Perché non uso l’intelligenza artificiale per scrivere

Perché non uso l’intelligenza artificiale per scrivere

Forse dovrei iniziare e concludere questo articolo dicendo semplicemente: “Perché ho la mia intelligenza”. Sarebbe curioso osservare le reazioni dei lettori. Ma preferisco motivare questa mia scelta e forse comprendere i motivi che spingono la massa a usare le IA per scrivere.

Da quando sono nate le piattaforme di intelligenza artificiale c’è stato non solo un grande entusiasmo per questa nuova tecnologia, ma un uso sempre più massiccio: scrittura di articoli e notizie, perfino di racconti, descrizione di prodotti per siti di commercio elettronico, ottimizzazione dei testi per Google e addirittura ricerca di idee per scrivere articoli.

Quello che più di tutto mi ha stupito di questa nuova tendenza del “popolo della rete” è che i maggiori utilizzatori e appassionati sono proprio quelli che hanno fatto della scrittura la propria professione: blogger, copywriter, creatori di contenuti, esperti di comunicazione e via dicendo.

Se non sai scrivere, è comprensibile (ma non troppo) che ti affidi a programmi di IA che generino qualsiasi tipo di testo per te. Ma se sai scrivere, che bisogno c’è di usare simili programmi?

Perché non uso l’IA per scrivere articoli

Perché so scriverli, alla faccia della modestia. Ma non è questione di presunzione.

Magari non sono articoli da Premio Pulitzer, ma sono articoli che scrivo in base a ciò che ho imparato, alle mie opinioni sulla scrittura, alle mie sensazioni, alle questioni che voglio sollevare, alle mie battaglie linguistiche, alle osservazioni sui libri letti, ecc.

Un’intelligenza artificiale non potrebbe minimamente aiutarmi, perché non può conoscere la mia cultura, le mie opinioni sulla scrittura, non ha sensazioni (tantomeno le mie), non può sollevare questioni (tantomeno le mie), non combatte battaglie linguistiche, non legge libri, ecc.

Non uso l’IA per scrivere i miei articoli perché voglio che siano miei e non di un programma, perché in alto nel menu di navigazione c’è scritto “Chi sono” e non “Cosa sono”, perché scrivere per me resta un’arte e l’arte è prerogativa dell’Uomo e non di una macchina.

Non uso l’IA neanche per scrivere gli articoli dei miei clienti, perché non sarebbe onesto, prima di tutto. Mi pagano per documentarmi e per sviluppare gli articoli, mi pagano una cifra che giustifica il tempo impiegato e le competenze di scrittura. L’intelligenza artificiale sforna articoli in una manciata di secondi: non sarebbe giusto né corretto farsi pagare per questo.

Perché non uso l’intelligenza artificiale per trovare idee

Perché so trovarle da me e preferisco scrivere su idee mie che su quelle di altri o, peggio, di un programma.

Da dove nascono le idee per i miei articoli? Dalle mie esperienze di lettura e scrittura, dalle mie opinioni sulla narrativa e sulla lingua italiana, dai problemi che incontro a scrivere e da quelli che ho risolto, dai libri e dagli articoli che leggo e dalle chiacchierate con gli altri.

Che idee potrebbe mai trovarmi un’intelligenza artificiale? Ho provato varie volte a chiedere alle varie piattaforme di IA di trovare delle idee per il blog, per vedere cosa avrebbero sfornato: idee banali e trite e ritrite, nonostante fossi stato specifico nelle mie richieste.

Non uso l’intelligenza artificiale per trovare idee perché questo blog rappresenta me, soprattutto: se sfruttassi le idee generate da un programma, il blog e i suoi articoli non rappresenterebbero più il sottoscritto. Tanto varrebbe chiudere il blog e dedicarsi ad altro.

Perché non uso l’IA per scrivere storie

Siamo seri: davvero qualcuno può definirsi scrittore se si fa generare un racconto o intere parti di un romanzo da un’intelligenza artificiale?

Scrittore è chi scrive. L’IA non scrive, genera.

Scrittore è chi ha idee per le sue storie. Gli scrittori si definiscono attraverso due qualità, che la massa non possiede:

  1. Capacità di scrittura (e di narrare)
  2. Capacità di inventare storie

Nessuna tecnologia potrà mai togliermi la bellezza di inventare storie, di farmi venire idee in continuazione, di lavorarci per trasformarle in racconti e romanzi, anche se questo significa starci sopra per anni.

Non uso l’intelligenza artificiale per scrivere storie perché so scriverle da me. Magari non vincerò mai alcun premio letterario, ma non punto a quello, bensì a vedermi pubblicato, ad avere la possibilità che qualcuno legga ciò che scrivo.

Sono io a scegliere cosa devono fare i personaggi, come deve svilupparsi la mia storia, come devono svolgersi i dialoghi, come rappresentare le scene e le azioni, come scrivere soprattutto. Non può deciderlo un programma.

Lascio l’intelligenza artificiale a chi ha smesso di usare la propria.

14 Commenti

  1. Maddalena
    giovedì, 28 Marzo 2024 alle 7:11 Rispondi

    Condivido tutto ciò che hai scritto.
    Scrivere è un’attività umana che genera un piacere particolare in chi la esercita. Perché delegare? Buona giornata e buona scrittura.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 28 Marzo 2024 alle 14:06 Rispondi

      Vero, viene a mancare anche il piacere, essenziale quando si pratica un’arte.

  2. Roberta FI Visone
    giovedì, 28 Marzo 2024 alle 7:38 Rispondi

    “Lascio l’intelligenza artificiale a chi ha smesso di usare la propria.”: una chiusura perfetta per un articolo su cui concordo anche nei segni di interpunzione e negli spazi.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 28 Marzo 2024 alle 14:09 Rispondi

      Grazie. Segni di interpunzione e spazi sono nati senza starci a pensare sopra.

  3. Corrado S. Magro
    giovedì, 28 Marzo 2024 alle 10:00 Rispondi

    L’IA non legge libri ma ne sfrutta il contenuto, insomma si nutre di libri nel signficato più ampio pensabile (narrativa di tutti i generi, saggistica, poltica, economia, scienze naturali e via dicendo), fagocita notizie e le “vomita” su richiesta, combinandole nei limiti delle proprie strutture (in evoluzione). Il condensato o risultato che ci presenta è simile al divenire-immobile degli esseri: nascere, crescere, morire. Posso permettermi di dire che il vettore della massa con 𝛑 (il 3,14) lo definisce circolare? Oppure un continuo ripetersi in funzione del diverso valore del raggio? Ardisco un altro paragone: Ai miei tempi era usuale giä alle elementari il “riassunto”, esercizio di sintesi che non amavo. Ebbene cosa fa in buona parte la IA se non riassumere e mischiare i contenuti divorati?
    Pronta e in agguato a cogliere un aspetto diverso partorito o presentato dalla mente che lo ha indivuato (non creato, non esiste l’umano Creatore, vedi Lavoisier) lo fagocita e lo rende disponibile. A ognuno di noi la scelta di rifiutare, come tu opportunamente hai scelto, o accettare.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 28 Marzo 2024 alle 14:12 Rispondi

      Non può sfruttare il contenuto dei libri, a meno che i programmatori non abbiano inserito quei contenuti, contro il diritto d’autore.
      Anche ai miei tempi andava il riassunto e neanche a me piaceva: col senno del poi, era però utile. Adesso sarebbe impossibile farlo fare come esercizio a casa, perché i riassunti si trovano in rete.
      L’IA fa questo che dici: riassume tutto ciò che trova in giro o che ha “imparato” tramite i suoi programmatori.

  4. Luciano Cupioli
    giovedì, 28 Marzo 2024 alle 10:05 Rispondi

    La tecnologia deve essere a servizio dell’uomo, non sostituirsi a esso. La tecnologia deve servire per facilitare e velocizzare il lavoro dell’uomo, non farlo al posto suo, soprattutto se si tratta di qualcosa di artistico. Per la scrittura vanno bene la macchina da scrivere prima e il pc dopo, ma l’IA no. Purtroppo al mondo non ci sono solo quelli che amano sudare per dare luce alla propria opera, ma pullulano coloro che invece scelgono sempre la strada più facile. E sono molti più dei primi, e benedicono l’IA che gli fa risparmiare tempo, al netto di qualità e orgoglio personale. I sudanti rischiano di diventare delle mosche bianche, come mia madre che ha sempre detto che non avrebbe mai comprato il cellulare e così è stato, e oggi si vanta di avere delle amiche reali con cui si incontra e va a spasso., alla faccia delle Immonde Apparecchiature.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 28 Marzo 2024 alle 14:14 Rispondi

      Hai detto bene, ecco perché ho scritto che l’intelligenza artificiale non si può considerare uno strumento di scrittura, perché in pratica si sostituisce all’uomo.
      Meglio sudare e restare una mosca bianca.

  5. Orsa
    giovedì, 28 Marzo 2024 alle 15:06 Rispondi

    A me già il termine intelligenza che rimanda a “intellighenzia” mi fa rizzare il pelo. È un termine sbagliatissimo per definire l’algoritmo: come dici tu è un semplice generatore che di intelligente non ha nulla. In pochi secondi, è vero, ma hai visto cosa sforna? Io mi ci sono intrattenuta giusto pochi giorni all’inizio, perché sai era una novità. Ma i contenuti sono banali e inesatti. E le idee? Da far cadere le braccia. Certo, poi il fattore onestà… non per ciceroneggiare, ma viene da lontano il principio che “ciò che è onesto è anche utile”, da cui la conclusione.
    Tu “chiacchierate con gli altri”? Ma veramente? 😂

    • Daniele Imperi
      giovedì, 28 Marzo 2024 alle 15:31 Rispondi

      Anche per me quei programmi non possono chiamarsi “intelligenza”, proprio perché non capiscono in realtà.
      Le “chiacchierate con gli altri” sono abbastanza rare e poi intendevo più in modo virtuale :D

  6. Pades
    giovedì, 28 Marzo 2024 alle 15:47 Rispondi

    Concordo al 100% su tutto. La tua frase più azzeccata è stata “Un’intelligenza artificiale non potrebbe minimamente aiutarmi”. Anche io come Orsa e molti altri ci ho giocato un po’, e dopo varie prove la sensazione risultante è stata proprio che, per me, è inutile. Probabilmente può dare una mano a scrittori di bassa lega, ma oltre una certa soglia, per ora, non sembra essere utile. Rincaro la dose invece per chi, da committente, preferisce gli “scritti” creati dall’IA piuttosto che quelli prodotti da scrittori veri: o hanno letto molto poco in precedenza o proprio non leggono quello che commissionano, non so darmi altre spiegazioni, vista la banalità, noia, ripetitività e senso di “deja vu” della maggior parte di articoli scritti con l’IA.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 28 Marzo 2024 alle 15:51 Rispondi

      Uno dei motivi a cui spesso non si pensa è quello che hai sottolineato: la reale utilità dell’intelligenza artificiale.
      Riguardo agli articoli banali, non so spiegarmelo neanche io, eccetto che in un obiettivo di risparmio economico unito a scarse esigenze di qualità dei contenuti.

  7. Antonio Zoppetti
    martedì, 2 Aprile 2024 alle 10:31 Rispondi

    L’intelliigenza artificiale usata per scrivere in stile “ricerca delle medie” prende piede dove regna la stupidità naturale.

    • Daniele Imperi
      martedì, 2 Aprile 2024 alle 11:03 Rispondi

      Hai dato l’esatta definizione dei testi generati dalle IA: “ricerca delle medie”.

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