Eterno dilemma della scrittura. Come ogni arte, anche la scrittura è ereditaria? Uno scrittore nasce tale? O ci diventa col tempo? Quando arriva la vena creativa nell’uomo? Quando e come si scopre di essere scrittori?
Avevo in parte affrontato questo discorso nel mio post Tu e la scrittura, all’interno del programma Scrivere nel 2013, sostenendo che entrambe le tesi sono in effetti reali e veritiere: scrittori si nasce e si diventa allo stesso tempo.
Scrittori si nasce
Scrittori si nasce: sono innati, credo, lo stimolo alla creazione di storie e mondi e l’attitudine alla scrittura.
- Scrittore è colui che crea storie e mondi: non è questo, in fondo, il suo lavoro? E non mi riferisco solo al fantastico, perché quando si scrive una storia si sta creando un mondo, una realtà diversa da quella presente. È, questa, una caratteristica innata, credo. Non tutti riescono a creare e questo discorso vale in ogni forma d’arte.
- Scrittore è chi presenta attitudine alla scrittura: l’attitudine è una disposizione dell’individuo che permette di svolgere una certa attività. Scrittore è chi è portato a scrivere, chi sente dentro di sé una forza che lo spinge a mettere insieme parole, frasi, concetti, storie.
Scrittori si diventa
Scrittori si diventa: come ogni arte, bisogna imparare le tecniche e fare tanto esercizio.
- Imparare la tecnica di scrittura: la scrittura non è solo azione, non è solo arte. Come tutte le arti necessita di tecnica. Lo scrittore deve imparare a narrare, a costruire dialoghi, a produrre trame che stanno in piedi. Ci sono elementi della scrittura creativa che uno scrittore deve conoscere, altrimenti le sue storie faranno acqua da tutte le parti.
- Fare esercizio di scrittura: scrivere, scrivere, scrivere ogni giorno. Soltanto così lo scrittore riuscirà a padroneggiare le parole e le tecniche di scrittura. Soltanto così imparerà a fare sua la scrittura, l’arte di narrare storie. Più scriverà e più affinerà quest’arte e sarà sempre più semplice, per lui, scrivere una storia.
Scrittori si nasce o si diventa?
Entrambi. Si nasce con una predisposizione, con un richiamo alla scrittura che, forse, si manifesta ben prima della passione per la lettura. Si diventa narratori, si diventa scrittori di storie e creatori di personaggi e mondi che faranno parte delle letture altrui.
Vi trovate d’accordo con queste mie tesi? Secondo voi si nasce o si diventa scrittori?
Neri Fondi
Mi trovi perfettamente d’accordo. Una mescolanza delle due cose è ciò che più si avvicina alla realtà dei fatti.
Daniele Imperi
Bene, non sono l’unico a pensarla così
Cristiana Tumedei
Credo di essere d’accordo con te, Imperi. In effetti penso che per uno scrittore le doti innate siano fondamentali. Predisposizioni che, solo attraverso lo studio e l’esercizio, possono davvero svilupparsi e trovare compimento.
Daniele Imperi
Giusto, anche se molti pensano che si possa insegnare a scrivere e a disegnare. Secondo me no.
franco zoccheddu
Non so se ci sia già in sé qualcosa, ma certamente la scrittura nasce dalla reazione della persona alle sue esperienze: una reazione composta, forse rassegnata, di sicuro profonda e attenta, che lo porta a rielaborare il mondo con le sole parole. Lo scrittore scrive come l’assetato beve: proprio non può evitarlo.
Daniele Imperi
Anche la tua tesi è condivisibile: la reazione alle proprie esperienze. Mi piace
Tania Dakka
I believe it can be both, but I hope the writer who has to learn to write well can become as powerful as the one who is born so.:) (Especially since that’s where I am lol)
Daniele Imperi
Thanks for your comment, Tania, and welcome here
Annarita Faggioni
Condivido su entrambi. Formazione, dote innata ed umiltà sono la base per uno scrittore. Un’anima sensibilmente diversa, però, trasforma uno scrittore nel mare magnum dell’editoria in uno Scrittore con la S maiuscola.
Daniele Imperi
Condivido le tre caratteristiche
Alessandro Madeddu
Qualcuno purtroppo lo diventa, o ce lo fanno diventare
Daniele Imperi
Anche questo è vero
Lucia Donati
Si possono insegnare le tecniche (come puoi disegnare se non hai le basi? Inutile dire: è arte; non lo è) ma il resto, tutto il resto, viene con il proprio lavoro e la propria interiorità. Dalla tecnica/base si può spiccare il volo e esprimere sé stessi. Si nasce con una predisposizione e si cresce col lavoro. Bisogna anche dire che una predisposizione non è molto se non c’è un grande lavoro. Ma se lo scrittore è forte come persona ce la farà anche a rafforzare la sua arte. Poi, bisogna distinguere l’arte dagli scritti fatti solo per vendere, in cui ci può essere tecnica ma che non arricchiscono veramente l’uomo.
Tenar
Se non si ama raccontare e inventare mondi, non si inizia a scrivere. Da lì in poi è impegno, pazienza, attenzione e tecnica. Io credo nel duro lavoro, necessario anche dove il talento è palese, del resto persino Bolt si allena.
Andrea
Per me si nasce tutti uguali, con le stesse identiche capacità. Col tempo capiamo cosa ci piace fare e cosa invece c’impedisce di divertirci, e questo determina le nostre attitudini. Mi piace inventare storie e scrivere? Scriverò più degli altri e eleverò le mie capacità a un grado tale da essere visto come “magnificamente irraggiungibile” da chi preferisce dedicarsi ad altro. Odio disegnare? Guardando gente che in 2 minuti mi disegna un volto perfetto – magari per loro pieno di gravi difetti – dal cuore mi soggiungono lodi per le loro capacità.
Sin da piccolo ho amato alla follia scrivere e raccontare storie. Ricordo come i miei maestri delle elementari adorassero i miei racconti, e di quella storiella sulla mia gattina scomparsa stampata e distribuita ai prof che più ho (e mi hanno) amato. Avevo sì e no 10 anni, non sapevo manco cosa fosse un libro. Ma già da allora scrivevo e inventavo storie, raccontate sempre solo a me stesso, non avendo alcun amico con cui condividere la mia fantasia. Adesso, a 16 anni, mi ritrovo essere il migliore della classe nello scrivere temi e di racimolare 115 mi piace su facebook con un semplice insieme di frasi scritte di getto e dedicate ad una ragazza di cui non conosco nemmeno il nome.
Daniele Imperi
E allora sei nato scrittore, vedi?
Kentral
Ciao Daniele, ti leggo da un po’ e mi fa piacere contribuire.
Sono vere entrambe ma con una infinità di sfumature diverse. Non ci sono percentuali, formule alchemiche esatte. La realtà è sempre più liquida della necessità umana di schematizzare.
C’è chi ha un dono di natura innato, scrive con una qualità magnifica, gli basta poco esercizio o forse nemmeno quello. Ha la capacità di mettere le parole una dietro l’altra con una facilità imbarazzante. C’è chi deve lavorare molto e faticare e faticare. Ma essere scrittore è una capacità che deve racchiudere tante doti. Occorre essere completi. Occorre scrittura, fantasia, capacità d’introspezione, tenacia, coraggio e molto e molto altro. Per questo è difficile diventare grandi scrittori. Possedere tutte le qualità necessarie è raro purtroppo. Io ad esempio ho avuto il dono della fantasia. Riesco a creare storie facilmente, potrei scrivere per una vita. Ma non possiedo la facilità d’esposizione. Fatico ad elaborare periodi da vero scrittore.
Ecco. Una qualità dello scrittore o dell’aspirante tale è anche avere consapevolezza dei propri limiti. Non che tutti gli scrittori famosi avevano ed hanno tutte le doti possibili. No, si possono fare cose eccelse anche con le proprie carenze. Di tutto ciò chi scrive ne può avere consapevolezza o meno. Non importa. Ognuno ha il diritto di giocarsi sul tavolo del mondo le proprie aspirazioni.
Daniele Imperi
Ciao Kentral,
grazie del contributo. Concordo quando dici che uno scrittore deve essere completo. Ma il discorso sull’esposizione, che a te manca come dici, fa parte della tecnica, che si impara.
KINGO
Il talento non esiste, e’ solo una bufala tirata fuori da chi non riesce ad ottenere cio’ che vuole: Gli altri ce la fanno perche’, evidentemente “ci sono portati”, perche’ “hanno talento”.
In realta’, ad essere determinanti sono i primi dieci anni della nostra vita; sono le esperienza di gioventu’ a determinare se, in futuro, qualcosa ci riuscira’ facile oppure difficile. Ma in ogni caso, nemmeno quelle possono far si’ che qualcosa ci risulti impossibile.
Anche uno storpio puo’ imparare a correre; con l’impegno e la passione, si puo’ riuscire ad ottenere tutto quel che si vuole.
franco zoccheddu
Sei un ottimista! Io non lo sono ma invidio (bonariamente) chi lo è, perchè pazienza e ottimismo mandano avanti il mondo. Sarebbe davvero bello se quei dieci anni fossero tutto. Forse il vero problema non sono i dieci anni di chi “ha talento”, ma i successivi -anta di chi “non ha talento”. In realtà non ho la più pallida idea della “legge di distribuzione del talento”, e mi fa piacere che invece tu abbia un’idea così netta e precisa. By the way: perchè KINGO, e non un banale Marcello Rossi, Paola Verdi, etc?
KINGO
Caro Franco, ovviamente sto semplificando, del resto stavo solo facendo un commento, non un post.
In realta’ non sono sicuro di niente, le idee nette e precise non fanno parte di me, per cui accetto appieno il tuo rimprovero.
PS: sul mio sito web mi presento con nome, cognome, numero di telefonoe persino con una mappa che mostra dove abito.
Quando commento altri blog uso sempre uno pseudonimo, in modo da destare un minimo di curiosita’ in chi mi legge e aumentare le probabilita’ che qualcuno porti il cursore del mouse sul mio link.
Annarita Faggioni
Strano: io non azzecco un concorso e ho 22 anni. Assenza di talento?
Daniele Imperi
Sei ancora giovane, tu
Kinsy
Entrambe vere. Poi c’è chi nasce “già imparato”, il genio per così dire, colui che senza imparare molto padroneggia le parole in modo divino e sa creare storie che ti inchiodano alla pagina!
Romina Tamerici
Condivido. Si tratta di entrambe le cose.
mariella
Penso che scrivere sia un contagio, si impara, si imita, si ama prima la scrittura di qualcuno o qualcosa di scritto, e poi si prova a fare altrettanto per una spinta mimetica:_Si imita, come il bambino che impara a parlare copiando, quando si incontra il prodotto di uno scrittore che appare bello e misterioso. Soprattutto le regole nascoste affascinano, nella poesia, nella prosa, nella lingua propria e nella lingua straniera. Solo la suadenza di una lingua. come avviene con la musica, conquista la mente e produce scrittura e attenzione alle parole padronanza dello spazio e orecchio-
Daniele Imperi
Penso anch’io che tutti abbiano imitato qualche scrittore. Poi ognuno va per la sua strada.