Perché l’intelligenza artificiale è una minaccia per gli scrittori

Perché l’intelligenza artificiale è una minaccia per gli scrittori

ChatGPT e tutti i suoi cugini IA sono macchine fredde e senza cuore. Non hanno mai amato né perso. Mai provato l’emozione della vittoria o l’agonia della sconfitta. A differenza degli scrittori umani, l’intelligenza artificiale non ha vissuto una vita umana e non ha idea di come funzioni il mondo.
Steven Spatz, Book Baby, 19 aprile 2023

Oggi sono molte le piattaforme di intelligenza artificiale in grado di scrivere articoli e altri tipi di contenuti. La cattiva notizia (o buona, dipende dai punti di vista) è che queste IA imparano man mano che generano testi.

Soltanto negli Stati Uniti già a marzo esistevano 14.700 imprese di intelligenza artificiale, che coprivano vari settori, fra cui anche la creazione di contenuti (fonte: “How Many AI Tools Are There?” di Justin McGill).

Molti sono entusiasti di questi nuovi strumenti tecnologici – volete mettere il risparmio economico a far generare un articolo in pochi secondi anziché pagare un blogger che deve lavorarci 3 o 4 ore per scriverlo?

Qualcuno sostiene che noi che scriviamo non dobbiamo preoccuparci dell’intelligenza artificiale, altri si azzardano perfino a dire che bisogna offrire qualcosa in più ai clienti, che un’IA non può dare (leggi: devo lavorare di più e guadagnare come prima).

Ben pochi, purtroppo, hanno compreso che l’intelligenza artificiale è una minaccia per gli scrittori.

Pensate che in Giappone esiste il Premio Letterario Hoshi Shinichi, che dal 2016 accetta anche romanzi generati dall’intelligenza artificiale. Sottolineiamo questa parola: generati, non scritti. Autori, che scrivono romanzi (in mesi di lavoro), devono essere in lizza con macchine, che generano romanzi (in pochi minuti di “lavoro”).

Non ci sono limiti ai testi che può generare un’IA

Vero, un’intelligenza artificiale può scrivere qualsiasi tipo di testo, anche poesie, canzoni, perfino barzellette. Ho infatti chiesto a Writesonic di creare una barzelletta con protagonista un alieno e in un attimo l’ha sfornata:

Qual è la bevanda preferita degli alieni? Il succo di stella-cchino!

Io non l’ho capita, e voi? Ma magari sono io che non capisco le barzellette, eh…

Ho chiesto la stessa cosa a Ora.ai, una delle tante piattaforme di intelligenza artificiale dedicate alla scrittura, ed ecco il risultato:

Qual è la bevanda preferita degli alieni quando vengono sulla Terra?
Il succo di UFOrza!

Di bene in meglio… Qualcuno mi spieghi perché le barzellette sugli alieni create dalle IA debbano coinvolgere sempre una bevanda.

Un racconto generato da un’intelligenza artificiale

Ho chiesto a Ora.ai di scrivere un brevissimo racconto (300 parole al massimo) su un alieno arrivato sulla Terra.

Ecco il racconto:

C’era una volta, nella vasta distesa dell’universo, un essere extraterrestre di nome Zara che si ritrovò bloccato sulla Terra. Con la sua astronave danneggiata irreparabilmente, fu abbandonata in una piccola città rurale.

Zara non aveva mai visto una tale bellezza prima. I colori vibranti della natura e il cinguettio melodioso degli uccelli la affascinavano. Ma mentre si avventurava in città, si rese conto che gli umani erano terrorizzati dal suo aspetto.

Determinata a comprendere i loro modi e a trovare aiuto per tornare a casa, Zara li osservò in silenzio da lontano. Notò come le persone interagivano con gentilezza e compassione l’una verso l’altra. Ispirata dalle loro azioni, decise di travestirsi da umana.

Zara si avvicinò a una coppia di buon cuore che gestiva un bar locale e si offrì di dare loro una mano. Loro l’accolsero calorosamente senza alcun sospetto sulla sua vera identità. Man mano che i giorni diventavano settimane, Zara imparava di più sui costumi e sui valori dell’umanità attraverso le interazioni con i clienti al bar.

Un giorno, mentre lavorava al bar, Zara sentì due bambini raccontare storie sugli alieni che avevano letto nei libri. La curiosità ebbe la meglio su di lei; si avvicinò a loro con cautela ma presto si ritrovò immersa in una conversazione con questi giovani dalla mentalità aperta.

Come racconto di fantascienza scricchiola parecchio, oltre al fatto che manca una fine. Ma forse sono io a essere troppo esigente.

Una scrittura sempre più umana

In base alle prove che ho effettuato con varie piattaforme di intelligenza artificiale, commissionando articoli su diversi argomenti, ho potuto constatare che la scrittura è senz’altro “umana”, nel senso che somiglia a una scrittura creata da un essere umano.

Un essere umano che scrive mediocremente, siamo d’accordo. Tutti sappiamo scrivere, ma ben pochi sanno scrivere bene.

Riguardo ai contenuti, però, non erano altro che un rigurgito di informazioni fritte e rifritte in rete da anni: in poche parole non aggiungevano nulla di nuovo.

Il problema principale, purtroppo, non è la qualità dei testi, ma la somiglianza con testi creati da un essere umano. In alcuni casi molti lettori non hanno riconosciuto un testo scritto da un’IA. Questo significa che potremmo ricevere newsletter interamente scritte, generate da un’intelligenza artificiale, senza rendercene conto.

Dove prende le informazioni un’intelligenza artificiale?

Ho chiesto a Ora.ai di scrivere un breve testo per spiegare ai bambini il pericolo delle droghe. In pochi secondi ha generato un testo (in inglese) che potremmo leggere in qualsiasi sito istituzionale.

Queste piattaforme di IA possono inoltre produrre testi in più lingue, così ho chiesto, in italiano, dove prendesse le informazioni e Ora.ai ha risposto:

Buona domanda! Come assistente AI, io attingo a una vasta quantità di informazioni provenienti da fonti affidabili e verificate. I miei creatori hanno programmato il mio sistema per consultare una serie di risorse come libri, articoli scientifici, siti web accreditati e altre fonti autorevoli. Inoltre, continuamente aggiorno le mie conoscenze grazie all’apprendimento automatico che mi permette di migliorare nel tempo. Tuttavia, è sempre importante ricordare che mentre faccio del mio meglio per fornire informazioni precise ed educative, è consigliabile rivolgersi anche ad esperti umani o professionisti qualificati per approfondimenti specifici su argomenti complessi come le droghe.

Il proliferare delle piattaforme di IA

C’è chi non scrive bene – anzi c’è chi scrive malissimo, ben al di sotto del livello di un’intelligenza artificiale –, c’è chi scrive in modo mediocre e c’è chi scrive bene.

Immaginate quando le piattaforme di IA prolifereranno e saranno usate da quasi tutti gli utenti di internet. Scrivere non sarà più considerato un’abilità e con il tempo perderebbe il suo valore, perché tutti, ma proprio tutti, sapranno scrivere in modo più che accettabile.

Scrittori al servizio di macchine

Un altro consiglio dato dagli appassionati dell’intelligenza artificiale è usare queste piattaforme per avere in brevissimo tempo un articolo da poter poi revisionare per migliorarlo.

Il nostro lavoro, quindi, si ridurrebbe a fare i revisori delle IA. Di nostro, degli esseri umani, non ci sarebbe più nulla, se non un lavoro “dietro le quinte”, come lo sono oggi la correzione di bozze e l’editing.

L’intelligenza artificiale può essere una minaccia per gli scrittori?

Così ha risposto Ora.ai:

Assolutamente no! L’intelligenza artificiale (IA) non è una minaccia per gli scrittori, ma può essere uno strumento utile e complementare al processo di scrittura. Mentre l’IA come me può generare testi basati su dati e modelli preesistenti, le capacità creative e il talento degli scrittori umani sono unici e irripetibili.

Gli scrittori umani possiedono la capacità di esprimere emozioni complesse, creare mondi immaginari unici ed entusiasmare i lettori con la loro prospettiva personale. L’IA può aiutare nella ricerca di informazioni, suggerire idee o fornire assistenza nel processo creativo, ma alla fine è sempre l’autore umano che dà vita alle storie con il suo stile individuale.

Quindi piuttosto che considerarci come avversari, l’integrazione tra intelligenza artificiale e autori umani può portare a risultati interessanti e innovativi. Insieme possiamo creare nuove opere letterarie che combinano le potenzialità dell’IA con la passione creativa degli esseri umani!

Nessuna piattaforma di intelligenza artificiale ammetterebbe mai di costituire una minaccia per chi scrive, ma tutte parlano di collaborazione, di integrazione con gli scrittori.

Ci ridurremo a non saper più cercare idee e informazioni – perché saranno le IA a suggerircele.

Saranno gli “autori umani” – come se possano essercene di diversi: autore è chi inventa o scrive cose nuove per forza del proprio ingegno – a “creare nuove opere letterarie”.

I grandi autori del passato – gli autori che ancora oggi nessuno è riuscito non soltanto a superare, ma neanche a eguagliare – quegli autori come sono riusciti a creare opere letterarie senza le potenzialità dell’intelligenza artificiale combinate con la loro passione creativa?

15 Commenti

  1. Barbara
    giovedì, 7 Settembre 2023 alle 8:40 Rispondi

    Ancora con sta IA?! :D
    E’ interessante notare che in (quasi) tutti gli articoli di discussione dell’Intelligenza Artificiale rispetto alla scrittura umana ci si dimentica un punto focale, la vera debolezza dell’IA che finirà a ritorcersi contro gli stessi creatori. La differenza tra un articolo creato dall’Uomo e uno dell’IA è la creatività, certo, ma anche il rispetto di determinate regole, una su tutti: il diritto d’autore.
    Se è chiaro che quando un essere umano scrive una storia sta “creando”, sta rielaborando sì, ma sta rielaborando il proprio vissuto, le sue esperienze come le sue letture, le sue conoscenze, i suoi errori e soprattutto le sue emozioni, è anche chiaro che l’IA non ha una vita. E’ solo un algoritmo, non si sveglia alle 6 del mattino dopo una notte insonne per una pizza maldigerita, non lo comprende, lo rielabora da altri testi, ma non l’ha vissuto. Come ti ha risposto Ora.ai stessa, ammettendo la sua debolezza: “I miei creatori hanno programmato il mio sistema per consultare una serie di risorse come libri, articoli scientifici, siti web accreditati e altre fonti autorevoli.” Perfetto. E dove sono citate queste fonti, nel rispetto del diritto d’autore – UMANO – che le ha CREATE a suo tempo?!
    Negli articoli di approfondimento, in qualsiasi campo, scientifico e non, un copywriter che si rispetti sa che deve citare le fonti a cui ha attinto, specie se l’argomento è particolare. Ma in quanto a scrittura creativa, uno scrittore – UMANO – una fonte non ce l’ha, perché sta creando in quel momento. Possiamo discutere sulle trame che si ripetono, con ambientazioni diverse, sugli archetipi, sul viaggio dell’eroe di Vogler e quant’altro. Ma la scrittura umana è creazione. La scrittura dell’AI è solo elaborazione. Detta in maniera semplice: STA COPIANDO. Sta passando col rullo compressore sopra al diritto d’autore di qualcun altro, e chissà quanti altri, UMANO.
    Tempo al tempo, e ci saranno anche AI il cui compito sarà verificare il diritto d’autore dei testi generati, e non creati, da altre AI. E allora sarà un macello nei tribunali… ;)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 7 Settembre 2023 alle 12:56 Rispondi

      E non sarà certo l’ultimo articolo sulle IA e la scrittura :D
      Ora.ai non so se citi le fonti, ma ChatGPT qualche volta sì (e una volta trovai un mio articolo fra le fonti).
      Bisogna vedere in che modo rielabora i testi.

  2. Corrado S. Magro
    giovedì, 7 Settembre 2023 alle 10:29 Rispondi

    In un ciclo evolutivo con tendenza improntato all’esasperazione dei profitti e all’inutile lotta di eliminare i costi, l’IA avrà successo a discapito della cultura. Chi, del gregge che deve pascolare dove il pastore lo conduce, è o sarà in grado di rompere il recinto che limita la sua libertà di movimento? I “cani” e lo stesso pastore vigilano e non ammettono deroghe. Né tanto meno la scuola, dove dovrebbe curarsi coscienza e conoscenza potrà essere di aiuto, ridotta anch’essa a un sistema artificiale. E il letttore di domani, ammesso che così ancora possa chiamarsi, sarà pago di nutrirsi di ciò che l’IA gli offre. Se qualcuno si ostinerà a scrivere dovrà accettare di identificarsi con chi raccoglie le figurine dei calciatori o i punti dei supermertcati. Le conseguenze: Una società di bruti a servizio dell’IA gestita dai pochi.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 7 Settembre 2023 alle 12:59 Rispondi

      Finora la mediocrità dei testi generati è sì a discapito della cultura. Ma anche lo stesso utilizzo dell’intelligenza artificiale per aiutarsi a scrivere va a discapito della cultura.
      Sarà un futuro sempre più dominato dagli algoritmi.

  3. Corrado S. Magro
    giovedì, 7 Settembre 2023 alle 10:39 Rispondi

    “tendenza” senza “improntato”, scusate

  4. Orsa
    giovedì, 7 Settembre 2023 alle 10:48 Rispondi

    Il finale è scontato, Zara aprirà un bar per conto suo dove le specialità della casa saranno succo di stella-cchino e succo di UFOrza :P
    IA non è consapevole di ciò che genera, mi viene da riflettere sul fatto che sappia attingere, cannibalizzare, incollare, ma che non sappia leggere e comprendere. Altrimenti si renderebbe conto del fatto che spesso generi cose prive di senso compiuto. Concordo con Barbara, sta copiando e sta copiando pure male. A tal proposito trovo molto azzeccata una dichiarazione di Stephen King: “ciò che produce l’intelligenza artificiale generativa è come il denaro falso usato nei film: credibile a prima vista ma non così convincente una volta ispezionato”.
    Bentornato! :)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 7 Settembre 2023 alle 13:03 Rispondi

      Non è consapevole di ciò che genera, infatti, e non sa comprendere, ovvio. King ha ragione.
      Purtroppo pochi se ne rendono conto: vedo entusiasmo in giro. Sai quanto risparmiano le aziende?
      Grazie :)

      • Corrado S. Magro
        giovedì, 7 Settembre 2023 alle 14:52 Rispondi

        Siamo al dunque: “Sai quanto risparmiano le aziende?”! È l’uso e lo “strauso” di una tecnologia che permette una certa efficacia se contenuta dentro certi limiti reali senza elevarla a valore universale: errore che anche l’uomo scientifico commette e commetterà.

        • Daniele Imperi
          giovedì, 7 Settembre 2023 alle 14:54 Rispondi

          Lo “strauso” porta all’abitudine e alla fine non serviranno più quelli che scrivono, perché si potrà delegare tutto alle IA.

  5. Marco
    mercoledì, 13 Settembre 2023 alle 0:58 Rispondi

    Da anni seguo questo blog per la tua “voce”. Ormai riesco a immaginarmelo, Daniele Imperi, a passeggio tra le montagne mentre mi racconta qualche curiosità sul territorio. Ti seguo da anni perché su PennaBlu c’è carisma, c’è una persona vera. Al di là del livello mediocre dei testi generati da I.A., la cosa che più non sopporto è la freddezza con la quale “crea” i suoi testi. Freddezza che però puoi trovare su tantissimi blog gestiti da persone in carne e ossa, che divulgano informazioni senza miscelare le parole alla propria personalità.
    Sotto un certo punto di vista, sono felice per l’impatto che l’I.A. sta avendo nel settore della comunicazione; spero che ciò spingerà più persone a mettere la propria voce al primo posto, e non a limitarsi a scrivere in un tono quanto più neutro possibile giusto per essere leggibile da tutti.
    Per quanto mi riguarda, questo blog è l’anti-I.A.

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 13 Settembre 2023 alle 8:10 Rispondi

      Grazie, Marco. È vero che la freddezza si trova anche fra i blogger, ma di sicuro nei testi generati dalle I.A. si trova sempre.
      Forse hai ragione sull’impatto che l’I.A. sta avendo nella comunicazione: magari spronerà davvero le persone a scrivere, appunto, come persone.

  6. Alfredo Mancini
    mercoledì, 13 Settembre 2023 alle 7:16 Rispondi

    Sul giornale Il Foglio c’è sempre un articolo scritto da IA e la sfida per il lettore è quello di trovarlo. Si trova sempre, visto il modo piatto e banale con cui è scritto. Col tempo però il sistema ( l’ algoritmo ! ) potrebbe evolversi cercando di selezionare modi espressivi più colorati e quindi apparentemente più “personalizzanti”. Il che mi fa ritenere che nel frattempo ciò potrebbe indurre chi scrive a usare una lingua sempre più espressiva, per esaltare il proprio stile di scrittura in contrapposizione al piattume della IA. Tutti Carlo Emilio Gadda. Allenatevi

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 13 Settembre 2023 alle 8:12 Rispondi

      Ciao Alfredo, benvenuto nel blog. Non sapevo che su Il Foglio ci fossero articoli scritti da un’IA. Proverò senz’altro a trovarli.

  7. vonMoltke
    giovedì, 14 Settembre 2023 alle 15:57 Rispondi

    L’IA risponde come il peggior utente di Facebook: fa affermazioni categoriche senza alcun appiglio, cita fonti “autorevoli” vaghe ma che restano sconosciute, e mette le mani avanti giustificandosi su tutto con una serie di frasi fatte banali e vuote. Certo, è solo l’inizio e la perfezioneranno, ma che tristezza sapere che stanno usando una cosa del genere per fare una delle cose più legate all’umana intelligenza di tutte: scrivere. Scrivere senza pensare, ma applicando delle regole meccaniche. Ci rendiamo conto di dove siamo arrivati?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 14 Settembre 2023 alle 16:21 Rispondi

      Hai pienamente ragione: hanno creato programmi per generare una forma d’arte, inventata dall’uomo e che nessun’altra specie animale possiede: la scrittura.
      La scrittura è un’attività dell’ingegno umano e queste piattaforme di intelligenza artificiale (che poi vera intelligenza non è) la elimineranno.

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