Come scrivere i numeri in narrativa?

Come scrivere i numeri in narrativa?

In un mio vecchio articolo, ormai di 11 anni fa, ponevo la questione di come scrivere le date in narrativa, facendo anche una distinzione fra libri per adulti e libri per ragazzi.

Pochi giorni fa mi è però sorto un altro dubbio. Correggendo le bozze di un romanzo, ho visto che l’autore in un dialogo ha espresso in numeri l’età di una ragazza, scrivendo “ha 16 o 17 anni”. Istintivamente ho corretto in “ha sedici o diciassette anni”.

La mia correzione partiva dal fatto che era più leggibile esprimere in lettere l’età che non in numeri.

Con questo articolo non voglio fornire regole su come scrivere i numeri in narrativa, ma porre, come al solito, dei dubbi e dare qualche suggerimento su come comportarsi. A quanto ho visto, molte scelte dipendono dalle regole editoriali delle case editrici, altre – e questo dovrebbe contare di più – dal buonsenso.

Distinzione fra dialoghi e narrato

Secondo me in narrativa bisogna fare una netta distinzione fra i numeri “pronunciati” nei dialoghi e quelli presenti nel narrato, cioè nell’esposizione dei fatti e nella descrizione delle scene.

Io scriverei: «Mio figlio ha otto anni» in un dialogo, ma anche «Bussò alla porta un bambino di otto anni» nel narrato.

Se, però, dovessi intitolare una parte del capitolo con una data, per esempio “Giovedì, 9 maggio 2024, ore 5:00”, scriverei appunto in questo modo e non “Giovedì, dodici maggio duemilaventiquattro, ore cinque”.

In questo caso, nel titolo appunto, la data va espressa burocraticamente, perché deve dare ai lettori un’immagine immediata del tempo. È, in fondo, la sua rappresentazione grafica.

Date e orari

Nei dialoghi io preferisco esprimere i numeri in lettere. Per esempio: «Ci vediamo alle quattro» e non «Ci vediamo alle 4». I numeri sono enti astratti, rappresentati da segni che hanno bisogno delle parole per essere espressi.

In un testo letterario, parere mio personale, meno numeri compaiono e meglio è. L’importante resta comunque mantenere la coerenza all’interno del testo.

Nel mio articolo sulle date facevo l’esempio di Cormac McCarthy, che le esprimeva sempre a parole. Ma ultimamente – non ricordo in quale romanzo – mi è capitato di trovare lo stesso metodo, che a me non dispiace per niente, anzi tutt’altro.

Quando invece si tratta di periodi storici, a maggior ragione vanno usate le parole:

  • Gli anni Settanta e non Gli anni ’70
  • Il Trecento e non il 1300

Età

Come detto prima, le età vanno invece espresse sempre in lettere, a prescindere che sia un dialogo o la parte narrata:

  • Un uomo di sessantadue anni
  • Una bimba di tre anni
  • Quando avevo diciott’anni
  • All’età di quarantaquattro anni
  • ecc.

Valori numerici

E i valori numerici? Vediamo alcuni esempi:

  • Guadagnò 512.000 euro” o “Guadagnò cinquecentododicimila euro”? (Da evitare, invece, 512mila).
  • Quel pacco pesava 133 chili” o “Quel pacco pesava centotrentatré chili”?
  • Ha perso il 76% delle proprietà” o “Ha perso il settantasei percento delle proprietà”?
  • Ti ho chiamato 5 volte e non hai risposto” o “Ti ho chiamato cinque volte e non hai risposto”?
  • L’esercito che attaccò il castello era composto da 6.715 cavalieri e 9.648 fanti” oppure “L’esercito che attaccò il castello era composto da seimilasettecentoquindici cavalieri e novemilaseicentoquarantotto fanti”?
  • La casa era al 126 di Viale Marinetti” o “La casa era al centoventisei di Viale Marinetti”?

Domande da porsi, perché situazioni del genere possono capitarci. Secondo me non dobbiamo trasformare una storia in un trattato di matematica. Vediamo, quindi, di dare una risposta ai suddetti quesiti.

In un saggio di economia i numeri hanno un senso, sono anzi d’obbligo. Ma in una storia non credo sia necessaria una precisione maniacale su certi valori. Io, quindi, scriverei semplicemente “Guadagnò oltre cinquecentomila euro”, che è più elegante, letterario di “Guadagnò oltre 500.000 euro”.

La risposta alla seconda domanda potrebbe essere più complessa. È davvero necessario indicare il peso preciso? In alcuni casi potremmo cavarcela, come prima, scrivendo “Quel pacco pesava oltre cento chili” oppure “Peso settantadue chili”.

In altri casi la situazione potrebbe obbligarci a rendere il peso preciso:

Il fruttivendolo tendeva a imbrogliare sul peso della frutta: pochi centesimi oggi, pochi centesimi domani per ogni cliente e alla fine dell’anno si intascava quasi mille euro in più. Quel giorno Daniele volle stare attento a quanto compariva sulla bilancia. Lesse: 2,43 kg.

«Sono due chili e mezzo» disse l’uomo.

«No,» ribatté Daniele «sono due chili e quarantatré».

Ho fatto una distinzione fra quanto viene letto sulla bilancia – ho quindi mostrato i numeri letti da quel cliente – e quanto i due si dicono. Mi sembra un buon compromesso.

Veniamo alle percentuali. Anche in questo caso non dobbiamo essere precisi in una storia. Penso che scrivere “Ha perso il settanta percento delle proprietà” sia sufficiente, o anche “Ha perso quasi l’ottanta percento delle proprietà”.

Ti ho chiamato 5 volte e non hai risposto” o “Ti ho chiamato cinque volte e non hai risposto”?

La seconda, senza alcun dubbio.

Riguardo all’esercito che attacca il castello, ricordiamoci che stiamo scrivendo un romanzo, o un racconto, dunque una storia, non un saggio storico. In quest’ultimo caso, se conosciamo i valori esatti, allora dobbiamo scriverli e in numeri, non in parole.

Ma in una storia io scriverei “L’esercito che attaccò il castello era composto da quasi settemila cavalieri e oltre novemila fanti”.

La semplicità ripaga.

E adesso vediamo come rendere i numeri civici. “La casa era al 126 di Viale Marinetti” o “La casa era al centoventisei di Viale Marinetti”?

Nel narrato io preferisco la prima soluzione, mentre in un dialogo la seconda.

Numeri di telefono

Come rendere i numeri di telefono?

Nel narrato scriverei “Compose il 112”, ma nel dialogo sarebbe corretto scrivere “Chiama il centododici!”? Sì, senz’altro.

Ma per numeri di telefono più complessi? Come esprimeremmo il numero 5551751548? È un numero fittizio che ho fatto generare da un sito.

Nel narrato dobbiamo senz’altro scrivere “Compose il 5551751548”, ma in un dialogo?

Di certo non sarebbe leggibile scrivere “Chiama il cinquecinquecinqueunosettecinqueunocinquequattrootto”…

La scelta migliore sarebbe: “Chiama il cinque-cinque-cinque-uno-sette-cinque-uno-cinque-quattro-otto”. Non molto elegante, non molto letterario, ma lo preferisco al “Chiama il 5551751548”.

La leggibilità, prima di tutto

Penso che ogni scelta su come rendere i numeri in narrativa vada fatta considerando prima di tutto la leggibilità del testo, facilitando quindi al massimo la lettura.

È giusto porsi delle regole, per mantenere la coerenza all’interno della storia. Ma è anche opportuno infrangerle in favore di un testo ben leggibile per i lettori.

6 Commenti

  1. Corrado S. Magro
    giovedì, 9 Maggio 2024 alle 11:30 Rispondi

    È quasi una giungla e s’incontra tutto. Non so dove, ho anche letto che numeri superiori a due cifre (non gli ordinali) è preferibile non scriverli in lettere (sic!) anche nella narrativa. Il capitolo VI (e altrove) dell’italiano delle “garzantine” tratta sufficientemente l’argomento. Per pigrizia non sempre, in presenza di un dubbio, lo consulto sebbene molto utile.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 9 Maggio 2024 alle 13:32 Rispondi

      I numeri superiori a due cifre per me non creano problemi in lettere.
      Le garzantine di Luca Serianni? Non sapevo fosse trattato quest’argomento.

  2. Luciano Cupioli
    sabato, 11 Maggio 2024 alle 9:43 Rispondi

    Il tuo ottimo articolo inizia con “in un mio vecchio articolo, ormai di 11 anni fa…”: forse io avrei scritto ” di undici anni fa”… Tuttavia è vero che il dubbio sovviene spesso quando in un testo ci sono dei numeri. Ho cercato di darmi una regola basata sul buon senso, evitando spesso numeri troppo dettagliati. – “Cara, quanto pesano i pomodori?” – “Duecentosedici grammi” – “E quanto costano?” – “Sette euro e quindici centesimi” – “Però… ricordo che nel duemilaventuno costavano quasi la metà”. Non che un dialogo del genere mi capiti di scriverlo, ma se fosse, probabilmente sintetizzerei, come tu hai detto, con “poco più di duecento grammi”, “circa sette euro”, “tre anni fa”. Tuttavia, scrivere l’anno nel narrato o nei dialoghi, specie se è qualcosa come millenovecentosettantasette o 1967, non mi piace mai, qualsiasi strada scelga. La velocizzazione della scrittura nata con i cellulari e che spesso ritrovo anche nelle mail, ha portato a una serie di scorciatoie che rischiano di far dimenticare come si scrive. Non di rado leggo cose come “Arrivo tra 5 min, ho 2 regali, 1 per te e 1 per 1 tuo amico”.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 13 Maggio 2024 alle 8:08 Rispondi

      Grazie Luciano. Questo però è un articolo per il web, quindi i numeri, per facilitarne la lettura, vanno bene. In narrativa è diverso.
      L’esempio che fai, mi domando, è davvero utile alla storia? Secondo me no, sono dettagli che non aggiungono nulla.

      • Marco
        lunedì, 3 Giugno 2024 alle 18:35 Rispondi

        Io lo faccio per facilitare la lettura come di norma “si usa”

        • Daniele Imperi
          martedì, 4 Giugno 2024 alle 8:06 Rispondi

          Quindi scrivi le date in lettere e non in numeri?

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