Libri di culto: ma piacciono davvero?

I libri da leggere almeno una volta nella vita

Libri di culto

I libri-culto sono opere che hanno lasciato un segno nel lettore e nei tempi. Ma sono davvero amati da tutti?

Che cosa sono i libri di culto? Che hanno di speciale?

Ho letto diversi elenchi di libri di culto, in italiano e in inglese, e ogni lista era diversa dall’altra, anche se avevano qualche titolo in comune.

Il vocabolario Treccani dà questa definizione al neologismo libro-culto:

Libro che è oggetto di particolare apprezzamento come simbolo di un’epoca, di una generazione, di un settore d’interesse o dello stile di uno scrittore.

I libri di culto sono quindi libri che hanno fatto notizia, per un motivo o per l’altro. Ma, mi chiedo, sono davvero libri apprezzati da tutti?

Questo è il classico articolo che mi porterà diverse antipatie e defezioni, com’era già avvenuto in passato quando parlai dei peggiori libri letti, ma pazienza. Come dicono tutti, i gusti son gusti e de gustibus non disputandum.

Libri di culto che non ho finito di leggere

C’è stato un tempo in cui, se un libro non mi piaceva, mi sforzavo di finirlo. Adesso, che l’età avanza sempre più in fretta e pensi di non aver più tempo a disposizione, ho deciso di abbandonare la lettura di quei libri che non prendono, che non trovo “avvincenti” (con tutti i significati che volete dare a quest’aggettivo), che per qualche motivo non sto apprezzando o che, peggio, mi stanno davvero annoiando.

  • Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams: consigliato da un’amica, ho letto una ventina di pagine, senza capire di cosa stesse parlando l’autore. Non amo i libri umoristici in genere (a meno che non siano di P.G. Wodehouse) e quelli di fantascienza umoristica in particolare (a meno che non sia il ciclo di Jim Digriz di Harry Harrison).
  • L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera: consigliato da un’altra amica, ho letto una ventina di pagine prima di abbandonarlo. Bellissime le prime 4, sul serio, poetiche davvero. Il resto noia assoluta.

Va però detto, a mia discolpa, che mai avrei deciso di comprare un libro intitolato Guida galattica per autostoppisti o L’insostenibile leggerezza dell’essere: secondo me ci sono titoli di libri per ogni personalità. La mia mi tiene lontano da simili titoli. Altro titolo che evito? Va’ dove ti porta il cuore.

È un po’ come il cibo: io so in partenza, senza neanche assaggiarlo, se un piatto mi piacerà o meno. Uso anche gli altri sensi, oltre al gusto. La vista della trippa, per esempio, non mi attira, il suo odore mi disgusta perfino: perché, dunque, assaggiarla per sapere se mi piacerà o no? 2 sensi mi dicono di starne lontano.

E così per i libri: se il titolo mi dà sensazioni estranee, o non me ne dà per niente (come i 2 titoli su elencati), perché sprecare i miei soldi e il mio tempo a leggerli?

Libri di culto che ho letto e non gradito

Nell’articolo che ho citato avevo già parlato di 3 libri famosi che tutti osannano e che a me non sono piaciuti per niente.

  1. Finzioni di Jorge Luis Borges: è una raccolta di racconti che pare tutti adorino. Io, sinceramente, non ho neanche capito di cosa stesse parlando l’autore. Di quel libro non m’è rimasto nulla.
  2. Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez: ci ho messo parecchio a finirlo. Stile aulico, ma per me anche soporifero. Una caterva di Aureliano Buendía e di José Arcadio Buendía, che alla fine non capisci chi dice cosa.
  3. Mattatoio n.5 di Kurt Vonnegut: potrei dire le stesse cose dette per Finzioni. E le dico e sottoscrivo.

Di recente, comunque, non contento dei primi libri di culto non graditi, ne ho letti altri 3:

  1. Il neuromante di William Gibson: ha dato il via alla fantascienza cyberpunk e con questo romanzo (e con un altro paio letti) ho scoperto di non amare la fantascienza cyberpunk.
  2. Il Signore delle mosche di William Golding: romanzo di fantascienza, anche se mi chiedo dove sia la fantascienza. Bambini portati su un’isola e lasciati al caso. Non si capisce perché e cosa abbia scatenato ciò che si è scatenato.
  3. Il giovane Holden di J. D. Salinger: sembra un romanzo senza trama, e in effetti è difficile rintracciare una trama nel girovagare mentale del giovane Holden. Un paio di pezzi divertenti ci sono stati e mi hanno fatto ridere.

Anche in questo caso i titoli dei libri non mi comunicano nulla. Avrei dovuto dar retta al mio istinto.

Libri di culto letti e apprezzati

Qualcuno, come vedete, m’è piaciuto, anche se sono meno rispetto agli altri.

  • Fahrenheit 451 di Ray Bradbury: libro ancora attuale, e credo lo resterà per sempre, perché ci sarà sempre qualcuno che si arroga il diritto di decidere cosa dobbiamo e non dobbiamo leggere (o perfino cosa si deve o non si deve pubblicare).
  • 1984 di George Orwell: altro libro da leggere per le sue tematiche. È fantascienza distopica, è anch’esso un romanzo sempre attuale.
  • IT di Stephen King: capolavoro horror del Re. Divorato. Pieno di sottotrame. Ero rimasto deluso dal primo film, di cui ho visto solo la prima parte, che mi annoiò. È il caso di dire che “il libro è migliore”!
  • Siddhartha di Herman Hesse: adoro Hesse, il suo stile antico, le sue storie così piene di poesia e filosofia.

E i titoli? Sì, i titoli di questi libri mi ispirano, eccome.

Libri di culto che devo ancora leggere

Me ne vengono in mente solo 4, ma chissà quanti altri ne avrò.

  1. Il Maestro e Margherita di Mikhail Bulgakov: autore che ho apprezzato tanti anni fa leggendo Uova fatali e Cuore di cane.
  2. Sulla strada di Jack Kerouac: ce l’ho da tempo, fu un regalo, ma ancora non mi decido a leggerlo.
  3. Il buio oltre la siepe di Harper Lee: ben famoso romanzo, divenuto un film interpretato da Gregory Peck. Ho preso un’edizione degli anni ’50 e vorrei leggerlo a breve.
  4. Stoner di John E. Williams: comprato tempo fa, sotto consiglio di un lettore del blog. È uscita una nuova edizione e due libri che ne parlano, come il romanzo perfetto. Speriamo bene.

Sui titoli posso dire che l’unico che non m’attira è quello di Bulgakov, ma conoscendo l’autore faccio un’eccezione.

Quali libri di culto avete apprezzato e quali no?

Dei vari titoli che ho elencato quali avete letto e gradito? E quali sono i vostri personali libri-culto?

Di recente ho letto alcuni libri che per me devono diventare di culto:

  1. O Lost di Thomas Wolfe, classico
  2. Shantaram di Gregory David Roberts, romanzo autobiografico
  3. Furore di John Steinbeck, romanzo sociale
  4. La giungla di Upton Sinclair, romanzo sociale
  5. Ragazzo negro di Richard Wright, memoriale

A voi la parola.

44 Commenti

  1. Marco
    giovedì, 23 Maggio 2019 alle 6:45 Rispondi

    “Il giovane Holden” non è piaciuto nemmeno a me. Viceversa, “Cent’anni di solitudine” l’ho adorato. E pure io dovrei leggere “Stoner”, ma non mi decido mai a comprarlo. Ah, e per quanto riguarda “Furore”: ma è già un classico! ;)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 23 Maggio 2019 alle 11:53 Rispondi

      Eh, sì, Furore è un classico, ormai. Finora ho letto 3 romanzi di Steinbeck e mi sono tutti piaciuti, anche se ho preferito Furore.

  2. Emilia Chiodini
    giovedì, 23 Maggio 2019 alle 7:17 Rispondi

    In un gruppo di lettura di 20 persone Stoner è piaciuto all’unanimità. Il romanzo culto considerato un esempio di letteratura post moderna: L’incanto del Lotto 49 è per me incomprensibile. Eppure qualche critico dice: “Breve, prezioso, nitidamente costruito, The crying of Lot 49 può essere definito il cruciverba americano di Thomas Pynchon. Incentrato sul tema linguaggio-comunicazione-informazione ( e quindi sul corollario mass media-potere-manipolazione) il secondo romanzo di Pynchon si delinea come una mappa, un tracciato linguistico- un cruciverba della società americana dell’era tecnologica.” Va a capire se sono tonta io o se qualcuno fa marchette.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 23 Maggio 2019 alle 11:55 Rispondi

      Allora vedrò di leggere Stoner al più presto, anche se ho l’impressione che all’80% non mi piacerà :D
      Di Pynchon ho Mason e Dixon, ma ancora da leggere. Di sicuro si tratta di marchette, ma dipende da chi ha scritto quel pensiero.

  3. Emilia Chiodini
    giovedì, 23 Maggio 2019 alle 7:26 Rispondi

    Mi permetto di dire che il romanzo Il signore delle mosche sfata il mito dell’innocenza: le baby gang ne sono un esempio.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 23 Maggio 2019 alle 11:55 Rispondi

      Mah, c’erano solo bambini in quell’isola, quindi non parlerei di baby gang, perché appunto erano tutti piccoli.

  4. Grazia Gironella
    giovedì, 23 Maggio 2019 alle 7:35 Rispondi

    Guida galattica per autostoppisti: lette tre o quattro pagine su insistenza di un’amica, poi lasciato. Mi capita di ridere o sorridere leggendo, ma che sia una cosa che cerco, proprio no. Il giovane Holden: piaciuto. Cent’anni di solitudine: ni. Il maestro e Margherita: abbandonato. Sulla strada, il buio oltre la siepe e Stoner: piaciuti. Siddharta: bello! Dopo qualche cantonata, ho imparato a usare la biblioteca per classici, libri di culto ed esperimenti di ogni genere, così non butto denaro in libri che non fanno per me. Una bella scoperta è stato Memorie di Adriano della Yourcenar. In definitiva uso queste definizioni (classico, cult) solo come vaghi suggerimenti, che spesso non ascolto, a volte sì.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 23 Maggio 2019 alle 11:57 Rispondi

      Sì, capita anche a me di ridere leggendo romanzi non umoristici, ma non reggerei un intero romanzo in quel modo.
      Memorie di Adriano della Yourcenar ce l’ho, da leggere. Anche questo è un libro di culto, è vero, quindi chissà se mi piacerà :D

  5. Ferruccio Gianola
    giovedì, 23 Maggio 2019 alle 8:42 Rispondi

    “Il giovane Holden” “Cent’anni di solitudine”, “American Psycho”. Anche se il top è stato “Viaggio al termine della notte” di Celine, ma non so se quest’ultimo si considera libro di culto. Tuttavia devo anche dire che erano perfetti nel periodo in cui li ho letto.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 23 Maggio 2019 alle 12:03 Rispondi

      “Viaggio al termine della notte” di Celine ce l’ho da un sacco di anni, ma non mi decido mai a leggerlo.

  6. Barbara
    giovedì, 23 Maggio 2019 alle 8:36 Rispondi

    Se scrivi “libri cult” capisco, se scrivi libri-culto o “libri culto” capisco, ma libri “di” culto mi sa tanto di testi religiosi…
    Infatti la Treccani dice: “libro-culto (libro culto), loc. s.le m.” e poi “Composto dai s. m. libro e culto, ricalcando l’espressione ingl. cult-book, modellata su cult-movie (‘film-culto’).” Ah, le parole inglesi che spuntano come funghi! ;)
    Guida galattica per autostoppisti l’ho appena letto, bellissimo a mio gusto. Ma ho scoperto che piace a chi, di solito, non legge fantascienza, quella vera.
    Va’ dove ti porta il cuore l’ho letto, ma è molto femminile, ci credo che non ti è piaciuto.
    Il giovane Holden sono indecisa se leggerlo, ci sono pareri alquanto contrastanti su quel libro.
    1984 l’ho lessi ancora in prima superiore e non me ne ricordo una riga!
    Siddhartha letto, riletto e riletto ancora. E magari potrei rileggerlo quest’anno dopo un po’ di tempo, per vedere se qualcosa, non nel testo ma nel sentire, è cambiato.
    Il Maestro e Margherita ce l’ho, devo averlo letto, ma non mi ha lasciato granché. Forse come alcuni letti di corsa in gioventù, un po’ per obbligo.
    Vorrei leggere anch’io Sulla strada e Il buio oltre la siepe, ma soprattutto quest’ultimo per cui i giudizi di gran testo sembrano essere unanimi.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 23 Maggio 2019 alle 12:02 Rispondi

      Alla voce “cult” la Treccani dice anche “L’espressione ital. equivalente è di culto: http://www.treccani.it/vocabolario/cult/
      Segno che tutte e 3 le grafie sono corrette.
      A me piace infatti leggere la vera fantascienza, ecco perché ho abbandonato il libro di Douglas. Ma anche perché certo umorismo a me non fa ridere, come non fanno ridere le commedie americane.
      “Va’ dove ti porta il cuore” non l’ho proprio letto né ho intenzione di farlo :D
      È proprio un genere di titoli che mi allontanano dai libri.
      “Il buio oltre la siepe” è uno dei libri che vorrei leggere a breve.

  7. Corrado S. Magro
    giovedì, 23 Maggio 2019 alle 9:13 Rispondi

    Ditemi pure sciovinista. Quasi per “necessità” ho deciso di leggere libri nella loro lingua originale preferendo in primis l’italiano che per decenni era rimasto rintanato in un cantuccio, seguito da tedesco e francese. Le traduzioni mi hanno spesso deluso eccezione fatta per qualche edizione curata dal russo. Libri italiani che hanno lasciato un segno? Posso definirli quasi tutti “classici”( che Eco sia da annoverare tra di essi?). Ogni tanto mi lascio sorprendere e così ora ho sul tavolo l’esordio di una giovane scrittrice S.C. De Stefani e il suo romanzo “L’ultima innocente” . Che la premessa sia buon segno? Vedremo.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 23 Maggio 2019 alle 12:05 Rispondi

      Le traduzioni a me deludono sempre, specie quelle dei classici latini e greci che stravolgono il testo, inventando.

  8. Kuku
    giovedì, 23 Maggio 2019 alle 10:07 Rispondi

    Ma da quando in qua Il signore delle mosche è un libro di fantascienza??

    • Daniele Imperi
      domenica, 26 Maggio 2019 alle 15:44 Rispondi

      Viene classificato così, ma io non ci ho visto nulla di fantascienza. C’è l’accenno di una guerra in atto, ma questo non significa che sia fantascienza.

  9. Rosanna
    giovedì, 23 Maggio 2019 alle 10:14 Rispondi

    Ti consiglio caldamente la lettura di Stoner! Ne rimarrai piacevolmente impressionato.Il buio oltre la siepe ed Il maestro e Margherita giacciono nella mia libreria in attesa di essere “aperti”!

    • Daniele Imperi
      giovedì, 23 Maggio 2019 alle 12:06 Rispondi

      Vedremo, lo leggerò a breve, ma sospetto che non mi piacerà.

    • Corrado S. Magro
      giovedì, 23 Maggio 2019 alle 12:29 Rispondi

      Graazie Rosanna,
      Stoner? Benché acclamato, non penso sia il mio genere. Per esempio, agli scritti di Von Däniken, che si muove su un filone stimo parallelo e fruibile nelle lingua dell’autore, preferisco saggi e trattati sulle ultime ricerche archeologiche che aprono l’orizzonte a ipotesi di realtà possibili sostenute da riflessioni sui genomi (manipolati) con agganci alla quantistica.

      • Daniele Imperi
        giovedì, 23 Maggio 2019 alle 12:35 Rispondi

        Hai qualche titolo su saggi e trattati sulle ultime ricerche archeologiche? L’argomento m’è sempre interessato, ma bisogna appunto trovare materiale recente, in linea con le ultime scoperte.
        Non conoscevo Von Däniken, ma m’è sempre sembrata una scemenza la storia di alieni venuti qui prima di noi. Mai lette prove, solo teorie.

        • Corrado S. Magro
          giovedì, 23 Maggio 2019 alle 12:48 Rispondi

          Certo Daniele. Forse lo conosci già. È un trattato di Michael Tellinger, scienziato che vive in Sudafrica. Per alcuni versi la tira alla lunga diventando noioso per sostenere le sue ipotesi e tesi. Io leggo la traduzione in tedesco della Kopp Verlag, che ogni tanto presenta qualche crepa. L’originale in Inglese ha per titolo:
          “Slave Species oft he Goods. The Secret History ofthe Annunaki and Their Mission on Earth”. Sesonda ristampa 2016. L’approccio alla quantistica mi è venuto naturale anche se l’autore non lo promuove.

          • Daniele Imperi
            giovedì, 23 Maggio 2019 alle 12:57 Rispondi

            Grazie, ho appena visto su Amazon che dal 1° luglio sarà disponibile in italiano col titolo “Schiavi degli dei. La vera storia delle nostre origini e la missione degli Anunnaki sulla Terra”, più o meno simile a quello inglese.

  10. Massimo Prevete
    giovedì, 23 Maggio 2019 alle 12:08 Rispondi

    A mio parere non esiste niente di “MUST READ” che non sia direttamente collegato al genere che ti interessa. Io mi considero un lettore universale, dunque leggo di tutto, compresi classici e letteratura contemporanea. Ma è assurdo pensare che ci siano opere “universali”, che debbano piacere a tutti indistintamente. “Cent’anni di Solitudine” l’ho odiato. Uno dei libri peggiori mai letti. Ciò non significa che me ne stia qui a criticarlo, ha avuto senza dubbio la sua importanza storica/letteraria. Hermann Hesse mi piace, eppure Siddhartha ce l’ho ancora sul gozzo. Adoro i Distopici a la “1984” o “Farhenheit 451”, eppure tu stesso hai ammesso di apprezzare poco “Il Signore delle Mosche”, che gode di un’importanza molto simile ai sopra citati. Insomma, quando si va sul personale si va sul personale, e non esiste dire “questo è DA LEGGERE assolutamente”.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 23 Maggio 2019 alle 12:24 Rispondi

      La penso allo stesso modo. Il mio sottotitolo era sarcastico: neanche per me esistono i libri che devi leggere per forza. Coincidenza: ho appena ricevuto la newsletter de Il Libraio, il cui titolo è “100 libri da leggere assolutamente nella vita” :D

      • Corrado S. Magro
        giovedì, 23 Maggio 2019 alle 12:33 Rispondi

        Ahò Daniele e che c’è da dire? Il libraio li vuole vendere tutti e cento.

      • von Moltke
        giovedì, 23 Maggio 2019 alle 13:08 Rispondi

        Direi che cento libri da leggere in una vita è decisamente scarsino come obbiettivo! Dì al Libraio che noi voliamo mooolto più alto :D

  11. von Moltke
    giovedì, 23 Maggio 2019 alle 13:04 Rispondi

    Devo dire che quando leggo i tuoi articoli mi sento davvero a casa. Tutto il contrario delle pagine della “Cultura” degli un tempo blasonati giornaloni dove mi sentivo un po’ in soggezione e mi sorbivo gli osanna del critico di turno ad autori puntualmente a me del tutto sconosciuti o le cui doti restavano un mistero (e lo sono poi restate tutt’ora). Ovviamente non abbiamo letto gli stessi libri, ma mi ritrovo in tutto nel tuo percorso di lettore (anch’io da ragazzino mi torturavo a leggere libri che non mi piacevano, e ora non sforzo la pazienza nemmeno per dieci pagine), e anch’io mi faccio guidare dai sensi, dal suono di un titolo, da quello del nome dell’autore, dalle memorie che mi evocano, persino dalla qualità estetica della copertina. Poi magari è una schifezza lo stesso, ma l’istinto ce l’abbiamo anche per evitare rischi inutili.
    Veniamo ai libri: di Borges ho letto tanto, e ci trovo anche molto di poetico e di ben scritto, ma, come tutti i moderni, è un po’ spinoso e astruso. Proprio “Finzioni”, però, non l’ho abbordato. Mi piacque molto Golding, che però non vedo come si possa catalogare come “fantascienza”, semmai una sorta di distopia sociale molto acuta, mentre per Salinger, ahimé, temo di aver perso il treno: è un romanzo da leggere da adolescenti, mentre io me lo sono procurato solo un paio d’anni fa, e aspetta ancora. Mi trovi del tutto con te per Orwell e Bradbury, di cui, fra l’altro, ho adorato anche le “Cronache marziane”, il primo vero libro di fantascienza mai letto. Di Hesse ho letto e amato molto, tranne proprio “Siddharta”. È proprio lo stile “antico” che mi esaspera. Stile che però non mi ha disturbato nello “Zarathustra” di Nietzsche (Ah, un libro di filosofia può essere di culto? Perché, se sì, Nietzsche è il mio, con più di un titolo, come lo Spengler del “Tramonto dell’Occidente”, che mi ha letteralmente cambiato). “Il Maestro e Margherita” è un libro mistico, mi piacque così tanto da averlo letto due volte: in italiano e in russo (scoprendo fra l’altro delle scelte incomprensibili nella traduzione). Invece “Sulla strada” di Kerouac vorrei proprio leggerlo, ce l’ho, ma non riesco mai a trovare il momento giusto. D’accordissimo per “Cent’anni di solitudine”, mai terminato. E persino Emingway, di cui non sono mai riuscito a finire nulla, neppure un racconto.
    E veniamo ai miei libri di culto che non compaiono nella tua lista.
    “Il Pendolo di Foucault”, di Eco. Letto sette o otto volte, e ogni volta mi divertiva e stupiva.
    “L’idiota” di Dostoevskij. Più che un romanzo, un testo religioso-filosofico che mi ha preso al cuore.
    “I dolori del giovane Werther” di Goethe. Una delle mie letture fondamentali dell’adolescenza.
    Poi ho autori-culto senza che vi sia solo un’opera ad essersi conquistata il primo posto, come Buzzati, Scheckley (a proposito, anche se non ami la fantascienza ironica, questo secondo me va letto), Lovecraft, il cui volumone con tutta l’opera è un mio feticcio (anche se “Le montagne della follia” ha il pregio di avermi impressionato così tanto, che per mesi non ho letto che di esplorazioni polari).
    Infine, possono esserci racconti-culto? Se sì, allora “L’ultima domanda” di Asimov è il più bello, fulminante, illuminante racconto che sia mai stato scritto, e non solo nella fantascienza.

  12. Daniele Imperi
    giovedì, 23 Maggio 2019 alle 14:08 Rispondi

    “Zarathustra” di Nietzsche devo leggerlo da anni. Così come “La gaia scienza”.
    Non ho nessuno dei 3 libri che non compaiono nella mia lista, ma ho qualcosa di Dostoevskij e Goethe.
    Scheckley? Stavo cercando infatti i 4 romanzi inclusi nel volume de I Massimi della Fantascienza, insieme a Simak.
    Lovecraft, assieme a Poe, sono i miei autori-culto.

    • Emanuele Casale
      venerdì, 24 Maggio 2019 alle 14:25 Rispondi

      E dopo lo Zarathustra, obbligatori sono i 4 volumoni del super seminario di Jung sullo Zarathustra di Nietzsche (editi da qualche anno solamente dalla Boringhieri). Una meraviglia sulla meraviglia.

      Ciao, e complimenti per il blog, l’unico di cui leggo ogni tanto interessanti articoli e di spessore!

      • Daniele Imperi
        venerdì, 24 Maggio 2019 alle 14:29 Rispondi

        Ciao Emanuele, grazie e benvenuto nel blog. Do sicuramente uno sguardo a quei volumi di Jung, anche se devo ancora leggere lo Zarathustra di Nietzsche.

  13. Michela Milani
    sabato, 25 Maggio 2019 alle 12:28 Rispondi

    Ciao Daniele,
    dei titoli che hai citato ne ho letti soltanto due. Il primo è “Va dove di porta il cuore”. Che dire? Nulla di eccezionale, la trovo una lettura rilassante nei pomeriggi di inverno. “Cent’ anni di solitudine” invece lo considero un capolavoro. Certo, ammetto che ce ne vuole per seguire il filo di tutti i nomi che si ripetono. Io però ho avuto la fortuna di poterlo leggere anche in spagnolo e devo dire che nella lingua originale lo trovo molto più scorrevole rispetto alla traduzione italiana. Per il resto, anche io scelgo sempre a istinto i titoli dei libri. Aggiungo anche che non seguo necessariamente la massa. Se un titolo mi ispira, leggo il libro, altrimenti non lo considero proprio, nemmeno se è “di culto”. Che poi, quali sono esattamente le caratteristiche che rendano un libro “di culto”, non lo ho mai capito. La fama dello scrittore? La pubblicità? Le vendite? L’influenza nella cultura di un Paese, in un dato momento storico? Se così fosse, allora, personalmente considererei “Piccole donne” un libro di culto, oppure, nella letteratura italiana, “I promessi sposi” e la “Divina commedia”, tanto per citarne alcuni. Invece mi sembra che questi ultimi, più che libri di culto, siano considerati semplicemente come classici da leggere a spezzoni nelle scuole.

    • Daniele Imperi
      domenica, 26 Maggio 2019 alle 7:26 Rispondi

      Ciao Michela, neanche io seguo la massa. Ho iniziato a leggere Harry Potter quando ancora non se ne parlava, altrimenti lo avrei evitato, tanto per farti un esempio.
      Un libro di culto, credo, è un libro che è piaciuto a parecchi lettori, che ha fatto un’epoca, ecc. I 3 libri che citi lo sono senz’altro.

      • von Moltke
        martedì, 28 Maggio 2019 alle 20:55 Rispondi

        Ecco, forse è per questo che non sono ancora riuscito a leggere “Il signore degli anelli”… Detesto le mode.

        • Daniele Imperi
          mercoledì, 29 Maggio 2019 alle 7:05 Rispondi

          Altro libro letto tanto tempo fa, nel 1995, quando non era una moda ;)

  14. Corrado S. Magro
    domenica, 26 Maggio 2019 alle 12:43 Rispondi

    Daniele ti comunico che il bravo Tellinger, il 60 per cento di quello che scrive quando parla di culti, credenze e religioni, secondo me se lo sarebbe potuto risparmiare.

    • Daniele Imperi
      domenica, 26 Maggio 2019 alle 12:45 Rispondi

      Perché se lo sarebbe potuto risparmiare?

  15. Corrado S. Magro
    domenica, 26 Maggio 2019 alle 14:38 Rispondi

    Ti enumera tutte le divinità e religioni che hanno un legame molto vago con i suoi “Dei”, esseri superiori venuti a imporre la loro presenza sul pianeta terra. Già nella civiltà romana il dialogo diretto tra gli dei colonizzatori del pianeta alla ricerca di sorgenti aurifere (ipotesi possibile che accetto), come lui li presenta, e i ministri del culto era solo immaginario. I suoi dei non venivano più a passeggiare “fisicamente” tra gli uomini sebbene ci siano fenomeni ignorati volutamente quale la battaglia celeste sul cielo di una città della Germania credo nel 14.esimo o 15.esimo secolo, osservata da oltre diecimila persone e di durata non breve. Tellinger tende (magari senza volerlo) a trasformare la sua indagine in una storia delle religioni giustificabile se riferita ai processi di una certa epoca o alle sorgenti dalle quali emana. L’esposto diventa prolisso e somiglia alle storie dei santi protettori cristiano-cattolici che inflazionano. Già da ragazzo consideravo le feste “relgiose” una emanazione delle civiltà politeiste con un simbolismo adattato alle fedi (dico alle fedi) predominanti in loco.

  16. Caterina
    lunedì, 27 Maggio 2019 alle 7:50 Rispondi

    Il maestro e Margherita, Sulla strada, Siddharta e 1984 mi sono piaciuti. Con Borges ho avuto anche io qualche problema. Di Márquez ho letto solo L’amore ai tempi del colera, che mi piacque. Voglio leggere Furore da tempo, mi sono ripromessa di farlo entro l’anno. IT non ho mai avuto il coraggio di leggerlo e nemmeno di vedere il film (di cui ho visto una scena da piccola e mi è bastato. Me lo risognerei la notte anche ora che ho passato gli entacinque) :D

    • Daniele Imperi
      lunedì, 27 Maggio 2019 alle 7:58 Rispondi

      Furore è bellissimo per me. Ma anche gli altri 2 di Steinbeck che ho letto mi sono piaciuti.
      It leggilo, il romanzo non spaventa, non ci sono musiche spaventevoli e scene horror improvvise sullo schermo :D

  17. Roberta FI Visone
    lunedì, 30 Dicembre 2019 alle 7:43 Rispondi

    “Cent’anni di solitudine” e “Madame Bovary” li ho abbandonati dopo la prima pagina: che noia mortale. Per non parlare della Austen: ho provato a leggere “Orgoglio e pregiudizio” in italiano, ma non mi ha attirata. Ho provato a leggere anche “Northanger Abbey” in inglese, ma niente, l’autrice non mi attira e la trovo anche molto sopravvalutata. “Delitto e castigo” è stata una delle letture più pesanti per me (ci ho messo alcuni mesi per portarla a termine), ma mi è piaciuta molto.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 30 Dicembre 2019 alle 8:13 Rispondi

      “Madame Bovary” ce l’ho, ma devo ancora leggerlo. La Austen devo ancora leggerla. “Delitto e castigo” anche, e immagino sia pesante.

      • Roberta FI Visone
        lunedì, 30 Dicembre 2019 alle 8:23 Rispondi

        Sì, l’ho trovato pesante come sintassi e lessico, ma mi sono anche commossa e mi sono fatta prendere dai momenti di suspense offerti dall’autore. Di suo ho in lista d’attesa “I fratelli Karamazov”, ma come ti ho accennato via mail, alla lettura di libri (e delle tue mail) e alla scrittura mi ci dedico quando non ho il pensiero di dover correggere i compiti, di frequentare i corsi di formazione e in generale di dedicarmi alla scuola.

        • Daniele Imperi
          lunedì, 30 Dicembre 2019 alle 8:27 Rispondi

          “I fratelli Karamazov” anche vorrei leggerlo, ce l’ho da tempo, un’edizione in 3 volumi in cofanetto. Però dev’essere interessante.
          Riguardo al lessico, sono pur sempre autori dell’800, quindi la lettura non sarà mai proprio scorrevole.

          • Roberta FI Visone
            lunedì, 30 Dicembre 2019 alle 8:35 Rispondi

            Sì, questo è vero.

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