Scrivere romanzi altrui

È possibile scrivere romanzi suggeriti da altri?

Scrivere romanzi altrui

S crittore è chi ha continuamente idee per scrivere storie. Si può definire scrittore chi non ne ha o chi, avendone, non può farle diventare una storia?

I believe in thinking up my own ideas.
Stephen King

Negli ultimi 2 anni ho ricevuto diverse proposte per scrivere romanzi… ma non da editori. Erano lettori di passaggio nel blog, che mi hanno chiesto se volessi scrivere un romanzo al posto loro.

  • Qualcuno aveva un’idea buona, ma diceva di non essere in grado di trasformarla in un romanzo.
  • Qualcun altro aveva una trama e cercava chi gliela sviluppasse in romanzo.
  • Qualcun altro aveva iniziato il suo romanzo e mi chiedeva di finirlo al posto suo.

La mia risposta è sempre stata la stessa: no, grazie. Ovviamente ho risposto in modo più educato, spiegandone il motivo.

Non sono Stephen King

Fra le domande frequenti nel sito del Re ce n’è una su questo argomento:

Accetti idee per le tue storie?

Indovinate la risposta.

È facile immaginare come un autore conosciuto in tutto il mondo come Stephen King possa ricevere simili proposte dai suoi lettori. Magari sperano in un assegno di qualche migliaio di dollari per aver dato una buona idea. Magari è solo per la gloria, per avere il loro nome in copertina accanto al suo.

King ha dato la risposta più ovvia: ha sufficienti idee per scrivere romanzi.

Io ne ho data un’altra: ho già i miei problemi a scrivere i miei romanzi.

Abbiamo ragione entrambi (e comunque anch’io ho sufficienti idee per scrivere storie… semmai il problema è nel riuscire a trasformarle tutte in romanzi).

C’è però un altro aspetto della faccenda da considerare, forse quello fondamentale: chi si sofferma a pensare alle conseguenze? Tu mi affidi la tua idea e io ci scrivo su un romanzo: e se poi non ti piacesse?

Come un’idea diventa un romanzo

Un’idea non è una storia, come dico sempre: è soltanto un’idea. Un pensiero, magari solo una situazione; un’idea è un segnale: ci dice che qualcosa sta nascendo nella nostra testa, qualcosa che sta stuzzicando la nostra curiosità, che sta innescando la voglia di scrivere.

L’idea, se permane, se resta nella nostra memoria, è un’idea forte, un’idea su cui vale la pena lavorare. Ma non sappiamo come evolverà.

Un’idea che può piacere a me, inoltre, può non piacere a voi e viceversa. È anche questo il significato di idea forte: un’idea che prende, che sprona l’autore a svilupparla in una trama e infine in una vera storia.

Soltanto in questo modo quell’idea può diventare un romanzo.

Le storie sono parte dell’autore

In ogni storia che scriviamo c’è una parte di noi. In ogni storia scritta c’è una parte del suo autore. Forse è difficile scoprire quale e in che misura, ma c’è.

Se scrivessi un romanzo da un’idea di qualcun altro, cosa ci sarebbe di me in quella storia? Nulla. Mi prenderebbe quella storia? No. Sarebbe mia quella storia? No. C’è un collegamento diretto fra idea e autore.

Quando un autore scrive una storia, perpetua se stesso sotto forma di racconto o romanzo. Una storia ci viene da dentro, nessuna storia nasce per caso. Talvolta possiamo ricostruirne il percorso, la strada che ha portato alla nascita dell’idea, altre volte non è possibile farlo.

Ma quel percorso inizia sempre da dentro di noi, non altrove. Dalla nostra testa, dai nostri pensieri, dai nostri problemi e dalle nostre delusioni, dai momenti di piacere e da quelli di malinconia, dai fatti cui abbiamo assistito o letto, dalle nostre esperienze, dalla nostra stessa vita, dalle emozioni e dalle sensazioni percepite durante un film, una lettura, un evento.

Un’idea suggerita da un’altra persona è un’idea sterile, perché ne è stato interrotto lo sviluppo. Un’idea trapiantata non può attecchire, perché le manca il nutrimento-madre: quello che solo il suo autore può darle.

Credere nelle proprie idee

È il primo passo per diventare scrittori: credere nell’idea e svilupparla e infine trasformarla in una storia. Se uno scrittore non crede abbastanza nell’idea che ha avuto, non riuscirà mai a farla diventare un romanzo. Come può dunque sperare di pubblicare, di farsi pubblicare?

Se uno scrittore non ha idee, non può definirsi scrittore. Se uno scrittore ha idee, ma non sa come trasformarle in storie, non può definirsi scrittore. C’è un collegamento diretto fra idea e autore.

Scrivereste romanzi suggeriti da altri?

Vi è mai capitato che qualcuno vi abbia chiesto di scrivere un romanzo al posto suo? Come vi siete comportati in quel caso?

Riuscireste a scrivere romanzi altrui?

47 Commenti

  1. Marco
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 6:30 Rispondi

    Ma se qualcuno ti pagasse per scrivere un romanzo? Il ghost-writer, insomma…

    • Daniele Imperi
      giovedì, 16 Maggio 2019 alle 12:54 Rispondi

      Non cambierei idea, primo perché resta il problema che quell’idea non è mia e poi perché non mi piace che qualcuno firmi al posto mio un romanzo che ho scritto.

  2. Andrea Emiliani
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 6:44 Rispondi

    Come sempre, interessante riflessione… Complimenti!
    Mi verrebbe da rispondere che, come notoriamente accade in America da anni – e come anche da noi, sia pure con modalità e ragioni in parte differenti sta cominciando ad accadere da noi – si dovrebbe, forse a latere di questo discorso, affrontare il fenomeno dei cosiddetti “Ghost writers” ossia quegli scrittori che, per.. I fatidici Ttenta denari, (s) vendono il loro talento scrivendo le storie e le idee fornite dai grandi autori di best sellets, fin troppo impegnati a ritirare premi e.. Dobloni per scrivere da soli.
    A questo aggiungerei che anche pubblicare cose ottime ci mette nelle condizioni di vedercele rubare magari nel Web. Il plagio infatti è un reato molto difficile da dimostrare perfino in letteratura.
    Inoltre, e chiudo sperando di aprire una bella chata ;-), dirò che sa sempre ho sostenuto che chi ha scritto prima di noi ha… Plagiato tutte le nostre rivoluzionarie e geniali idee che avremmo voluto mettere su carta! Ahah!
    Insomma, volendo se ne pole discutere! Ahah!
    Carw cose,
    Andy

    • Daniele Imperi
      giovedì, 16 Maggio 2019 alle 12:56 Rispondi

      Grazie. Il lavoro del ghost writer è diverso. Non ho chiesto a quelle persone chi avrebbe poi firmato il romanzo scritto da me.
      Mah, perché avrebbe plagiato le nostre idee chi ha pubblicato prima di noi? :)

  3. Nuccio
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 7:13 Rispondi

    Sicuramente sì! Naturalmente senza obblighi né limitazioni. Ogni abbozzo di idea genera ispirazione. Può essere tua o di altri. È un magnifico gioco e una sfida alla tua creatività. E quel che ne esce è tuo. Profondamente tuo. Quante volte basta una parola per darti una ispirazione. Ciao.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 16 Maggio 2019 alle 12:57 Rispondi

      Sì, a me basta spesso una parola per avere ispirazione, ma una parola mia o una che ho sentito, non una suggeritami.

      • Nuccio
        giovedì, 16 Maggio 2019 alle 14:11 Rispondi

        Sentita o suggerita nn fa alcuna differenza. 😂

        • Daniele Imperi
          giovedì, 16 Maggio 2019 alle 14:18 Rispondi

          Non so, un suggerimento è diverso, per me. Come se mi si chiedesse di lavorarci su. Non è spontaneo, insomma.

  4. Rebecca Eriksson
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 7:23 Rispondi

    Argomento interessante. Personalmente non sono contraria all’idea di scrittura su commissione, almeno non totalmente.
    Scriverei romanzi su commissione? Se penso al vile denaro per fare qualcosa che mi piace direi anche di sì. Ma soldi subito, non promesse di percentuali.
    Più che l’approccio “commissione” sono però per quello di brainstorming, di continuo confronto con altri su un’idea. Questo lo faccio spesso e devo dire che più di una volta ho utilizzato le idee altrui, sviluppandole, adattandole al mio progetto fino a rendendole mie.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 16 Maggio 2019 alle 12:58 Rispondi

      Io scrivo su commissione tutti i giorni, ma si tratta di articoli di blog, non di racconti e romanzi :D
      Potrei scrivere una storia su commissione, se una rivista mi chiedesse di scriverla.

  5. Grazia Gironella
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 8:10 Rispondi

    Non ho mai ricevuto proposte di questo tipo, anche se proprio in questo periodo sta prendendo forma il progetto di scrivere la storia di una persona che me lo ha chiesto. Qui però è diverso, perché si parla di una biografia, non di narrativa di fantasia. Non riuscirei a condividere con un’altra persona l’invenzione e la gestione di un romanzo. È una cosa troppo personale. Prendere in considerazione degli spunti, invece, non è un problema; ma poi le strade si dividono.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 16 Maggio 2019 alle 12:59 Rispondi

      Sì, è diverso. E anche per me un romanzo è troppo personale, da poterlo gestire insieme ad altri.

      • Nuccio
        giovedì, 16 Maggio 2019 alle 14:16 Rispondi

        Fruttero e Lucentini nn andavano male. Così i collaboratori di Dumas ecc ecc. Non esiste una formula magica ma sono le situazioni che fanno la differenza.😋

        • Daniele Imperi
          giovedì, 16 Maggio 2019 alle 14:21 Rispondi

          Un romanzo scritto a più mani è diverso da un romanzo suggerito da un altro. Ce ne sono tanti di esempi di romanzi scritti a 4 o più mani, qualcuno l’ho letto. Sì, c’è tanta affinità fra gli autori, può funzionare.
          Io non lo farei, sono troppo geloso delle cose mie :D

    • lulù
      sabato, 18 Maggio 2019 alle 9:13 Rispondi

      Io ho avuto occasione di scrivere un mini racconto di due pagine per un ragazzo che me lo ha richiesto. È stato difficile perché non rientrava nei miei canoni di scrittura. Inoltre volevo comunicare a Grazia che volevo iscrivermi nel suo blog ma non ci sono riuscita.

      • Grazia Gironella
        sabato, 18 Maggio 2019 alle 12:59 Rispondi

        Grazie della segnalazione, Lulù, vado a vedere quale può essere il problema.

      • Grazia Gironella
        giovedì, 23 Maggio 2019 alle 12:48 Rispondi

        (@Lulù: Adesso l’iscrizione al mio blog dovrebbe essere possibile. Grazie della segnalazione.)

        • Lulù
          venerdì, 24 Maggio 2019 alle 5:01 Rispondi

          Grazie Grazia. Mi sono iscritta. Ciao

  6. Emilia Valentino
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 9:09 Rispondi

    Mi capita spesso, dopo aver raccontato un episodio accaduto a me o altri (amici e/o parenti), che qualcuno mi suggerisca:”Perché non lo scrivi?”. Quasi tutti i miei romanzi sono nati così e hanno avuto successo.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 16 Maggio 2019 alle 13:02 Rispondi

      Salve Emilia, benvenuta nel blog. In questo caso è diverso, almeno per scrivere su un evento accaduto di persona. Non so se ci riuscirei, perché devo sentire una spinta dentro per poterlo scrivere.

  7. Ida
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 10:36 Rispondi

    Concordo sostanzialmente con ciò che hai scritto.
    Rimane però, secondo me, la possibilità dell’idea altrui intesa come semplice spunto (vago) che altri possono poi sviluppare.
    Sganciandomi dalla richiesta di scrivere un romanzo su idea altrui (nessuno me lo ha mai chiesto, né lo farei se me lo chiedessero, proprio per le motivazioni da te espresse) resta il fatto che talvolta qualcuno ti racconta un’idea, uno spunto appenna accennato, e la tua mente si innamora di quel piccolo suggerimento e comincia a ricamarci, a svilupparlo e a farlo proprio.
    In tal caso, l’idea diventa tua (anche se da altri suggerita, e questo va loro riconosciuto) e a quel punto, sì che puoi scrivere un romanzo!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 16 Maggio 2019 alle 13:03 Rispondi

      Ciao Ida, benvenuta nel blog. Uno spunto ricevuto in quel modo, del tutto spontaneo, sviluppatosi autonomamente, non darebbe problemi a sfruttarlo.

  8. Andrea
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 11:42 Rispondi

    Ci hanno infarcito la mente con le grandi imprese dei geni, di quelle persone (Jobs, Bezos, Zuckerberg…) che hanno sfondato per merito delle loro idee.
    La realtà e che si tratta solo di eccezioni, e che non c’è nulla di originale nell’avere un’idea originale. Come hai detto anche tu, la vera idea, se così possiamo dire, è riuscire a tradurla nella realtà come l’abbiamo in mente. Dall’astratto al concreto nel modo più perfetto.

    Il genio non è l’individuo più intelligente, ma quello che ha capito il modo più intelligente di lavorare con costanza.

    Comunque io non riuscirei mai a scrivere una storia altrui, non so nemmeno scrivere le mie :)
    E non farei mai scrivere le mie storie da altri, perché ne modificherebbero di certo il senso, la natura, il messaggio.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 16 Maggio 2019 alle 13:06 Rispondi

      Concordo in pieno sull’ultimo pensiero: ognuno, quando scrive, ci mette parte di sé, e quindi finirebbe per rovinare la mia idea :D
      Riguardo alla capacità di scrivere le proprie storie, finché si tratta di racconti, ok, vedremo se riuscirò a scrivere il romanzo.
      Sui geni anche concordo.

      • Nuccio
        giovedì, 16 Maggio 2019 alle 14:18 Rispondi

        Potrebbe anche aggiustarle, o no?😂

        • Daniele Imperi
          giovedì, 16 Maggio 2019 alle 14:22 Rispondi

          Le mie idee? Certo, perché no? :D

    • Marco
      venerdì, 24 Maggio 2019 alle 13:53 Rispondi

      Diciamo anche la persona che ha avuto fortuna! Esempio FB è nato da idea altroi, minecraft idem(è infiminer con i mostri, mostri già proposti nel forum di infiminer)

  9. Ferruccio Gianola
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 13:45 Rispondi

    Anche in un romanzo di Chatwin (Le vie dei canti) succede una cosa del genere: di un tizio che gli suggerisce l’idea per un romanzo e Bruce lo manda la diavolo, o quasi…

    A me è successo diverse volte di avere richieste di scrivere romanzi dall’idea o basandomi su qualcuno con una grande storia. “Poi facciamo a metà”

    • Daniele Imperi
      giovedì, 16 Maggio 2019 alle 13:47 Rispondi

      “Poi facciamo a metà”? :D
      Senza un contratto scritto? Così, sulla parola? Anche questo è un ulteriore problema a scrivere romanzi di altri.

  10. Michela Milani
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 14:05 Rispondi

    Ciao Daniele,
    la riflessione che proponi è molto interessante. Secondo me, non ha senso chiedere a qualcuno di scrivere un romanzo al posto nostro. Chi lo fa, non può definirsi scrittore. In questo caso la mia opinione è molto netta. D’altro canto, non credo sia accettabile nemmeno per l’altra parte scrivere un romanzo al posto di qualcun altro. Forse perché la sua idea non sarebbe genuina, si tratterebbe soltanto un mero lavoro a commissione in cui difficilmente ci si sentirebbe liberi di sviluppare la storia in base alla propria fantasia, e dare uno spessore ai personaggi. Diverso è il caso di chi scrive come ghost-writer per blog e testate giornalistiche. Infatti qui’ si parte da un argomento e lo si sviluppa in qualche pagina, allora, secondo me, ci può stare che, chi scrive, riesca a metterci del suo offrendo il proprio punto di vista. Prendiamo per esempio il caso di un articolo su una località turistica o un hotel. In questo frangente, credo sia normale che, chi scrive, usi i propri sensi per raccontare quel luogo e ci metta dentro la sua esperienza personale.Ma fare lo stesso in un romanzo commissionato, partendo magari da una trama pre-definita, non so, mi sembra difficile… Sarà che io considero il romanzo come qualcosa di troppo elevato per delegarne la scrittura ad altri…

    • Daniele Imperi
      giovedì, 16 Maggio 2019 alle 14:11 Rispondi

      Ciao Michela, scrivendo un romanzo come ghost writer credo ci siano poche libertà, infatti. Quanto di tuo potrai mai metterci? Più che elevato, un romanzo è qualcosa di troppo personale.

      • Nuccio
        giovedì, 16 Maggio 2019 alle 14:21 Rispondi

        Ma aiuta 😆

        • Daniele Imperi
          giovedì, 16 Maggio 2019 alle 14:23 Rispondi

          Aiuta cosa?

  11. von Moltke
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 14:26 Rispondi

    “…anch’io ho sufficienti idee per scrivere storie… semmai il problema è nel riuscire a trasformarle tutte in romanzi”.
    Mi è quasi sfuggito un applauso a questa frase, anche a prescindere dal discorso se scrivere su commissione (assai magra, fra l’altro: pensiamo ai “negri” di Dumas…): magari avessi il tempo di dedicarmi a sviluppare tutte quelle idee che mi si agitano in testa, giorno e notte, magari da anni, e che hanno già preso un corpo di mezza trama ma non mi riesce proprio di metterci mano.
    Una volta visitai un sito, in inglese, di proposte di scrittura su commissione, e alcuni annunci erano proprio relativi a romanzi. C’era chi, scrittore aspirante o sedicente, assicurava di avere un romanzo quasi pronto, solo gli serviva qualcuno perché lo finisse per un migliaio di sterline o giù di lì. Ho respinto l’idea istintivamente, senza neppure arrivare ai tuoi ragionamenti, che poi sono i motivi razionali per cui l’avrei fatto. Ogni storia che scrivo contiene la mia carne e il mio sangue, e non è solo un modo di dire: ci sono persone che ho incontrato e magari conosciuto, posti in cui sono stato (bene o male), episodi che ancora mi bruciano, insomma, per scrivere devo sentirmo coinvolto, e mi coinvolge il mio vissuto, non quello altrui. E anche idee da fatti di cronaca o storie vere che ho solo letto ma mi hanno colpito profondamente sono sempre “mie”, e differiscono da cose che provengono da altri. Quindi, alla tua domanda retorica rispondo “no, mai”.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 16 Maggio 2019 alle 14:32 Rispondi

      Mille sterline? Allora era sicuro di farlo pubblicare e di guadagnarci almeno il doppio.
      Vero, poi, in un romanzo c’è talmente tanto dell’autore, che scrivendo al posto di un altro, non potrai mai metterci le stesse sensazioni.
      In effetti adesso mi spiego lo stile anonimo di Wilbur Smith. Magari quello che ho letto era scritto da un ghost writer.

      • von Moltke
        mercoledì, 22 Maggio 2019 alle 13:19 Rispondi

        Su Wilbur Smith abbiamo parlato anche altre volte. Io penso che i primi romanzi li scrivesse lui, tant’è che l’ho apprezzato per anni durante l’adolescenza. Ma ad un certo punto, credo durante gli anni ’90, deve aver iniziato ad usare un qualche sistema veloce, per produrre le storie con lo stampino, perché la differenza si nota. Ormai di avere il ghost writer lo ammette persino ufficialmente, tant’è che gli ultimi romanzi compaiono con due nomi, il suo e un certo Churchill. E ogni traccia di stile (e di contenuti degni di nota) è scomparsa.

        • Daniele Imperi
          mercoledì, 22 Maggio 2019 alle 14:49 Rispondi

          Infatti nel romanzo che lessi anni fa non si riconosceva nessuno stile. Ma se sono più persone a scrivere è normale che si arrivi a questo, altrimenti si noterebbero le differenze.

  12. Barbara
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 15:17 Rispondi

    Vi è mai capitato che qualcuno vi abbia chiesto di scrivere un romanzo al posto suo?
    Un romanzo no, una biografia per conto di un professionista all’apice della carriera si.
    Come vi siete comportati in quel caso?
    Ho spiegato che non avevo tempo di seguirlo come meritava il progetto, che il poco tempo libero lo dedico alla mia scrittura, e l’ho indirizzato ad un ghostwriter professionista. Quando ha iniziato a capire i costi dell’operazione (della sola scrittura, non della stampa) si è eclissato…
    Riuscireste a scrivere romanzi altrui?
    Non lo so. Credo di no. Eppure, come ho avuto modo di studiare per uno degli ultimi post del blog, il team di collaboratori di James Patterson scrive romanzi su una bozza di 50 pagine della sua idea. Di fatto, scrivono romanzi altrui. Il loro nome finisce in copertina e poco dopo riescono a pubblicare anche i propri romanzi. Il che non è affatto male dopotutto. :)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 16 Maggio 2019 alle 15:43 Rispondi

      Ma ovvio che si è eclissato, il costo sarebbe stato altissimo. Dipende poi dalla lunghezza. Ma c’è di mezzo anche la documentazione.
      Il tipo di lavoro che fanno i collaboratori di Patterson non fa proprio per me :)

  13. SaraTricoli
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 16:44 Rispondi

    Scrivere per me è solo un tramite per svuotare la mente e far uscire tutte quelle emozioni e immagini che l’affollano.
    Hai citato il grande King, ricordo sempre una frase ricorrente in Misery: così fervida!
    Ovviamente si riferiva alla mente del scrittore caduto nelle mani dell’infermiera pazza…
    Secondo me uno scrittore non ha bisogno di idee… ma solo di tempo per scrivere tutte quelle che ha e tutte quelle che si continuano a creare nella mente.
    Poi magari un bravo editor che sistemi i… refusi ^_^
    Per quanto mi riguarda sono le storie che si impadroniscono di me, delle mie mani e si scrivono da sole… il mio problema è che non ho abbastanza ore! La vita è troppo breve!
    Quindi delle idee altrui non so cosa farne… se volete, ne regalo un po’ io ;)

    • Daniele Imperi
      venerdì, 17 Maggio 2019 alle 7:02 Rispondi

      Infatti uno scrittore, se si vuol definire così, non ha bisogno di idee altrui. Ma, appunto, come dici tu, di ore per svilupparle tutte :)

  14. Rudy
    giovedì, 16 Maggio 2019 alle 19:21 Rispondi

    Sono pienamente d’accordo, “ma anche no”. Nel senso che io lavoro in un campo diverso, e potrebbe darsi si stia parlando di cose diverse.
    Mi occupo di formazione, a largo spettro: ho delle idee, le “butto lì”, nell’azienda nella quale lavoro, qualcuno (forse) le trasformerà in progetto (sul quale quasi sicuramente non sarò d’accordo); che differenza c’è rispetto a proporre un’idea a uno scrittore di grido?
    Se, quando lui è diventato ricco (tornando al “mio caso”: quando il collega che ha sviluppato il progetto riceve i plausi del management) quello che ha fatto non mi piace, pazienza. Lui lo ha sviluppato, partendo dalla mia idea; se volevo fare qualcosa di diverso, potevo svilupparmelo io.
    No, seriamente, se vendo/regalo (più la seconda che la prima, almeno in ambito aziendale) un’idea, quell’idea l’altro la usa come vuole. Se non mi piace l’uso che ne ha fatto, la riprendo (gratis) e la sviluppo io.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 17 Maggio 2019 alle 7:04 Rispondi

      Ciao Rudy, benvenuto nel blog. La differenza, nel tuo campo, c’è, invece. Lavorando in un’azienda, è ovvio che ci sia un lavoro di squadra. Tu proponi un corso di formazione, giusto un’idea, poi altri l’accolgono e la trasformano, magari in qualcosa di diverso. Come scrittore, io non sono una squadra, non ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa scrivere.

  15. Massimo Prevete
    venerdì, 17 Maggio 2019 alle 13:47 Rispondi

    Io ho fatto *anche* il ghost-writer, ma soltanto per saggi (20-30 pagine) e articoli. Diverso è il caso di un libro in piena regola. A mio parere, sviluppare una storia non tua è possibile… ma andrebbe, con tutta probabilità, contro i principi e lo stile non soltanto tuoi (se parliamo di “etica”, una parola che dice tutto e nulla) ma anche contro quelli del suo “mandante di lavoro”. Se sua è l’idea, anche se magari ti ha selezionato di persona perché apprezza il tuo stile (o perché lo ritiene simile a quello che agogna per il libro in questione) non sarai mai in grado di accontentarlo al cento per cento. Non puoi riuscirci per i libri che scrivi “per te”, figurati se lo fai per qualcun altro! Diverso è il discorso se, come sopra, discutiamo di etica professionale. Ma, a mio parere, non è affatto il problema principale. Anzi.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 17 Maggio 2019 alle 13:53 Rispondi

      Anche secondo me è impossibile accontentare al 100% il committente. Riguardo all’etica (che intendo con i personali valori e ideali), c’è anche questo problema. Io non scriverei mai nemmeno un articolo che vada contro le mie idee. Sarei un ipocrita.

  16. Annalisa
    lunedì, 20 Maggio 2019 alle 16:30 Rispondi

    Perché no? È un’idea che non respingo in assoluto, anche in senso inverso.
    Una persona può avere l’idea di una trama ma non essere in grado di metterla in parole, per questo può essere utile chi lo faccia per lui/lei. Naturalmente non si definisce scrittore chi non scrive, ma in un romanzo sono importanti sia l’idea (trama) che la stesura.
    A me non è mai successo, ma una sorta di coautorato del genere non mi dispiacerebbe (e se poi il coautore si occupasse di promo e presentazioni sarebbe il top :D)
    Chiaramente bisognerebbe avere un minimo di affinità. E soprattutto capisco il tuo punto di vista, anch’io al momento ho la testa piena (invasa, dovrei dire) da miliardi di idee che non hanno ancora trovato la loro casetta.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 20 Maggio 2019 alle 16:32 Rispondi

      Alla fine è soggettivo: come abbiamo visto, c’è chi, come me, che esclude a priori di scrivere un romanzo sulla base di idee altrui, e chi come te che invece lo farebbe.

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