’altra storia.

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 11:44 Rispondi

      Non parlo di scrittori ricchi, ma di scrittori che riescono a vivere scrivendo storie. Anche quelli sono rari, secondo me.

  8. Luciano Dal Pont
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 9:41 Rispondi

    Salve, mi chiamo Luciano Dal Pont e sono uno scrittore.
    Si, mi definisco così, perché, anche se ancora non vivo di scrittura, tuttavia ho pubblicato due romanzi, il primo con una piccola casa editrice, il secondo in self publishing, anche se ora lo sto proponendo a case editrici importanti e sto pensando di trovarmi un agente letterario. Perché io voglio vivere facendo lo scrittore, e scrittore solo di narrativa, non di altro, è questo il mio obiettivo, il mio sogno, anche se non siamo in America e anche se sono d’accordo che può farcela forse uno su un milione. Ma perché io non potrei essere quell’uno?
    Be’, io almeno ci provo, io combatto le mie battaglie, io inseguo i miei sogni, io non parto certo già battuto in partenza, chiedi scusa per l’orrendo gioco di parole.
    Ma questo forse è un altro discorso.
    Nel merito, ci sono due modi per fare le cose: da dilettanti e da professionisti, dove il termine dilettante in questo caso è scevro da ogni contenuto dispregiativo. Dilettante è colui che fa le cose per diletto, senza mire professionistiche, rimanendo in questo status per propria scelta. Ma anche uno scrittore dilettante, se scrive bene, se racconta storie di qualità, secondo me può definirsi scrittore a tutti gli effetti, anche se per vivere fa un altro lavoro.
    Poi c’è anche una condizione di mezzo, quella che sto vivendo io, e come me, penso, tanti altri.
    Io non sono un dilettante perché non è questo il mio obiettivo, io, anche se non posso ancora vivere di scrittura e devo svolgere altre attività per mantenermi, lavoro proprio per raggiungere quell’obiettivo. Sono un professionista? No, non ancora, ma sto percorrendo la strada per diventarlo. Che poi ci riesca o meno è un altro discorso, ma certo non posso definirmi dilettante, perché non scrivo per diletto. O non soltanto, almeno.
    In definitiva, io non credo che una determinata definizione per inquadrare di chi svolge una certa attività sia applicabile soltanto a chi di questa attività vive, e ciò vale per ogni altra cosa, non soltanto per la scrittura.
    Si può definire corridore automobilista soltanto colui che corre in pista o nei rally perché è pagato per farlo? O non lo è forse anche chi corre in macchina esclusivamente per appagare la propria passione motoristica?
    Io propendo per questo secondo assunto.

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 11:43 Rispondi

      Quindi tu fai parte del gruppo che si autodefinisce scrittore :)

      • Luciano Dal Pont
        martedì, 12 Aprile 2016 alle 12:00 Rispondi

        Già… :-)

  9. Emiliano
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 10:52 Rispondi

    E’ sempre stato anche un mio personale punto di domanda.
    Non mi ricordo chi fosse tra i grandi che ha detto e mi è rimasta impressa la frase.
    “Sei uno scrittore nel momento in cui scrivi, per il resto della giornata sei ciò che sei”
    La trascrizione premetto che non è letterale ma condivido il pensiero, poi come tutte le cose bisogna suddividere tra lo scrittore bravo o meno, ma non credo esista una vera definizione. Io ho pubblicato solo un libro di poesie e mi è bastato, condivido che in italia non arrivi da nessuna parte come scrittore mentre all’estero puoi avere contatti anche con persone di un certo rilievo. Purtroppo, dalla mia personale esperienza in sette anni di qua e di là per i libri, ho scoperto che siamo carne al macello in questo paese e già è difficile trovare l’editore che punta su di te o vuole valutare il tuo testo figurati camparci. Mi accontento di fare l’hobbista e cercare di migliorare sempre e comunque il mio stile per ora, un giorno vedremo.

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 11:45 Rispondi

      Il problema è anche quello che sollevi: è difficile farsi ascoltare da un editore, figurati il resto. Ci sono di mezzo anche i lunghissimi tempi delle risposte dell’editoria.

  10. Lorenzo
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 13:16 Rispondi

    Non penso che esista una risposta a questa domanda. Prendiamo per esempio Ernst Haffner, autore del romanzo “Fratelli di sangue”, uscito nel 1932 e poi distrutto da Hitler poco tempo dopo. Non credo abbia avuto l’opportunità di vivere con i ricavati di questo romanzo, eppure come si fa a non considerarlo uno scrittore, e anche di altissimo livello (e non solo per il fatto che comunque è riuscito a pubblicare)?
    Un altro esempio. Ci sono due ragazzi che scrivono storie nel chiuso della propria camera, entrambi con passione e desiderosi di diventare famosi. Uno scrive storie bellissime, che non vengono pubblicate solo perché nessun editore le ha mai lette, mentre l’altro scrive storie senza capo né coda e piene di errori grammaticali. Sono entrambi scrittori? Non lo è nessuno dei due? O lo è solo quello bravo?

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 14:13 Rispondi

      Non conoscevo “Fratelli di sangue”, ma l’ho messo nella mia lista di Amazon.
      Riguardo al tuo esempio, secondo me nessuno dei 2 si può considerare scrittore.

      • Lorenzo
        martedì, 12 Aprile 2016 alle 16:43 Rispondi

        Dipende tutto da che cosa si intende con il termine “scrittore”.

  11. Cristina
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 13:23 Rispondi

    Nella storia della letteratura, la maggior parte degli scrittori, oggi considerati grandi, facevano un altro lavoro per vivere: Kafka era un impiegato, Bulgakov un medico. Questo non ha impedito al primo di chiedere all’amico di bruciare i suoi scritti dopo la morte (e per fortuna non lo ha fatto), al secondo di abbandonare la carriera medica per dedicarsi completamente al giornalismo e alla scrittura (e rischiare di morire di fame). Le storie sono tante e nessuna è uguale all’altra. E’ giusto il tuo ragionamento di base – cioè che lo scrittore si occupa essenzialmente di narrativa – ma solo il tempo può dire se è un “vero” scrittore. Di certo lo è per se stesso, comunque vadano le cose!

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 14:14 Rispondi

      Sì, solo il tempo potrà dare una risposta, ma il tempo significa anche, se non soprattutto, lettori.

  12. Barbara
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 14:36 Rispondi

    “Scrittore è chi lo scrittore fa, signore!” parafrasando Forrest Gump.
    Sostenere che lo scrittore è colui che campa vivendo della sola scrittura è ignorare il mercato italiano, dove le case editrici sono in perdita, dove si arriva alla decima ristampa ma una ristampa è fatta di un centinaio di libri, dove le fascette sono trappole per allodole, dove gli stessi autori campano in realtà più delle comparsate in tv che dei diritti del loro libro.
    D’altro canto, per un lettore medio, scrittore è colui che ha pubblicato con una casa editrice un cartaceo. Ma non tutti conoscono la differenza tra casa editrice e EAP (Editoria A Pagamento, dove anzichè camparci, ne spendi per essere pubblicato).
    Per altri versi, quelli a cui basta buttare su Amazon un ebook di storiella qualsiasi per darsi degli scrittori mi ricordano quelli che salendo sopra uno scooter si definiscono motociclisti. Addirittura centauri. (No, quel water con due ruote non è una moto, dicesi scooter e no, non ha niente a che fare con una moto, nemmeno se ti prendi un casco Arai e appiccichi il 46 a lato serbatoio…)
    Ciò però non toglie che ci si possa divertire, e parecchio, anche con uno scooter.
    Più in centro città però, che sul giro dei 4 passi SellaRonda.
    Detto ciò, mi autodefinisco scribacchino. Ho già fatto la cavolata di trasformare un hobby in lavoro. Ci si perde tutto il divertimento. ;)

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 14:40 Rispondi

      Penso anche io che i lettori medi considerino scrittori chi ha pubblicato cartacei con editori. Se gli parli di self-publishing, non sanno cosa sia.
      Un hobby deve restare tale, altrimenti il divertimento sparisce :)

  13. Agata Robles
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 14:51 Rispondi

    in Italia non si è scrittori perché si è poeti o letterati. Tutt’al più giornalisti. Chi era ( e continua ad essere) ricco di suo e non aveva bisogno di pensare alla pagnotta scriveva per hobby. Il lato positivo è il concetto di indipendenza che è passato ad alcuni cantautori che vivono di altro e si sentono più liberi a non essere costretti a scrivere canzoni per vivere. Poi c’è da dire che in Italia si legge poco. Infine, secondo me è scrittore chi si fa riconoscere per la specifica attività dello scrivere a prescindere dalle altre cose che fa per vivere. Trasfigurando ancora nel mondo del cantautorato, io non riconosco vecchioni perchè è un professore ma perchè scrive canzoni e con questa attività lo identifico. Non so se sono riuscita a spiegarmi…

    • Daniele Imperi
      martedì, 12 Aprile 2016 alle 15:09 Rispondi

      Non sono d’accordo sulla prima frase che scrivi. In Italia si è poeti? Con la poesia ci campi ancora meno che coi romanzi. Letterati in che senso?
      Penso che Vecchioni campi con le canzoni, più che a fare l’insegnante.

      • nuccio
        martedì, 12 Aprile 2016 alle 15:36 Rispondi

        Vecchioni avrebbe vissuto decorosamente se nn avesse avuto la botta di c***.

        • Daniele Imperi
          martedì, 12 Aprile 2016 alle 15:47 Rispondi

          Perché non vive decorosamente?

  14. giuseppina
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 18:29 Rispondi

    Essere scrittori non è una fortuna, vendere libri e poi essere miliardari famosi. La scrittura è un dono.

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 13 Aprile 2016 alle 8:32 Rispondi

      Sì, la scrittura è un dono, lo penso anch’io. Vendere libri e diventare miliardari è invece un sogno impossibile :)

  15. Maria
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 20:14 Rispondi

    Stavo cercando una qualche soluzione sul web per questa cosa che sento qui, nel petto, e che mi brucia da morire.
    Escluse tutte le pagine che mi rinviavano a malattie mortali o possibili avvelenamenti, finisco per cliccare su quest’articolo, post, o sa il cielo come si chiama nei giorni nostri, che finalmente provo quella sensazione che mi da normalmente il sollievo, come quando ci facciamo un bicchierino a fine giornata, perché possiamo giustificarlo, perché siamo stanchi e tristi.
    Ed ecco che penso tra me e me “Che bello non sentirsi soli! Che bello poter far parte di una comunità cyber, ma così intellettuale allo stesso tempo; noi siamo il Club degli Inguaribili Ottimisti! Loro ti ascolteranno, ti diranno come agire, come trovare pace. Ti diranno come dormire la sera e come smettere di bere e di andare in terapia dove tutto è un blablabla; dove tutto è un fottuto vomitare parole all’aria ”
    Ma arrivo alla fine delle Sue parole e quello che sento è amaro, intenso, disperato. Di getto decido allora di scrivere qualche riga tra i commenti perché sono giovane, ignorante e porto nel sangue quella presunzione tipica della mia età e della mia persona.
    Che cos’è lo scrittore? Chi è lo scrittore?
    Ecco quello che dovremmo chiederci veramente. Proprio non capisco il bisogno di chiedersi in quale tempo o momento si determinerà questa condizione, questa facoltà ( Lei dice “Quando” si è veramente scrittori?).
    Armata di un vocabolario della lingua italiana, che fortunatamente ho online perché vivendo a Parigi ne ho solo della lingua francese per casa, mi rendo conto che la definizione di “Scrittore” del Treccani è completamente differente da quello che cerchiamo di dichiarare qui.
    “Chi si dedica all’ attività letteraria; chi compone e scrive opere con intento artistico”. Ecco quello che dice la Bibbia dello scrittore, quello che dovremmo usare più spesso se vogliamo essere artisti e dare la piuma alle nostre riflessioni.
    Lei parla di narrativa, ma che cos’ è la narrativa se non un: “Genere letterario che comprende il romanzo, la novella, il racconto, la fiaba, ecc., cioè opere, generalmente in prosa, in cui l’autore espone fatti reali, più o meno liberamente interpretati, o puramente immaginarî “
    Lo scrittore, secondo me, è colui che riesce (a suo modo badate bene), a dare definizioni ai suoi pensieri così da farsi comprendere, sia allo scritto che all’ orale, e non sentirsi solo. Fare parte di quel tutt’ uno del quale l’uomo ha bisogno, perché animale sociale..
    La scrittura è un meraviglioso esercizio di stile che a me personalmente permette, spesso e volentieri, di dare pace alla confusione che regna nella mia testa.
    Quindi sì, lo sono.
    Sono una scrittrice, sono un’artista, come lo è Lei e come lo sono tutte le persone che ogni giorno scrivono per farsi comprendere, per farsi amare un po’ meglio dalle persone hanno intorno.
    Qui si parla di pubblicazioni, di campare, di remunerazione perché sennò si parlerebbe di hobby, giusto?
    Forse nessuno a mai sentito parlare di Lei; nessuno a mai sfogliato un suo racconto, una sua poesia, una sua lettera, proveniente da un libro trovato sullo scaffale di una qualsiasi libreria, ma sono quasi sicura che qualcuno ha ricevuto una o più parole di auguri, una o più parole d’amore, una o più parole riguardo una causa a lei cara.
    Bè, si dal caso che sia appena successo.
    Allora, quand’è che Lei è diventato un vero scrittore? Allora, quand’è che siamo diventati tutti scrittori rispondendo al suo articolo?
    Per concludere permettetemi di citare Stalin che disse che “Lo scrittore è l’ingegnere dell’animo umano” oppure Balzac, uno dei padri della mia seconda patria, “Gli incompresi si dividono in due categorie: le donne e gli scrittori”.
    (Si da il caso che io sia tutte e due le cose)

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 13 Aprile 2016 alle 8:36 Rispondi

      Ciao Maria, benvenuta nel blog. Dammi del tu intanto :)
      Riguardo a Stalin, quella sua frase suona ipocrita, visto che ha contrastato diversi autori giudicati antisovietici…

    • Nani
      giovedì, 14 Aprile 2016 alle 6:37 Rispondi

      “Chi si dedica all’ attività letteraria; chi compone e scrive opere con intento artistico”.

      Seguendo questa definizione, dovremmo eliminare la maggior parte dei Follet, Smith ecc, ecc. Cosa che io approverei, sia ben chiaro. :D
      Non sono molto d’accordo sulla tua definizione di scrittore, Maria, ma non perche’ lo scrittore non faccia quello che dici (ossia: “lo scrittore è colui che riesce … a dare definizioni ai suoi pensieri così da farsi comprendere, sia allo scritto che all’ orale, e non sentirsi solo. Fare parte di quel tutt’ uno del quale l’uomo ha bisogno, perché animale sociale..”), ma perche’ spesso non gliene frega nulla di esprimere la sua anima o pensieri segreti. Spesso, almeno quelli che ammiro io, sono osservatori e traduttori della realta’. POtrebbero starsene zitti, e’ vero, e tenersi le cose belle osservate per se’. Ma gli scrittori sono anche generosi, per questo hanno piacere nel condividere.
      Quando ci possiamo definire scrittori? Quando riusciamo in modo elegante ed efficace a mostrare e condividere cio’ che la gente comune non riesce a vedere o a comprendere. Uno scrittore del genere vende? Non lo so, io sicuramente lo compro. :)
      Maria… bel nome, sai? Non a caso la mia prima bambina si chiama Maria. :) Lo so, non c’entra niente, ma lo dico lo stesso :D

      • Daniele Imperi
        giovedì, 14 Aprile 2016 alle 8:24 Rispondi

        Perché dovresti togliere Follett?
        Comunque, è vero che gli scrittori sanno tradurre la realtà che vedono.

        • Nani
          giovedì, 14 Aprile 2016 alle 10:04 Rispondi

          Non ne ho grande stima. :)

  16. Tenar
    martedì, 12 Aprile 2016 alle 22:28 Rispondi

    Mi piacerebbe vivere in un posto dove vivere di narrativa (di scrittura in sé è possibile, ma la sola idea di scrivere pubblicità mi fa venire l’orticaria) fosse un sogno ragionevole. In Italia è quasi utopia. Ho ragionato sul fatto che noi chiamiamo scrittori persone passate alla storia come tali, ma che si mantenevano altrimenti o che, comunque, non contavano solo sugli introiti della narrativa. Quindi sono arrivata alla conclusione, come ho già scritto altrove, che scrittore è chi viene riconosciuto come tale. Non è meritocratico, lo so. Non è neanche un segno di valore. Ma se X persone riconoscono un tizio come scrittore perché ne hanno letto i libri, per loro tizio è uno scrittore.

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 13 Aprile 2016 alle 8:37 Rispondi

      Il tuo ragionamento è logico, molti scrittori del passato facevano altro. In un certo senso però è meritocratico, perché X lettori riconoscono un merito a chi definiscono scrittore.

  17. Filomena
    mercoledì, 13 Aprile 2016 alle 9:44 Rispondi

    Sì, la scrittura è un dono ha detto Giuseppina. E se la cosa che definisce meglio il mio io è la scrittura perché nello scrivere storie mi sono ritrovata, mi rifletto, mi ritrovo, mi svelo all’altro e dispiego i miei sentimenti, allora mi definisco “scrittore”. Meglio che medico, che lettore, che qualsiasi altra definizione e lascerò che siano i pochi ad apprezzarmi e gli altri non mi riconoscano, ma io continuerò a definirmi “scrittore”.
    Ciao Filomena

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 13 Aprile 2016 alle 9:51 Rispondi

      Vale anche questo come ragionamento: riconoscersi come il dono/talento che si ha avuto e non con il proprio lavoro.

  18. Alex
    mercoledì, 13 Aprile 2016 alle 22:21 Rispondi

    Io scrivo spesso,soprattutto quando non posso farne a meno. e’ l’unica cosa nella quale riesco a essere costante. mi piace sempre di piu’ cio’ che scrivo ma, non so per quale strana reazione,son sempre piu’ convinto che diventero’ un meraviglioso lettore che si stufera’ di scrivere. Fra 20 anni scopriro’ come e’ andata a finire.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Aprile 2016 alle 8:25 Rispondi

      Ciao Alex, benvenuto nel blog. Stufarsi di ciò che si scrive è normale, ma se capita troppo spesso allora c’è qualcosa che non va. Forse sei troppo insicuro.

  19. Stefania
    giovedì, 14 Aprile 2016 alle 12:23 Rispondi

    Sei uno scrittore nel momento in cui scrivi, per il resto della giornata sei ciò che sei. Tengo questa “definizione”. È quella che mi fa più… bene. Forse perché elimina del tutto l’esterno.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Aprile 2016 alle 13:20 Rispondi

      Come definizione è troppo estesa, per me.

  20. Manu
    giovedì, 14 Aprile 2016 alle 17:06 Rispondi

    Secondo me si è scrittori quando si è artisti, l’arte viene da dentro e la scrittura di narrativa è arte, quindi almeno per me, è scrittore chiunque inventi storie e le scriva in modo sincero. Anche se, come dice GRILLOZ, forse non è necessario etichettare tutto, e tutti. Forse è meglio dire che chi scrive è solo uno che scrive :

    • Daniele Imperi
      venerdì, 15 Aprile 2016 alle 8:27 Rispondi

      Vero quanto dici sull’arte. E giusto chiamare chi scrive solo uno che scrive :)

  21. Claudio
    lunedì, 18 Aprile 2016 alle 17:10 Rispondi

    Caro Daniele,
    ti scopro grazie a un amico in comune, Pier, che mi ha consigliato il tuo libro ora che dopo 8 anni di viaggio sto finalmente riprendendo in mano il mio Blog morto per dargli un po’ di amore e linfa. Sto rifondando i miei sforzi di scrittura sul puro piacere di esprimermi e comunicare. E ho capito come il contenitore forse più ideale per questo flusso è proprio il Blog senza credere più alle barzellette dell’editoria. Ho pubblicato con Feltrinelli e se all’inizio era una gioia infinita dopo ho capito… e ho iniziato a soffrire. Con le riviste ci pubblico ma é come pompar sangue in un cadavere. Il Blog diventerà lo specchio della mia persona anche se soffre di eccessiva orizzontalità (buona per la costanza di alimentarlo ma cattiva per le nicchie che Google ama) e del deserto di lettori che il mio abbandono ha provocato negli ultimi anni.
    Sognando di scrivere con i libri in mano ogni tanto mi terrorizzo quando sento che un blog per funzionare deve innanzitutto risolvere i problemi altrui, ma forse proprio grazie all’orizzontalità si possono bilanciare i contenuti espressivi con altri più altruistici.
    Per tornare al tema del post ogni tanto, raramente, mi spaccio come scrittore ma non vivo di questo (di fotoevideo al 95%) e non ho pubblicato 10 libri, poi faccio ancora un sacco di imbarazzanti errori quando scrivo.
    Hasta pronto! Hai un lettore in più.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 18 Aprile 2016 alle 17:21 Rispondi

      Ciao Claudio, benvenuto nel blog e grazie anche a Pier :)
      Un blog non deve sempre e solo risolvere problemi altrui. Sto proprio progettando un post in cui parlo dei vari tipi di contenuti che si possono pubblicare nel blog, a prescindere da verticalità e orizzontalità.

  22. Monia74
    lunedì, 18 Aprile 2016 alle 17:53 Rispondi

    Io ho sempre pensato che si è scrittori quando ti fermi nel mezzo della corsa per scrivere una frase che ti è venuta in mente. Poi, certo, se parli di mestieri, vien da sè che se non ti mantieni solo con i tuoi libri alla domanda “cosa fai per vivere” risponderai “scrittore e impiegato”, e, prima di fare la figura del pirla, correggi “ehm volevo dire impiegato”. Ma non credo significhi che non sei uno scrittore. Non so.. Carver era uno scrittore mentre faceva mille lavoretti per mantenersi e nel frattempo scriveva? secondo me sì.

    • Daniele Imperi
      martedì, 19 Aprile 2016 alle 13:23 Rispondi

      Difficile da dire. Se campo facendo l’impiegato, non mi metto a dire che sono uno scrittore, neanche se ho pubblicato qualche romanzo.

      • Claudio
        martedì, 19 Aprile 2016 alle 14:07 Rispondi

        Ma, al di là del guadagnarci che è uno dei criteri per definirsi tali, mi piace anche ammettere questo titolo proprio in virtù di quello che dicevi tu e che concordo pienamente “Se vuoi fare lo scrittore di mestiere sei nato nel paese sbagliato”. Magari non lo dicevi proprio in questo modo ma se penso che altrove avrei avuto la possibilità di vivere di quello a parità d’impegno e di “testo” be.. forse allora voglio almeno la felicità di definirmi scrittore e sentirmi tale anche se non arrivano soldi. Riflessioni a ruota libera ovviamente…

  23. Claudio
    lunedì, 18 Aprile 2016 alle 18:11 Rispondi

    É vero Monia, scrittore è mestiere ma anche espressione di sé per se stessi o per gli altri. Anche se mi dedico a foto e video continuo a trovare le parole un veicolo migliore per raccontare e raccontarmi. Peccato che la foto è transculurale, la fruisce tutto il mondo e la vendo in tutto il mondo, la parola in italiano rimane in Italia e le mie battaglie con l’editoria italiana sono state uno schifo. Quindi adesso me ne sto con il blog e con chi ci capita dentro, senza intermediari.

  24. Ulisse Di Bartolomei
    martedì, 19 Aprile 2016 alle 21:08 Rispondi

    Salve Daniele
    Mentre ci si lambicca su chi si può definire scrittore, i veri talenti pubblicano e senza qualsivoglia difficoltà. Ignazio Marino lo ha da pochi giorni e già colleziona ospitate ai piani alti… Il contenuto del suo più che certo e “certosino” lavoro, si può riassumere: tutto quello che di brutto dicono di me, non è vero!
    Ti propongo questo caso per implementare l’argomento con nuovi e insperati elementi.

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 20 Aprile 2016 alle 8:08 Rispondi

      Ciao Ulisse, ho visto che quel tipo ha pubblicato un libro. Declino l’offerta, perché ritengo quel personaggio il peggior sindaco della storia di Roma e non voglio dargli spazio nel mio blog :)
      Tra l’altro c’è da considerare una cosa: il libro è stato pubblicato dopo una manciata di mesi da quando s’è dimesso, alla faccia della progettazione del libro, della scrittura e revisione, della proposta all’editore, del lavoro di editing e correzione bozze. Insomma, mi sembrano tempi un po’ troppo ristretti.

      • Ulisse Di Bartolomei
        mercoledì, 20 Aprile 2016 alle 10:25 Rispondi

        Ho preso questo esempio per riproporre la questione della letteratura “farlocca” o meramente speculativa, basata sull’uso di un nome (in quel momento) vendibile. Il caso dei politici “scrittori” mi sembra emblematico e quello dei criminali si aggiunge. Anche quando stanno in cella, vengono perennemente intervistati e ogni loro sproloquio finisce sui giornali sino a diventare “personaggi” e poi pubblicare un libro.

        • Daniele Imperi
          mercoledì, 20 Aprile 2016 alle 10:45 Rispondi

          Sì, hai ragione, politici scrittori e criminali hanno tutti la precedenza, perché sono appunto vendibili, senza contare la pubblicità gratuita che avranno in TV e nei giornali. Fanno notizia.

  25. poli72
    mercoledì, 20 Aprile 2016 alle 0:49 Rispondi

    Chiunque scrive non puo essere definito scrittore ,a mio avviso , per due motivi.
    1) Moltissimi scrivono nella vita ,c’e’ chi lo fa bene e chi meno bene ,come in qualsiasi altra attivita’ umana, il livello richiede duro impegno e dedizione ed i risultati sono sempre incerti.Provate a dimostrare il contrario.
    2) Sei scrittore se ad un certo numero di persone la tua storia piace ,suscita emozioni e fa sorgere spontaneo il citarla ad altri.Altrimenti sei uno che scrive e basta.

    Non e’ l’individuo che crea la storia, allora ,a definirsi scrittore ,ma e’ il pubblico che lo nomina tale.

    Alcuni concetti:
    Ci sono stati grandissimi narratori che hanno condotto un’esistenza misera e anonima e solo dopo morti il mondo si e’ accorto delle loro capacita’ artistiche.In vita erano solo dei falliti.(Kafka,Poe,Lovecraft,Salgari,ecc.)

    Tutti quelli che scrivono e autopubblicano su Amazon sono scrittori .(Pinco,Pallino,Cagamucazz,ecc.)

    Due assiomi apparentemente contrapposti per definire il complicato significato della parola “scrittore”.Nel suo significato piu’ ampio e tollerante abbraccia moltissimi ,ma quando indossa i panni della raffinatezza e dell’ arte e’ cosa di pochi.

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 20 Aprile 2016 alle 8:10 Rispondi

      Non sono molto d’accordo sul punto 2. D’accordo invece sul resto.

  26. Amanda Melling
    giovedì, 21 Aprile 2016 alle 9:12 Rispondi

    È anche una questione di numeri, perché ci sono “meno” milioni di persone che potenzialmente leggono in italiano…

  27. Eros
    mercoledì, 20 Luglio 2016 alle 23:03 Rispondi

    Ciao,
    lo scrittore è colui che scrive.
    Una volta era quello che si guadagnava da vivere scrivendo. In molte nazioni scrivere è considerato un mestiere, con il lavoro, l’impegno si può diventare artigiani della scrittura. A mio avviso da noi esiste ancora quest’aura magica, la convinzione che ci sia qualcosa di elitario nel potersi fregiare del titolo di scrittore. In realtà non comprendo perché si debba dare così tanto peso ai confini della parola “scrittore”, ma se dovessi darne un senso direi che lo scrittore è colui che influenza la cultura del suo tempo – e se è molto bravo e fortunato anche quella degli altri a venire – attraverso la sua opera.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 21 Luglio 2016 alle 8:13 Rispondi

      Ciao Eros, benvenuto nel blog. Dire “lo scrittore è colui che scrive” non è corretto, perché c’è gente che ha pubblicato ebook sgrammaticati e quelli non possono essere considerati scrittori. Inoltre uno scrittore non deve per forza influenzare qualcuno con le sue opere. Se lo fa, allora è un grande scrittore.

  28. Silvia
    mercoledì, 12 Ottobre 2016 alle 17:39 Rispondi

    Ciao! L’argomento è interessante e non è facile trovare una risposta. Io scrivo articoli e recensioni da anni, ma solo di recente ho deciso di dedicarmi il più possibile alla scrittura di romanzi. Ne ho scritti due fino ad ora. Uno è stato pubblicato in eBook da una casa editrice di Padova, la stessa che mi pubblicherà il secondo; ma non mi considero ancora una scrittrice. Posso dire che la scrittura è più di un hobby; è una passione, è parte di me. Se non scrivo mi manca qualcosa e quando do vita ai personaggi, sento di poter vivere anche io la storia insieme a loro. Tuttavia, quando la gente mi chiede cosa faccio nella vita, io rispondo che sono un’impiegata. Credo sia presto per definirmi una scrittrice di professione. La strada è ancora lunga e ci vuole un po’ di umiltà. Questo non significa che smetterò di scrivere; anzi, siccome diventare scrittrice è il mio sogno e non solo un’ambizione, continuerò a farlo con costanza e determinazione.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 13 Ottobre 2016 alle 8:26 Rispondi

      Ciao Silvia, benvenuta nel blog. Anche io al tuo posto risponderei allo stesso modo. Dire “sono uno scrittore” fa supporre a chi ti chiede cosa fai nella vita che tu davvero vivi scrivendo romanzi.

  29. laura
    martedì, 20 Febbraio 2018 alle 18:33 Rispondi

    Non ho un sito ma vorrei solo dire, a distanza di due anni, che lo scrittore che viene considerato tale perchè è stato pubblicato e riesce a vivere (o comunque a guadagnarci qualcosa) del suo lavoro di scrittura è banalmente un autore.
    secondo me il distinguo necessario da fare sta in questo. non ho letto tutti i commenti al post, non so se qualcun altro ha già fatto notare questa differenza.
    lo scrittore puro, invece, come il poeta o come un qualsiasi altro artista che esprima il suo talento in qualche forma espressiva, è uno che sa scrivere bene una storia interessante da raccontare e non lo fa una tantum, ma vive perchè da voce – con talento – alla sua creatività attraverso la scrittura. Per fare un esempio spiccio: non credo che Fabio Volo sia più scrittore di Salinger che ha pubblicato pochissima roba (senz’altro meno di Volo) e che da un certo punto in poi ha smesso di pubblicare (ma non di scrivere).

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 21 Febbraio 2018 alle 11:42 Rispondi

      Ciao Laura, benvenuta nel blog. Non ho capito questa differenza. Puoi chiamarlo scrittore o autore, come vuoi. Il risultato non cambia.
      Un autore che vive di romanzi non è uno scrittore puro? Perché?

  30. Roberta
    domenica, 29 Aprile 2018 alle 22:31 Rispondi

    No Vi prego.. non mi paragonate Salinger a Fabio Volo!
    Io scrivo, per necessità, poiché mi nasce dall’anima e scrivo da quando avevo 16 anni.
    Scrivo sempre, in ogni dove, quindi mi si potrebbe reputare una scrittrice, perchè scrivo! Sono anche autrice perchè una casa editrice mi ha pubblicato un libro, che non ha sfondato ovviamente, ma ha venduto con mia grande soddisfazione, sinceramente non pensavo, e a breve dovrei pubblicare il secondo. Io credo che Laura voglia dire, come alcune scuole di pensiero, che lo scrittore è colui che scrive anche se non pubblica, perchè gli viene dal cuore, dall’anima, è un’arte! Come dipingere, come scrivere poesia o musica; di contro, l’autore è colui che scrive e pubblica con una casa editrice.. e secondo me, non è detto che un autore sia anche scrittore, spesso molti che hanno un nome famoso scrivono aiutati da un buon editing della casa editrice e pubblicano e quindi vendono soltanto grazie al nome, magari la roba che pubblicano non è neanche di qualità, come spesso succede. Io, ad esempio, Fabio Volo non lo reputo uno scrittore, secondo me è uno che vende libri solo perchè è già conosciuto… anche perchè, altrimenti, non si spiegherebbe tutto il successo che ha.. voglio dire, io una volta ho provato a leggere un suo libro..ehm.. non dico altro.
    Detto questo, però, nell’immaginario comune lo scrittore è colui che vive di scrittura. Quindi, io non dico mai che sono una scrittrice perchè con un solo libro non mi ci sento, inoltre, a volte mi capita di essere presentata come tale ma, minimizzo subito e lo dico che ho pubblicato solo un libro. Decideranno gli altri se sono scrittrice o solo una che pubblicato..

    • Daniele Imperi
      martedì, 1 Maggio 2018 alle 7:40 Rispondi

      Ciao Roberta, benvenuta nel blog. Alla fine tutto si riduce al pensiero personale. Penso che possa essere giusto anche come dici tu: fare una differenza tra autore e scrittore. Ma anche se non uno non pubblica, è comunque autore di ciò che ha scritto. Ho provato a leggere un paio di incipit di Volo e… ehm, non dico altro :D
      Anche per me, comunque, scrittore è colui che vive di scrittura.

  31. Michele
    lunedì, 1 Aprile 2019 alle 0:35 Rispondi

    Uno scrittore scrive perchè non è capace di ricordare i suoi pensieri.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 1 Aprile 2019 alle 14:21 Rispondi

      Ciao Michele, benvenuto nel blog. Che vuoi dire di preciso? Se non ricordasse i suoi pensieri, non potrebbe nemmeno scrivere.

  32. Stefano Bidetti
    venerdì, 19 Luglio 2019 alle 9:27 Rispondi

    Sinceramente non sono d’accordo. Se proprio vogliamo, allora dovremmo distinguere secondo me tra scrittore, cioè colui che vive per scrivere, e Scrittore, cioè colui che è universalmente riconosciuto come tale e che scrive per vivere.
    Se fosse scrittore solo chi vive di tale attività, Van Gogh in vita sarebbe stato solo uno schizofrenico e non uno dei più grandi pittori del suo secolo.
    Vendere il frutto della propria attività è legato, soprattutto in certi ambiti, a fattori che spesso nulla hanno a che fare con la qualità di quello che si scrive. Secondo me fa uno scrittore il suo bisogno di scrivere, la sua voglia, e capacità, di trasferire su carta (o su tastiera, ormai bisogna accettarlo) emozioni, pensieri, ricordi, sensazioni e così via.
    Non voglio autocitarmi, ma ho scoperto questo spazio cercando un’immagine di uno scrittore da utilizzare a commento di una mia definizione di perché mi sento uno scrittore, quindi inserisco un link (e me ne scuso anch’io) perché ripeterei le stesse cose:
    https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10215803607898009&set=a.10200136424228209&type=3&theater
    Poi, forse è vero che le etichette lasciano il tempo che trovano. Io ho pubblicato un romanzo. A qualcuno è piaciuto molto, e mi ha ritenuto uno scrittore; ad altri forse non è piaciuto per niente, e se ci si basasse sulla loro valutazione io non lo sono.
    Federico Moccia ha venduto tantissime copie dei suoi libri: è uno scrittore?
    Qualunque giocatore di calcio scriva una biografia viene pubblicato: sono tutti scrittori?
    L’editoria, soprattutto in Italia, segue percorsi completamente diversi dalla logica letteraria. Ho letto cose meravigliose scritte da persone che non pubblicheranno mai nulla. Non è questo secondo me il parametro di valutazione.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 19 Luglio 2019 alle 11:37 Rispondi

      Ciao Stefano, benvenuto nel blog. Mettere una maiuscola poco cambia, per me. Puoi anche avere il bisogno di scrivere, ma se non conosci la grammatica e non sai scrivere, per me non puoi considerarti scrittore.
      I calciatori vengono aiutati nella stesura: basta sentire come parlano per capire che non potranno mai scrivere in modo decente.
      Nel mio articolo, comunque, non do una risposta.

      • Stefano Bidetti
        venerdì, 26 Luglio 2019 alle 18:50 Rispondi

        Mi sembra di capire che il tema rischi di trasformarsi. In realtà mi sembrava che il quesito iniziale fosse sulla definizione di scrittori, mentre la deriva è su quanto sia difficile farsi accettare dagli editori. Credo che tutti riteniamo che il mercato dell’editoria non segua proprio canali trasparenti o che puntano effettivamente alla qualità, ma sono convinto che l’ultima cosa da fare sia quella di pensare che l’editoria è marcia perché “non accetta il mio capolavoro”.
        Mi interessava di più, invece, il tentativo di definire cosa o chi sia uno scrittore, perché in effetti è un’analisi interessante. Tra il sentirsi e l’essere considerato uno scrittore sicuramente c’è differenza. Ma – ribadisco – considerare uno scrittore solo colui che ci campa mi sembra riduttivo. Perché anche questa definizione non transita attraverso una valutazione della qualità di quanto è stato scritto; ognuno di noi potrebbe portare esempi di pessimi scrittori che pure hanno ottenuto case editrici compiacenti e pubblicazioni. Magari scrivendo un solo libello che ha avuto la fortuna di essere pubblicato, proposto e distribuito nel modo giusto, vendendo un cospicuo numero di copie.
        Quindi, bandendo qualsiasi considerazione sulla qualità, che peraltro resta soggettiva, ribadisco la mia convinzione che lo scrittore è uno stato dell’anima e che ad esso ciascuno scrittore deve rendere conto.
        Ciò non significa che abbia senso scrivere per sé stessi, naturalmente, perché proporre e condividere fa parte del gioco. Poi gli altri potranno ritenere “colui che scrive” uno scrittore orribile,… ma resta tale!

        • Daniele Imperi
          domenica, 28 Luglio 2019 alle 11:48 Rispondi

          Più o meno sono d’accordo. Se leggi la definizione del dizionario Treccani: “Chi si dedica all’attività letteraria; chi compone e scrive opere con intento artistico”, anche questa è sbagliata.
          Chi scrive per pubblicare lo fa anche con l’intento commerciale, perché se non vendi, non pubblicherai più, nessuno ti conoscerà.

  33. alessandro
    mercoledì, 24 Luglio 2019 alle 15:53 Rispondi

    Camilleri , saviano, carrisi, faletti, comencini, ammaniti…eco etc etc… e potrei citarne altri…non mi risulta che siano morti di fame scrivendo, o sbaglio? Ci sono anche i diiritti d’auttore che derivano dalle trasposizioni conematografiche, merchandasing e molto altro, oltre alla vendita del singolo libro. Va bene essere realisti e sono daccordo che ci sono pochi bravi scrittori che vendono e campano con questo ma anche dire che è impossibile fare lo scrittore in italia, mi suona molto di frustrazione di chi ci ha provato non ce l’ha fatta, e wuole condividere il proprio pessimistmo cosmico che non serve a nessuno. Lasciateci almeno sognare un pò.

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 24 Luglio 2019 alle 16:09 Rispondi

      Ciao Alessandro, benvenuto nel blog. Quindi vuoi fare lo scrittore?
      Nessun pessimismo, io neanche ci ho ancora provato a fare lo scrittore. Il mio è solo puro realismo.
      Camilleri veniva da altri ambiti, come Carrisi. Faletti aveva già un nome quando ha pubblicato. Ad Ammaniti è andata bene, okay. Eco era un genio, quindi non può essere messo nel discorso. Tutti questi autori che hai citato non guadagnavano soltanto scrivendo.
      Le trasposizioni cinematografiche? Pensi che ogni libro pubblicato venga notato da un regista? Merchandising poi? Non siamo negli USA né nel contesto Harry Potter.

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