Le storie d’amore sono letteratura di consumo?

Le storie d’amore sono letteratura di consumo

Il cosiddetto genere rosa – nome che, a quanto pare, ha un’etimologia simile a quella del giallo – vende sempre bene. Insomma, è la narrativa di genere che vende di più.

Nel 2022, per esempio, Fabbricante di lacrime di Erin Doom ha venduto oltre 450.000 copie. Merito anche della risonanza avuta su TikTok.

Come sappiamo, le storie d’amore, per essere tali, devono finire bene. E giustamente la rivista «Il Libraio» le accomuna alle favole: un protagonista, un cattivo, un lieto fine.

Un protagonista? No, perché nelle storie d’amore c’è una protagonista.

Non chiamatelo romance

Il termine inglese romance ha vari significati, fra cui storia d’amore, romanzo d’amore, romanzo cavalleresco, romanzo, ecc.

L’etimologia di romance è la stessa dell’italiano romanzo:

Romance Romanzo
Derivato dalla parola latina medievale romanice, “in lingua romana” (cfr. il latino romanice scribere: scrivere in una lingua romanza. Dal latino romanicus, “di o nello stile romano”). Una storia, scritta o recitata, in versi, che racconta le avventure di un cavaliere, eroe, ecc., spesso ideata principalmente per l’intrattenimento, dall’antico francese romanz “racconto in versi”. Narrazione vera o finta, scritta in versi o in prosa, nell’antico rustico o volgare, sul quale vennero formandosi le nuove lingue neo-latine. Poi con questo nome s’intese qualunque storia finta, scritta in prosa, nella quale l’autore cerca di eccitare interesse colla pittura delle passioni, dei costumi, e per la singolarità delle avventure narrate.

Fu nel 1660 che il significato di romance fu esteso a “una storia d’amore, la categoria della letteratura composta da storie d’amore e narrativa romantica”.

Non chiamatelo romance, soprattutto perché siamo in Italia e non ci servono altre parole inglesi. E, come al solito, siamo all’ennesima parola inglese derivata dal latino.

Storie d’amore come letture d’evasione

Le storie d’amore sono letteratura di consumo? Il dizionario Treccani ci dice che la letteratura di consumo è destinata «al trattenimento e allo svago, senza pretese d’arte e con fini prevalentemente commerciali».

A voler essere pignoli, tutta la narrativa è di consumo. È pubblicata per vendere. I libri scientifici non sono pubblicazioni di consumo, perché servono per l’istruzione e la formazione. Alcuna saggistica è invece di consumo, pubblicata per fare numero (leggi: opere pubblicate dall’autore) e vendere (leggi: temi caldi, anniversari storici, ecc.).

Le storie d’amore, comunque, sono nate come letteratura d’evasione, una letteratura destinata a un pubblico femminile. E non credo che i tempi siano cambiati: anche oggi sono più le donne a leggere storie d’amore.

Autori o autrici per le storie d’amore?

Facendo una ricerca online, è emerso che il numero di autrici che scrivono storie d’amore è schiacciante rispetto agli autori. Dunque una letteratura scritta da donne per le donne?

Secondo qualcuno, le donne sono in genere più interessate alle relazioni romantiche e alla narrativa romantica rispetto agli uomini. Lettrici, confermate?

Ma c’è un altro fattore che fa sì che le storie d’amore siano più lette dalle donne: e cioè la presenza di una protagonista. Forse è più facile per una donna immedesimarsi in una protagonista, rispetto a un uomo.

Il successo delle storie d’amore è voglia di lieto fine?

Secondo il giornale inglese «The Guardian», come riporta «Il Libraio», il successo dei romanzi rosa negli ultimi anni è dovuto – almeno nel Regno Unito – all’imprevedibilità del mondo, alla pandemia, all’instabilità politica.

La pandemia è stata ovviamente un brutto periodo, ma l’instabilità politica si è verificata spesso – specie da noi – e il mondo non è stato mai prevedibile.

Quindi da cosa è dovuto il successo delle storie d’amore?

Provo a fare un’ipotesi: quando un romanzo ottiene successo, nascono innumerevoli “romanzi satellite” che gli ruotano attorno per cavalcare l’onda. Metafore a parte, è successo con la saga di Harry Potter e con romanzi erotici.

I lettori che hanno apprezzato un romanzo di successo – che, anzi, hanno decretato il successo di un romanzo – hanno fame di altri romanzi simili. Fame che non può esser soddisfatta da un unico autore.

Le storie d’amore sono narrativa di serie B?

Confesso di averlo sempre pensato. Forse perché associo i romanzi rosa alla serie Harmony. L’ho pensato pur non avendo mai letto storie d’amore, eccetto I promessi sposi, che definire romanzo d’amore sarebbe troppo semplicistico. E sbagliato, anche.

Eppure le opere di autrici come Emily Brontë e Jane Austen sono finite fra i classici.

È una questione di percezione pensare ai romanzi rosa come a narrativa di serie B? I lettori hanno una percezione ben precisa di altri generi letterari. Sanno di cosa trattano i polizieschi, i romanzi dell’orrore e fantasy, la fantascienza.

Ma di cosa tratta un romanzo d’amore?

Questa percezione nei confronti del genere rosa – sbagliata o giusta che sia – è forse dovuta anche allo scontato lieto fine. Si sa che alla fine lui e lei si sposeranno/fidanzeranno/torneranno insieme.

Ma anche nel giallo sappiamo come andrà a finire: il commissario/investigatore privato/ispettore/prete/signora in pensione/ecc. risolverà il mistero. Eppure…

Forse perché è indubbiamente più affascinante seguire un’indagine, piuttosto che le paturnie e gli alti e bassi in una storia d’amore.

E tutto questo gioca a favore dell’etichetta “letteratura di consumo” affibbiata al genere rosa.

Che ne pensate?

12 Commenti

  1. Kukuviza
    giovedì, 25 Maggio 2023 alle 10:06 Rispondi

    Gran parte della letteratura rosa è di serie B (quando non C o D…), ma non perché è rosa, ma perché è scritta male, piena di prevedibili cliché. Poi non so nemmeno se dire “rosa” e dire “romanzo d’amore” sia la stessa cosa. Secondo me no. Secondo me il rosa è scritto proprio per lettrici perché deve far sì che loro si immedesimino alla perfezione con la protagonista (che se si nota non ha quasi difetti) e si sentano corteggiate dal bellone di turno. Comunque ci sono dei rosa scritti bene e che pur seguendo un certo schema, sono godibili.
    Il romanzo d’amore invece è già più vario, più ampio, potrebbe anche finire male e secondo me può avere una platea più vasta.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 25 Maggio 2023 alle 14:12 Rispondi

      Se consideri che alcune autrici scrivono un romanzo al mese, la qualità non può certo essere garantita. Il genere rosa è stato definito così perché all’inizio era appunto per le lettrici. Il rosa proviene dal colore delle copertine della serie della Salani, scelto perché classico colore femminile (se mi leggono le femministe…).
      Forse il romanzo d’amore è come lo definisci tu.
      Il mio, su Z., diciamo che sarà a metà :D

  2. Franco Battaglia
    giovedì, 25 Maggio 2023 alle 10:35 Rispondi

    Non tutti sono in grado di seguire un’indagine (scritta bene). La divisione di ascolti vale anche per cinema e serie tv.. e la divisione in generi rimane.. resto del parere che se riescono ad affascinare, leggo di tutto: giallo, rosa, saggio, biografia etc

    • Daniele Imperi
      giovedì, 25 Maggio 2023 alle 14:16 Rispondi

      Forse chi non è in grado di seguire una buona indagine neanche ama il genere poliziesco. Anche io sono onnivoro sui libri, ma i romanzi d’amore proprio non ce la faccio a leggerli.

  3. Andrea Perin
    giovedì, 25 Maggio 2023 alle 11:41 Rispondi

    In una storia con protagonista una donna, scritta di getto, quindi per puro caso; ho inserito del ”romance” (perdonami) nella trama. Alcune belle e sincere recensioni provengono da lettrici che hanno apprezzato questo aspetto. Dovendo deciderne un genere, si tratta di un giallo/thriller… Quindi penso che il ”rosa”, magari ben dosato, possa essere un ingrediente da non sottovalutare. Sulla lettura prettamente di genere rosa, ricordo vagamente i primi racconti letti in bagno a 10 anni su “Intimità della Famiglia” (lo so a che pensate… ma stiamo parlando di lettura!), non ho alcun interesse. Nonostante anche il tuo articolo, fatico davvero a capire perché funzionino così bene. Poi, se virano all’erotico o oltre, beh, altra questione.
    Ciao!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 25 Maggio 2023 alle 14:18 Rispondi

      Ho letto diversi romanzi in cui era presente una storia d’amore nella trama. È normale. A me non dà fastidio, se prende troppo spazio e si mantiene sul vago. È senz’altro un ingrediente da sfruttare.
      Neanche io mi spiego perché funzionino così bene. Ma io e te non facciamo testo :)

  4. Orsa
    giovedì, 25 Maggio 2023 alle 14:48 Rispondi

    Io dico meglio il rosa che l’arcobaleno 😅

    • Daniele Imperi
      giovedì, 25 Maggio 2023 alle 14:57 Rispondi

      Concordo, ma tra tutti e due…

  5. Luciano Cupioli
    sabato, 27 Maggio 2023 alle 9:37 Rispondi

    Quando si parla di romanzi rosa finisco inevitabilmente per pensare alla collezione Harmony, quindi a una letteratura di puro consumo, che non mi attira nemmeno da un punto di vista estetico. Un editore di riviste mi disse un giorno che a lui non interessava pubblicare un prodotto di qualita’ per venderlo a pochi, ma fare qualcosa di semplice, magari anche banale, per venderlo a tanti. Penso che i romanzi rosa della collezione Harmony siano così. Non ho mai letto un romanzo rosa, ma ne ho acquistato uno scritto da una mia concittadina: l’ho sfogliato, ho letto qualche facciata qua e là, poi l’ho riposto. Senza offendere nessuno, ritengo che sia un genere che non interessa chi ha una cultura superiore alla media. Probabilmente ci sono anche prodotti di qualità, che però difficilmente riescono a emergere dalla mediocrità generale.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 29 Maggio 2023 alle 8:10 Rispondi

      Anche io finisco per pensare agli Harmony. Sicuramente ci saranno romanzi d’amore di qualità, ma comunque non fanno per me.

  6. AlePC
    giovedì, 1 Giugno 2023 alle 11:33 Rispondi

    Spero che questo post non risulti offensivo per nessuno, le mie sono solo opinioni personali basate sui miei gusti e sul mio carattere.
    Non ho ancora capito cosa ci trovi la gente in questo tipo di storia. Ho fatto più volte questa domanda, tanto a persone reali quanto come ricerca online. Niente. Perlomeno, niente che sia sufficiente a spiegare perché è *questo* il genere più venduto.
    Capisco apprezzare una storia di evasione o un lieto fine, ma quello che non arrivo a capire è perché gli orizzonti debbano essere così limitati. Esistono tante cose secondo me molto più interessanti da immaginare e da sognare.
    Sarà che la mia incomprensione e profonda avversione per questo genere rientra in una categoria più ampia: non riesco a reggere le storie in cui si dedica troppo spazio alle relazioni interpersonali, dalla saga familiare all’intrigo di palazzo. Scusa se prendo in prestito un’espressione dall’inglese, ma in questo caso è particolarmente efficace: la maggior parte di queste dinamiche mi fanno lacrimare dalla noia.
    Non che questi ingredienti non siano importanti, se non addirittura essenziali per una storia, ma quando la loro dose è eccessiva mi infastidiscono e appesantiscono la mia lettura.
    So di far parte di una ristretta minoranza, che — giustamente — può benissimo essere ignorata se si vuole scrivere qualcosa che abbia un minimo di successo. Non è un caso che “l’amore” stia in cima alle priorità di quasi tutte le persone (basta guardare anche di sfuggita qualsiasi annuncio pubblicitario o le promesse di qualsiasi guru venditore di fumo. L’amore è sempre al primo posto, felicità / salute / soldi al secondo). Il perché non l’ho ancora capito.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 1 Giugno 2023 alle 11:42 Rispondi

      Ciao AlePC, benvenuto/a nel blog.
      Penso la stessa cosa sulle storie d’amore. E neanche io me ne spiego il successo. Provo noia quando le trovo, con ampio spazio, in libri e film.
      È un bel mistero. Bisognerebbe indagare sui motivi di questo alto gradimento.

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