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Spesso c’è confusione sull’uso delle virgolette nella narrativa: quali usare per i dialoghi? Usare le virgolette o i trattini? E quali trattini, poi? Quali virgolette usare invece per esprimere i pensieri dei personaggi?
Diciamo innanzitutto che, se si vuol pubblicare con una casa editrice, la scelta delle virgolette non spetta agli autori, ma va uniformata alle regole ortoeditoriali della casa editrice. È bene, però, scoprire quali virgolette usa, prima di inviare il proprio manoscritto.
Un discorso simile vale anche se vogliamo autopubblicarci, perché quelle regole vanno comunque decise prima di scrivere, per non avere alla fine un testo non uniforme.
Correggendo le bozze di alcuni manoscritti, infatti, ho notato spesso che alcuni autori lasciavano le stesse virgolette sia per i pensieri sia per i dialoghi o, peggio, le alternavano secondo l’estro del momento.
Virgolette alte o in coppia o virgolette italiane: “…”
Le ho trovate raramente per i dialoghi, e infatti pare che siano in disuso, soppiantate dalle caporali o dal trattino.
Uso le virgolette alte per mostrare i pensieri dei personaggi, ma quando sono direttamente espressi dal personaggio. Esistono infatti due situazioni differenti:
- “Devo assolutamente scrivere”, pensò.
- Doveva assolutamente scrivere, pensò.
Nel primo caso il pensiero è paragonabile a una sorta di discorso diretto, mentre nel secondo caso, dove è il narratore a mostrare il pensiero del personaggio, non vedo la necessità di usare le virgolette.
Virgolette semplici o apici o virgolette inglesi: ′…′
Chiariamo intanto che un apice (′) non è un apostrofo (’).
Quando usare gli apici in narrativa?
Sinceramente non mi sembra di aver mai visto gli apici usati per i dialoghi, né per i pensieri dei personaggi.
Gli apici vanno usati per evidenziare un’espressione, anche per sottolinearne l’assurdità, per esempio: “Le scrisse davvero ′ti lovvo′ in un messaggio”.
Virgolette basse o caporali o sergenti: «…»
Sono oggi le virgolette preferite per mostrare i dialoghi. Molti autori, specie agli inizi, non le usano, preferendo le virgolette alte per la loro semplicità di utilizzo.
Infatti, per poter inserire le virgolette caporali bisogna cercarle fra i caratteri speciali del programma di scrittura.
Io, per semplificarmi il lavoro, le inserisco all’inizio di ogni capitolo, tenendole così sempre a portata di mano. Ma si possono anche usare quelle alte, per poi sostituirle a fine lavoro con la funzione “Cerca e sostituisci” del programma.
Virgolette basse singole: ‹…›
Esiste anche questa forma di virgolette, modulata dalle caporali, ma non l’ho mai vista nei libri.
I trattini per i dialoghi
Anche nei trattini c’è confusione. Intanto diciamo che esistono ben 3 tipi di trattini, di differenti lunghezze:
- Trattino breve o corto o trattino d’unione: -.
- Lineetta enne: –.
- Lineetta emme: —.
Quale usare per i dialoghi?
Il trattino breve si usa per unire due parole (politica economico-sociale) o per andare a capo con la sillabazione delle parole (sil-labazione, per esempio).
La lineetta enne (chiamata così perché la sua lunghezza è quella del carattere n) è per gli intervalli di date, per esempio: Dante Alighieri (1265–1321). Ma si usa anche per gli incisi: “Il romanzo Tarzan delle scimmie – un classico dell’avventura – è di Edgar Rice Burroughs”.
La lineetta emme (chiamata così perché la sua lunghezza è quella del carattere m) è usata invece per i dialoghi (— Ciao — disse, — come va?), anche se qualcuno la usa per gli incisi.
Per i trattini, infatti, esistono diverse scuole di pensiero.
Quali virgolette usate nella narrativa?
Non uso mai i trattini, la lineetta emme, ma le virgolette caporali per i dialoghi e le virgolette basse per i pensieri.
E voi?
Orsa
Caporali, sergenti… musica per le mie orecchie 😂
Non avevo idea che si chiamassero enne e emme, infatti mi chiedevo sempre quale fosse la differenza e come mai avessero lunghezze diverse. A proposito di apostrofo: Daniele, sei l’apostrofo rosa (perché blu segna errore) tra le parole l’autore perfetto
Invece di copiarle ogni volta per averle a portata, prova con la scorciatoia alt + 1 per caporali d’apertura e Alt + Shift + 1 per caporali di chiusura
Daniele Imperi
Ho scoperto che si chiamano lineette enne e emme da poco.
Quelle combinazioni mi danno solo i punti esclamativi.
Luciano
Uso le lineette emme solo perché le trovo più eleganti, nonostante con word occorra stare attenti. Questione di gusti…
Daniele Imperi
Sì, è questione di gusti. A me piacciono le caporali, le lineette emme con Word e OpenOffice creano sempre problemi.
Corrado S. Magro
Concordo in pieno sul’uso delle caporali. Sul resto, accetto la norma legittima se uniforme sebbene spesso discutibile. Per i trattini ho spesso notato che bisogna mettere mano ai caratteri speciali. I programmi di testo (o le tastiere) non mi sembrano unifomati o mi afuggono, senza tirare in ballo gli automatsimi per fortuna ancora ridimensionati per tale uso. Tra p.es., .pages (Mac) e .doc, l’uso improprio è facile. Alcune tastiere sono ridotte fisicamente ai minimi termini. Spesso trasferisco tutto su Open-Office che ritengo più universale in barba alle tastiere.
Per finire ci sono poi gli esordienti, giovani o meno poco importa, che si lanciano sulla tastiera come fosse un sacco di piume da disperdere a manate nell’ambiente. Nei loro scritti trovi di tutto senza tacere che tanti usano il gingillo chiamato Mobile per scrivere un romazo (incredibile, come pescare la luna nel pozzo) e/o non sanno che i programmi di testo degni del nome offrono funzioni di controllo.
Ad meliora
Daniele Imperi
A me i trattini non piacciono, anche perché quando li ho usati si creava un elenco in automatico.
Il trattino lungo per i dialoghi va infatti cercato fra i caratteri speciali.
Corrado S. Magro
afuggono = sfuggono (mea culpa)
Corrado S. Magro
un argomento supplementare sarebbe la punteggiatura all’interno delle caporali, in finale, e quella subito dopo all’esterno (punto prima della chiusura, virgola dopo o punto dopo la chiusura, o punto alla chiusura e dopo, eccetera). Anche autori (o editori) affermati la usano con molta flessibilità. Orsa che ne pensi te?
Daniele Imperi
Ho letto che la doppia punteggiatura è da evitare, a meno che non ci sia un ! o ?.
Corrado S. Magro
Lo ritengo anche logico Daniele. Personalmente però trovo superfluo il punto fermo dopo l’interrogativo o l’esclamativo. Non ha senso. Dovremmo allora nel corso dello scritto usare il punto fermo anche dopo tali segni? Mentre la virgola esterna, prima di ciò che segue in stretto riferimento/significato didascalico o simile, la uso sempre anche se qualche esperto arriccia il naso o mi condanna.
Daniele Imperi
Ho visto varie soluzioni e alla fine credo dipenda sempre dalle case editrici.
Orsa
Vero, la penso come te, Corrado: il punto fermo dopo esclamativo/interrogativo lo trovo superfluo al limite del fastidio (giusto o sbagliato che sia). E trovo fastidioso anche questo disallineamento tra le case editrici circa l’applicazione delle regole ortoeditoriali
Daniele Imperi
Ogni casa editrice ha la sua filosofia, ma sarebbe bello uniformare certe regole, così da semplificare la lettura ai lettori.
Roberta Visone
Salve!
Metto anch’io a inizio capitolo le caporali, che mi pare si chiamino pure “uncinate basse”, così ogni volta che ne ho bisogno copio e incollo.
Daniele Imperi
Credo di aver letto che si chiamino anche “uncinate basse”.
Ma con le combinazioni dei tasti ho visto che si fa prima.