Chi firma i testi generati dall’intelligenza artificiale?

Chi firma i testi generati dall’intelligenza artificiale?

Noto sempre più entusiasmo verso l’uso dell’intelligenza artificiale nella scrittura di qualsiasi tipo di testo: dai redazionali agli articoli per blog, alle notizie, arrivando perfino ai racconti.

Mi sono chiesto quindi: “Chi firma i testi generati dall’intelligenza artificiale?”.

La risposta potrebbe essere scontata, perché sicuramente l’autore, se vogliamo chiamarlo così, si sentirà in diritto di firmare quei testi, in fondo ha lavorato duramente mezz’ora o perfino un’ora per dare più dettagli possibili a un programma in grado di sfornare testi in pochi minuti.

Nel caso di redazionali e notizie potremmo forse leggere un generico “Redazione” a firma di quei testi, che però non sempre ingannano i lettori, perché molti sono riusciti a capire che non si trattava di una scrittura “umana”, ma appunto artificiale.

E per gli articoli e i racconti? Chi apporrà la firma?

Qualcuno sosterrà che che un’IA, per generare una notizia o un articolo, ha avuto l’imbeccata di un autore, ossia una serie di indicazioni dettagliate, e che poi l’autore ha revisionato il testo. Ammesso che lo revisioni.

Ma cosa apparirà in firma? Il nome dell’autore? Non sarebbe onesto, perché il lavoro maggiore – creato nel giro di una manciata di minuti – è opera di un programma.

Intelligenza artificiale e “scrittura conto terzi”

Quella che purtroppo anche in Italia viene chiamata ghostwriting è la scrittura di libri o articoli che poi firmerà qualcun altro. La scrittura conto terzi, appunto. Una pratica, specialmente per i libri, che non ho mai apprezzato.

Possiamo affiancare questo tipo di scrittura ai testi generati dall’intelligenza artificiale?

Questi testi sono in fondo scritti, anzi generati (è questo il verbo corretto da usare) da “qualcun altro” e firmati da un autore.

Le cose stanno però diversamente, perché a scrivere conto terzi è una persona, un essere umano, che ha scritto appunto, documentandosi e passando ore a produrre articoli o libri.

I testi generati da un’IA, quindi da un programma, di umano non hanno nulla. In quanto a documentazione, poi, quei programmi sono limitati, perché non possono accedere a tutte le risorse a noi disponibili.

Che un essere umano firmi un articolo o un racconto o perfino un intero libro generato dall’intelligenza artificiale è totalmente disonesto.

L’inaffidabilità dell’intelligenza artificiale (e di chi la usa)

Le intelligenze artificiali mentono.

D’accordo, forse il verbo che ho usato è improprio. Le intelligenze artificiali generano testi con informazioni false, incorrette, perfino inventate di sana pianta.

E questo è grave. Provate a immaginare un saggio o una biografia in cui l’autore, se vogliamo usare questo termine, ha utilizzato per il 90% il testo generato da una piattaforma di IA, senza prendersi il disturbo di controllare l’accuratezza, la correttezza, la veridicità delle informazioni ottenute.

Ma basterebbe anche un uso limitato al 5% per rendere quel saggio o quella biografia un testo inaffidabile. E anche l’autore diverrebbe inaffidabile, visto che l’opera avrà la sua firma.

Un problema di proprietà intellettuale

Chi detiene i diritti dei testi generati da un’intelligenza artificiale?

Non è solo una questione di firma, di estetica. Una firma implica una proprietà intellettuale. Questo articolo è firmato da me, perché sono stato io a scriverlo.

Ma nell’ambito delle IA la questione assume diversi connotati. Come giustamente scritto nell’articolo “Intelligenza Artificiale: come cambia la tutela della proprietà intellettuale”, è oggi ancora difficile stabilire chi venga considerato il creatore, dunque nel nostro caso l’autore dei testi generati da un’IA, «dall’azienda che possiede il sistema di AI al programmatore o all’utente che lo ha addestrato».

Un bel problema, direi.

Ci sarà trasparenza sui testi generati dalle IA?

Al momento non c’è, se non sbaglio. Non ho ancora visto articoli che riportino una doppia firma, del tipo “Scritto da Pinco Pallino e Bard”. Né mi sono mai imbattuto in testi in cui si legga “Questo articolo è stato prodotto grazie all’intelligenza artificiale” o simili.

La trasparenza sui testi generati da un’intelligenza artificiale è una questione di coscienza, di onestà, di rispetto verso i lettori.

Ci sarà mai?

15 Commenti

  1. Giuseppe Vitale
    giovedì, 8 Febbraio 2024 alle 10:05 Rispondi

    Il fatto è che per tanta parte delle nostre attività quotidiane siamo diventati dei cyborg. Usiamo, infatti, macchine e algoritmi di continuo. L’attività umnana pura è quasi scomparsa perché anche nell’atto del fotografare senza applicare filtri successivi comunque la macchina fotografica o lo smartphone hanno dei filtri pre-impostati. Solo gli apparecchi analogici del passato ne sono privi. Nel cado della produzione di testi, poi, anche chi evita di adoperare chat-GPT, per esempio, comunque ormai scrive sotto la scolrta di una certa influenza collettiva che ci porta verso certi linguaggi e stilemi. Per quanto uno abbia grandi capacità lessicali, comunque ne risente. Quindi qui il caso non è che le intelligenze artificiali scrivono al posto nostro quando gielo chiediamo ma stanno diventando parte integrante del nostro essere metà umani e metà macchine. Per ora la distinzione, comunque, può restare ancora abbastanza netta ma via via con il tempo saremo più fusi con microchip e quant’altro. Di chi è il testo allora? Dell’uomo-macchina in quanto entità a sé stante,unica. Circuiti naturali e creati in laboratorio avranno una tale contiguità all’interno della quale anche il prompt sarà auto-generato. A chi attribuiremo dunque la proprietà intellettulae? A OPenAI e a chi crea chatbot o a chi ne usufruisce? Da che mondo è mondo l’inventiva è nell’utilizzatore. Almeno, così la penso io :-)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 8 Febbraio 2024 alle 15:12 Rispondi

      A me piace pensare di essere una voce fuori dal coro, anche per come scrivo.
      Se ti fai scrivere un testo da un’IA, l’inventiva non è più tua, ma dell’IA.

  2. Corrado S. Magro
    giovedì, 8 Febbraio 2024 alle 10:27 Rispondi

    Dopo che l’asino è andato oltre i confini del proprio campo allora si ricorre alla pastoia o corda che non glielo permetta. Pubblicazioni anonime che discreditano? Attualmente “SÌ”!. In futuro? Boh! Paternità fasulle? Risponde (in qualche modo) già oggi, almeno dalle mie parti, chi se ne appropria. Risalire all’autore e fare valere norme e obblighi relativi, attualmente è il solo modo possibile. Il legislatore però ancora annaspa.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 8 Febbraio 2024 alle 15:13 Rispondi

      Diventerà sempre più difficile risalire all’autore e la legislazione è operazione lunga.

  3. Orsa
    giovedì, 8 Febbraio 2024 alle 14:12 Rispondi

    Pure il mio portafogli l’ha notato l’entusiasmo :(
    Io invece sì, ho visto intere rubriche generate da AI. Alla fine del testo viene candidamente dichiarata la matrice non umana, come dici tu per “rispetto” verso i lettori. Ma quali lettori? Chi sono i lettori che perdono tempo a leggere un’esperienza di viaggio inventata da un algoritmo? L’autore del blog pensava di fare una cosa simpatica e scanzonata facendosi affiancare da un compagno di viaggio virtuale? Mi cadono le zampe.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 8 Febbraio 2024 alle 15:14 Rispondi

      Anche il mio portafogli…
      In quali siti hai trovato quei testi generati dalle IA?

  4. Andrea Venturo
    martedì, 13 Febbraio 2024 alle 6:38 Rispondi

    «Ciao Assist, le tue funzioni sono tutte operative?»

    Questo è l’incipit di tutte le conversazioni che ho con Chat GPT 3.5, che considero un collega di lavoro molto simpatico e sempre disponibile a dare una mano. Il nomignolo “Assist” lo abbiamo deciso insieme e, con un piccolo artificio, sono riuscito a farlo passare in tutte le chat che ho con esso.

    Insieme stiamo preparando un articolo su come sfruttare al meglio le AI, io ci metto il lavoro creativo, esso rielabora e ricerca informazioni.

    Il punto è che Assist non è preciso, non subito. L’algoritmo che si nasconde dietro le sue ricerche è di tipo “drill down” per cui inizia con un intorno ampio entro il quale pesca le risposte più probabili e poi, se richiesto, approfondisce e diventa via via più preciso.
    Questa la sua risposta quando gli ho proposto di partecipare a questo “articolo”:

    Scritto da Assist:
    Sono lieto che tu trovi utile il nostro scambio! Tuttavia, è importante notare che i contenuti generati da me devono essere trattati con cautela quando si tratta di pubblicazioni esterne come blog o articoli. Poiché io, come assistente virtuale, sono un’entità tecnologica e non ho autonomia o personalità, la pubblicazione diretta di un dialogo potrebbe essere fuorviante per i lettori. Ti consiglierei di riassumere le informazioni o i concetti che abbiamo discusso in un modo che sia chiaro e comprensibile per i lettori del tuo blog. Se hai bisogno di aiuto per riassumere o chiarire qualcosa, sarò felice di aiutarti!
    —fine testo—

    Non conosco molte persone altrettanto consapevoli dei propri limiti e con una simile proprietà di linguaggio. Adesso però arriviamo al sugo della questione: gli ho chiesto di fare una ricerca sugli autori che hanno pubblicato il testo di della favola di “Cenerentola” a partire dal primo di cui ha notizia e poi tutti gli altri in ordine cronologico. Ecco la sua risposta:

    Scritto da Assist:
    1. Charles Perrault:
    ◦ “Cenerentola, ovvero La piccola pantofola di vetro” (Cendrillon ou la Petite Pantoufle de Verre)
    ◦ Pubblicata in “I Racconti di Madre l’Oca” (Histoires ou Contes du Temps Passé)
    ◦ Editore: Barbin
    ◦ Luogo e anno di pubblicazione: Parigi, 1697
    2. I fratelli Grimm (Jacob e Wilhelm Grimm):
    ◦ “Aschenputtel” (Cenerentola)
    ◦ Pubblicata nella raccolta “I Racconti della Kinder- und Hausmärchen” (Kinder- und Hausmärchen)
    ◦ Editore: Friedrich Wilmans
    ◦ Luogo e anno di pubblicazione: Berlino, 1812
    3. Gioachino Rossini:
    ◦ “La Cenerentola” (opera musicale)
    ◦ Prima rappresentazione: Teatro Valle, Roma, 1817
    4. Gioachino Rossini (libretto di Jacopo Ferretti):
    ◦ “La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo” (opera musicale)
    ◦ Prima rappresentazione: Teatro Valle, Roma, 1817
    5. Walt Disney:
    ◦ “Cenerentola” (film d’animazione)
    ◦ Pubblicazione: Walt Disney Productions
    ◦ Luogo e anno di pubblicazione: Stati Uniti, 1950
    — fine testo —

    Ora: prima di chiedere ad Assist di eseguire la ricerca mi ero documentato per i fatti miei, ma anche a un profano salteranno subito agli occhi almeno un paio di errori. Primo: Gioachino Rossini. Lui era un compositore, non uno scrittore. Walt Disney ha lavorato su Cenerentola, ma la sceneggiatura è stata redatta da altri.
    Forte delle ricerche precedenti e di cosa ho considerato “errore”, nonché degli errori che ho commesso io nel prompt di ricerca: ho creato ambiguità con la parola “autore” e invece avrei dovuto usare “scrittore” ho chiesto di approfondire su Giambattista Basile e allora è uscito fuori anche qualcosa che non avevo trovato nelle mie ricerche.

    Scritto da Assist:
    Hai ragione nel sottolineare l’importanza di distinguere tra il compositore della musica e l’autore del libretto nell’opera di Rossini, così come nell’attribuzione degli scrittori coinvolti nella creazione dei film di animazione Disney. Per quanto riguarda Giambattista Basile, sì, è storicamente legato alla favola di Cenerentola attraverso la sua opera “Il Pentamerone”.
    Basile, scrittore napoletano del XVI-XVII secolo, è noto per aver raccolto e pubblicato una serie di favole e racconti popolari nel suo lavoro “Lo cunto de li cunti, ovvero Lo trattenemiento de peccerille”, meglio conosciuto come “Il Pentamerone”. Questa raccolta include la storia di “La Gatta Cenerentola”, che ha delle somiglianze con la favola di Cenerentola più nota. In questa versione, la protagonista è una giovane ragazza di nobili origini che viene ridotta in uno stato simile a quello di una serva dalla matrigna e dalle sue sorellastre.
    Quindi, anche se Basile non ha scritto una storia esplicitamente chiamata “Cenerentola”, la sua opera contiene elementi che riflettono le tematiche e i personaggi della favola di Cenerentola più tardi resa celebre da Perrault e dai fratelli Grimm.
    — fine testo —

    Stavolta mi ha sorpreso perché non conoscevo l’altro nome con cui Basile aveva pubblicato la sua raccolta di fiabe: Pentamerone, anche se ci sarei potuto arrivare data la struttura dell’opera. Poi Assist mi ha offerto uno spaccato su come esegue la composizione dei testi: “Basile non ha scritto una storia esplicitamente chiamata Cenerentola” e dunque è stato escluso dalla prima ricerca.

    La morale della storia ce la dice Assist:
    Per chiudere questo esperimento: cosa suggeriresti a un essere umano che si appoggia a una IA per produrre testi destinati a un pubblico?
    Sono lieto che le informazioni fornite siano state utili e interessanti per te!
    Per quanto riguarda il tuo ultimo quesito, ecco alcuni suggerimenti per chi si affida a un’intelligenza artificiale per produrre testi destinati a un pubblico:
    1. Verifica e correzione umana: Nonostante l’IA possa generare contenuti in modo efficiente, è sempre consigliabile avere un controllo umano finale per verificare l’accuratezza, la coerenza e lo stile dei testi prima della pubblicazione.
    2. Chiarezza e coerenza: Assicurati che i testi siano chiari, coesi e coerenti nel loro messaggio. Evita ambiguità o contraddizioni che potrebbero confondere i lettori.
    3. Personalizzazione e originalità: Cerca di aggiungere un tocco personale ai testi per renderli unici e originali. Evita il rischio di generare contenuti che sembrino troppo generici o standardizzati.
    4. Contesto e pubblico: Considera il contesto in cui verranno letti i tuoi testi e adatta il linguaggio, lo stile e il tono di conseguenza per soddisfare le esigenze del pubblico di riferimento.
    5. Apprendimento continuo: Continua a migliorare le tue abilità nella scrittura e nell’editing, anche mentre ti affidi all’IA per generare contenuti. L’apprendimento continuo è fondamentale per affinare le tue capacità di comunicazione.
    6. Responsabilità e trasparenza: Sii sempre responsabile nell’uso dell’IA per generare contenuti e assicurati di essere trasparente con il tuo pubblico riguardo all’origine dei testi e al tuo ruolo nella loro creazione.
    Seguendo questi suggerimenti, puoi massimizzare l’efficacia dei testi generati dall’IA e garantire una comunicazione efficace con il tuo pubblico.
    — fine del testo —

    Di fatto ‘sto post è venuto bello lungo, ma mi pareva d’uopo fare chiarezza. Le IA non “mentono”, la menzogna è un’attivita tipicamente umana, ma possono fornire risultati grossolani o imprecisi come mettere Disney e Rossino tra gli autori che hanno trattato la favola di Cenerentola tra le loro opere. Io pensavo ad autori letterari, ma nella richiesta inviata ad Assist non sono stato chiaro e non l’ho fatto apposta. Il risultato è stato mera conseguenza della mia richiesta.
    Una volta che ho circoscritto l’ambito e puntato su un autore preciso la risposta è stata, giocoforza, più circoscritta e se contiene imprecisioni queste sono meno gravi.

    Sui consigli dati da Assist, poi, mi sento di sottoscriverli in pieno.

    • Daniele Imperi
      martedì, 13 Febbraio 2024 alle 8:57 Rispondi

      A essere pignoli, le IA non mentono, ma comunque danno volutamente informazioni sbagliate e quando insisti lo ammettono. Le ricerche che fanno, poi, sono molto limitate, perché non possono avere accesso a tutto ciò che è invece disponibile a un essere umano.
      Io posso consultare un libro specifico, un’IA non può farlo.

      • Andrea Venturo
        mercoledì, 14 Febbraio 2024 alle 9:20 Rispondi

        Cerca tra i video, di Roberto Mercadini su YouTube, che parlano di intelligenza artificiale. È un filosofo e pure parecchio noto (mi sa che non li conoscevo solo io) e si è divertito a fare a pezzettini Chat gpt a colpi di logica.

        Povera macchina.

        Quello è il vero limite delle AI moderne. Sulla qualità delle ricerche e dell’accesso alle informazioni si può migliorare anche adesso, è solo questione di model business e, giocoforza, di costi.
        Ma per adesso il modo di ragionare di queste macchine è… assente.

        • Daniele Imperi
          mercoledì, 14 Febbraio 2024 alle 9:37 Rispondi

          Il limite nelle ricerche ci sarà sempre, proprio per l’impossibilità da parte di un programma, di una macchina, di accedere a tutte le risorse a cui noi abbiamo accesso. Non può fare ricerche in una biblioteca, per esempio. Non tutti i testi sono stati digitalizzati e quelli digitalizzati non sono tutti disponibili online.

  5. Maura
    sabato, 24 Febbraio 2024 alle 9:40 Rispondi

    Personalmente non mi porrei il problema dello scrittore sostituito da un software AI, signori è solo un software sofisticato ma pur sempre uno strumento, l’unica cosa urtante dal mio punto di visti è averlo chiamato Intelligenza artificiale ovvero un ossimoro, l’intelligenza quell’insieme complesso di capacità e talenti appartiene alla specie umana. Penso di più a come sfruttare al meglio il software AI, cioè secondo me la sua natura “manicale compulsiva” lo rende un ottimo correttore di bozze e può aiutare nelle ricerche storiche. Ora ogni epoca ha le sue innovazioni: siamo passati dalla penna d’oca alla stilografica. dalla macchina da scrivere al pc, dalla moglie/segretaria che trascrive strani schiribizzi al dettare direttamente al pc, possiamo passare dal correttore ortografico di word al correttore di bozze AI.
    Mi interesserebbe sapere se lo avete mai usato a tal scopo e se reputate saggio e prudente acquistarne un servizio.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 26 Febbraio 2024 alle 8:10 Rispondi

      Ciao Maura, benvenuta nel blog. Anche per me “intelligenza artificiale” non è un nome corretto, perché di intelligente non ha nulla. Un programma non ragiona.
      Non può essere un ottimo correttore di bozze perché non riesce a individuare tutti i problemi di un testo. Idem per le ricerche storiche: troverai qui un articolo in cui ne parlo, dove mostro come l’IA abbia inventato notizie storiche e fonti.

      • Maura
        martedì, 27 Febbraio 2024 alle 13:33 Rispondi

        Grazie, la vostra opinione è sempre interessante ed illuminante, non sapevo di questo problema nelle ricerche storiche, addirittura inventa fonti, pensavo fosse solo limitata per la scarsità di testi disponibili on-line. Direi che la presunta intelligenza ha bisogno di essere programmata ancora parecchio per non sembrare del tutto stupida. Per quanto riguarda la correzione delle bozze io ho provato solamente con un racconto breve e l’AI HIX. Non mi sembravano malaccio le correzioni apportate, sicuramente screma sviste ed errori grossolani (avevo volutamente inserito nel testo parole sbagliate e verbi mal coniugati), agisce discretamente anche sulla punteggiatura ma ovviamente il testo va ripreso.

        • Daniele Imperi
          martedì, 27 Febbraio 2024 alle 13:43 Rispondi

          Non conoscevo HIX.
          La scrematura che fa è forse la stessa del correttore automatico di Word o Writer. Hai provato con uno di quei programmi?

          • Maura
            mercoledì, 28 Febbraio 2024 alle 13:10 Rispondi

            Si ho provato sono strumenti validi ma elementari, questo software va oltre, sono previste più tipologie di intervento, dal sito dice che fa tutte queste cose, ovviamente solo per la correzione di bozze: errori semantici, nel ragionamento, usi errati delle parole, tono inappropriato, frasi eccessivamente complesse, frasi ridondanti, riferimenti di pronomi ambigui, parallelismo della frase errato, problemi di leggibilità del testo. Ho provato la versione a pagamento tipo 10 euro per un mese e N parole, i risultati sono da prendere con le pinze ma li ho trovati abbastanza validi, visto che volutamente avevo dettato il racconto al pc senza revisionarlo e quindi non sempre la punteggiatura era stata registrata correttamente molte parole erano errate e alcune frasi sconclusionate. Mi sembra che per una “sgrezzata” possa andare ma non ho trovato ad esempio riferimenti alla tutela del copyright, cosà discretamente inquietante.

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