Intervista a Ad est dell’Equatore

Edizioni La Gru

Qual è stato il vostro sogno all’inizio della vostra avventura editoriale e che cosa è cambiato da allora?

Ad est dell’equatore è stata fondata dai fratelli Ciro e Marco Marino nel 2008, allora poco più che ventenni. Il senso del loro sogno – e del nostro, Carlo Ziviello e Guglielmo Gelormini, che siamo entrati in società un anno dopo –si riassume in questo: “I libri sono la nostra scommessa: farli, oggi, è difficile, ma noi crediamo ancora che possano inventare il migliore dei mondi possibili.” Da allora non è cambiato molto; fare libri è ancora una scommessa, solo che a crederci con noi ci sono aggiunti altri!

Un giudizio obiettivo sull’editoria italiana: che futuro ha e come dovrà evolversi per restare attiva?

Dovrà necessariamente ridursi, sia come numero di editori, che di autori, che di uscite. In Italia si pubblicano 40 mila novità l’anno: troppe per un paese che legge poco. Il più grande limite dell’editoria italiana è… l’italiano, inteso come idioma: lo parliamo in pochi, nel mondo.

Come instaurate un dialogo coi vostri lettori? Lo ritenete sufficiente?

Non è mai sufficiente: il web, le presentazioni, i media aiutano ma è sempre poco rispetto a quello che vorremmo.

In Italia si legge poco: una frase che si sente troppo spesso ultimamente. Quali sono secondo voi i motivi di questa scarsa attitudine alla lettura e quali “misure” prendete – o vorreste prendere – per aumentare questi numeri?

In Italia si legge poco e si pubblica molto. Le vendite medie per titolo sono basse – circa mille copie – e questo significa che ci sono titoli che vendono 10mila o 100 mila copie e titoli che ne vendono 100 o 10… L’unica misura che conosciamo è puntare su qualità e originalità; non ne conosciamo altre.

Siete in genere soddisfatti delle vostre campagne di marketing editoriale? E quanto si impegnano i vostri autori nella promozione dei loro libri?

Siamo in genere soddisfatti: da piccoli editori, l’impegno dell’autore è indispensabile. Se decidiamo di pubblicare un’opera, ci accertiamo prima che l’autore sia disposto a lavorare – e se necessario soffrire – al nostro fianco.

Avete riscontri positivi dalla vostra presenza nel web? Quanto la ritenete importante e come vorreste migliorarla?

È molto importante, e richiede un impegno quotidiano. Siamo in cinque in redazione e ognuno, ogni volta che può aggiorna sito, pagina web, twitter…

Perché un lettore dovrebbe leggere i vostri libri? Che cosa rende differente il vostro catalogo dagli innumerevoli altri?

Ci siamo dati dall’inizio un’impronta decisa: colori forti, testi rapidi e taglienti, contenuti originali. Abbiamo poi la sfortuna-fortuna, di provenire da una città grande e molto attiva e feconda dal punto di vista culturale anche se ancora politicamente periferica rispetto al resto del paese.

Che cosa vi sentite di consigliare agli aspiranti scrittori che vorrebbero pubblicare con voi?

Di scrivere bene cose belle

Il mercato degli ebook si sta espandendo. Come accogliete questa tipologia di pubblicazione? Ritenete che possa “danneggiare” le edizioni cartacee?

È un mondo completamente diverso, sia come fruizione che come strumento. Non ci fa paura ma occorre cambiare radicalmente approccio

Quanto ritenete valida la promozione della lettura in Italia? Fiere, eventi letterari, iniziative: sono sufficienti secondo voi? Come si potrebbe migliorare la situazione?

La promozione della lettura in Italia è troppo centrata – come molte altre cose del resto – su una nicchia, e troppo piegata su se stessa. Il grande pubblico ne è solo sfiorato. Raggiungere il pubblico vuol dire impararne il linguaggio, senza per questo cadere nell’errore che l’italiano medio sia solo interessato alla TV spazzatura.

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