10 parole nuove da usare #10

10 parole nuove

Penultimo giovedì del mese e decimo appuntamento con la rubrica sulle dieci parole mai sentite, dimenticate e semplicemente usate poco. E questa volta prese da ben quattro romanzi.

I libri in cui le ho trovate sono Zeferina di Riccardo Coltri, Il buio fuori di Cormac McCarthy, L’estate di Montebuio di Danilo Arona e infine Il guardiano del frutteto di Cormac McCarthy.

  1. Diali: trovata a pagina 241 del romanzo Zeferina di Riccardo Coltri. Erano gli addetti al culto di Giove.
  2. Samblane: trovata a pagina 241 del romanzo Zeferina di Riccardo Coltri. La samblana è una regina delle nevi.
  3. Anfisbene: trovata a pagina 242 del romanzo Zeferina di Riccardo Coltri. Serpenti immaginari della Libia, velenosi.
  4. Musetta: trovata a pagina 125 del romanzo Il buio fuori di Cormac McCarthy. Il sacco della biada appeso sotto al muso di asini e cavalli.
  5. Staccio trovata a pagina 167 del romanzo Il buio fuori di Cormac McCarthy. Altro nome del setaccio.
  6. Borborigmo trovata a pagina 30 del romanzo L’estate di Montebuio di Danilo Arona. È il gorgoglio addominale che tutti conoscono.
  7. Sorghetto: trovata a pagina 37 del romanzo Il guardiano del frutteto di Cormac McCarthy. È una pianta che veniva usata come foraggio, con fiore a pannocchia.
  8. Trenodia: trovata a pagina 40 del romanzo Il guardiano del frutteto di Cormac McCarthy. Significa canto funebre, lamentazione.
  9. Murrine: trovata a pagina 45 del romanzo Il guardiano del frutteto di Cormac McCarthy. Sono chiamati così dei vasi formati da vari pezzi di vetro uniti come un mosaico.
  10. Senna: trovata a pagina 63 del romanzo Il guardiano del frutteto di Cormac McCarthy. Altro nome della sena, pianta arbustiva usata in medicina.

Esercizi di scrittura con le 10 parole

  1. Quando entrai in chiesa, la cerimonia era già cominciata. Dietro gli sposi vedevo i due testimoni, immobili e seri, presi dalla funzione come diali di un tempio dimenticato.
  2. L’uomo giaceva sulla neve privo di sensi. Aveva camminato per ore, disperso su una montagna di cui non sapeva il nome. Quando riaprì gli occhi, vide il volto di una donna china su di lui. Vestiva con abiti di foggia antica e all’uomo parve di sognare. Ricordò poi la leggenda della samblana che viveva su quella montagna innevata e non si meravigliò di ritrovare la strada.
  3. Barcollava come un ubriaco. La bevanda che aveva bevuto in casa di Hussef stava facendo effetto. «Maledetto arabo» disse a voce alta. Poi le vide. Anfisbene enormi che strisciavano contro di lui da ogni parte. Urlò, mentre tentava di fuggire, ma i movimenti erano sempre più impacciati. L’indomani trovarono il suo cadavere, ma non scoprirono mai le cause della morte.
  4. Aveva riempito la musetta fino all’orlo e si era incamminato con l’asino sulla strada polverosa della città. L’animale cominciò a masticare la biada e il ragazzo sperò che non ne consumasse troppa, altrimenti il fagotto nascosto sul fondo si sarebbe notato.
  5. Si recò al fiume e si sedette sulla sponda. Tirò fuori dallo zaino lo staccio e cominciò a filtrare la sabbia, con esperti movimenti circolari. Analizzò le pietruzze che restavano sul fondo una a una, ma nessuna era oro. Continuò, imperterrito, perché non aveva altro lavoro che quello. La speranza di una pepita per poter mangiare.
  6. Aveva fame. Incatenato alla parete umida della cella emetteva borborigmi a profusione, l’unico suono che si udiva, oltre ai lamenti perpetui degli altri carcerati e alle sue vane richieste di cibo. Ci avrebbe messo ancora molti giorni per morire di inedia.
  7. Lungo i campi di sorghetto il sole sembrava indugiare, facendone brillare le spighe come su gioielli preziosi. Il vento soffiava leggero passando attraverso gli steli, quasi fosse un pettine maneggiato dalla mano di una donna. E il profumo dell’aria era fresco e soltanto gli insetti osavano muoversi in quell’angolo dimenticato della campagna.
  8. La stanza era al buio. Sul letto, le mani sull’addome, il defunto attendeva l’inumazione che tardava ad arrivare. La trenodia delle vecchie befane era quasi assordante, una nenia monotona, che parlava di angoscia, fastidiosa, lunga, infinita.
  9. Sul tavolo, la murrina era l’unico oggetto che dava colore al salone, un mosaico di vetri dalle variegate tonalità cromatiche nel grigiore dell’arredamento futuristico. A parte il sangue, che imbrattava il pavimento come un piccolo lago rosso, su cui il cadavere sembrava spuntare come un’isola informe.
  10. Era in cerca delle foglie della senna, lungo il sentiero che dalla città portava al borgo abbandonato. La cesta ne conteneva già una discreta quantità, ma ne aveva bisogno di altre, per preparare la pozione.

16 Commenti

  1. gelostellato
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 10:47 Rispondi

    figo!
    belle :)

  2. Daniele Imperi
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 10:52 Rispondi

    Grazie, Gelo :D

  3. Giuseppe Vitale
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 12:37 Rispondi

    Buon l’idea degli esercizi di scrittura usando per ognuno una delle parole dell’elenco. Ma che ne dici di un unico esercizio in cui metterle tutt’e 10? Mo’ ci provo.

  4. Daniele Imperi
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 12:43 Rispondi

    Il tuo esercizio è ancora più complicato, Giuseppe. :)
    Buon lavoro, purtroppo non ho molto tempo per poter creare un testo del genere.

    Chiunque può divertirsi a fare esercizi di scrittura con queste parole, nel modo in cui più gli aggrada.

  5. Romina
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 13:30 Rispondi

    La “sfida” lanciata mi ha davvero incuriosita e in una ventina di minuti ho scritto questo testo… non è un capolavoro, ma spero vi piaccia… Potremmo chiamare questa tecnica di scrittura il “decanomio fantastico”: funziona come il binomio fantastico ma si parte da 10 parole. Grazie per il bellissimo esercizio!

    «Non avreste mai dovuto pregare Giove, egli non vi salverà. Soltanto me dovete osannare» gridò la samblana nel suo castello di ghiaccio contro due poveri diali catturati nel tempio di un paese vicino.
    «Nostra regina, lasciateci andare, non facevamo altro che il nostro lavoro» sussurrò uno dei due, con il capo chino e lo sguardo basso.
    «Da quando io ho preso il potere su queste vallate, ho espressamente ordinato di non venerare alcuna divinità a parte me, ma voi non avete voluto ascoltarmi e ora le mie anfisbene vi puniranno con il loro veleno».
    I due poveri diali supplicarono a lungo la regina delle nevi di risparmiar loro la vita e lei, che amava le sfide e si annoiava molto in quel periodo, decise di divertirsi un po’.
    «Se troverete un piccolo granello di pepe in una stanza colma di terra, io vi rilascerò».
    Detto questo, ordinò alle guardie di preparare il tutto per la prova. Un enorme salone del castello fu riempito di terriccio morbido e farinoso al quale venne aggiunto un piccolissimo grano di pepe. I due diali, ciascuno stringendo tra le mani un piccolo staccio, cominciarono a vagliare il contenuto della stanza nella folle speranza di poter sopravvivere. Setacciavano in silenzio, senza nemmeno guardarsi negli occhi, e l’unico rumore che sentivano era il borborigmo dei loro stomaci. Erano così affamati che avrebbero mangiato qualsiasi cosa, perfino il sorghetto che di solito mettevano nelle musette dei loro muli o della senna, nonostante le sue portentose proprietà lassative.
    Dopo una lunga e attenta ricerca, i due trovarono il grano di pepe e felici si fecero ricevere dalla samblana.
    Lei li guardò con disprezzo, poi, disse: «Siete liberi, uscite dalla porta rossa».
    La sargantana li accompagnò fino alla porta e, appena quelli la varcarono, gliela richiuse dietro. I poveri diali si trovarono in una stanza del castello senza più vie d’uscita. Da alcune murrine, cominciarono a uscire grossi serpenti portati fin lì dalla Libia.
    Nessuno li rivide mai più e nel paese le donne si dedicarono a una lunga trenodia in memoria dei due diali.
    Da quel giorno, nessuno pregò più delle divinità o altri sovrani al di fuori della regina delle nevi, una donna spregevole della quale è sempre meglio non fidarsi.

    Che ve ne pare? Niente di speciale, però le parole ci sono tutte! Scusate il post troppo lungo…

  6. Daniele Imperi
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 14:07 Rispondi

    Beh, brava, complimenti, una favola simpatica e anche ben riuscita :)

    PS: ti ho evidenziato le parole ;)

  7. Romina
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 14:13 Rispondi

    Grazie… io mi sono divertita tanto a scrivere questo testo! Magari lo sistemerò un po’ e ne farò un racconto breve. Grazie per il bellissimo esercizio!

    P.S. Io avevo evidenziato le parole su Word, ma nel copiare qui il testo è andata persa la formattazione… bisogna usare i comandi html (es. e ) ? Grazie per averle evidenziate!!!

  8. Romina
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 14:14 Rispondi

    Ok… i comandi html funzionano! A presto!

  9. Giuseppe Vitale's web site
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 14:16 Rispondi

    […] esercizio di scrittura ispirato dalle dieci parole, in grassetto, segnalate da Penna Blu in un suo post. Mi sono solo divertito a citarle tutte insieme nel testo. Giudicate voi Print PDF If you […]

  10. Daniele Imperi
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 14:21 Rispondi

    Sì, ho installato un editor di testi per i commenti, così si possono formattare i testi e inserire link comodamente.

    Ai prossimi esercizi di scrittura, allora, il penultimo giovedì del mese :)

  11. Giuseppe Vitale
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 14:23 Rispondi

    Ecco il risultato del mio esercizio.

  12. Daniele Imperi
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 14:26 Rispondi

    Bravo Giuseppe :)

    Una sola nota: samblana e non semblana ;)

  13. Giuseppe Vitale
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 14:52 Rispondi

    Correggo subito, grazie.

  14. Romina
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 18:12 Rispondi

    @ Giuseppe Vitale: Il tuo racconto mi è piaciuto e con l’occasione ho scoperto il tuo blog. Anch’io pubblicherò il mio esperimento nel mio blog…

    @Daniele: Bellissimo il nuovo editor per i commenti! Grazie!

  15. Michela
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 20:00 Rispondi

    Le parole sono fantastiche, non ne conoscevo una che fosse una, ma l’editor è un gioiellino, adesso ci si diverte! :)

    Senti, se riprendi i post sulla punteggiatura, ne fai uno che spiega le virgole e come non usarle ad mentula canis?

    (oh, il corsivo funziona!)

  16. Daniele Imperi
    giovedì, 22 Settembre 2011 alle 20:27 Rispondi

    @Michela: è arrivato il giocattolo, vero? :D

    Sì, magari programmo un post sulle virgole, va :)

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