7 motivi per usare i dialoghi

7 motivi per usare i dialoghi

In alcuni casi ho scritto storie con due eccessi: assenza totale di dialoghi e assenza totale del narrato. Può benissimo funzionare una storia senza dialoghi, così come una fatta solo di dialoghi, un racconto in forma di dramma, per esempio. Certo, un romanzo di 600 pagine senza parti dialogate sarebbe pesante sia da scrivere sia da leggere.

Ma il parlato, in una storia, specialmente in un romanzo, ha una sua utilità. Anzi, ne ha più di una. Io ne ho trovate sette, che per me agiscono insieme per migliorare un romanzo, e le ho divise in 3 categorie: funzionalità della storia, completezza della trama e personaggi.

L’utilità dei dialoghi nella funzionalità del romanzo

Una storia non funziona soltanto se è coerente, se ha personaggi ben caratterizzati, un buon ritmo, ecc., ma funziona anche se contiene un elemento quasi indispensabile: i dialoghi fra i personaggi. Perché? Per 3 motivi:

  1. rendono una storia più completa
  2. diversificano la narrazione
  3. aggiungono realismo alla storia

I dialoghi completano la storia

Altrimenti il romanzo sembra un lungo monologo del narratore. La sensazione che ho è proprio questa: lo scrittore che racconta e vede tutto dal suo punto di vista, senza stacchi narrativi di alcun tipo. Descrizioni, riflessioni, azioni: tutto è previsto dal narratore, senza che alcuna altra forza entri in gioco.

Una vera storia, per essere completa, per offrire al lettore una serie di eventi che rispecchi più punti di vista – perché un personaggio che parla si sta mostrando attraverso il suo punto di vista – va scritta con i vari elementi narrativi: descrizioni, introduzioni, riflessioni, dialoghi, colpi di scena, flashback, ecc.

I dialoghi spezzano la monotonia del narrato

Suttree
Incipit di Suttree di Cormac McCarthy

Ho accennato prima alla sensazione di monologo: una storia senza parti dialogate risulta, alla vista e quindi alla lettura, come un unico blocco di testo che, seppur suddiviso in paragrafi, non lascia quasi respiro al lettore.

Cacciatori di tesori
Tratto da Cacciatori di tesori di James Patterson

Coi dialoghi creiamo un certo movimento nel flusso della narrazione, una frattura nel monologo, un’apparenza di brevità che facilita senza dubbio la lettura.

I dialoghi aggiungono realismo alla storia

La gente parla, quindi non è credibile una storia senza dialoghi, non vi pare? Certo, bisogna scrivere dialoghi realistici, pensandoli nella testa prima di metterli su carta, recitandoli poi anche a alta voce, se lo scrittore è abituato a farlo, o quanto meno recitandoli a mente.

Ma aggiungono realismo al romanzo, perché lo rendono più alla portata, appunto, della realtà in cui viviamo. Un dialogo, quindi, avvicina il lettore alla storia, potremmo dire, perché gli fa provare ciò che vive quotidianamente.

L’utilità dei dialoghi nella trama del romanzo

Sì, perché contribuiscono a svilupparla, a definirne il corso. Non parlo ovviamente di battute che si esauriscono in una manciata di parole, ma di lunghe parti dialogate – scritte senza annoiare il lettore, ma dando invece continui stimoli alla lettura – che, assieme al narratore, creano un continuo interesse nel pubblico, creano anche continuità fra alcune scene, sono vere e proprie storie all’interno del romanzo.

I dialoghi raccontano la storia

Perché aiutano a capire alcuni eventi: i personaggi riflettono, discutono e contribuiscono a svelare qualcosa della storia, ma anche a fare chiarezza su alcuni passi. Possiamo inoltre usare i dialoghi:

  • per introdurre una scena futura
  • per raccontare qualcosa che sarebbe lungo e pesante far raccontare al narratore
  • spiegare una scena passata

Quindi vedo una stretta collaborazione fra narratore e dialoghi o, meglio, fra scrittore e personaggi.

I dialoghi introducono dei flashback

Ci sono molti esempi nella letteratura, basti pensare ad alcune avventure di Sherlock Holmes: spesso conosciamo dal racconto stesso dei personaggi coinvolti nei suoi casi ciò che è avvenuto. Una storia nella storia, quindi, o anche un modo per introdurre delle sottotrame.

Un altro esempio è il romanzo fantastico I vermi conquistatori di Brian Keene. Il romanzo è raccontato in prima persona con gli occhi di uno dei protagonisti, per poi passare, nella seconda parte del romanzo, al racconto di un altro protagonista che, nel dialogo, narra appunto la sua storia.

L’utilità dei dialoghi nella costruzione dei personaggi

I dialoghi sono la voce dei personaggi. Sono la loro espressione più intima. Al di là delle descrizioni e delle presentazioni dell’autore, al di là delle azioni stesse, i dialoghi sono una parte attiva, non quindi passiva come il resto, del personaggio.

Con un dialogo il personaggio sta parlando, quindi ha la possibilità di intervenire nella trama e cambiarla, di far prevalere una sua opinione e modificare il corso degli eventi. Con una sola frase un personaggio può scatenare davvero l’inferno.

I dialoghi descrivono i personaggi

Non fisicamente – a dire il vero potrebbero, ma in casi eccezionali – ma caratterialmente. Da come parla una persona possiamo capire molte cose sul suo carattere:

  • frasi brevi e secche: una persona introversa, che ama poco parlare con gli altri
  • risposte acide: una persona frustrata, nervosa, con problemi di vario tipo
  • dialoghi logorroici: tipicamente femminili (su, accettatelo, da brave) o di persone molto socievoli e estroverse

E gli esempi possono continuare all’infinito.

I dialoghi rendono partecipi i personaggi

Come ho detto prima, grazie ai dialoghi i personaggi partecipano attivamente alla storia. Avremo quindi personaggi più credibili e non pedine di una scacchiera predefinita. Sì, un dialogo può davvero cambiare la storia. Come?

Lo scrittore scrive sempre di getto, anche se ha pianificato gran parte della storia. Quando inizia a scrivere il dialogo di un personaggio, non sa realmente dove lo porterà e cosa scriverà di preciso né può conoscere in anticipo la risposta dell’altro personaggio. Visto quanto potere si nasconde in un semplice dialogo?

Quanto ritenete utili i dialoghi?

Potete aggiungere altri motivi che rendono i dialoghi elementi decisivi in una storia?

27 Commenti

  1. Salvatore
    martedì, 2 Settembre 2014 alle 7:43 Rispondi

    I dialoghi sono interessanti da leggere. ;)

  2. LiveALive
    martedì, 2 Settembre 2014 alle 8:54 Rispondi

    Tempo fa un amico mi aveva proposto il gioco di scrivere una storia senza dialoghi (neppure discorso indiretto). Da allora ho questa suggestione… Hai presente l’inizio di c’era una volta il west? Oppure le atmosfere surreali e silenti di Majewsky? Mi chiedo se sia possibile rendere la stessa cosa con i mezzi del testo. Pure, mi chiedo l’effetto che può dare una battuta di discorso diretto dopo 10 pagine di assoluto silenzio.

    i dialoghi hanno anche una funzione ritmica. La digressione, il riassunto, la scena d’azione, la scena riflessiva.,. Tutte parti che comunicano un ritmo diverso. Come sono i dialoghi? Piuttosto veloci, forse solo certe scene action sono più veloci; ma nel dialogo rientra anche il soliloquio, o comunque battute chilometriche, che invece sono lentissime. Già, il dialogo può variare ritmo a piacere, e ciò lo rende parecchio utile.

    • Daniele Imperi
      martedì, 2 Settembre 2014 alle 10:18 Rispondi

      Hanno anche una funzione ritmica, certo. Un racconto senza dialoghi, se breve, è semplice. Più difficoltoso portarlo avanti per qualche decina di pagine.

  3. Michele Scarparo
    martedì, 2 Settembre 2014 alle 8:56 Rispondi

    Una storia senza narrato, ma con solo dialoghi, è un testo teatrale: una forma di racconto che ultimamente mi ispira sempre si più!

    • Daniele Imperi
      martedì, 2 Settembre 2014 alle 10:14 Rispondi

      Sì, esatto. Ne ho scritto uno qui tempo fa. Anche a me attira molto, è un buon esercizio per migliorare i dialoghi.

  4. Tenar
    martedì, 2 Settembre 2014 alle 9:53 Rispondi

    Io adoro scrivere dialoghi, a patto, però, che portino avanti la storia: i personaggi non devono parlarsi addosso.
    Mi piacciono i dialoghi secchi, grazie ai quali il lettore si può fare un’idea del carattere dei personaggi senza essere imboccato dal narratore. In questo senso il mio modello rimane il racconto “Colline come elefanti bianchi” di Hemingway (di cui non amo tutto, anzi, ma questo racconto è un gioiello)

    • Daniele Imperi
      martedì, 2 Settembre 2014 alle 10:19 Rispondi

      Non conosco il racconto, ma anche per me devono servire alla storia, senza però eccedere in questa funzione: devono cioè rispecchiare la realtà di un dialogo.

    • Monia Papa
      martedì, 2 Settembre 2014 alle 12:42 Rispondi

      Racconto incredibile “colline come elefanti bianchi”.
      Ora a causa di questo post mi è venuta voglia di usare una stessa trama per scrivere un testo di solo narrato e poi uno di soli dialoghi.

    • Daniele Imperi
      martedì, 2 Settembre 2014 alle 14:01 Rispondi

      Ho appena letto quel racconto… scusa, ma di che parla? A parte che come scrittura non è nulla di che, anzi. Ma poi è una storia senza alcun senso. O, meglio, per me non è una storia, visto che non va da alcuna parte.

      Anche i dialoghi sembrano frasi messe a caso, alcune volte poi non si sa chi parla perché ci sojo domande e risposte nella stessa riga. No, Hemingway non fa proprio per me, m’è bastato Il vecchio e il mare e non leggerò altro di lui.

  5. Chiara
    martedì, 2 Settembre 2014 alle 11:13 Rispondi

    Concordo con Tenar per quanto riguarda la possibilità dei dialoghi di mandare avanti la storia, esporre un conflitto, presentare i personaggi. Mi è capitato, recentemente, di rileggere un romanzo di Andrea De Carlo, scrittore che non bazzicavo da anni: ci sono dialoghi di 10-15 pagine che ruotano intorno a speculazioni senza senso. Sembra quasi abbiano la funzione di veicolare il pensiero dell’autore su determinati argomenti..

  6. Moonshade
    martedì, 2 Settembre 2014 alle 12:00 Rispondi

    A me piace leggerli e scriverli perché caratterizzano il personaggio in maniera molto più approfondita di una descrizione, perché alla fine è proprio lui/lei che parla. Come esempi particolari mi viene in mente Hagrid di Harry Potter, che parla un po’ strano.
    Generalmente li uso anche per introdurre dei particolari e dei rimandi che potrebbero restare in sospeso a lungo, così che il nome o il dettaglio non resti ‘appeso’ per il lettore, ma sia costantemente reintrodotto fino alla fine della vicenda che lo riguarda.
    Mi hanno parlato di una storia di Sin City – sicuramente sbaglio qualcosa, perché ancora non l’ho trovata e l’ho vista solo a lezione di sceneggiatura- che non ha dialoghi, e se li ha sono però didascalici: credo sia una storia di Marv che viene steso, drogato credo, nella neve e passa moltissime pagine da solo a pensare. Il fumetto è decisamente diverso che leggersi tutto un romanzo ‘silenzioso’, ma l’effetto finale della onomatopea con cui conclude la vicenda ti rende l’effetto concretissimo e spezza il silenzio.

    • Daniele Imperi
      martedì, 2 Settembre 2014 alle 14:06 Rispondi

      Hagrid è un bell’esempio, è vero. Di Sin City non so. Mai letto il fumetto.

  7. Luciano Dal Pont
    martedì, 2 Settembre 2014 alle 11:58 Rispondi

    Ciao Daniele, concordo su tutti i punti che hai elencato riguardo l’utilità dei dialoghi, personalmente non credo che riuscirei a leggere un romanzo senza dialoghi, solo narrato, non ne ho mai cercati e non me ne è mai capitato uno fra le mani, ma se accadesse penso che lo abbandonerei dopo poche pagine. Il mio primo romanzo, per la struttura della sua storia e avendo due soli personaggi principali, si sarebbe forse prestato piuttosto bene a essere scritto senza dialoghi, invece ne ho inseriti moti e credo vada benissimo così. Il difficile, semmai, è scrivere dialoghi davvero realistici, che rispecchino il parlare quotidiano della gente comune; a volte, specie in prima stesura, mi capita di scrivere dei dialoghi senza rinunciare alle mie caratteristiche di scrittore, ci metto il mio stile personale, le mie peculiarità narrative, poi ovviamente, rileggendo, mi rendo conto che non va affatto bene e modifico tutto, ma a volte non è affatto un lavoro semplice.
    Ora, Daniele, scusami se vado un po’ fuori tema ma vorrei pregarti di una cosa: so benissimo che ormai nella nostra epoca l’inglese è diventata la lingua universale che accomuna tutte le civiltà e tutti i popoli della Terra, e so altrettanto bene che oggi chi non sa l’inglese è da considerare non solo la classica mosca bianca, ma anche una sorta di reprobo da emarginare e persino da punire severamente, specie se è uno scrittore, però… :-( ebbene si, nonostante io mi sia ripromesso da tempo immemore di imparare ‘sto benedetto inglese, finora non mi ci sono mai impegnato davvero e lo mastico pochissimo e malissimo; prima o poi mi convincerò a impegnarmi e a impararlo, anche perché mi servirebbe per tanti motivi, ma per il momento la spiacevole e oscura realtà è questa. Io non so se sono rimasto l’unico esemplare umano sul pianeta a essere in questa situazione oppure se sono in buona compagnia, ma sarebbe davvero utile e gradito se, quando pubblichi nei tuoi post qualche parte in inglese, come oggi, poi ne fornissi anche la traduzione, in modo da rendere fruibile fino in fondo il post stesso anche da parte dei trogloditi ignoranti come me. Grazie e scusami per questa ignobile digressione :-)

    • Daniele Imperi
      martedì, 2 Settembre 2014 alle 14:04 Rispondi

      Le parti che vedi in inglese non potevo tradurle, perché sono immagini prese da anteprime di quei romanzi. Ho fatto prima così che a ricopiarle dai testi italiani, che poi non avevo neanche sottomano quando ho scritto il post.

      Ma in futuro, se potrò, farò una traduzione.

  8. enri
    martedì, 2 Settembre 2014 alle 13:53 Rispondi

    Concordo Daniele. Aggiungerei anche che I dialoghi aggiungono imprevedibilità alla storia e la ravvivano. E se ti blocchi possono aiutarti in mille modi.
    I libri più belli che ho letto contenevano dialoghi adatti ai personaggi, che ne lasciavano intuire il carattere descrivendone l’umore e l’attitudine.
    Le risate più sane che mi faccio sono quando leggo o scrivo bei dialoghi, immaginando la.situazione e la faccia dell’altro.

    • Daniele Imperi
      martedì, 2 Settembre 2014 alle 14:10 Rispondi

      Giusto, imprevedibilità alla storia.
      Scrivi dialoghi comici? :)

  9. Grazia Gironella
    martedì, 2 Settembre 2014 alle 14:07 Rispondi

    Vuoi mettere il privilegio di sentire la viva voce dei personaggi? Nei dialoghi si evidenzia in particolare come loro non siano “me”. E’ una bella sensazione.

  10. Ivano Landi
    martedì, 2 Settembre 2014 alle 17:20 Rispondi

    Le tue liste sono così complete, Daniele, che non riesco quasi mai ad aggiungere una voce in più.
    Comunque, per quanto, mi riguarda scrivere i dialoghi mi appassiona moltissimo. Lo dimostrano anche i due post che (manco a farlo apposta) ho pubblicato ieri sul mio blog con le nuove due pagine della blog novel (la pagina 80 scritta domenica, la pagina 81 direttamente ieri) dove abbondano.

    • Ivano Landi
      martedì, 2 Settembre 2014 alle 17:22 Rispondi

      P.S. Nel commento la virgola andava dopo “mi riguarda”. Sorry.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 4 Settembre 2014 alle 7:36 Rispondi

      Appassiona anche me, tanto che a volte mi faccio prendere la mano e rischio di trasformare un racconto in un dramma.

  11. Marco
    martedì, 2 Settembre 2014 alle 20:27 Rispondi

    Mentre leggevo il post mi è tornato in mente quello che dice Stephen King a proposito dei dialoghi, nel suo On Writing (pag. 180). Aiutano a definire i personaggi. Da come essi parlano, possiamo comprendere se si tratta di persone istruite, o meno per esempio.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 4 Settembre 2014 alle 7:37 Rispondi

      Vero, infatti non sopporto chi fa parlare – sia in letteratura sia al cinema – bambini, contadini e avvocati tutti con lo stesso linguaggio, tutti con un italiano perfetto.

  12. franco zoccheddu
    mercoledì, 3 Settembre 2014 alle 16:18 Rispondi

    In un certo senso i dialoghi stanno al romanzo come gli interventi dei lettori stanno al post di un blog.

  13. Claudia
    giovedì, 4 Settembre 2014 alle 0:22 Rispondi

    E’ vero, i dialoghi devono portare da qualche parte, altrimenti si incappa nella staticità del flusso di pensiero o meglio… due scatole stratosferiche dopo il primo capitolo. :)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 4 Settembre 2014 alle 7:38 Rispondi

      Ecco una cosa che bisogna stare attenti a evitare: che diventi una parte statica quella coi dialoghi.

  14. 10 modelli di post
    lunedì, 8 Dicembre 2014 alle 5:01 Rispondi

    […] 7 motivi per usare i dialoghi […]

Lasciami la tua opinione

Nome e email devono essere reali. Se usi un nickname, dall'email o dal sito si deve risalire al nome. Commenti anonimi non saranno approvati.