La fossilizzazione dell’autore

La fossilizzazione dell’autore

Cosa spinge uno scrittore a continuare a scrivere storie sullo stesso personaggio?

Basti pensare a Pinocchio: Collodi l’aveva fatto morire impiccato e così aveva concluso le avventure del burattino di legno. Ma poi i lettori si lamentarono e Collodi fu costretto a proseguire la storia.

Adesso Collodi è famoso in tutto il mondo per il suo Pinocchio, favola tradotta in tutte le lingue, illustrata da decine di illustratori, trasformata in film, in cartoni animati e in molte altre declinazioni.

Più a nord rispetto a noi è capitata la stessa cosa a un certo Arthur Conan Doyle. Il buon Arthur aveva fatto morire il suo Sherlock Holmes, perché a lui interessava scrivere romanzi storici. Io ne ho letti due, Le tre imprese e La compagnia bianca, ma non ne ricordo assolutamente nulla.

Ma Holmes… be’, Holmes ti entra nella testa. Come dimenticarlo?

Okay, questi sono due casi limite e voi non avete ancora capito dove voglia andare a parare. Neanche io lo so bene, ma ho voluto scrivere questo post dopo un commento di un lettore su un mio articolo di ben 6 anni fa, Harry Potter continuerà?, in cui diversi lettori (giovani, se non giovanissimi, credo) speravano davvero in una continuazione della saga.

E visto che ho tirato in ballo la signora Rowling e il suo mago, parliamone.

Sulla saga di Harry Potter e sull’ultima oscenità pubblicata

Per chi non lo sapesse, la saga è formata da 7 romanzi. Libri che a me sono piaciuti molto, e sono contento di aver scoperto questo personaggio quando ancora non aveva fatto il botto, altrimenti, conoscendomi, l’avrei evitato.

Scommetto che non v’è sfuggita la parola “oscenità”. Ma di quale oscenità parlo? Non è finita la saga?

Sto parlando di Harry Potter e la Maledizione dell’Erede, l’ultimo libro pubblicato, uscito per la Salani il 24 settembre scorso.

Se fate un salto su Amazon troverete poco più di 200 recensioni da 5 stelle (il massimo) e oltre 100 da una sola stella. Non considerando le recensioni da 3 stelle, quel libro ha ottenuto il 35% di recensioni negative (da 1 o 2 stelle). È un numero alto.

Ma non è un romanzo, è un copione teatrale scritto da altri e basato su un soggetto della Rowling. Io mi domando: ma che diavolo vi state comprando?

Qualcuno si chiede se c’era proprio bisogno di questo libro. E me lo chiedo anch’io.

Ma io non dovevo parlare di questo, ne ho solo approfittato (tanto il blog è mio) per criticare quella oscenità.

Tornando al mio post citato prima, qualcuno ancora spera che la Rowling continui a scrivere romanzi su Harry Potter. Ma perché? Perché un autore deve fossilizzarsi su un personaggio, quando esiste un mondo di storie ancora da raccontare?

La Rowling ha scritto un bellissimo romanzo dopo la saga del mago, Il seggio vacante, un mainstream. E poi tre romanzi polizieschi, non certo capolavori del genere, ma piacevoli.

Chissà perché, quando c’è dimezzo il fantasy, i lettori sperano sempre che quella storia non finisca. Leggetevi La storia infinita, allora: ma finisce anche quella, mi dispiace per voi. E visto che siamo al fantasy, come non parlare di Terry Brooks?

Sulla saga infinita di Shannara

Ben tornati su Fantasy Channel. Io ho amato la saga di Shannara. La Spada di Shannara, di cui ho, modestamente, la prima edizione del 1977, è stato il libro che mi ha fatto amare la lettura, quindi riserva un posto d’onore nella mia mente.

A quel tempo ero giovane (quando lo lessi, intendo, non nel 1977) e ricordo ancora quando, sul finire degli anni ’80, in una vetrina della libreria Mondadori di via Nazionale vidi La canzone di Shannara. Ero con mia madre, che me lo comprò al volo (era piaciuto anche a lei il primo romanzo). E quel giorno scoprii che quello era addirittura il terzo della serie!

Serie destinata a perpetuarsi nel tempo. Io ho comprato in tutto 21 romanzi e letti 20. Ma il buon vecchio Terry è arrivato a 28 volumi. Troppi, per me. Io sono stanco di Shannara.

In questo caso Brooks non s’è solo fossilizzato su Shannara, ma anche sul fantasy. Forse non ha letto il mio post sul perché variare i generi letterari… Ora gli mando il link.

Idee senza fine sul proprio universo narrativo?

Se prendiamo un autore come Edgar Rice Burroughs, ha pubblicato ben 24 volumi su Tarzan, fra romanzi e antologie di racconti. Ma Burroughs è stato un autore prolifico. E a questo punto dobbiamo citare anche Georges Simenon, che ha avuto il coraggio e la fantasia di scrivere 75 romanzi e 28 racconti sul commissario Maigret.

Non so perché, ma quando si tratta di Avventura e Poliziesco, sembra che la serializzazione del personaggio sia una consuetudine, o possa diventarlo. Nel Fantasy, invece, si serializza il mondo fantastico: si creano prequel, sequel, spin-off, tentando di placare la fame di conoscenza di quelle terre immaginarie.

Ma davvero, per il lettore, si tratta di fame – o sete? – di conoscenza? O magari è solo immaturità?

Ho detto prima che c’è un mondo di storie da raccontare. Ma ci sono anche intere galassie di storie da leggere. E sono tutte lì: in libreria.

55 Commenti

  1. Tiziana
    martedì, 15 Novembre 2016 alle 7:40 Rispondi

    Ciao. Penso che se il personaggio creato ha successo, e qui ne citi diversi che sono indimenticabili, è giusto dargli un seguito pubblicando vari libri sullo stesso soggetto.
    Per come sono fatta io , poi dovrei scrivere su qualcun’altro.
    Ci sono personaggi che, dato il riscontro positivo, non potevo che essere messi in un secondo, terzo libro…ecc…
    Credo che sia anche una richiesta del lettore voler leggere altro su di esso (vedi Harry Potter )
    .

    • Daniele Imperi
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 12:51 Rispondi

      La richiesta del lettore è normale, ma per me quelli restano lettori non maturi. La scrittura è anarchica, non può essere obbligata in saghe infinite.

      • Tiziana
        martedì, 15 Novembre 2016 alle 13:42 Rispondi

        Infinite no… un po’ finite.. :D

  2. Grilloz
    martedì, 15 Novembre 2016 alle 8:08 Rispondi

    E’ che a far morire il proprio personaggio si rischia grosso, ti ricordi di Paul Sheldon? ;)
    In realtà il movente è molto più semplice, si chiama denaro :P

    • Juana
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 11:01 Rispondi

      Ahah, e anche la Rowling rischio’ grosso, quando disse che avrebbe ucciso Harry nell’ultimo volume della saga! :)

      • Daniele Imperi
        martedì, 15 Novembre 2016 alle 12:53 Rispondi

        Questa me l’ero persa :)

    • Daniele Imperi
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 12:53 Rispondi

      Quello di Misery? Ho visto il film, ma non letto il romanzo ancora :)
      il denaro sta bene, ma non credo che la Rowling ne abbia bisogno.

      • Grilloz
        martedì, 15 Novembre 2016 alle 15:14 Rispondi

        Sì, lui ;)
        Non so, dipende anche dagli accordi che si hanno con gli editori. Lo stesso Asimov fu quasi costretto a scrivere il quarto del ciclo della fondazione.

        • Daniele Imperi
          martedì, 15 Novembre 2016 alle 15:20 Rispondi

          Asimov poi ne ha sfornati altri 3, sono sette in tutto alla fine.

          • Grilloz
            martedì, 15 Novembre 2016 alle 15:31 Rispondi

            Sì, lo so, ma io mi sono fermato al quarto, abbastanza deludente dopo i primi tre ;)

            • Daniele Imperi
              martedì, 15 Novembre 2016 alle 15:47 Rispondi

              Io ho letto l’ultimo, Fondazione Anno Zero, l’anno scorso, e anche io ho preferito i primi :)

    • Tiziana
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 13:44 Rispondi

      Beh, il denaro convince, sicuramente. :)

  3. Flavio
    martedì, 15 Novembre 2016 alle 9:45 Rispondi

    Non toccatemi Agatha Christie e il suo “Poirot”.

    • Daniele Imperi
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 12:54 Rispondi

      Ho la collezione dei romanzi su Poirot, vedremo se toccarlo o meno :)

  4. Andrea
    martedì, 15 Novembre 2016 alle 10:18 Rispondi

    C’è un sottile confine, dove bisogna decidere se scrivere ciò che veramente si vuole o ciò che il mercato richiede. Chiaramente poi, qualche compromesso si può sempre ammettere, ma si capisce quando un prodotto è stato compiuto soltanto per uno scopo monetario.
    Penso che alcuni autori però siano talmente affezionati al proprio personaggio (avendo proiettato se stessi nel protagonista) che non vogliono proprio smettere di raccontarlo.
    Per quanto riguarda il mondo del fantasy credo che sia proprio una forma di dipendenza come quasi tutto nel mondo d’oggi. Diciamo che L’habitat che l’Homo sapiens ha creato non è assolutamente conforme al suo benessere, e per questo, perennemente insoddisfatto, costruisce delle stampelle che riescano a “farlo tirare avanti”. Così come ci sono i vizi, il fumo, le serie tv, i dolcetti alla crema, c’è il genere fantasy trasformato in dipendenza, in una pratica che serve a fuggire dalla realtà schifosa. Da molti ho sentito dire: “leggo per evadere dalla realtà”.
    Questo non è di certo un male, anche a me piace immaginare mondi straordinari, tanto che ne scrivo anche, ma questo non deve diventare un pretesto per continuare ad evadere dimenticando tutto ciò che l’immensità della vita reale ci offre.
    Ho cercato di fermarmi ma quando comincio con queste tematiche potrei scrivere per giorni :)

    • Daniele Imperi
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 12:59 Rispondi

      Secondo me si deve scrivere ciò che si vuole. Sono d’accordo che nel fantasy l’uomo abbia trovato un habitat ideale, ma è pieno di storie fantasy.
      Anche io leggo per evadere dalla realtà :)

  5. Juana
    martedì, 15 Novembre 2016 alle 11:05 Rispondi

    Ho letto (2 volte) e adorato Harry Potter, ma non ho ancora acquistato Harry Potter e la Maledizione dell’Erede. Non per le recensioni (scoraggianti) che ho trovato sia in italiano che in inglese, bensi’ per il modo in cui e’ nato e perche’. In fondo, non ci vuole una laurea a capire che e’ stato pubblicato per continuare a far soldi su un business tuttora multimilionario.
    Credo che alcune saghe possano permettersi di protrarsi per piu’ dei canonici 3 volumi, altre no. Si arriva ad un punto in cui la storia sa di gia’ letto, quando non ammuffito, sin dalle prime pagine. Ma questo vale anche per le serie televisive. Restando sul fantasy, Once Upon a Time mi ha tenuta inchiodata alla TV per le prime 4, poi ho cominciato a sbadigliare.
    A volte sarebbe bello che capissero quando e’ il caso di chiudere, mantenendo cosi’ nei lettori un bel ricordo di quello che c’e’ stato.

    • Daniele Imperi
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 13:00 Rispondi

      Non credo che rileggerei quella saga, anzi no, non la rileggerei. Le serie TV per me dovrebbero fermarsi a un paio di stagioni oppure cambiare soggettisti, perché poi iniziano a produrre storie da poco.

  6. Roberto
    martedì, 15 Novembre 2016 alle 11:45 Rispondi

    Alla base, però, ci sono idee eccezionali.

    • Daniele Imperi
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 13:02 Rispondi

      Le idee eccezionali per fare tutto quel successo ci vogliono, eccome.

  7. Andrea Torti
    martedì, 15 Novembre 2016 alle 12:16 Rispondi

    Ho letto Il Seggio Vacante, e in un certo senso mi ha “riconciliato” con Rowling – la saga di Harry Potter l’avevo abbandonata a metà, complice anche il mio sempre crescente disinteresse per il Fantasy.

    Purtroppo, un grande successo è un’arma a doppio taglio – da un lato porta notorietà e denaro, dall’altro rischia di soffocare ogni tentativo di andare avanti con nuove storie, nuovi mondi, nuovi personaggi…

    • Daniele Imperi
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 13:07 Rispondi

      Chi ha amato alla follia Harry Potter, perché ama e legge solo fantasy, non avrà accolto bene le altre sue storie.

  8. MikiMoz
    martedì, 15 Novembre 2016 alle 12:27 Rispondi

    Ovviamente salto del tutto il nuovo Potter, che poi Potter non è.
    Chissenefrega.
    Interessante quel che dici, succede non solo nella narrativa.
    Quando si creano personaggi importanti, che restano dentro, è difficile non “rivolerli”.
    Persino nell’industria fumettistica giapponese, così diversa da quelle occidentali, succede lo stesso. E pensa che lì un fumetto nasce per poi chiudersi, per concludersi. Eppure tutti rivogliono Kenshiro, SailorMoon o Goku. E talvolta vengono accontentati.
    Io direi che è giusto continuare il mito di un personaggio… magari ogni tot tempo. Ma una conclusione alle sue avventure è doverosa (sempre che non si è abili a lasciare in sospeso senza frustrare i fan)

    Moz-

    • Daniele Imperi
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 13:08 Rispondi

      Sapevo dei fumetti giapponesi. La scorsa estate ho comprato alcuni numeri vecchi di Tex e Zagor e sono rimasto veramente deluso dalla pessima qualità delle storie.

      • MikiMoz
        martedì, 15 Novembre 2016 alle 13:22 Rispondi

        Purtroppo succede.
        Infatti apprezzo Diabolik perché -nonostante non ci siano più- la redazione segue ancora le direttive delle due creatrici.

        Moz-

  9. Roberto
    martedì, 15 Novembre 2016 alle 12:36 Rispondi

    Scusate ma spezzo una lancia su HP… sfido chiunque a sminuire il genio di Rowling… non annoiano mai, i suoi libri, forse l’ultimo della saga (il viaggio in cerca degli Horcrux); ma ragazzi, vorrei saper tradurre le idee in forma scritta come fa lei. Non si tratta di genere, si tratta di puro talento, dedizione, sacrificio, sofferenza, testardaggine, fede. Non è da molti.

    • Daniele Imperi
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 13:09 Rispondi

      Nessuno ha sminuito il genio della Rowling né la qualità della saga. Ma l’ultimo volume è una cosa indecente e, per come la vedo, una specie di truffa.

  10. Roberto
    martedì, 15 Novembre 2016 alle 13:39 Rispondi

    Non l’ho letto, e nemmeno lo voglio leggere, concordo appieno. Il mio era un discorso in senso lato (al di là che ho amato e amo HP). Poi, ci sono un’infinità di autori e generi altrettanto validi. Certo, la Rowling non so come si sia trovata in questa cosa, che parte da uno spettacolo teatrale… bo…

    • Daniele Imperi
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 13:52 Rispondi

      Uno spettacolo teatrale c’era stato tempo fa, forse da lì è partita l’idea.

  11. Tenar
    martedì, 15 Novembre 2016 alle 14:36 Rispondi

    La risposta principale è la pecunia e l’insistenza dei fan. Holmes fu resuscitato perché a Doyle fu offerta una somma considerevole e perché la mamma insisteva tanto. Ha fatto bene? Be’, molti dei miei racconti preferiti sono del secondo periodo…
    Cosa farei io se mi facessero un’offerta considerevole? Sarei fedele a me stessa e all’idea che quella storia sia finita? Mi piacerebbe pensarlo, ma la verità è che non lo so. Forse penserei al mutuo da pagare…
    Detto questo, ci sono storie che a un certo punto si esauriscono e non è facile capire quando. Saghe andate avanti benissimo per oltre dieci libri e altre morte dopo il terzo. Per i gialli è più facile, credo, rimane il personaggio, ma cambiano i casi e le tematiche, per il fantasy sono dell’idea che a un certo punto sia meglio fermarsi.
    Io, come lettrice, a un certo punto mi fermo. Decido che mi va bene quel finale lì. Non ho ancora preso l’ultimo libro su HP e sinceramente non ne sento la necessità…

    • Daniele Imperi
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 14:49 Rispondi

      Su certe cose hai ragione – non sapevo della somma e della mamma di Doyle – ma gente come JK Rowling e Terry Brooks non hanno problemi di mutuo.
      Concordo che con il poliziesco sia più facile trovare sempre nuove trame. Col fantasy, credo, la soluzione potrebbe essere mantenere il mondo immaginario e creare storie parallele.

  12. Bonaventura Di Bello
    martedì, 15 Novembre 2016 alle 15:56 Rispondi

    E vogliamo menzionare anche il buon Salgari, per rimanere in un contesto nazionale? Direi che rappresenta un valido esempio tanto di variazione nei personaggi (pur legati a delle ‘saghe’) quanto nel genere di narrativa. Un po’ come il grande Burroughs, che hai giustamente menzionato proprio per la sua versatilità e immaginazione. L’attaccamento di certi autori a un personaggio sembra tanto quello che hanno gli autori delle serie TV per le loro storie al punto da non sapere più dove andare a parare e lasciare addirittura che la storia degeneri (vedi LOST, giusto per menzionare il caso più noto). Personalmente, ho apprezzato il ‘legame’ con un solo personaggio (come lettore, ma anche quello dell’autore che lo aveva creato) solo in “serie” legate a collane, come quella di Doc Savage del buon Kenneth Robeson (AKA Bernard Lester Dent) o quella di Sanantonio di Frédéric Dard, ma credo sia la stessa ‘affezione’ che altri lettori provano per i personaggi di serie altrettanto famose come quelle di Agatha Christie o George Simenon, dopotutto.

    • Daniele Imperi
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 16:01 Rispondi

      Giusto, Salgari, ho tutta la collezione di Sandokan e Il Corsaro nero. Finora sono rimasto legato solo a Holmes e Tarzan.

    • Grilloz
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 16:49 Rispondi

      Salgari è un caso perfetto di autore strozzato da un contratto editoriale ;)

      • Daniele Imperi
        martedì, 15 Novembre 2016 alle 17:22 Rispondi

        Eh, purtroppo hai ragione. Un motivo in più per non lasciarsi abbindolare da certi contratti :D

        • Andrew Next
          mercoledì, 16 Novembre 2016 alle 12:05 Rispondi

          Salgari non era pagato “poco” per l’epoca, ma soffriva di sindrome del gioco d’azzardo.

          • Grilloz
            mercoledì, 16 Novembre 2016 alle 12:25 Rispondi

            Però era obbligato a pubblicare tre romanzi l’anno per contratto, se non è un contratto capestro questo…

  13. Lisa Agosti
    martedì, 15 Novembre 2016 alle 18:25 Rispondi

    Credo che negli anni a venire cercheranno di sfruttare il successo di Harry Potter in ogni modo possibile immaginabile…

    • Lisa Agosti
      martedì, 15 Novembre 2016 alle 18:28 Rispondi

      ops… mi è partito il commento troppo presto. Dicevo…
      Il testo teatrale è solo l’inizio. Io lo sto leggendo (mi han regalato il libro, non l’avrei comprato) e la storia sembra interessante, certo la penna non è nemmeno lontanamente quella della Rowling.
      A breve uscirà il film sulle creature fantastiche di cui la Rowling è screenwriter, vedremo se sarà all’altezza dei film di Harry Potter, di certo gli attori del cast sono da oscar, a me piacciono molto, quindi sono ben predisposta.

      • Daniele Imperi
        mercoledì, 16 Novembre 2016 alle 8:17 Rispondi

        Il libro sulle creature fantastiche è suo e fu scritto per devolvere in beneficenza le royalty, mi pare.

  14. Pietro 57
    mercoledì, 16 Novembre 2016 alle 0:15 Rispondi

    Stavo scrivendo il commento, ma mi è stato cancellato in automatico sotto i miei occhi, posso sapere come mai? Comunque non lo riscriverò. Vi saluto.

  15. Andrea
    mercoledì, 16 Novembre 2016 alle 12:03 Rispondi

    Io nel mio piccolo sto tentando una strada diversa, forse più simile all’approccio cinematografico di Marvel e simili: sto tentando di ambientare tutte le mie storie (o comunque buona parte di esse) nello stesso Universo, a prescindere dal loro genere. Sono storie scollegate tra loro, assolutamente indipendenti, ma parte dello stesso vastissimo mondo. Non so quanto questo possa pagare, a romanzi finiti: di sicuro io mi diverto un sacco a scriverli :)

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 16 Novembre 2016 alle 12:22 Rispondi

      Fai bene, secondo me, ne parlai tempo fa e volevo anzi riprendere a breve quel discorso.

      • Andrea
        mercoledì, 16 Novembre 2016 alle 12:32 Rispondi

        Ottimo, aspetto con ansia il nuovo post allora :D

      • Andrew Next
        giovedì, 17 Novembre 2016 alle 21:21 Rispondi

        Pern e Darkover, per citare un paio di mondi famosi, ma anche Ming, Barsoom e Tschai (specie l’ultimo è per intenditori) sono tutti esempi di mondi dove sono ambientate più opere. L’idea è buona, e molti autori hanno il loro mondo preferito, con le sue regole, popoli, terre ecc… dove mettere in scena le loro opere.

  16. Barbara
    mercoledì, 16 Novembre 2016 alle 12:49 Rispondi

    Stavo per scrivere anch’io: e Poirot e Miss Marple di Agatha Christie? ;)
    Sui polizieschi viene facile, perchè i detective lavorano continuamente a nuovi casi e poi ci sono i serial killer che non vengono mai presi. Sul fantasy anche viene facile, perchè si vuole continuare ad esplorare questo “mondo parallelo” (e non sono convinta sia solo una richiesta dei lettori, anche Tolkien ci si è soffermato a lungo nella Terra di Mezzo). Poi anche alcuni autori di romanzi storici si “fossilizzano” nella stessa epoca che conoscono: cambiano i personaggi, ma l’ambientazione è sempre quella, non rischiano di stancare anche loro?
    C’è da dire che poi in Italia abbiamo gli editori che per pecunia “dividono” i libri in due: è il caso della saga di Outlander di Diana Gabaldon, in America sono solo 7 libri (in scrittura l’ottavo, ma è una serie iniziata nel 1991!), qui da noi grazie a Corbaccio sono diventati 15! Tocca andare in libreria con l’elenco della spesa ordinato! In questo caso la scrittrice si è “fossilizzata” nel periodo storico (beh, ci sono anche salti nel tempo, quindi due periodi storici), però ha dato vita a spinoff (la serie di Lord John) e altre raccolte di racconti. Ma in Italia non vendono tradotti, nonostante le richieste pressanti (adesso c’è la serie tv della Starz che ha aumentato la visibilità).
    E ti dirò, da lettrice di Outlander, io vorrei davvero che Diana scrivesse altro, solo per togliermi una curiosità: ne sarebbe capace? ;)

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 16 Novembre 2016 alle 13:58 Rispondi

      Infatti ho almeno 6 romanzi storici di Bernard Cornwell ancora da leggere…
      Anche Mondadori ha il vizietto di spezzare i libri, come per la saga di George Martin.
      Se sia capace o meno di scrivere altro Diana Gabaldon (che non conosco) non lo, ma magari sì e vuole solo restare in quel modo. Ma comunque un autore deve scrivere ciò in cui riesce meglio, no?

      • Barbara
        mercoledì, 16 Novembre 2016 alle 14:07 Rispondi

        Secondo me scrive ciò che le piace. E da questo punto di vista la capisco! :)

  17. Barbara
    mercoledì, 16 Novembre 2016 alle 14:39 Rispondi

    Ciao Daniele, una riflessione interessante. Quando si vuole continuare a mungere la vacca grassa si arriva a snaturare i personaggi, le storie e si distrugge tutto. Per questo motivo, io faccio finta che “La maledizione dell’erede” non sia mai esistito. Buona giornata!

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 16 Novembre 2016 alle 14:53 Rispondi

      Ciao Barbara, la mucca, a un certo punto, smette di produrre latte :D
      “La maledizione dell’erede” non esiste neanche per me.

  18. Maria
    giovedì, 17 Novembre 2016 alle 9:48 Rispondi

    Non sono molto d’accordo ne sul nuovo capitolo della saga di Harry Potter, ne su la saga di Shannara.
    Nel primo caso posso ammettere lo sbaglio nel pubblicare direttamente il copione, ma a me l’episodio è piaciuto. Perchè non è stato il solito Harry Potter, ma una storia diversa, con protagonisti diversi, diciamo che solo l’universo magico è rimasto uguale.
    Così come per la saga si Shannara. Infondo è solo l’universo che è uguale, le diverse storie sono diverse e a mio parere, anche il carattere dei personaggi. Ho amato molte saghe del mondo di Shannara, alcune storie sono state veramente eccellenti.
    Per questo motivo, mi piace il fantasy è il tipo di “serializzazione” dell’universo, anche se ho letto alcune storie “Stand Alone” molto belle come il libro Elantris. Invece apprezzo poco la serializzazione del personaggio, o peggio delle storie.
    Il classico esempio è Robert Langdon di Dan Brown. Il personaggio a me piace pure, ma lo sviluppo delle storie nei suoi romanzi è sempre identica (almeno quelli che ho letto io). Certo cambia un po’ il finale, ma leggere quei libri, ad un certo punto è stato molto noioso.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 17 Novembre 2016 alle 12:25 Rispondi

      Su Shannara è l’universo, vero, ma alla fine non ho letto nulla di nuovo e ho lasciato perdere. Per me era meglio che si fermava alla prima trilogia: di tutti gli altri se ne poteva fare a meno.

  19. Lucia Paolini
    lunedì, 21 Novembre 2016 alle 20:57 Rispondi

    immaturità o necessità di sicurezze?

  20. Daniele Imperi
    martedì, 22 Novembre 2016 alle 8:29 Rispondi

    Necessità di quali sicurezze?

  21. Carlo
    giovedì, 26 Aprile 2018 alle 22:07 Rispondi

    Difficile pronunciarsi in merito.
    Se l’autore ha, anche inconsapevolmente, concretato il proprio io in un personaggio, spesso non riesce a smettere di scriverne, poiché narrare diviene un modo per scavare in se stesso e comprendersi.
    A volte interviene il denaro a dare una mano e, come nel caso di Misery, l’autore si sente costretto a narrare di personaggi che, magari, in cuor suo detesta.
    Infine, penso che altri scrittori ancora, soprattutto quando riescono a creare figure straordinarie, temano che nuove sperimentazioni non possano a replicare il precedente successo. Il timore diviene sprone per continuare a usare un certo personaggio.

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