Diamo il giusto significato all’ispirazione

Abbiamo davvero bisogno dell’ispirazione per scrivere?

Diamo il giusto significato all’ispirazione

Da sempre si vede lo scrittore come un artista in cerca d’ispirazione per scrivere. Ma ciò che chiamiamo ispirazione è invece il frutto di un lavoro.

L’ispirazione: l’ispirazione non esiste. Chi scrive non è ispirato da alcuna musa, perché neanche le muse esistono. Il mondo è materiale, non spirituale. È fatto di cose che si possono toccare.

I miti della scrittura”, 5 Marzo 2012

È passato un po’ di tempo da allora, ma la mia idea sull’ispirazione non è cambiata. Me ne sono accorto durante la stesura del mio romanzo di fantascienza, quando non sapevo come continuare un capitolo, come iniziarlo, come concluderlo, che nome dare a quel nuovo personaggio, come risolvere una certa situazione.

Verrebbe spontaneo pensare: devo avere l’ispirazione, devo trovarla. Magari guardando fuori dalla finestra in attesa che arrivi. L’unica cosa che arriva dalla finestra è la luce e, se è aperta, la polvere. Ad agosto m’è entrato pure un pipistrello di notte.

Un significato per l’ispirazione

Un primo significato del dizionario Treccani è religioso:

Intervento di uno spirito divino che, con azione soprannaturale, determina la volontà dell’uomo ad agire o pensare in un determinato modo, o rivela alla sua mente delle verità, spesso stimolandolo e guidandolo a esprimerle con la parola o con gli scritti.

Ma ne esiste anche un secondo:

Stato di entusiasmo, di eccitazione fantastica in cui l’artista crea la sua opera, e il motivo stesso che eccita e feconda la sua fantasia: scrivere, comporre, dipingere nel fervore dell’i.

Sì, a volte scrivo con entusiasmo, ma non sono mai fantasticamente eccitato. E il fervore dell’ispirazione? A me pare una scemenza.

L’ispirazione è la ricerca dell’attacco giusto

Come iniziare un capitolo? La difficoltà, nel mio caso, è stata limitata alla prima parte del romanzo, quando dovevo introdurre le 6 storie che lo compongono. A partire dalla seconda parte ho dovuto solo proseguire quelle 6 storie dal punto in cui le avevo interrotte.

Ma questa è cosa comune a qualunque romanzo. Resta però fondamentale trovare l’attacco giusto, l’inizio più funzionale, e anche interessante.

Alcune volte ho risolto con un piccolo salto temporale: in fondo non è scritto da nessuna parte che dobbiamo descrivere ogni momento delle vicende dei personaggi. Salti temporali si vedono nei romanzi quanto nei film.

L’ispirazione è la ricerca di una chiusa d’effetto

Come concludere un capitolo? A me piacciono le chiusure che lascino al lettore quella giusta suspense, quella voglia di sapere cosa accadrà poi, come proseguirà quel capitolo.

La fine di un capitolo deve:

  • dare l’avvio all’inizio del successivo
  • invogliare a continuare la lettura
  • lasciare il lettore con una piacevole sensazione…
  • … o anche con un brutto presentimento

La fine di un capitolo è per me più difficoltosa dell’inizio. Non sempre ho scelto una chiusura a effetto, talvolta mi sono limitato a chiudere il capitolo nel modo più semplice possibile.

L’ispirazione è la ricerca delle parole

Per questo romanzo credo di aver fatto centinaia di ricerche sul dizionario Treccani online, altre sul dizionario etimologico online, altre su dizionari di lingue antiche di popoli perduti.

Una fame di parole che pare non saziarsi. Alcune delle storie del mio romanzo hanno bisogno di parole inusuali, nuove (create quindi ex-novo), prese in prestito dalla filosofia, dalla scienza, dall’antichità.

Spesso non potevo proseguire perché mi mancava la parola giusta e allora perdevo due ore per fare ricerche e infine inventavo o rubavo quella che mi serviva.

L’ispirazione è studio, è documentazione

Altri intoppi nella stesura del romanzo posso esser causati dalla mancanza di conoscenza di determinati argomenti. Un esempio: che motore hanno le astronavi? Anzi: che motore avranno le astronavi del futuro, da qui a migliaia di anni a venire?

Nessuno può dirlo. Però mi sono informato sulle propulsioni in studio oggi, sui propulsori inventati nei romanzi e nei film di fantascienza e da un’informazione passavo a un’altra.

Il bello della documentazione, dello studio delle materie che non conosciamo, è che ci dà la spinta a continuare, sbloccando l’interruzione, avviando di nuovo il processo di scrittura.

L’ispirazione è la risposta alle domande

Quali domande? Mi sono presto reso conto che tenere sotto controllo 6 storie non è facile, ma comunque possibile. Per ogni “capitolo” ho scritto una stringata trama di un paio di righe al massimo, tanto per avere un quadro d’insieme.

Per quanto ho potuto calcolare tutto al dettaglio, alla fine ho dovuto apportare qualche piccola modifica ad alcuni capitoli già scritti, perché quando scrivi vai per conto tuo e non sempre puoi – e vuoi – rispettare la trama che hai scritto.

E spesso eccomi a domandarmi: “Ma questo personaggio come fa a sapere queste cose?” oppure “Perché questi personaggi decidono di andare in quel posto?” o anche “Che cosa accade a questa squadra una volta atterrata su quel pianeta?”.

Pensando, ragionando, riflettendo, scartando soluzioni troppo semplicistiche si arriva alla soluzione.

Tutto questo è l’ispirazione

E tutto questo sta dentro di noi, non proviene da un’altra dimensione, non proviene da qualche divinità, tutto questo sta attorno a noi, basta saperlo cercare e avere la mente ricettiva, aprirla a qualsiasi influsso possa darci una mano a continuare a scrivere.

L’ispirazione è matematica, è tecnica, è raziocinio. Non ha nulla di celestiale, è anzi incolore.

E voi credete nell’ispirazione? Nella musa ispiratrice? O usate metodi più materiali per scrivere?

26 Commenti

  1. Michela Milani
    giovedì, 17 Settembre 2020 alle 8:45 Rispondi

    Rispondo con la vena di blogger in erba e appassionata di viaggi: nel mio caso, l’spirazione è data dalla suggestione che mi trasmette un luogo. Può essere un’emozione suggerita da un paesaggio o dalla storia che ruota intorno a una piazza oppure dal bagaglio culturale delle persone che incontro. Questo è il presupposto per raccontare i miei viaggi. In realtà, è stato il punto di partenza anche per scrivere un racconto con cui ho partecipato a un concorso di scrittura, decidendo di ambientarlo in un piccolo paesino dell’Albania. Tutto il resto è tecnica. Nel saper sviluppare una narrazione, nel caratterizzare i personaggi, nell’intrecciare la trama alle parti descrittive. Tecnica quindi, associata a intuizione. Per fortuna non alla matematica,almeno secondo me, perché altrimenti mi arenerei ancor prima di cominciare a scrivere :-)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 17 Settembre 2020 alle 13:13 Rispondi

      Ho parlato di matematica non intendendola nel significato stretto del termine, altrimenti anche io non potrei scrivere nulla :D
      Intendo che per me tutto proviene dal ragionamento, anche se non sottovaluto le emozioni di cui parli.

  2. Marco
    giovedì, 17 Settembre 2020 alle 9:53 Rispondi

    La musa è una fanfaluca. Sì, “vedo” una scena e di solito quella è la prima scena di una storia: ma è ispirazione? Non mi sono mai posto il problema, ma di certo non c’è nulla di celestiale.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 17 Settembre 2020 alle 13:14 Rispondi

      Vedi la scena perché l’hai pensata, o perché hai ragionato su quale possa essere la scena migliore per quella parte della storia.

  3. Corrado S. Magro
    giovedì, 17 Settembre 2020 alle 10:23 Rispondi

    Ispirazione! Può essere nata dal momento o ripescata nei ricordi. Quanto più forti sono l’emozione e la sensazione che ci coinvolgono, che riviviamo, altrettanto intenso è l’impulso a descriverle. Nel momento in cui la “forza motrice” dà segni di stanchezza è utile rivivere l’evento, se questo non ci permette di ripartire o aspettiamo un momento migliore o gli sbocchi si sono esauriti e bisogna chiudere. L’inaridimento si manifesta spesso nell’assenza di fluidità della prosa, nella difficoltà di creare suspense. Con una metafora: Al concorso ippico, il cavallo si è piantato davanti all’ostacolo e ci ha disarcionati.
    Con un saluto dalle colline di una Sicilia piovosa da quasi una settimana.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 17 Settembre 2020 alle 13:16 Rispondi

      Emozioni e sensazioni provengono da esperienze vissute o da oggetti posseduti o da persone, quindi sempre materialità e non spiritualità.
      L’inaridimento in me sopraggiunge quando ho esaurito la carica narrativa per quel giorno e ho bisogno di riposo mentale.

      • Corrado S. Magro
        giovedì, 17 Settembre 2020 alle 13:29 Rispondi

        Materiale? Spirituale? Inseparabili componenti dell‘Essere e soggette ambedue al Divenire. La nostra millenaria cultura ha costruito tra di esse una barriera insormontabile, quando le une (materiali) non possono esistere senza le altre delle quali sono l‘espressione.

  4. Orsa
    giovedì, 17 Settembre 2020 alle 11:11 Rispondi

    Ricerca, tecnica e raziocinio: tutto vero, però faccio finta di non aver letto per non demolire quell’immagine tanto bella e “romantica” dello scrittore ispirato.
    Anche perché a monte della tecnica c’è sempre e comunque una scintilla, una suggestione, una concatenazione di eventi, il Caso insomma (per gli amici Musa).
    Ad esempio mi chiedevo… chissà che piega potrebbe prendere PU se il suo papà dovesse passare una settimana di vacanza all’Overlook Hotel? :P
    PS: ho ospitato un nido di pipistrelli per molti anni nel cassonetto dell’avvolgibile della mia camera. Mamma Strella era una signora discreta e molto educata. Guai a chi me la toccava! :)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 17 Settembre 2020 alle 13:19 Rispondi

      Suggestione, concatenazione di eventi: siamo sempre nel campo della materialità. :D
      Overlook Hotel? Mai sentito… ora mi tocca cercarlo online.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 17 Settembre 2020 alle 13:21 Rispondi

      Cercato l’Overlook Hotel. Ma figurati se potevo ricordarmi… e poi di un film che tutti osannano ma che a me non è manco piaciuto. Mi riservo di leggere il romanzo Shining.

      • Orsa
        giovedì, 17 Settembre 2020 alle 13:42 Rispondi

        Ma certo, materiale! Non ho mai pensato all’ispirazione come a una cosa “trascendentale” :)
        Non osanno il film quanto l’ambientazione. Nella realtà l’Overlook Hotel si chiama Stanley Hotel ed è immerso nel fantastico scenario delle Montagne Rocciose nel Colorado. Ecco io lì mi chiuderei volentieri per un mese. D’inverno possibilmente ;)

        • Daniele Imperi
          giovedì, 17 Settembre 2020 alle 13:47 Rispondi

          Eh, molti pensano che l’ispirazione sia davvero trascendentale, che provenga da una dimensione divina o simile.

  5. Fabio Amadei
    giovedì, 17 Settembre 2020 alle 12:36 Rispondi

    Più che ispirazione si può parlare di sensazioni, idee o folgorazioni che ti arrivano all’improvviso.
    E quando intuisci che lo spunto è quello giusto è bene scrivere di getto, lasciarsi andare e far parlare quella voce misteriosa che ognuno di noi ha dentro di sé.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 17 Settembre 2020 alle 13:20 Rispondi

      Ma come ti arrivano all’improvviso? Non certo dal nulla.

  6. Ferruccio
    giovedì, 17 Settembre 2020 alle 14:58 Rispondi

    Non credo affatto nell’ispirazione, anche se ci sono momenti in cui si scrive molto più facilmente, ma a volte questo effetto può essere frutto di una buona condizione psicofisica (ma un po’ come gli atleti sportivi si è solo in forma). Ho sempre “litigato” con chi parla di ispirazione per poter scrivere o fare arte e sinceramente mi fanno ridere. Mio padre era un pittore: avrà dipinto trecento opere e ho da parte centinaia di disegni, ma ci sono anche dei blog notes pieni di appunti e idee su dove poter lavorare, non mi ha mai parlato di ispirazione e lo stesso fa mio fratello con la musica: è un compositore e piuttosto quotato a livello internazionale ma guai a parlargli di ispirazione, solo tanto studio ed esercizio per poter ricavare qualcosa di buono e degno di pubblicazione

    • Daniele Imperi
      giovedì, 17 Settembre 2020 alle 15:16 Rispondi

      Quando scrivi molto infatti può esser dovuto a chissà quali fattori, anche le buone condizioni fisiche che dici.
      Tu che vieni da una famiglia di artisti ne sai qualcosa ;)

  7. von Moltke
    giovedì, 17 Settembre 2020 alle 23:13 Rispondi

    A quanto pare, stavolta sono del tutto in disaccordo con te (e con la maggioranza degli altri commentatori). Per me l’ispirazione esiste, ed è sempre esistita sin dal primo giorno in cui mi sono seduto a dar forma scritta ad una storia. Esiste come Musa, come qualcosa di misterioso, sovrumano, fuori di me, che mi cerca e mi trova, come se non fossi io a scegliere le storie, e a volte neppure i personaggi, ma loro a cercare me per dargli voce, ridargli vita, farli rivivere (quando parliamo di personaggi storici). Scrivo quasi sotto dettatura, e non riuscirei a far nulla senza quello strano entusiasmo che mi guida nel creare i dettagli, i singoli eventi, le parole e i dialoghi di scene che, quando ho iniziato a scrivere, non erano neppure abbozzate (quasi sempre ho solo in mente un impianto generale della storia, e, a volte, pure questo varia sotto l’impulso di qualcosa che ha preso il sopravvento). Tu mi dirai che tutto questo è troppo vago? Forse. Ma pensa se ti capitasse, all’estero e lontano dalle tue fonti, di dare un nome al personaggio principale del romanzo che stai ideando. Un nome che non hai neppure cercato a lungo, ma che si è affacciato nella tua testa quasi da sé. Poi torni a casa, a storia già iniziata, riprendi in mano i tuoi libri, e scopri che quel personaggio esisteva davvero, con quel nome, e che era presente con un brevissimo accenno nel libro su quell’argomento che avevi letto cinque, dieci, o anche trent’anni prima. Peggio (o meglio) ancora: hai disperato bisogno di descrivere la scena di uno scontro armato minore, ma tutte le tue fonti non si degnano di darti alcun dettaglio, solo data e luogo. Allora inventi, lasciando mano libera alla fantasia. Dopo qualche ora trovi un sito che riporta con dovizia di particolari proprio quella battaglia dimenticata. E corrisponde quasi perfettamente alla tua descrizione.
    Io all’ispirazione ci credo, perché la vivo. Poi può darsi che i miei libri non valgano granché (tant’è che nessuno ancora me li ha pubblicati), ma non ho ancora scritto nulla che non sia stato frutto di un impulso interiore, profondo e irresistibile, che nulla aveva di razionale.
    Ah, ultima cosa: durante la serrata generale di marzo-aprile avevo deciso di rimettermi a scrivere. L’argomento lo scelsi a tavolino, era uno degli eventi storici che amo di più. Mi misi a leggere le fonti e a scrivere. Non andai oltre le due pagine. Non c’era entusiasmo, né riuscivo a infondere vita nei miei personaggi. Le altre volte, subito dopo l’intuizione iniziale mi mettevo a scrivere, e non abbandonavo la storia se non alla parola “fine”, quattro, otto o dieci mesi dopo.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 18 Settembre 2020 alle 8:06 Rispondi

      Non si può esser sempre d’accordo :)
      Entusiasmo, hai detto, e interesse e passione per la Storia: ecco ciò che chiami ispirazione.

  8. Barbara
    sabato, 19 Settembre 2020 alle 16:06 Rispondi

    Mah, direi piuttosto che ogni scrittore ha la sua ispirazione. Per te l’ispirazione è matematica, è tecnica, è raziocinio. Per me l’ispirazione è… altro. :D
    Non la cerco, arriva. A volte nemmeno mi piace, ma si piazza lì e non c’è verso, chiede udienza e non ti lascia in pace. A volte mi piace troppo e non c’è verso di toglierselo dalla testa (la mia musa è maschile, ovviamente…), anche quando vorresti scrivere di altro. Matematica, tecnica e raziocinio le lascio sul posto di lavoro. La scrittura invece mi segue sempre. ;)

    • Daniele Imperi
      lunedì, 21 Settembre 2020 alle 9:10 Rispondi

      Ispirazione per cosa, nel tuo caso? Se parli delle idee, quelle arrivano in base a chissà quali associazioni mentali, sensazioni, esperienze, ecc. Insomma, non arrivano neanche quelle dal cielo. :)

  9. Kukuviza
    mercoledì, 23 Settembre 2020 alle 20:02 Rispondi

    Sono fuori tema rispetto a quello del post, però siccome mi hai incuriosito con il paragrafo dove dici che hai scritto per ogni capitolo una trama stringata, che poi, in fase di stesura, hai leggermente modificato.
    Mi stavo quindi chiedendo come tu proceda effettivamente nella stesura di un libro? Scrivi la trama totale? Hai l’idea e poi vai avanti? o…?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 24 Settembre 2020 alle 8:25 Rispondi

      Avevo in mente più avanti di scrivere l’articolo “Scrivere trame dettagliate o no?”, magari lo anticipo a giovedì prossimo :)
      Come procedo? Finora ho scritto un solo libro, il saggio sul blogging, e in quel caso, essendo una materia che conosco bene, mi è bastato fare solo un elenco dei vari argomenti da trattare. Per un romanzo è diverso – per me la solita frase “la storia era già dentro di me tutta quanta” è una scemenza. Ti tocca aspettare una settimana :D

  10. Cristian Evangelisti
    venerdì, 23 Aprile 2021 alle 21:35 Rispondi

    Il mio approccio è esattamente l’opposto: prima di cominciare a scrivere qualcosa faccio del mio meglio per scordarmi di tutto cio che ho letto, sentito, imparato, studiato.
    Poi comincio a scrivere.
    Poi, quando ho finito di scrivere, allora ci ritorno su e riapro la porta dell’emisfero cerebrale sinistro, se ho scritto di cose che non conosco mi documento, ma solo dopo.
    Parliamo di letteratura d’evasione, anche la fantascienza lo è, una cosa importante, una cosa che non deve mancare è la capacità di trasmettere emozioni, regalare emozioni, la gente d’incazza se non gli regali emozioni o, peggio ancora, se cerchi di rifilargli emozioni farlocche, lo so benissimo in quanto lettore vorace., Tutto il resto è funzionale a questo, lo scegliere un genere piuttosto che un altro (fantascienza, romanzi rosa, gialli, erotici, ecceteta) è una questione di gusti personali ma le emozioni sono sempre le stesse per tutti, semplicemente ognuno le prova a modo suo, e per trasmetterle bisogna innanzitutto provarle, desiderarle. Per me è così, altrimenti non funziono.
    Una definizione operativa di ispirazione? Trovare il modo di usare il 100% del proprio cervello, per far questo è necessario zittire la propria parte razionale..
    Tra l’altro è stato così anche nel lavoro: riuscire a scrivere una mail ispirata mi ha salvato situazioni che stavano andando a pu..ane.
    Tra leggere qualcosa di ispirato e leggere qualcosa che invece non lo è c’è parecchia differenza, ciumbia se c’è.
    È possibile costruire questa cosa? Esistono tecniche per fabbricarla?
    Su questo, quelli che ne sanno di più sono i truffatori, non gli scrittori. Ovviamente un truffatore è, per definizione, una m**** umana e nessuno scrittore dovrebbe tentare di emularlo.

    • Daniele Imperi
      domenica, 25 Aprile 2021 alle 8:52 Rispondi

      La documentazione va fatta prima di scrivere, non dopo, almeno in linea generale. Man mano che scrivi, poi, dovrai documentarti su ciò che serve.

  11. Cristian Evangelisti
    martedì, 27 Aprile 2021 alle 1:25 Rispondi

    E vero, ma è anche vero che per poter correggere qualcosa bisogna prima aver qualcosa da correggere, poi si, se documentarmi prima mi aiuta, lo faccio, sennò lo faccio dopo. Non è pigrizia, è proprio che mi trovo meglio cosi

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